Avevo 25 anni


Avevo 25 anni, quasi. Cazzo direte, non sono pochi. Un quarto di vita media. Cazzo, dico, non è per niente poco eppure avevo venticinque anni. Avevo una ragazza, l'avevo trovata con fatica, troppa fatica. Si chiamava Carola, ero innamorato di lei. Amore, l'amore non esiste, forse esiste ma non posso ancora capirlo perché sono troppo stupido. Beh si chiamava Carola, era molto bella: culo, tette, faccia, era tutto quello che potessi desiderare ed era mia. Carola, lei era bionda, quasi bionda, dal rosso al biondo, capelli ricci, pelle chiara, mi amava, almeno così diceva. Io ero pazzo, credevo di essermi innamorato di lei e bevevo Martini con ghiaccio per non sentire la sua mancanza ma la sentivo lo stesso. Non si può dire cosa un uomo possa arrivare a fare per amore. Sicuramente solo cazzate. L'amore fa fare solo cose di cui ti penti quando non sei più innamorato, eppure le fai ancora tranquillamente se ci ricaschi. Siamo proprio una massa di ciula. Carola, l'amavo. L'avevo conosciuta a scuola, eravamo nella stessa facoltà, stessa classe. All'inizio non parlavamo neanche ma con il tempo ci siamo conosciuti e ci siamo piaciuti. Se ricordo bene le avevo detto:"Sai quello che mi piace di più è pensare alle belle donne perciò non posso fare altro che pensarti". Si era innamorata di me. Non che io lo pensassi veramente, è solo che a venticinque anni sei un treno merci carico di ormoni. Volevo disperatamente andare a letto con lei. Ci frequentammo per un mese, gradatamente, poi facemmo sesso per una notte intera. Io mi stancai prima di lei. Da non crederci. Ero innamorato, come un cagnolino del suo padrone. Dipendevo da lei, mi aveva incastrato. Decisi che volevo sposarla. Ero pazzo, cazzo ero pazzo. Lei mi disse di no, erano le undici e trenta del venticinque Aprile duemiladue. Mi disse di no Porcodio. Pensai al suicidio per un mese. Ci andai vicino due volte. Per fortuna non possedevo una pistola se no l'avrei fatto davvero.
Carola ti amavo ma eri una puttana. Non dovevi dirmi di no, tutto ma non un no; potevi dirmi che era troppo presto, che volevi convivere. Mi hai detto di no e basta. Bel modo di dirmi di no, e basta.
Da quel giorno diventai un'altra persona. Migliore. Capii che tra tutte le cazzate che si possono fare la più grossa è quella di innamorarsi. Credete forse che non mi capitò di nuovo? Poveri illusi, è provato scientificamente che capita almeno tre volte nella vita e quella per me era solo la prima, cazzo, avevo ancora due bonus da giocare, chissà se avrei retto. Può darsi.
Io ti amavo Carola, ti amo ancora adesso che sono passati…ti amo. Non ci sono tante cose per cui
vale la pena vivere: la birra, si senza dubbio, baciare tuo figlio per la prima volta, sentirsi dire che hai scritto la canzone più bella della storia, mangiare carne con gli amici e guardare te Carola che piangi mentre mi dici che non ti capisco. Io capisco Giocane, capisco tutto, capisco che stai piangendo per un cazzo perché, come tutte le donne, le cose importanti non le immagini neanche, avete in mente tutte quelle cazzate di facciata tipo dire a vostra madre che l'uomo della vostra vita è di successo con una macchina da cento milioni. Mi sono rotto i coglioni di queste cazzate. Ti preoccupi di che macchina ho...non capisci un cazzo.
Ora sto ascoltando una canzone che mi fa piangere Penny Lane, Beatles. Soffro ascoltando questa canzone. Carola soffro. Era la tua canzone. Sei qui davanti a me e mi guardi. Se solo sapessi dire qualcosa. Taccio perché sono uno stolto, troppo stupido per capirti, per capire perché ti amo. Piango e rido, non pensavo potessi farlo. Penny Lane. Ciao piccola, chissà se ti ricordi ancora di quando tua madre ci ha sorpreso mentre facevamo l'amore. Lo ricordo come se fosse adesso, tu eri seduta sul tavolo di vetro della cucina completamente nuda e ansimavi. Dicevi:"scopami, scopami…", adesso che ci penso bene dicevi solo:"scopami!". Io stantuffavo che era un piacere. Entrò tua madre dalla porta d'ingresso:"Santo dio Carola, cosa stai facendo?!!!!". Ricordo ancora la sua faccia, un misto tra delusione e tradimento, rabbia e vendetta, il cuore distrutto in una frazione di secondo. Io continuai perché stavo giusto venendo in quel mentre. Ci vollero due mesi perché tua madre mi rivolgesse ancora la parola. Che donna dalla mentalità aperta, un'altra al suo posto mi avrebbe negato verbo per il resto della vita. Però quella volta fu veramente una bella scopata.
Passavo interi pomeriggi a casa sua. Scopavamo al posto di studiare. Arrivavo alle due. Finivamo le lezioni alla una, la penetravo per le due e un quarto, finivamo per le cinque, un attimo prima che arrivasse sua madre dal lavoro. Mettevamo i libri sul tavolo dopo aver pulito l'alone del suo sedere sudato e fingevamo di sforzarci di capire la formula di Taylor.
Io dicevo:"Salve signora come sta?".
Lei mi rispondeva:"Piantala di fare il ruffiano tanto lo so cosa stavate facendo prima…".Che santa donna. Se fosse stata più giovane mi sarei scopato anche lei. Volge al termine la sera ed io ripenso a quel tavolo, a tua madre, a me stesso. Tutto è svanito nella mia triste memoria. Tutto è offuscato dai miei neuroni assopiti. La luce della sera mi invecchia un po'. Ora capisco che gli uomini hanno poco tempo e di questo ne passano pochissimo ad amare qualcuno e troppo a cercare, a capire perché si sta cercando qualcosa, a capire cosa si sta cercando, a sentirsi migliori perché si pensa stupidamente di averla trovata. Carola, si chiamava Carola. Per un attimo mi ha fatto capire di aver trovato qualcosa. Un attimo troppo breve per poterlo godere. Un attimo che serve solo a farti sapere che esiste, che è li, che era li, che ora è lontano, troppo lontano, quasi non lo ricordo più. A cosa mi è servito proprio non lo so, c'è stato e basta. Carola mi hai regalato un attimo, gratis. Una mattina era già tutto finito, come il sabato del villaggio.
Non me lo hai lasciato quell'attimo, te lo sei portato via, me lo hai semplicemente mostrato tanto per farmi sapere che ne eri la padrona, poi quando mi ero illuso di poterne avere uno tutto per me te lo sei rimesso in tasca e via, tutto finito. Tanti saluti Carola l'unica cosa che so adesso è che nella vita non c'è niente di cui siamo padroni,di niente, neanche di noi stessi.

 

 

colombo

 

 

 


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