I Conti Torelli


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Marano e Martorano

Luoghi torelliani

Nel 1806 in applicazione alla legge comunale francese venne istituito il comune di Montechiarugolo che ricalcava solo in parte la contea torelliana. Infatti vennero staccati Marano e Martorano che ora fanno parte del comune di Parma, prima ancora del comune di San Lazzaro Parmense. Venne invece inserita la frazione di Basilicanova che non faceva parte delle terre torelliane.

MARTORANO

Le origini assai remote nel tempo, si possono desumere anche da una sepoltura romana scoperta in quel territorio; essa è formata di lastre di pietra con armi di ferro e fibule. La prima notizia d'archivio è del 9 maggio 882 in cui si parla di un certo "Dominicus presbiter, de Marturiano" (Schiavi: La Diocesi di Parma - vol II, pag.380). Il paese è vittima delle scorrerie di Gilberto da Correggio (Cron. Parm.) il 26 maggio 1317.
LA CHIESA DI SANTO STEFANO, figura nel "Rotulus Decimarum" del 1230 come Cappella nella Pieve di E. Eulalia (S. Ilario d'Enza) e il titolare nel Regesto Antico (1494).
Nell'attuale Chiesa, è conservata una pianeta in seta bianca con motivi ornamentali in oro e fiori del sec. XVIII, un turibulo con navicella in argento sbalzato del XVII secolo, due ostensori in argento sbalzato, uno datato "Giuseppe Cerutti 1727" e l'altro con raggera argentata a sbalzo con piede in peltro, un trono processionale con zampe di leone, laccato, del XVIII secolo, due reliquiari in legno argentato con base dorata del XVII secolo, una testina in legno argentato in lamina (XVII secolo), una pisside in lamina d'argento (XVI secolo), tre calici dei secoli XVII e XVIII, due dipinti ad olio su tela, un pancone e un confessionale (sec. XX) usciti dalla bottega dello scultore Carnerini.



MARANO

Deriva con ogni probabilità la sua denominazione da "marna" un genere di terreno misto di calcare e di argilla, presente nella zona anche a brevi profondità, specialmente sui fianchi della collina che rasenta la strada di Traversetolo.
Ma soprattutto questo paese è ricco di acque, il cui bacino è formato dall'alveo del Parma, già scorrente tra le alture di Marano e di Monticelli per sfociare nell'Enza. Documenti antichissimi confermano la presenza di esse e ne regolano la distribuzione: sono le ordinanze del Podestà di Parma del 1255, a segnalare le due fonti "Ydana" e "Claudina", le cui acque erano a disposizione dei contadini per usi rurali e in parte a servizio della cittadinanza. (Statuti di Parma del 1255, pag.378). Beneficiavano della fonte Claudina, anche quelli di Malandriano e di ciò ne fa fede un documento in Archivio di Stato, del 7 giugno 1338 (Cavamenti Mazzo XVI) in cui sono segnate le parti d'acqua spettanti a ciascun utente.
Nel 1625 si tornò a parlare di fonti la cui acqua doveva scendere in città a mezzo di una conduttura in muratura, una delle quali situata nella prateria del Conte Ercole Cazzola sopra il Canale delle Fontane e l'altra nei terreni della Igenia Aleotti (Registri Comunali - notaio Faelli 1865 - vol. 282). Erano le stesse fontane mensionate negli Statuti che dovevano fornire acqua al "Bottino" di Malandriano dove nel 1573 fu costruito per ordine del Duca Ottavio l'acquedotto farnesiano capace di una media di 15 litri al secondo, ma non più sufficiente al consumo e perciò occorrevano anche le fontane di Marano.
Nel 1900 per iniziativa del senatore Mariotti, fu costruito il nuovo acquedotto, dopo aver scartata l'idea di prendere l'acqua da Lagdei, costando troppo l'opera e di utilizzare le sorgenti del M. Sporno tra Marzolara e Calestano, si decise di utilizzare maggiormente le acque di Marano, con una galleria di raccolta tra Marano e Monticelli su disegno dell'Ing. Guido Albertelli e con una spesa di un milione e mezzo.
Marano già fondo marino per cui sono affiorati scheletri di pesci, di ostriche e di conchiglie, e zona di insediamento palaffitico come nei vicini paesi di Guardasone, Cevola, Basilicanova e Martorano hanno terramare. Stende il suo territorio a nord-est lungo la strada di Traversetolo e comprende quasi per intero l'altura fluviale su cui sorge la Chiesa e le case del "Castellaccio". La parte più antica del paese è il "Corneto" tra la strada di Traversetolo e quella degli argini menzionata nella donazione della contessa Leigarda alla Canonica di Parma nell'anno 953.
Nel medioevo, Marano subì l'influenza dei Torelli di Montechiarugolo, poi dei Farnese, del Governo Francese e della Camera Ducale; con Ugo Eugenio Nardon prefetto di Parma (1816), il paese fu unito al maire di Marore e nel 1870 entrò a far parte del Comune di San Lazzaro Parmense.
LA CHIESA DELLA PURIFICAZIONE, a cui si accenna nel 1141 in una Bolla di Innocenzo II per l'arciprete della Cattedrale di Parma Donizone, era originariamente a tre navate, la centrale formante un solo corpo col santuario, e con arcate sostenute da tozze colonne di mattoni sormontate da capitelli tendenti allo stile lombardo, il soffitto a travature e terminante con una parete liscia, le due laterali erano molto basse con travicelli ad una sola pendenza, naturlmente subì varie manipolazioni e trasformazioni nel corso dei secoli.
L'Altare Maggiore collocatovi nel 1914 da don Pellegri, è un barocco del seicento con intagli sulle bacchette e nei fianchi e cornici dorate a velatura che pendono risalto sullo sfondo a marmo di verde scuro, proveniente dalla Chiesa di S. Giovanni Battista di Parma. Sopra l'altare in alto sta il quadro della Purificazione di ignoto settecentesco e nel catino dell'abside vi è dipinta la Presentazione al Tempio, opera di Latino Barilli (1951), restaurata nel 1973 dai figli Aristide e Renzo.
Nella Cappella di destra un tempo intitolata a S. Giacomo Maggiore nel 1745 vi fu collocata la statua della Madonna dell'Aiuto e alle pareti laterali sono stati applicati in seguito due medaglioni raffiguranti Mons. Francesco Fogolla (1836 - 1900) vescovo francescano titolare di Bagi e coadiutore del vicario apostolico dello San-Si, martirizzato in Cina dai boxer e beatificato il 24 nov. 1946 e l'altro è a ricordo del fratello Antonio (1828 - 1910), morto a Marano all'età di 82 anni, cristiano fervente e benefattore della Chiesa.
LOrgano fu ricostruito dalla ditta Cavalli Angelo di Lodi nel 1888 probabilmente sulla struttura di uno precedente. Merita attenzione in sagrestia un cassettone in noce del settecento.
Il Campanile, fu alzato nel 1854 e portato all'altezza di 29 metri. La chiesa ebbe una nuova facciata in stile rinascimentale nel 1920 su disegno dell'arch. Camillo Uccelli e rifatte anche le arcate delle Cappelle riducendole a tutto sesto con colonne binate.

(Da "Itinerari turistici della Provincia di Parma" di Enrico Dall'Olio - Artegrafica Silva)

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