Intervista a Stefan Lanka
D. Se come tu sostieni, il virus HIV non esiste, come
è possibile che molti scienziati nel mondo stanno effettuando
esperimenti con l'HIV?
R. Semplicemente perché sono d'accordo su un concetto. Qualcuno
crede che quando in determinati cultivi cellulari è presente
un'attività di transcriptasi inversa, questo indica la presenza
di un virus; altri, quando trovano frammenti di DNA, credono che provengano
da un virus; altri, se localizzano proteine come la P24 o la P41, credono
che appartengano a un virus, oppure dicono di aver isolato un virus.
Isolare un virus significa separarlo da qualsiasi altra cosa. Parliamo
di un procedimento che è stato realizzato con tutti i virus conosciuti.
E' facile da fare perché, a differenza delle cellule, un virus
ha sempre la stessa dimensione e la stessa forma.
Una parte del processo di isolamento di un virus è la centrifugazione
(se centrifughiamo in una provetta una soluzione dove sono presenti
i virus, come risultato avremo un sedimento scuro a forma di anello,
questo sedimento è formato da virus). Una volta centrifugata
una soluzione con presenti i virus, se ne prende un campione, si colora
e si fotografa con un microscopio elettronico. Anche l'elettroforesi
è parte del procedimento per isolare un virus; questa analisi
permette di isolare differenti proteine del virus a seconda della loro
dimensione. Per fare ciò, in primo luogo, viene preso un campione
di particelle viriche e si sminuzzano.
D. Come si sminuzza o si rompe un virus?
R. Con detergente, el quale scioglie la copertura esterna del virus,
più tecnicamente lo strato lipidico. Viene utilizzato un detergente
denominato SDS che ha carica negativa.
D. Successivamente come si procede?
R. A questi "pezzi" viene trasmessa una carica elettrica negativa,
e vengono situati in un gel sopra una pellicola di plastica, che a sua
volta è esposta ad un campo elettrico; carica positiva nel bordo
inferiore e negativa in quello superiore.
A causa del campo elettrico le proteine (contenute all'interno del virus
sminuzzato) caricate negativamente si muovono dal basso verso l'alto,
però con diversa velocità, questo è dovuto alla
differenza di peso e di dimensione. Le proteine della stessa grandezza
si raggruppano in strati; quelle più grandi (che hanno più
difficoltà a muoversi) più vicine al polo positivo e le
più piccole a quello negativo.
A questo punto il gel viene fatto seccare e colorato; abbiamo quindi
come risultato una pellicola di plastica con diverse bande di proteine
di diverso tipo.
Curiosamente, una foto delle proteine non si è mai ottenuta,
né per l'HIV e nemmeno per alcun retrovirus.
Neppure si è mai mostrato particelle viriche in provetta (a seguito
di centrifugazione).
L'unica cosa che hanno fatto è determinare attività di
transcriptasi inversa. Parlano delle proteine però non mostrano
il gel.
A questo punto dell'analisi si trasferisce il gel in nitrocellulosa
o in una membrana di nylon. Si aggiunge un campione di sangue e se il
sangue contiene anticorpi di qualcuna di queste proteine, questi anticorpi
si uniscono alola rispettiva proteina. Questa "unione" si
rende visibile attraverso un metodo di colorazione o mediante radioattività
impressa in una pellicola (simile ad una piccola radiografia). Se nella
pellicola sono visibili le marche o punti, dove gli anticorpi si uniscono
alle proteine, dicono che il risultato dell'analisi è positivo.
In realtà questo non vuole dire niente di talmente specifico
perché in primo luogo viene nascosto il fatto che quello che
appare non sono proteine ma anticorpi uniti a proteine.
Dare positivi al test ELISA o al WESTERN BLOT non significa niente,
visto che non si è dimostrato che le proteine siano dell'HIV
e che l'HIV non è stato mai isolato. L'unica cosa che si può
supporre è che siano proteine di globuli bianchi.
