Walker Percy

 

L'uomo che andava al cinema
(1961) Marcos y Macos, pag.205


 

l'inizio...

Questa mattina ho ricevuto un biglietto da mia zia nel quale mi chiede di andare a colazione da lei. So cosa significa. Visto che ceno da lei tutte le domeniche e che oggi è mercoledì, può voler dire una sola cosa: desidera avere con me una delle sue conversazioni serie. Deve trattarsi di una cosa molto grave, sia brutte notizie riguardo alla figliastra Kate, sia una conversazione impegnativa sul mio conto, sul mio futuro, su quello che dovrei fare. Quanto basta per far accapponare la pelle, però confesso che non trovo la prospettiva così spiacevole.
Ricordo quando mio fratello grande, Scott, morì di polmonite. Avevo otto anni. Mia zia si occupava di me e mi fece fare una passeggiata sul retro dell'ospedale. Era una strada interessante. Su un lato c'era il generatore, gli sfoghi d'aria e l'inceneritore, tutti lì a ronzare e a buttare fuori un caldo odore di cucina. Sull'altro lato c'era una fila di case abitate da negri. Bambini, vecchi e cani sedevano nelle verande e ci guardavano. Zia Emily, a quanto notai con piacere, non aveva fretta ed era disposta a parlare di qualsiasi argomento le proponessi. Certamente era successo qualcosa fuori dalla norma. Camminavamo piano, uno a fianco all'altra. "Jack, "disse, stringendomi forte e sorridendo alle baracche dei negri, " tu e io siamo sempre stati buoni amici, vero?" "Certo, zia". Il cuore mi sobbalzò in petto e sulla nuca mi vennero i capelli dritti come i peli di un cane."Ho una brutta notizia da darti, ragazzo". Mi strinse ancora più forte. "Scotty è morto. Ora sei solo. Sarà dura ma so che ti comporterai da soldato". Questo era vero, sapevo fare bene il soldato. Ma era tutto quello che dovevo fare?
Questo mi fa pensare a un film che ho visto il mese scorso in periferia, nei pressi del lago Pontchartrain. Linda e io eravamo andati al cinema in un nuovo sobborgo. Evidentemente c'era stato un errore di pianificazione nell'urbanistica perché la crescita del quartiere si era arrestata e il cinema , un cubo intonacato di rosa , era rimasto solo in mezzo ai campi. Un vento forte sferzava le onde sulla diga; anche all'interno del cinema si sentiva il fragore. Il film raccontava la storia di un uomo che aveva perso la memoria in un incidente e di conseguenza perdeva tutto: famiglia, amici, denaro. Avrebbe dovuto essere una tragedia, questa di perdere tutto, e sembrava anche che ne soffrisse parecchio. Ma le cose non andavano poi così male. In breve tempo, trovava un posticino pittoresco dove abitare, un barcone sul fiume, e una ragazza molto carina, la bibliotecaria locale.
Dopo il cinema, Linda e io ci siamo fermati sotto il tendone dell' ingresso e abbiamo parlato con il proprietario, o meglio lo abbiamo ascoltato mentre ci raccontava i suoi problemi: il cinema era quasi vuoto; cosa gradevole per me ma non per lui. Era una bella notte e stavo bene. Sopra di noi c'era uno dei cieli più neri che avessi mai visto, e un vento cupo sospingeva il lago nella nostra direzione. Le onde scavalcavano la diga e gli spruzzi arrivavano fin sulla finestra. Il proprietario del cinema doveva gridare per farsi sentire, mentre dall'altoparlante esterno proprio sopra la nostra testa si diffondeva la conversazione cinguettante tra lo smemorato e la bibliotecaria. Era il momento in cui passavano in rassegna la schedatura dei giornali alla ricerca di qualche indizio sulla sua identità ( lui ricordava vagamente un incidente). Linda in disparte era scontenta. Era scontenta per la stessa ragione per cui ero contento io- perché eravamo in un cinema di periferia, allo sprofondo, senza macchina( ho una macchina ma preferisco prendere l'autobus o il tram). La sua idea di felicità è andare in centro con la macchina e cenare al Blue Room dell' Hotel Roosvelt. Cosa che sono costretto a fare di tanto in tanto, ma ne vale la pena. In queste occasioni Linda diventa eccitata, come lo sono io adesso. I suoi occhi prendono a luccicare, le labbra diventano umide e quando balliamo, le sue gambe, lunghe e belle, sfiorano le mie. Mi ama veramente in quei momenti perché si esalta in un posto così romantico e non in cinema sperduto.
Ma è acqua passata. Linda e io non ci frequentiamo più. Ho una nuova segretaria, una ragazza di nome Sharon Kincaid.

