Louis-Ferdinand Celine


 

Morte a credito
1952 - Tea Due, pag.554


 

 

Cresciuto in un'atmosfera soffocante e carica d'odio, illuminata soltanto dalle presenze della nonna Caroline e dello zio Edouard, il giovane Ferdinand narra le proprie esperienze familiari, scolastiche, erotiche, di viaggio e di lavoro, sfogando in un racconto crudo, incontenibile, allucinato, la cupa amarezza e il feroce risentimento per l'indigenza in cui è stato costretto a vivere, per le fatali incomprensioni, le ripetute umiliazioni, le percosse e per lo stato di miseria morale e fisica in cui pare gettata, insieme a lui, tutta l'umanità. Pubblicato nel 1936, Morte a credito è il secondo grande romanzo di Celine, che nelle sue pagine ricostruisce una sorta di antefatto al suo libro d'esordio, il Viaggio al termine della notte, ritornando alla sua infanzia e adolescenza. Grazie soprattutto a una prosa dotata di una sconvolgente carica espressiva e visionaria, brulicante di ossessioni, oscenità e violenza, Morte a credito si staglia nel panorama della letteratura novecentesca “come un'opera straordinaria di ricognizione umana che non ha avuto seguito, pur rimanendo, come realmente è, una delle proposte più forti che il secolo abbia registrato sul suo libro dei conti”.

 

***

l'inizio...

Eccoci qui, ancor soli. C'è un'inerzia, in tutto questo, una pesantezza, una tristezza... Fra poco sarò vecchio. E la sarà finita, una buona volta. Gente n'è venuta tanta, in camera mia. Tutti han detto qualcosa. Mica m'han detto un gran che. Se ne sono andati. Si son fatti vecchi, miserabili e torpidi, ciascuno in un suo cantuccio di mondo.
Ieri alle otto la signora Berenge, la portinaia , è morta. Si sta schiodando dalla notte un gran temporale. Quassù in cima dove stiamo noi il casamento trema. Era una cara e gentile e fedele amica. Domani la sotterreranno in Rue des Saules. Era proprio vecchia, allo stremo della vecchiaia. Io gliel'avevo detto fin dal primo giorno che s'era messa a tossire: "Non si sdrai, soprattutto!… se ne resti a ceccia nel suo letto!" Non ero affatto tranquillo. E infatti ecco qua… E infatti, al diavolo…
Mica l'ho praticata sempre, 'sta merda di medicina. Ora glielo voglio proprio scrivere ch'è morta, la signora Berenge, a tutti quelli che m'han conosciuto, che han conosciuto lei. Ma dove saranno?
vorrei che il temporale facesse ancor più baccano, che i tetti sprofondassero, che la primavera non ritornasse più, che casa nostra sparisse.
lei lo sapeva, la signora Berenge, che tutti i dispiaceri arrivan per lettera. Ma mica so più a chi scrivere… E' tutta gente lontana… Si son cambiati l'anima per tradir meglio, scordar meglio, parlar sempre d'altro…
Vecchia signora Berenge, il suo cane strabico se lo prenderanno, se lo porteranno via…
Tutto il dolore delle lettere, da una ventina d'anni ormai, s'è fermato da lei. Eccolo qui nel sentore della morte recente, l'incredibile acre gusto… E' appena uscito dall'uovo… E' qui… Se la gironzola… Lui conosce noi, noi conosciamo lui, adesso. Non se n'andrà mai più. Bisogna spengere il fuoco nella guardiola.
ma a chi scrivere? Non ho più nessuno. Più un anima che accolga dolcemente lo spirito gentile dei morti… che parli, dopo di ciò, con più dolcezza delle cose… Animo, via, da soli!
sull'ultimo, la mia vecchia custode, lei non poteva più dir nulla. Soffocava, mi tratteneva per una mano… E' entrato il postino. L'ha vista morire. Un rantoletto. Tutto qui. Ne venne da lei gente, una volta, per chieder di me. Se ne son riandati via, lontano, molto lontano nella dimenticanza, a cercarsi un'anima. Il postino s'è levato il berretto. Potrei dir io tutto il mo fiele. So io. Lo farò più in là, se non torneranno. Ora preferisco raccontar delle storielle. Ne racconterò di tali che quelli torneranno apposta, per accopparmi, dai quattro venti. Allora la sarà finita e ne sarò arcicontento.

 

***

frammenti..

- Li credi malati, tu?... Uno geme... un altro rutta... quello barcolla... questo è pieno di pustole... Vuoi vuotar la sala d'aspetto? Istantaneamente?... anche di quelli che s'accaniscono ad espettorare fino a farsi schiattare il petto? Proponi una botta di cinema!... un aperitivo gratis, sbattuto in faccia!... vedrai quanti ne resteranno... Se vengono a cercarti, e soprattutto perché si scocciano. Mica ne vedi uno la vigilia d'una festa... Ai disgraziati, ricorda quel che ti dico, manta un'occupazione, mica la salute... Voglion semplicemente che tu li distragga, che tu li metta di buon umore, che tu li interessi coi loro rutti... i bra gaz... i loro scricchiolii... che tu gli scopra delle flatuosità... Belle febbriciattole... dei borborigmi... degli inediti!... Che tu ti dilunghi... che tu t'appassioni... Per questo hai la tua laurea... Ah! divertirsi con la propria morte mentre uno sta fabbricandosela, ecco tutto l'Uomo, Ferdinand! Se li tengon cari, quelli, i loro scoli, le loro sifilidi, i loro tubercoli. Ne han bisogno! E della vescica piena di bave, del retto in fiamme, di tutto questo mica gl'importa nulla! Ma se ti darai da fare, se saprai interessarli, aspetteranno te per morire, è il tuo guiderdone! Ti verranno a scovare fino all'ultimo. -
Quando un po' di pioggia riappariva dietro le ciminiere delle officine elettriche: - Ferdinand! - m'annunziava, - ecco i malati di sciatica!... Se oggi non ne arrivan dieci, restituisco il mio papiero al Magnifico! - E quando la fuliggine s'abbatteva su di noi dall'Est, ch'è il versante più secco, su dai forni Bitrounelle, lui se ne schiacciava un grumoletto sul naso: - Possa pigliarlo nello stoppino! tu mi capisci! Se stanotte i pleuritici non sputeranno sangue! Mondo maiale! Mi sveglieranno ancora venti volte una dietro l'altra -.
[…]
- Gustin, - gli feci, - tu mica sei sempre stato così rincoglionito come oggi, abbrutito dalle circostanze, il mestiere, il bere, le sottomissioni più funeste... Te la senti, per un momentino, di tornare alla poesia?... di fare un salterello di cuore e di minchia alla lettura d'un'epopea, tragica certo, ma nobile... sfavillante!... Te ne credi capace?... -