A questo punto è necessaria una linea di cellule "speciali"
(che sono cresciute fuori dal corpo) più globuli bianchi del
corpo. Si mescolano e si stimolano con ossidante.
Se come risultato di questa unione c'è attività di transcriptasi
inversa, si conclude che nei globuli bianchi del corpo è presente
il virus.
Sicuramente quello che si fa è stimolare le cellule fino ad un
punto estremo di stress, situazione che nel corpo umano non può
avvenire. Questo fa sì che vengano prodotte proteine che non
si produrrebbero in condizioni normali. Sono queste le proteine che
si separano e con queste proteine vengono confezionati i kits dei tests.
Se si hanno avuto contatti con questo tipo di proteine dei globuli bianchi
(trasfusioni, trapianti, fattore VII) o se si ha ricevuto sperma per
via rettale (che contiene globuli bianchi) il test può dare risultato
positivo.
D. Se l'HIV non è stato mai isolato, cosa mostrano le foto in
circolazione del suddetto virus?
R. Queste foto non provano assolutamente niente. Quello che si vede
in queste foto sono sezioni ultrafini di queste proteine che si suppone
siano HIV, però nelle stesse foto appaiono anche altre particelle,
per questo non si può dire che siano foto di un virus isolato.
Per realizzare queste foto si segue un procedimento differente da quello
che abbiamo descritto prima (quello che è da tutti considerata
la prova scientifica dell'esistenza di un virus).
Si prende il liquido di cultivo di cellule e si aggiunge resina per
fissare le proteine. Con alcool si asciuga e poi si colora, si polimerizza
la resina e infine si taglia in sezioni ultrafini. Queste sezioni si
fotografano al microscopio elettronico.
Ma in questo caso non si tratta di virus, ma di particelle cellulari
che la stessa cellula produce, crescono dentro la cellula stessa per
poi uscirne e dirigersi verso altre cellule per poi entrarvi. Non si
tratta di particelle stabili, servono solo per trasporti intercellulari,
non si producono fuori dal corpo. Contengono glicoproteine nella superficie
che utilizzano per unirsi alle altre cellule. Questi processi vengono
chiamati di exocitosi e endocitosi.
D. Come viene dimostrata l'attività di transcriptasi inversa?
R. E' un tema interessante perché anche qui si lavora male. La
transcriptasi inversa trascrive RNA in DNA. Il modo di procedere è
il seguente; si prende RNA e vengono aggiunte lettere (nucleotidi) di
DNA radioattivo. Se c'è attività di transcriptasi inversa
si formerà nuovo DNA che, logicamente, sarà a sua volta
radioattivo. Questo nuovo DNA si fa passare attraverso un filtro che
non permette il passaggio di lettere radioattive. Si interpreta che,
se viene riscontrata radioattività nel filtro, ci sia stata attività
di transcriptasi inversa, quindi si conclude affermando che è
presente il virus.
Tutto questo però ha due problemi:
1.il campione di RNA usato è lo stesso usato per polimeri di
DNA in "cultivo" (in vitro), per cui non è sicuro che
ciò che si è trovato sia transcriptasi inversa specifica;
2. c'è sempre attività di transcriptasi inversa per altre
reazioni cellulari non prese in considerazione.
In concreto, il modo con cui si realizzano gli esperimenti è
il seguente: dopo aver prelevato el "co-cultivo" si separano
le proteine. Per far questo si prende il liquido e si centrifuga per
separare le cellule, in modo che in una determinata parte della provetta
rimanga solo virus. A questo materiale contenente virus si aggiunge
una sostanza liquida di notevole densità, si miscela e si centrifuga.
Con la centrifugazione le particelle si concentrano e si depositano
in differenti strati, a seconda della loro densità.
In realtà, allo stesso tempo, andrebbe fatto un esperimento di
controllo con materiale non infettato, a dimostrazione che ciò
che si è isolato non siano particelle cellulari. In questo esperimento
di controllo, fatto parallelamente e seguendo lo stesso procedimento
non dovrebbe apparire niente di isolato.
