Compositore e direttore
d'orchestra italiano: figlio di un fornaio, Mascagni inizia gli studi
classici al ginnasio della città natale e contemporaneamente si
dedica alla musica. Studia
pianoforte, organo, violino, contrabbasso, alcuni strumenti a fiato,
armonia, contrappunto, fuga e storia della musica presso l'Istituto L.
Cherubini.Il suo talento è
grande, tanto che all'istituto hanno successo la sua Sinfonia in do
minore del 1879, un "Kyrie" e, in teatro, le sue cantate
"In filanda" e "Alla gioia". Con
un finanziamento del conte F. de Larderel (a cui ha dedicato
"Alla gioia"), Mascagni accetta l'invito di Ponchielli, con
cui è in contatto da qualche tempo, e nel 1882 va a Milano per essere
ammesso al conservatorio. L'esame
ha un esito brillante e Mascagni diventa allievo di Ponchielli stesso
e di Michele Saladino, nonché compagno di studi e amico di Giacomo
Puccini. Nel 1885 interrompe
gli studi e inizia a girare l'Italia dirigendo le orchestre di alcune
compagnie di operetta, fra cui quella di Scognamiglio e Maresca. Si stabilisce quindi a Cerignola,
insieme alla moglie Lina in attesa di un figlio, e si mantiene
dirigendo la locale filarmonica, la banda e il Teatro Municipale. Nel 1889 partecipa a un concorso
indetto dall'editore Sonzogno per un'opera in un atto e ottiene il
primo premio su 73 concorrenti. Vince
con "Cavalleria rusticana", rappresentata per la prima volta
il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma. Opera
nuova, rivoluzionaria e, al tempo stesso, profondamente radicata nella
tradizione operistica italiana, la "Cavalleira" è un
successo popolare nel vero senso della parola, in quanto il
"popolo" si riconosce ampiamente nel racconto e nella
trattazione musicale. La
geniale novità formale di Mascagni è l'inserimento, nel preludio,
della "Siciliana", una serenata di compare Turiddu a Lola
non necessaria ai fini dell'azione, ma che cala immediatamente in modo
insieme poetico e realistico l'ascoltatore nell'ambiente dell'opera. Mascagni con i librettisti Menasci e
Targioni-Tozzetti , oltre a decretare la fama del suo autore, servirà
da modello a quasi tutte le opere degli anni immediatamente
successivi. Ritornato
nel 1890 a Livorno, Mascagni scrive "L'amico Fritz" (1891),
un lavoro che nasce dalla volontà del compositore di dimostrare di
poter scrivere un'opera anche senza avere a disposizione un testo
famoso come quello di Verga per la "Cavalleria rusticana":
il successo nel 1891 è trionfale, anche se momentaneo. Mascagni
è ormai soddisfatto economicamente e artisticamente quando, dopo aver
ottenuto trionfi in tutta Europa, viene nominato nel 1895 direttore
del conservatorio di Pesaro. Nel
1898 è la volta di una nuova opera su libretto di Illica,
"Iris": la difficoltà del soggetto, che ha scarsa azione
scenica, viene risolta dal musicista con la creazione di
"impressioni" drammatiche e passionali. Tre
anni più tardi con "Le maschere" il compositore ritorna a
una forma d'arte più tipicamente italiana e di matrice popolare. L'opera ha anche il contorno di
un'imponente operazione pubblicitaria: la prima rappresentazione
simultanea in sei città diverse, ma l'operazione ha un esito poco
felice. Tra il 1902 e
il 1903 Mascagni si imbarca in una tournée negli Stati Uniti, che si
rivela un parziale insuccesso, e, tornato in Italia, è costretto a
lasciare la carica di direttore del conservatorio di Pesaro in seguito
alle rimostranze per la sua lunga assenza.Dopo
"Amica" del 1905, dove il compositore paga il suo tributo al
sinfonismo tedesco, arriva nel 1911 un nuovo grande successo.Partito da Buenos Aires approda in seguito
a Venezia e a Milano: è "Isabeau", un'altra opera su
libretto di Illica. Nel 1913
Mascagni tenta il suo più ambizioso approccio alla cultura ufficiale
con "Parisina", che vanta la collaborazione di Gabriele
D'Annunzio e un esito discutibile. L'opera
è un insuccesso e la critica più "ufficiale" bolla il
"capobanda" Mascagni rinfacciandogli le sue origini
"plebee" non degne del melodramma elegante e puro. Mascagni ora vive a Roma, dove per
qualche periodo dirigerà il Teatro Costanzi, e ripescando un soggetto
abbandonato da Puccini crea la "Lodoletta" (1917), un'opera
delicata e gentile in contrasto con la tensione emotiva del periodo
bellico. Quattro anni
più tardi presenta "Il Piccolo Marat", che conserva tracce
della gentilezza della "Lodoletta" pur mantenendo l'ambiente
teso della "Parisina". L'insuccesso
dell'opera genera una crisi creativa nel musicista, che solo dieci
anni più tardi, nel 1932, si ripresenta al pubblico con la "Pinotta",
rifacimento della sua cantata giovanile "In filanda". Ma la crisi di Mascagni è la più
generale crisi del melodramma italiano: nel 1935 arriva la sua ultima
opera, il "Nerone", che mette praticamente in scena il suo
ormai difficile rapporto con il pubblico: é un'opera triste, dimessa,
di amara protesta e confusa tra tradizione e modernità, tanto confusa
che nessun editore vorrà pubblicarla. Dopo
di questa il silenzio, Mascagni viene dimenticato e la sua morte passa
quasi sotto silenzio: solo nel 1951 la sua salma viene solennemente
trasportata a Livorno. |