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Priorato Confraternite dell’Arcidiocesi di Genova


Centro Studi Confraternite G. Casareto



SAN GIOVANNI BATTISTA

Patrono di Genova
dalla ricerca delle reliquie alla grande devozione


Testo di Luciano Venzano


San Giovanni Battista (da adesso citato come SGB) doveva essere necessariamente simpatico alle Confraternite, infatti, il Santo viene molte volte rappresentato come portatore di una croce di giunchi: un ¨cristezante¨ quindi. È risultato talmente simpatico che lungo i secoli sono innumerevoli i confratelli che hanno avuto il nome di BACICCIA.

L’origine del culto di SGB a Genova si fa risalire al tempo in cui, tra il 468 e il 650 circa (RAVECCA P.R., San Giovanni Battista, le sue ceneri e il culto in Liguria, in stampa.), otto vescovi ressero la diocesi di Milano contemporaneamente alla nostra diffondendo così il culto al Precursore colà affermato.

La prima chiesa costruita in suo onore, tra il 680 e il 690, fu quella di SGB a Sestri Ponente, vicino alla quale sorse poi l’Oratorio omonimo chiamato volgarmente ¨Santo Cristo¨ dall’immagine ivi venerata. Coeva alla chiesa di Sestri è la pieve di Recco.

Dopo l’arrivo a Genova delle Sacre Reliquie aumentarono le chiese dedicate al Santo e quindi il culto. A onor del vero bisogna dire che il Santo ha ricevuto e riceve maggiori onori dalle Confraternite a ponente di Savona più che dalle nostre.

SGB, figlio di Zaccaria e di Elisabetta, secondo la tradizione si ritirò giovanissimo nel deserto della Giudea, dove visse eremita nel digiuno e nella preghiera. Sembra che abbia avuto contatti con gli asceti di Qumran e quindi con gli Esseni. Nell’anno 27 si portò presso il Giordano dove predicava l’imminenza del regno di Dio ed amministrava un battesimo di penitenza (da ciò gli deriva l’appellativo di Battista), battesimo che anche Gesù volle ricevere prima di iniziare la sua predicazione.

Venne arrestato da Erode Antipa poco dopo l’inizio della predicazione di Gesù, a seguito della sua deprecazione in merito ai rapporti tra Antipa ed Erodiade. In questa occasione mandò dei discepoli in ambasciata al Cristo che ne esaltò la figura. Venne quindi decapitato su richiesta di Salomè, figlia di Erodiade, che istigata dalla madre, aveva voluto come premio per la sua bravura di danzatrice, la testa del Battista.

Morì sul monte Maccheronte nell’anno 28. Il suo sepolcro, assieme a quello di Eliseo ed Abdia fu venerato fino al IV secolo nella città di Samaria presso la biblica Sebaste. E’ noto comunque che le spoglie del Battista furono profanate, bruciate e disperse per i campi il 29 agosto 362, su ordine dell’imperatore Giuliano l’Apostata.

Un monaco presente al fatto raccolse i resti e la terra cosparsa di cenere, portandoli nel suo convento; le Ceneri, poi tumulate a Myra, sono le reliquie che in seguito giunsero a Genova. Fin dalle origini la Chiesa ha sempre avuto in sommo onore le reliquie dei Martiri, anche se le comunità difficilmente riuscivano ad avere corpi completi.

Ci si accontentò così di resti sempre più piccoli ed in ultimo di reliquati di materiale venuto a contatto con i Martiri. Si credeva che gli oggetti venuti a contatto con il corpo santo ne avessero in qualche modo assorbito le virtù. Quando si iniziò a costruire chiese si consolidò l’abitudine di porre delle reliquie sotto l’altare, in primo tempo di Martiri e poi, in seguito, di Santi.

A tutt’oggi la legge ecclesiastica si esprime così: "secondo le norme prescritte nei libri liturgici si mantenga l’antica tradizione di riporre sotto l’altare fisso le reliquie dei Martiri o di altri Santi" (Nuovo Codice di Diritto Canonico. 25/01/1983. Can 1237§2.). Quando l’Islam avanzò con le sue conquiste, cercò di distruggere e quindi di profanare le reliquie cristiane, che di fatto vennero per la maggior parte disperse.

Molte di esse finirono nelle mani di privati alla cui custodia sono tuttora affidate. Quella dispersione suscitò numerosi errori di persona perché esistevano parecchi Santi omonimi. Ogni qual volta si trovavano resti difficili da identificare si optava per assegnarle al Santo più illustre cosa che può essere successa anche con le reliquie di SGB.