Poi, per dimostrare attività di transcriptasi inversa (inteso
che si accetti come dogma che se c'è transcriptasi inversa debba
esserci un retrovirus), si prendono campioni delle differenti parti
di materiale depositato nella provetta e si fanno prove per determinare
la presenza di transcriptasi inversa.
Per ogni strato di particelle si aggiunge RNA e nucleotidi resi radioattivi.
Se c'è transcriptasi inversa si produce DNA. Il nuovo DNA è
a sua volta radioattivo. Si filtra e si lava, in modo che ciò
che rimane nel filtro sia DNA radioattivo, poi si misura la radioattività.
Come risultato dell'analisi abbiamo un grafico dove il picco della curva
indica il campione più radioattivo. Queste sono le particelle
che si considerano essere del virus e che si utilizzano nei tests menzionati.
Dire che la presenza di transcriptasi inversa implichi l'esistenza del
virus non ha senso, visto che già nel 1981 si sapeva che attività
di transcriptasi inversa poteva incontrarsi da altre parti, e già
sappiamo che ci sono altri enzimi capaci di produrre DNA a partire da
RNA.
D. Cos'é e come viene usata la PCR?
R. Vuol dire reaione di polimeri a catena; è un procedimento
che serve per moltiplicare il DNA.
Normalmente per duplicare DNA si realizza un esperimento in provetta
dove si introduce DNA, polimero nucleotico radioattivo e molecole iniziali.
Alla fine, come prima, si determina la presenza di DNA attraverso la
misurazione di radioattività nel filtro. Il problema è
che tutto questo si può realizzare una sola volta.
Per produrre DNA si parte da un frammento di DNA semplice. Come si sa,
il DNA è formato da una doppia elica, una parte positiva e l'altra
negativa. I quattro tipi di nucleotidi si uniscono tra di loro sempre
allo stesso modo. Per duplicare DNA deve rompersi l'elica in modo che
rimangano fr4ammenti singoli (non doppi). Inoltre è necessaria
una molecola iniziale. La polimerasi si unisce alla molecola iniziale
con il frammento semplice di DNA e inizia a prodursi DNA nuovo (a doppia
elica), e se abbiamo utilizzato nucleotidi radioattivi, il DNA sarà
a sua volta radioattivo. Una volta formato DNA la reazione si ferma.
Se la quantità di DNA iniziale era piccola, determinare la presenza
di DNA può essere un problema dovuto alla quantità. Per
amplificare e quindi superare questo problema si utilizza la PCR che
approfitta della proprietà che determinati polimeri hanno di
sopportare alter temp0erature. Se dopo la produzione di DNA questa si
scalda, il DNA a doppia elica si separa in frammenti singoli. Una polimerasi
normale si distruggerebbe nell'essere scaldata, però la polimerasi
di determinati batteri del fondo dell'oceano sono resistenti alla temperatura
(fino a 90°). Cosicché, dopo che la polimerasi ha prodotto
DNA nuovo, si scalda in modo che l'elica si sdoppi, a questo punto si
raffredda in modo che la polimerasi possa lavorare di nuovo. Una volta
fredda la miscela, la polimerasi riforma DNA e a seguire si torna a
scaldare in modo che l'elica si rompa di nuvo. In ogni operazione scaldare-raffredare
si raddoppia la quantità di DNA. In questo modo, ripetendo l'operazione
diverse fvolte si produce una gran quantità di molecole che possono
essere individuate in un processo di elettroforesi.
Se si vuole sapere se qualcuno ha l'HIV, produco una molecola iniziale
(di una ventina di lettere) che solo si possa unire ad un gene di HIV;
se si produce DNA vuol dire che il virus sta lì.
L'inconveniente è che con questo test si possono solo individuare
500 lettere (si suppone che l'HIV ne abbia 10000). E con 500 dicono
di averne abbastanza.
