Varie associazioni pubbliche e private garantiscono, al giorno d'oggi, una discreta attività culturale. Una efficiente Pro loco promuove e sostiene le molte iniziative tese alla valorizzazione delle risorse del territorio, come anche le feste, le tradizioni e le manifestazioni che arricchiscono la vita della cittadina. In risalto anche la solerte presenza del Lions, istituzionalmente portato a dare input e forza a idee e progetti miranti a collegare Antrodoco alla realtà più ampia della cultura nazionale e a sviluppare concrete iniziative di solidarietà. Con i suoi tremila abitanti Antrodoco appartiene alla fascia demografica alta della provincia ed è tra le meno colpite dal fenomeno della deruralizzazione storica (1950 - 1970). Questo fattore sembra porre questo centro in una posizione privilegiata per esitare le tante prospettive di sviluppo che si stanno affacciando. La stessa Amministrazione Comunale attuale ha inserito nei propri programmi una strategia di sviluppo che fa leva sul passato per programmare un futuro di crescita culturale, turistica ed economica della città. Rientrando nel progetto: la creazione di un centro multimediale che, sfruttando le opportunità informatiche del presente e i tanti linguaggi della comunicazione, faccia da supporto alle scuole del capoluogo offrendo agli alunni nuovi spazi di fruizione culturale e consenta loro di colmare il gap tra l'istruzione scolastica e le innovazioni in atto nel mondo dell'elettronica; il termalismo, legato alla qualità delle acque storicamente riconosciuta - aspetta di essere ultimato e di entrare finalmente in funzione un complesso nel quale dovrebbero trovare applicazione le soluzioni terapeutiche legate alle proprietà delle acque - la sistemazione delle sponde del Velino nel suo tratto urbano in sintonia con il decoro urbano che qualifica la parte storica della città e, infine, l'attrezzatura dei percorsi montani che può essere connessa a termalismo per creare un polo salutistico di forte attrazione. Concorrono a dare vigore a tali ipotesi di sviluppo, i tanti e tradizionali eventi festivi, le altre molteplici iniziative contemporanee che, pur senza addentellati storici sono parimenti funzionali allo sviluppo del centro ma anche le tante consuetudini radicate, ricche di umanità come ad esempio, quella della "panarda" cioè la merenda all'ombra della pergola che si consuma con gli amici dei quali ha portato qualche appetitoso prodotto per rendere più allegro l'incontro. Naturalmente è la genuinità la regina della tavolata per cui i polli sono "casarecci", il prosciutto e i salumi provengono da maiali allevati come un tempo e il vino dimostra pienamente la sapienza enoligica del produttore. In questa usanza vanno visti i valori, segni e messaggi che fanno di questo convivio il luogo metaforico in cui si esplica l'essenza stessa della identità rurale. Dall'inventiva gastronomica delle massaie deriva il piatto della festa i famigerati "Stracci" la cui sagra si svolge generalmente nel mese di agosto e che si chiamano per la veste morbida, sono sottili crespelle di uova rotolate a cilindretti, che ricopre un gustosissimo ripieno. La tradizione culinaria antrodocana tuttavia non si ferma qui. Meno famosi ma ugualmente appetitosi i "pencarelli" e le "sagne" a la molenara piatti entrambi ormai poco usuali. La tradizione dolciaria è di tutto riguardo; ad esse appartengono la "copèta" o nociata, prelibatissima losanga di noci tritate spesse non più di un paio di millimetri e miele, avvolta da due foglie di alloro, la "mantovana" delicatissima e soffice, gli "amaretti" fatti con vera mandorla e la "pizza messa" di Pasqua. Altrettanto tipico e celebrato in una frequentatissima Sagra, il gelato artigianale cioè non soffiato, che diventa alla "castagna" in occasione della "Sagra del marrone antrodocano" nella quale sono celebrate  le qualità di questo