Ricordiamoci inoltre che i crociati furono dei famosi cacciatori di reliquie e che ritornare in patria con i resti di un martire equivaleva, se non superava, la fama di aver vinto una battaglia. Questa avveniva, infatti, in posti lontani e sconosciuti ai concittadini dei crociati mentre la reliquia era visibile e tangibile.

In questo contesto apparvero certamente molte reliquie non autentiche. Di conseguenza anche i resti del Battista proliferarono in una moltitudine di città di tutta Europa. Le teste del Precursore (MOLTENI F., Memoria Christi, Reliquie di Terrasanta in Occidente, Vallecchi, Citta di Castello 1996, pp. 121-124.), come è noto, furono tra le reliquie maggiormente falsificate nel medioevo. Nelle chiese orientali e occidentali, ne sarebbero state venerate almeno tredici.

Tra le più note vi era quella custodita in Vaticano; secondo una testimonianza, durante il sacco di Roma del 1527 fu utilizzata dai Lanzichenecchi, insieme a quelle di Pietro e Paolo, "per giocare alla palla". Notevole diffusione ebbero anche le reliquie secondarie del Santo: i calzari, la sciabola che recise la testa, le vesti di pelo di cammello, il cilicio, la disciplina, la pietra sulla quale fu decapitato, che si mostrava in San Marco a Venezia.

Ad Aquisgrana si poteva vedere la tovaglia tinta del sangue dove fu avvolto il capo di SGB. Si sa per certo che nel 540 le reliquie di SGB erano giunte a Myra, luogo in cui nel 1099 (RAVECCA P.R., San Giovanni Battista..., o.c.) vennero recuperate dai Genovesi che le portarono a Genova, dopo un viaggio durato tre mesi, il 6 maggio dello stesso anno. In verità i genovesi stavano cercando i resti di San Nicola che erano stati asportati da poco dai baresi, giunti con la stessa intenzione.

Non convinti delle giustificazioni dei monaci che avevano in custodia la tomba i quali spiegavano come i baresi avessero già asportato la salma di San Nicola, si misero a scavare sotto il sacello trovato vuoto rinvenendo altri resti. Si convinsero che si trattava delle reliquie di San Nicola abilmente nascoste dagli stessi monaci; le recuperarono e ritornarono verso le navi.

Solo allora si accorsero dai lamenti dei monaci e dalle frasi di protesta degli stessi, che in realtà le reliquie erano quelle del Battista, quindi più prestigiose. In seguito all’ultima ricognizione delle reliquie del Santo, voluta dall’Arcivescovo Cardinal Siri nel dopoguerra, risultano nel reliquiario custodito in Duomo 137 ossa maggiori tutte classificate, 428 frammenti minori non identificabili, 260 g. di frammenti minimi e 300 g. di polvere (NN, Restauro e ricognizione delle sacre Reliquie, "Il Cittadino", 18-20 giugno 1950.).

Tra le reliquie che possiede la chiesa metropolitana deve essere ricordato il "Piatto di SGB" nel quale, secondo la leggenda, il carnefice avrebbe posato la testa del Precursore per portarla ad Erode. E’ largo 38 cm. e profondo 2 cm. con uno spessore di 1 cm.

Iconograficamente SGB talvolta viene rappresentato come un bambino compagno di giochi di Gesù di cui era cugino e di poco più anziano. Più frequente è la rappresentazione di SGB adulto, asceta che predica la penitenza nel deserto della Giudea, specie nel medioevo. Nell’età paleocristiana è raffigurato con abito pastorale o sacerdotale.

In oriente ha l’aspetto emaciato e smunto, la barba lunga e i cappelli arruffati, vestito di una corta tunica di pelo di cammello stretta alla vita da una cintura di cuoio. Nell’arte bizantina appare anche alato a ricordo delle parole del Cristo che lo disse simile ad un angelo. In occidente lo si veste con una pelle di capra o di montone fissata alla spalla da una fibbia.

Attributi frequenti sono l’agnello crocifero raffigurato in un medaglione o posato su un libro nell’atto di versare il suo sangue in un calice posto ai suoi piedi, la croce di giunco con stendardo ove è scritto ECCE AGNUS DEI, il favo di miele con cui si nutriva il Santo nel deserto.

È pure raffigurato come un grande agnello che reca su un piatto la testa mozza, oppure con un calice dove è custodito, come un’ostia vivente, Gesù bambino nudo. Quando viene raffigurato come bambino, è in gioco con il piccolo Gesù sotto gli occhi protettrici della Vergine.

Il capo posto reciso su di un piatto divenne motivo iconograficamente indipendente perché preso come simbolo dalle Confraternite della Misericordia e degli ordini religiosi che assistevano i condannati a morte.