In più si sa che questi piccoli frammenti sono molto simili a
frammenti che si incontrano nell'essere umano. Effettivamente il progetto
"genoma umano" è arrivato alla conclusione che nel
genere umano c'è un 90% di sequenze ripetitive. E' stato anche
provato che alcune di queste sequenze sono molto simili a quelle attribuite
a retrovirus. Con la PCR si possono solo amplificare sequenze conosciute
perché la molecola iniziale deve essere analoga alla molecola
del frammento di DNA.
Si può solo amplificare quello che si conosce, se non si conosce
non si può amplificare, visto che bisogna sintetizzare una molecola
di 20 lettere uguale a quella che si vuole amplificare. Questa molecola
deve provocare l'unione iniziale.
Siccome l'HIV non è mai stato isolato - quindi non lo si conosce
- il risultato della PCR è quanto meno dubbioso. Come si può
affermare che il DNA che si utilizza sia dell'HIV?
Non si può dire che un risultato di PCR positivo indichi la presenza
di un virus. Tant'è vero che ultimamente non vengono più
pubblicate le sequenze dell'HIV.
La PCR può dare risultato positivo o negativo a seconda di come
la si faccia. Non ci sono sufficienti prove di controllo. Cosa fanno
per esempio per ottenere un risultato positivo? Per determinare la quantità
di virus, prendono cellule del corpo e di cultivi stressati e ne isolano
l'RNA. E' molto importante comprendere che queste condizioni non esistono
in nessun caso in un corpo umano. Le cellule, quando si trovano in uno
stato di stress in un ambiente fortemente ossidato, producono cose che
in condizioni normali non produrrebbero. Se una cellula muore, tra le
grandi quantità di elementi che genera, produce anche molto RNA.
Se si prendono cellule di persone sane, quasi non si incontra RNA. Se
si prendono invece cellule di persone malate, per esempio con influenza
o in uno stato di stress, troviamo RNA e quindi un successivo test può
dare risultato positivo. Per farlo l'RNA si trascrive in DNA e con quest'ultimo
si esegue la PCR. Si disegna, poi la molecola iniziale e probabilmente
si innesterà la reazione.
Per avere risultato negativo si possono fare due cose:
1. si prende direttamente il DNA della persona e si pone la molecola
iniziale: non c'è reazione! Perché? Perché il DNA
ha frammenti con l'informazione genetica e altri senza informazioni,
quindi la molecola iniziale non reagisce, non funzionerà;
2. si prende RNA di cellule non stressate e non si avrà, quindi,
nessuna sequenza (abbiamo sequenze stressate solo con cellule stressate).
D. In che cosa consiste il processo di "template switching"?
R. E' una caratteristica della transcriptasi inversa che incatena frammenti
di DNA separati formando catene lunghe di DNA. L'errore che si commette
molte volte è quello di credere che questo DNA appartenga all'HIV.
D. Che cosa ci dici sui T4/T8?
R. Gli immunologi non hanno ottenuto niente tentando di trovare strumenti
utili di diagnosi nelle cellule B. Ci sono migliaia di articoli che
lo testimoniano.
Oggi si utilizzano anticorpi monoclonali per identificare le diverse
cellule T. Gli anticorpi monoclonali si uniscono solo ad una determinata
proteina. Furono prodotti per la prima volta nel 1975. Si ottennero
un paio di dozzine di anticorpi monoclonali che aderivano alla superficie
delle cellule T. In questo modo si iniziò a dare un nome alle
cellule: CD, CD2, CD3, CD4...CD8, ecc.
CD significa "Cluster of Differentation" cioè gruppo
di differenziazione. Nient'altro.
Si iniziò a fare esperimenti con topi irradiati, iniettando loro
cellule T umane per studiare il sistema immunologico umano, e si concluse
che alcune cellule erano "assassine", altre "aiutanti"
e altre "soppressori". Però questo è stupido,
è solo un'interpretazione.
In realtà, guardando le cellule T, non è facile distinguere
le une dalle altre.