***

Con Nonna Caroline mica imparavo troppo alla svelta. Tuttavia, un bel giorno, riuscii a contare fino a cento, e perfino a legger meglio di lei. Ero pronto per le addizioni. Stavan riaprendosi le scuole.
Scegliemmo le Comunali, in Rue des Jeaneurs, a due passi da casa nostra, dopo il Carrefour des Francs-Bourgeois, con un portone cupo cupo.
Seguimmo un lungo corridoio, s'arrivò nell'aula. Dava su un cortiletto, e poi su un muro così alto, così elevato da parare il blu del cielo. Perché non ci mettessimo a guardar per aria, c'era inoltre una tettoia di lamiera per la ricreazione. Dovevarno interessarci soltanto ai compiti e non disturbare il maestro. Lo conobbi appena, quel tipo lì, ne ricordo soltanto gli occhiali, la lunga bacchetta, i polsini sulla cattedra.
Mi ci accompagnò la Nonna stessa per otto giorni, il nono mi sentii male. Mi riportò a casa la custode a metà del pomeriggio...
Giunto in bottega, non la finivo più di vomitare. Mi sentivo per tutto il corpo tali vampe di febbre... delle caldane così forti, che manco mi pareva più d'esser io. Sarebbe stato perfino piacevole, se non avessi vomitato tanto. Mia madre, lì per lì, non nascose i suoi sospetti, cominciò col dire che m'ero rimpinzato di croccanti... Non eran di mio gusto... Mi scongiurava di trattenermi, di sforzarmi a vomitar di meno. C'era pieno di gentc, in bottega. Temeva che, accompagnandomi al cesso, le grattassero qualche pizzo. Il male andò peggiorando. Rigettai una catinellata piena. La testa comincio a bollirmi.

 

***

L'accompagno... Robert fila al suo appuntamento...
Appena entrati, lei chiude la porta, spranga tutto, mette per giunta i due lucchetti... Mi precede, passa in camera sua... Mi fa cenno d'entrare anch'io... M'avvicino... Mi chiedo che sta succedendo... Lei si mette a farmi il solletico... Mi soffia sul naso... -Ah! Ah!- mi fa. La eccita, questo... Anch'io la palpeggio un pocoletto...
-Ah! il porcaccioncello, a quanto sembra guardi dai buchi, eh?... Prova un po' a dirmi che non e vero...-.
[Con una sola mano mi massaggia la patta...]
- Andrò a dirlo a mamma tua, io. Uhi lala! il porcelloncino!... Il maialoncino mio!...-
Arrota i denti, dal piacere... Si contorce... M'abbranca... Mi rifila una bella linguatona in bocca, un bacioccone da galeotta... io vedo tutte le stelle del firmamento... Mi schiaffa a sedere accanto a lei sul letto... Si arrovescia... [Alza di colpo le sottane...]
[-Tocca! Tocca qui, dunque!- mi fa...
Le metto la mano tra le cosce...
-Dai!- insiste lei... -Dai! coccolone...! Più a fondo! forza...] Chiamami Louison! La tua Louison! mio piccolo sporcaccioncino! Chiamami così, su!
- Si, Louison!-... fo...
Lei si risolleva, torna ad abbracciarmi. [Si toglie tutto... corpetto... busto... camicetta... Allora, ecco, la vedo tutta nuda... Il pube cosi voluminoso... si spande ovunque... E’ troppo...] Mi rovescia lo stomaco, però... M'agguanta per gli orecchi... [mi costringe a curvarmi, a abbassarmi fino alla fica... Mi torce forte... Mi mette il naso dentro... E’ rosso, sbava, cola, ne ho pieni gli occhi... Mi fa leccare... Si dimena sotto la lingua... Sgocciola... E come un muso di cane...
-Dai amor mio!... Vai più a fondo!-]
Mi strapazza, mi rivoltola... [Scivolo nella marmellata... Non oso annusare troppo...] Ho paura di farle male... [Si] scuote come un prugno...
- Mordi un po', mio bel cagnaccino!... Mordi qui! Su!- mi stimola... Se ne fotte, lei, dei miei crampi di vomito! Lancia dei gridolini, come un grillo... [Cova la merda e l'uovo lì nel fondo in cui mi immergo...] Il colletto mi strozza... la celluloide... [Lei mi estrae dalle macerie...] Risalgo alla luce...

[...][-Ti inculerò piccolo miserabile!...- mi fa sbarazzina. Mi caccia due dita nel culo] Mi costringe, è la festa!... La troiona non la smetterà più, date le condizioni in cui è tornata a casa!...

 

 

 

il prossimo libro è Viaggio al termine della notte

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