Il Santo è stato eletto protettore dei conciatori di pelle, dei cardatori, dei coltellinai e dei sarti, dei carcerati e dei condannati a morte, quindi è facile ritrovare il culto nei pressi delle zone in cui questi artigiani operavano, oppure dove vi erano luoghi di pena.

La Chiesa attualmente commemora la nascita di SGB il 24 giugno e il 29 agosto la decapitazione. E’ l’unico tra i Santi di cui si celebri sia la nascita che la morte, come avviene per Maria e per Gesù.

Nelle Sacre Scritture è definito come:

Una voce grida:
Nel deserto preparate la via al Signore.
(Is 40,3)
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la strada del Signore.
(Mc 1,3)
Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore.
(Gv 1,23b)
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore.
(Mt 3,3b)


Si può notare la differenza tra il testo di Isaia e quello dei Vangeli, sia che intendiamo che stiamo gridando nel deserto o che nel deserto ci si deve preparare al Signore. Ciò si addice alle Confraternite che da sempre sono costrette a vivere un po’ isolate sia dal mondo laicizzato sia dalla Chiesa ufficiale.

Inoltre il deserto del cristiano è la vita di preghiera, ove si parla solo con Dio, cosa che, in certo qual modo, le Confraternite continuano a fare. La festa di SGB rappresenta uno degli esempi più significativi di sincretismo tra religione cristiana e pratiche pagane: il culto di SGB, infatti, ha formalmente assimilato la religione romana del Sole coi suoi riti connessi (festa di FORS FORTUNA, il 24 giugno), in rapporto reciproco con il complesso mitico rituale del Cristo (festa del SOL INVICTUS, il 25 dicembre).

Da notare che la festa solstiziale di Giano (da cui sembra possa derivare il nome di Genova) è diventata, nel cristianesimo, quella di SGB, che si celebra sempre nella medesima epoca, cioè in prossimità del solstizio d’estate (GUENON R., Simboli della Scienza sacra, Adelphi, Milano 1994, p. 214.).

Per tenere lontano dalle abitazioni le streghe, molto attive la vigilia del 24 giugno, i contadini liguri appendevano alle finestre ramo d’olivo e palme benedette, oppure appoggiavano fuori dell’uscio di casa una scopa: era convinzione che le streghe fossero attratte da un impulso irresistibile a contare gli steli di saggina sbagliando il conto e ricominciando più volte, fino a rinunciare, sfinite, a varcare la soglia.

Nella vigilia del Battista, come nella notte di Natale, fattucchiere e mediconi trasmettevano anche in Liguria i segreti delle loro pratiche magiche: i luoghi prescelti erano di solito in aperta campagna (GIARDELLI P., Le tradizioni popolari dei liguri, Sagep, Genova 1991, pp. 233.).

Il 24 giugno, festa di SGB, si accendeva il falò e le famiglie portavano una scopa vecchia da buttare nel fuoco come gesto apotropaico, oltre all’ovvio significato di bruciare tutta la sporcizia di casa, materiale e non, nel fuoco purificatore e catartico.

Imponenti feste del fuoco con spettacolari processioni di torce, denominate ‘FARCHIE, FRACCHIE, FOCARE e FANOIE’, ricorrono in numerosi centri liguri. Alla fine dell’Ottocento il costume di saltare il fuoco era ancora molto popolare a Genova, ma in alcune località dell’entroterra (Creto, Savignone, ecc.) continua tuttora.

Quale significato dare al rito di saltare attraverso il fuoco? Al riguardo sono state avanzate diverse ipotesi. Secondo la teoria solare si accendevano i fuochi per sostenere l’energia morente del sole: il saltare di notte sopra il fuoco, o danzarvi attorno, stava ad indicare il passaggio dal buio alla luce, dalla morte alla vita (sole = fuoco = vita). (GIARDELLI P., Le tradizioni..., o.c., pp. 240.)

In alcuni riti popolari viene invocato SGB, specie contro i colpi di sole, alla fine del rito viene detta la seguente preghiera: "IN NUME DE DIU, E DE SAN GIAN BATTISTA, LEVÈ QUESTA FIGUA IN SCE QUESTA CREATUA, SU LÈ SU VATTENE VIA” (Nel nome di Dio e di San Giovanni Battista, levate questa figura da questa creatura, se è Sole se ne vada via.). Dai credenti, SGB è invocato contro l’emicrania, può quindi avere attinenza come curatore del colpo di sole.

Al centro della festa di SGB, accanto al fuoco, vi è un altro elemento, simbolo di purificazione e fertilità: l’acqua, dotata in questa notte di prodigiose virtù. Il bagno lustrale era frequente nelle cerimonie religiose del mondo semitico, greco e romano, ivi compresa la festa di FORS FORTUNA sostituita dalla Chiesa con la Natività del Battista.