Fecero esperimenti per osservare il comportamento di queste cellule
e per vedere che tipo di recettori avevano in superficie. Però
quello che veramente succede è che nella supoerficie delle cellule
ci sono differenti tipi di proteine. Qualche volta di più, qualche
volta di meno.
Questo potrebbe spiegare perché nelle persone che usano droghe
(che sono ossidanti) il numero dei T4 è basso nella superficie
della cellula. E' importante capire che se c'è stress, una buona
parte dei globuli bianchi del sangue emigra verso il midollo spinale
(la quantità massima di globuli bianchi presenti nel sangue non
è maggiore del 5% del totale, il restante 95% si trova nei tessuti),
anche perché i globuli bianchi hanno il compito di trasportare
antigeni al midollo. E' stat provato che i corticoidi prodotti in momenti
di stress emigrano fino ai tessuti e non si possono incontrare nel sangue.
Questo spiega perché le persone con stress hanno un basso numero
di T4 (le persone etichettate con AIDS credono di essere bombe ad orologeria).
Si sa che gli atleti hanno livelli di T4 molto bassi e nei maratoneti
sono praticamente nulli. Le persone chye fanno un lavoro manuale duro
hanno livelli molto bassi di T4.
Dal punto di vista dell'evoluzione, se bisogna cacciare o scappare da
un pericolo, non ha senso che l'energia del corpo sia utilizzata per
produrre cellule sanguigne bianche. Se c'è molto stress, come
nel caso di uno sprinter, una volta realizzato il suo sforzo, non si
incontrano cellule T.
Questo dimostra la stupidità della definizione di AIDS dell 1992
negli Stati Uniti che dice che anche nel caso in cui sia dato negativo
un test, se la conta dei T4 è minore di 200 la diagnosi è
AIDS.
In quanto al rapporto tra T4 e T8, la Dott.ssa Eleni Papadopulos-Eleopulos
lo spiega dettagliatamente.
In caso di stress nella superficie della cellula ci sono più
proteine T4 che T8.
Fauci, noto esponente ufficialista dell'AIDS, aveva dimostrato che in
una situazionde did stress le cellule bianche emigrano verso i tessuti;
questo è molto significativo, visto il ruolo giocato da questo
signore nel tema in questione.
D. Ci sono fattori soggettivi che rafforzano l'idea HIV-AIDS?
R. Sì, tutti i virus e i batteri hanno un'i9mmagine negativa.
Se nei cibi che mangiamo sono presenti virus, questo è male.
Se ci operiamo e prendiamo un'infezione, anche questo è male.
Nelle infezioni normali, i virus e i batteri hanno una funzione positiva
(per esempio aiutano ad eliminare tessuti degenerati). Questo si è
studiato poco.
Cambiare il modo di pensare rappresenta un notevole salto di qualità.
D. Che cosa ci dici sul virus dell'influenza?
R. Questo virus esiste. E' stato isolato. Sembra che quello che faccia
è aiutare a disperdere tessuti danneggiati.
D. Ma allora è un aiuto?
R. Sì, tutti sanno che con o senza un trattamentro medico l'influenza
si supera. Se il corpo è esausto ha bisogno di recuperare, questo
non è un problema. E' sempre meglio evitare l'uso di antibiotici
in generale.
D. Come vedi il futuro a medio termine dell'AIDS?
R. Dopo la guerra al cancro lanciata negli USA nel 1961 da Nixon e fallita
poi nel 1970, i virologi del cancro si sono trasformati in virologi
dell'AIDS. Possiamo dire che l'AIDS è la sorella minore della
ricerca del cancro. Speriamo che non cresca troppo. Io spero che non
ci sia troppo futuro per l'AIDS.
Dobbiamo fare pressione sui politici, accusarli di non prevenire e non
arrestare la morte dei cittadini dei propri paesi. Accusarli di partecipare
all'uccisione di persone nel "terzo mondo" attraverso l'appoggio
ai programmi dell'AIDS.
INTERVISTA A STEFAN LANKA
tratta da "Desmontar el SIDA" n.2 - COBRA
Traduzione di Gaetano Martino