***

frammenti

Ogni volta che non sto bene, vado in biblioteca e leggo dei periodici polemici. Benché non sappia se sono liberale o conservatore, tuttavia mi sento rivitalizzato dall'odio che gli uni provano per gli altri. In effetti, questo odio mi appare come uno dei poschi segni di vita che rimangono al mondo. Ecco un'altra cosa del mondo che mi pare capovolta: tutte le persone cordiali e sembrano morte ai miei occhi; solo chi odia mi pare vivo.
affondo nella lettura di un settimanale liberale, seduto a uno dei tavoli massicci, lo leggo dall'inizio alla fine, approvando con la testa ogni volta che l'autore dell'articolo segna un punto. Ci hai azzeccato, vecchio mio, dico, agitandomi sulla sedia in segno di approvazione. Forza, dagli addosso. Poi mi alzo e mi avvicino allo scaffale delle riviste dei conservatori e mi siedo su una sedia nuova per ascoltare il contrattacco. Oh oh, dico io, e mi aggrappo alla poltrona: ce l'ha fatta! Lo ha sbudellato! E poi mi alzo ed esco alla luce del sole, il collo mi prude di soddisfazione.
Nell Lovell, stavo dicendo, mi ha avvistato e arriva brandendo un libro. Sembra che abbia appena finito di leggere un romanzo assai conosciuto che, da quanto riesco a capire, vede le cose in una luce nera e pessimistica. E' arrabbiata.
- Non mi sento per niente triste!- urla. - Adesso che Mark e Lance sono cresciuti e hanno lasciato il nido, mi sto godendo la vita. […] Io e Eddie abbiamo riesaminato i nostri valori e li abbiamo trovati ben saldi. Con nostra totale sorpresa, abbiamo scoperto di avere lo stesso scopo nella vita. e sai qual è ?-
- No -.
- Dare un contributo , anche minimo, e lasciare il mondo leggermente migliorato-.
- E' molto bello - dico un po' a disagio e mi metto a girare di qua e di là sulla scalinata della biblioteca. Riesco a parlare a Nell solo se non la guardo. Guardarla negli occhi mi crea imbarazzo.
- …non trovo la vita affatto triste!- urla. - Per me, i libri, la gente, e le cose sono infinitamente affascinanti. Non lo pensi anche tu ?-.
- Si -. Il mio intestino ha mormorato un grugnito, annuncio di una tremenda defecazione.
Nell continua a parlare e non c'è niente da fare se non muoversi di qua e di là come meglio si può, stare attenti a non scoreggiare, e guardarla in modo distaccato […] Comincio a immaginare lei e il buon vecchi Eddie mentre riesaminano i loro valori. Si è vero. Valori. Molto bene. E poi non riesco a impedirmi di pensare: ma perché parla come se fosse morta? Ancora quarant'anni da vivere, eppure è morta, morta, morta.
- Come sta Kate ? - chiede Nell.
Sobbalzo e penso intensamente, cecando di sfuggire alla morte. - A dire la verità, non lo so -.
- Le sono così affezionata! Che magnifica persona -.
- Vieni a trovarci, Binx -.
- Certo -.
Ci lasciamo ridendo e morti.

***


Oggi è il mio trentesimo compleanno e sono seduto sulla giostra nel cortile della scuola, aspetto Kate e non penso a niente. Ora, all'inizio del trentunesimo anno del mio tetro pellegrinaggio sulla terra, sapendo meno di quanto ne abbia mai saputo, avendo imparato solo a riconoscere la merda quando la vedo, avendo ereditato da mio padre solo un buon naso per sentire la merda, per ogni tipo di merda in arrivo - è il mio unico talento- sentire la merda da ogni quartiere della città, vivendo in realtà nel secolo stesso della merda, il grande cesso dell'umanesimo scientifico dove i bisogni sono soddiisfatti, dove ognuno diventa uno qualsiasi, una persona calorosa e creativa, e prospera come uno scarafggio stercorario, dove il cento per cento della gente è umanista e il novantotto per cento crede in Dio, e dove gli uomini sono morti,morti, morti,; e dove il disagio occupa perenemente il cielo come una pioggia di pulviscolo radioattivo e dove la gente teme in realtà non che facciamo esplodere la bomba ma che non lo si faccia- in questo giorno in cui compio trent'anni, non so nulla e non mi resta nulla da fare se non cadere in preda al desiderio.


 

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