Ignatius Reilly
socio onorario della Confraternita del Chianti

Ignatius Reilly, protagonista del romanzo di John Kennedy Toole "Una banda di Idioti"       disegno di Lorenzo Lanzi sulla copertina del libro edito dalla Marcos y Marcos

Io sono un anacronismo vivente; questo la gente lo capisce e mi diventa ostile.

 

Mi rifiuto di “cercare di migliorarmi”. L’ottimismo mi dà il voltastomaco; è perverso. Sin dalla sua caduta, l’uomo è sempre stato in misere condizioni.

 

Va bene, va bene, mi cercherò un lavoro, anche se non sarà proprio quello che tu definiresti un buon lavoro; forse potrei avere delle intuizioni che andrebbero a tutto vantaggio di un eventuale datore di lavoro, o forse questa esperienza potrebbe fornirmi un nuovo orizzonte per i miei saggi, in fondo lavorare per il sistema che si sta criticando costituisce di per sé un aspetto ironico che può avere risvolti interessanti.

 

“Cercasi elemento dinamico, fidato, portato ai contatti umani”.
Signore santo, vogliono un mostro! Temo che non potrei mai lavorare per una ditta che ha una tale visione del mondo.

 

Tutti i datori di lavoro vedono in me una negazione di ciò che loro ritengono valori essenziali. Hanno paura di me, forse capiscono che sono obbligato ad esistere in un’epoca che mi disgusta.

 

In casa aiuto a spolverare e, in più, sto scrivendo una lunga accusa contro il nostro secolo. A volte, quando il cervello comincia a fondersi per il troppo lavoro intellettuale, mi metto a fare la crema di formaggio.

 

Il cibo in scatola è perversione.
Io penso che tutto sommato sia dannosissimo anche per l’anima.

 

Tutti hanno la valvola! La mia è semplicemente molto sviluppata.


Mi piacerebbe davvero sapere che cosa direbbero i nostri gloriosi Padri fondatori se vedessero questi bambini spinti alla corruzione per reclamizzare il Clerasil.
Io lo sapevo che la democrazia ci avrebbe portati a questo.

 

Quando la ruota della Fortuna gira verso il basso, vattene al cinema e dimentica tutto il resto.

 

John Kennedy Toole
"Una banda di Idioti"

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