Amelie Nothomb

 

Cosmetica del nemico
2001 Voland, pag.102


 

 

l'inizio...

Cosmetico, l'uomo si lisciò i capelli con il palmo della mano. Doveva essere impeccabile perché l'incontro con la sua vittima avvenisse a regola d'arte.

Quando la voce della speaker annunciò che l'aereo sarebbe partito con un forte ritardo a causa di problemi tecnici, Jerome Angust aveva già i nervi a fior di pelle.
"Ci mancava anche questa" pensò.
Odiava gli aeroporti e lo esasperava la prospettiva di restare in quella sala d'attesa per un tempo indefinito.
Tirò fuori un libro dalla borsa e sprofondò rabbiosamente nella lettura.
- Buongiorno - gli disse qualcuno in tono cerimonioso.
Sollevò appena la testa e ricambiò il buongiorno con meccanica gentilezza.
L'uomo gli si sedette accanto.
- Sono esasperanti questi ritardi, vero? - Si - borbottò lui.
- Se almeno si sapesse quanto c’è da aspettare, uno si organizzerebbe.
Jerome Angust annuì.
- E’ bello il suo libro? - domandò lo sconosciuto. "E’ il colmo" pensò Jerome "ci voleva pure un seccatore che venisse ad attaccare bottone."
- Hm, hm - rispose, con l'aria di dire: “Mi lasci in pace”.
- Lei è fortunato. Io sono incapace di leggere in un luogo pubblico.
"Per questo va a scocciare quelli che ne sono capaci" sospirò tra sè Angust.
- Odio gli aeroporti, - continuò l'uomo. ("Anche io, sempre di più" pensò Jerome.) - Gli ingenui credono di trovarvi i viaggiatori. Che errore romantico! Lo sa che razza di gente s'incontra?
- Gli importuni? - ringhiò quello continuando a simulare la lettura.
- No, - disse l'altro senza cogliere l'allusione. - Dirigenti in viaggio d'affari. Il viaggio d'affari è a tal punto la negazione del viaggio che non dovrebbe più chiamarsi cosìi. Si dovrebbe dire 'spostamento di commerciante'. Non lo trova più corretto?
- Io sono in viaggio d'affari - articolò Angust, pensando che lo sconosciuto si sarebbe scusato per la gaffe.
- Inutile precisarlo. Si vede.
"E villano, per giunta" tuonò Jerome tra sè.
Poiché le regole della buona educazione erano state infrante, decise che aveva anche lui il diritto di farne a meno.
- Forse non ci siamo capiti: non ho nessuna voglia di parlare con lei.
- Perché? - domandò lo sconosciuto con naturalezza.
- Perché sto leggendo.
- No.
- Prego?
- Lei non legge. Forse pensa di leggere. La lettura è un'altra cosa.
- Beh, senta, non ho nessuna intenzione di ascoltare le sue profonde riflessioni sulla lettura. Lei mi dà ai nervi. Anche se non leggessi, non avrei voglia di parlarle.
- Si vede subito quando uno legge. Chi legge,chi legge veramente, è altrove. Lei invece sta qua.
- Sapesse quanto mi dispiace! Soprattutto dopo il suo arrivo.
- La vita è piena di piccoli contrattempi …

***

la fine…

[…] Textor scoppiò a ridere.
- Libero? Libero, tu? Ti trovi libero? La tua vita spezzata, il tuo lavoro, e questo che tu chiami essere libero? E ancora non hai visto niente: pensi che sarai libero quando passerai la notte a stanare il criminale che è in te? Da cosa sarai libero, allora?
- E’ un incubo - disse Angust scuotendo la testa.
- Si, è un incubo, ma una via di scampo esiste. Ce n'è una sola. Per fortuna, e sicura.
- Chiunque lei sia, mi ha messo in una situazione infernale.
- Ti ci sei messo da solo, bello mio.
- La pianti di parlarmi con questo insopportabile tono familiare.
- Il signor Jerome Angust è troppo sofisticato perché gli si possa dare del tu?
- Lei mi ha rovinato la vita. Non le basta?
- E’ buffo questo bisogno che hanno certi individui di accusare gli altri di rovinargli la vita. Ci riescono così bene da soli, senza l'aiuto di nessuno! - Stia zitto.
- Non ti piace che ti si dica la verità, eh? In fondo, sai bene che ho ragione. Lo sai che hai ucciso tua moglie. Lo senti.
- Io non sento niente!
- Se non avessi neanche l'ombra di un dubbio, non saresti in questo stato.
Texel rise.
- La cosa la diverte?
- Dovresti vederti. La tua sofferenza è pietosa. Angust esplose d'odio. Un geyser di energia rabbiosa gli salì dalle viscere fino alle unghie e ai denti. Si alzò e afferrò il suo nemico dal risvolto della giacca. - Ride ancora?
- Sono giubilante!
- Non ha paura di morire? - E tu, Jerome?
- Non ho più paura di niente. - Era ora.
Angust scagliò Texel contro il muro più vicino.
Non gliene importava un fico secco degli spettatori.
In lui c'era posto solo per l’odio.
- Ride sempre?
- Ancora mi dai del lei? - Crepa!
- Finalmente! - Textor godeva.
Angust si impadronì della testa del suo nemico e la sbattè molte volte contro il muro. Ogni volta che schiacciava il suo cranio contro la parete, gridava: “I.ibero! I,ibero! Libero!” Ricominciò e ricominciò. Esultava.
Quando la scatola nera di Texel scoppiò, Jerome provò un sollievo profondo.
Mollò il corpo e se ne andòo.

Il 24 marzo i passeggeri che aspettavano la partenza del volo per Barcellona assistettero a uno spettacolo senza nome. Visto che l'aereo era alla sua terza ora di ritardo ingiustificato, uno dei viaggiatori si alzò dal suo posto e andò a picchiare molte volte la testa contro un muro della sala. Era in preda a una violenza così straordinaria che nessuno osò fermarlo. Continuò fin quando la morte non sopraggiunse.
I testimoni di questo suicidio incredibile raccontarono un particolare. Ogni volta che l'uomo percuoteva la testa contro il muro, sottolineava il suo gesto con un grido. Urlava: "Libero, libero, libero!".

 

 

 

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