Sui giornali sono apparsi nell'ultima settimana alcuni articoli che mi lasciano perplesso.
In occasione della presentazione della prossima edizione della Processione del Venerdì Santo trovo diverse dichiarazioni da parte di persone addentro all'organizzazione che definirei in contrasto tra loro.
Da un lato si dice che c'era il progetto di presentare una nuova cassa  dall'altro che i camalli non sono più quelli di una volta e vi sono difficoltà nel trasporto delle casse.
La cosa che mi pare strana è che non si dica che l'idea della cassa è stata cassata proprio a causa del problema dei camalli e ancor di più che ci sia stata questa idea….
Viene evidenziato inoltre che il numero dei confratelli si riduce e le confraternite finiranno con l'accorparsi come accadde quando la città medioevale venne distrutta dai genovesi ed entrò in crisi. Anche ora la città è in crisi: in crisi di identità e di valori. Gli Oratori restano aperti solo grazie ad un manipolo di encomiabili volenterosi che sono gli ultimi baluardi della savonesità. Lo spirito religioso della popolazione è in calo ovunque e non bisogna stupirsi se queste associazioni di laici sono in crisi; c'è da stupirsi che riescano ancora ad organizzare questo evento e se lo fanno ogni 2 anni è anche per questo.
Forse molti camalli dovrebbero sentirsi un po' più coinvolti, farsi vivi in Oratorio non solo quando c'è la Processione, ricordarsi che questo appuntamento è un momento di penitenza e che richiede un impegno fisico notevole. Sono i vari responsabili a dover ricordare loro queste cose e vedere magari di organizzare allenamenti specifici.
Vorrei segnalare che in Spagna fanno persino tesi di laurea sugli sforzi a cui sono sottoposti i portatori delle loro casse, ai problemi a cui possono andare incontro senza un'adeguata preparazione, al tipo di preparazione fisica a cui devono sottoporsi: andatevi a vedere il sito www.costalero.com (il costalero è l'equivalente del nostro camallo).
Dobbiamo affidarci all'UNESCO per salvare la Processione?