A quell’epoca la consuetudine del bagno collettivo sul litorale era molto diffusa in Provenza, talvolta motivata da fini terapeutici quali la protezione dalle febbri o la preservazione dei cavalli dalla rogna. In Liguria il bagno in mare, consueto il sabato pasquale è invece sconsigliato il 24 giugno dal detto popolare: "SAN GIAMBATTISTA UN NE VEU UN PE A SO PELLISSA".

Chi si avventurasse in mare nel giorno della festa rischierebbe di essere tirato sott’acqua dal Santo. La proibizione di nuotare in mare prima di San Pietro (29 giugno) ha motivazioni concrete, poichè in quel periodo le tempeste di mare sono frequenti. Era invece molto diffuso nella regione il costume di rivoltarsi nudi sull’erba dei prati bagnati dalla rugiada di SGB, pensando così di proteggersi o guarire dalla scabbia (DOLCINO M., Toccar ferro... e altre cose, Nuova Editrice Genovese, Genova1984, p. 121.).

Questo addensarsi di virtù speciali, positive e negative, intorno alla vigilia, la notte e il giorno del Santo potrebbero ricondursi a quei periodi ‘fasti’ o ‘nefasti’ di cui i Romani avevano stilato un calendario.

Nell’arretrata società contadina della montagna ligure queste "superstizioni" durarono assai più a lungo di quanto la logica potrebbe indurre a supporre. Le prime processioni a Genova, con riferimento a SGB, si hanno nella traslazione delle Ceneri al loro arrivo nel 1099, poi in quella dedicatoria del Duomo di San Lorenzo, avvenuta il 10 ottobre 1118 (CURLETTO M:, San Giovanni Battista dei Genovesi, Tip. Porcile, Genova 1950, pp. 17s.) quando Papa Gelasio II consacrò il presbiterio della Cattedrale.

In quell’occasione concesse indulgenze legate alle ceneri del Battista. SGB divenne poi Patrono di Genova con un decreto civico del 1327 (CURLETTO M:, San Giovanni Battista ..., o.c., p. 6.).

Il culto confraternale a SGB sembra risalire ai Bianchi di Provenza arrivati a Genova nel 1399 attraverso Gavi e Voltaggio, scendendo nella Polcevera sugli itinerari dell’antica via Postumia. Non a caso il maggior numero di Oratori intitolati al Santo è proprio nelle vicinanze di quella zona.

Nel 1100 l’Arcivescovo Siro II, per riparare il male fatto dalle donne a SGB, decretò la scomunica per tutte coloro, comprese le religiose, che fossero entrate nella Cappella del Santo (la scomunica fu tolta dall’Arcivescovo Siri).

Risulta che altri pontefici, oltre papa Gelasio, abbiano legato delle indulgenze alle Ceneri, in special modo Innocenzo VIII (1484-1492) donatore del piatto di agata di cui scrivevo prima (CURLETTO M:, San Giovanni Battista ..., o.c., p. 19.).

Nel 1967 sono state riviste da papa Paolo VI, con la INDULGENTIARUM DOCTRINA, tutte le indulgenze comprese quelle su SGB. Vorrei ricordare che secondo le nuove norme, negli Oratori pubblici e semipubblici può essere acquisita, il 2 novembre, da quelli che hanno il diritto usarli, un’indulgenza plenaria applicabile solo ai defunti.

In più, un’indulgenza plenaria può essere acquisita due volte l’anno in chiese della parrocchia: nella festa del santo titolare della chiesa ed il 2 agosto, quando ricorre la "Portiuncula", o in qualsiasi altro giorno più opportuno determinato dall’Ordinario.

Tutte l’indulgenze menzionate sopra possono essere acquisite il giorno stabilito o, con il beneplacito dell’Ordinario, nel giorno precedente o la Domenica seguente. La pratica prescritta per acquisire un’indulgenza plenaria connessa con una chiesa o oratorio consiste in una visita devota e la recita di un "Padre Nostro" e del "Credo."

Santa Madre Chiesa, estremamente sollecita per il fedele defunto, ha deciso che i suffragi possono essere legati direttamente alla Messa senza più tener conto dei diritti speciali a questo riguardo. I vari altari indulgenziati che tali diventavano quando a celebrare era un sacerdote di determinate congregazioni, hanno perso il loro valore iniziale per arrivare a quello più ampio legato al Sacrificio Eucaristico.

In conclusione il culto a SGB, aggiornamenti indulgenziali a parte, permea la nostra vita, sia come devozione reale che con le superstizioni, ritengo sia stato utile conoscere qualcosa di più su un Santo che è sempre citato ma che per molti rimane relegato nel deserto della non conoscenza.