frutto che ha pochi uguali in Italia. La vita religiosa della popolazione trova, nel corso dell'anno, parecchi momenti di devozione collettiva. Uno dei più tradizionali è la processione che si snoda lunghissima lungo la statale per l'Aquila, attraverso le gole di Antrodoco, per riportare la sacra effigie della Madonna delle Grotte nel Santuario omonimo dopo quindici giorni di permanenza nella chiesa di S. Maria Assunta dove era portata. Il perché di questa "traslatio" e di tale permanenza è probabilmente da ricercare nella fervida devozione popolare che, almeno per questo lasso di tempo, ancorché limitato, vuole avere la sacra effigie, tradizionale dispensatrice di grazie, a totale disposizione per pregarla e venerarla direttamente e convenientemente, data la lontananza del Santuario. Di tradizione secolare anche la Fiera di S. Anna, a luglio, che raccoglie espositori della provincia di Rieti ma anche delle regioni con termini, Marche e Abruzzo. Gli spazi riservati allo sport e al tempo libero lasciano chiaramente capire l'importanza che attualmente viene data a questa attività. Oltre i percorsi montani, già menzionati, esiste un Palazzetto dello Sport per basket e volley, campi da tennis, calcio e calcetto, una piscina e per finire una pista per sci di fondo. Ha carattere costante una mostra di pittura dedicata al maestro Lyn Delija che in città ha fatto numerosi proseliti e che si è certamente mossa sull'onda di una tradizione aperta da un grande maestro delle arti figurative, quel Carlo Cesi, già ricordato e che a sua volta si giovò di una tradizione familiare, essendo lo stesso padre pittore ed incisore come lo sarà un suo fratello. Senza effettuare panegirici o enfatizzazioni, all'opera del Cesi (1622 - 1682) vanno riconosciuti meriti che vanno aldilà dei requisiti artistici che connotano la sua opera. E' un artista la cui dimensione è nazionale proprio perché incisioni e disegni, affreschi e dipinti, definiscono qualità d'eccellenza ma anche perché la sua ricerca si muove storicamente attraverso il barocco fino ad esiti classicisti quando, in polemica con gli eccessi stilistici del Barocco stesso, propende per il classicismo ma al contempo adegua, ai nuovi portati dell'arte, il proprio stile. E' pertanto nodale questa sua posizione, paradigmatica di un clima di transizione che investe non solo l'Italia e che lo rende interessante anche su un piano  prettamente culturale. La tutela dei beni ambientalistici e paesaggistici trova in  Antrodoco una risposta adeguata nel decoro urbano che contraddistingue questo centro in cui alcune strade sono pavimentate in selciato bianco e insieme alle altre attraversano filari di case piuttosto omogenei. Intonaci, finiture di facciate, cromatismi, offrono un'immagine della città storica, lontana dalle forme di degrado lamentabili spesso in altri centri della provincia. La memoria e il presente appaiono, in questo contesto, in piena armonia. Nel luglio del '95, è nato ad opera di una ventina di giovani antrodocani il gruppo teatrale "Il Carrozzone" iscrittosi immediatamente al T.A.I. (teatro amatoriale italiano). La prima operazione compiuta è stato il rifacimento, in vernacolo antrodocano, de "La racchia rapita", una divertente rappresentazione in due atti ambientata nel medioevo e ricca di boutades. L'iniziativa merita ogni plauso e ogni incentivazione in quanto una piccola compagnia filodrammatica può aprire in una cittadina come Antrodoco spazi culturali insoliti e ricchi di prospettive. Ha conseguito un immediato riconoscimento essendo stata invitata come compagnia alla rassegna del teatro dialettale sabino svolto al teatro Flavio di Rieti nella stagione teatrale '95/'96. Nato più di cinquant'anni fa ma ricostituitosi di recente, il gruppo folk "Ndreocu nostru" si compone di quindici coppie di danzatori che si esibiscono al suono di organetti. I balli sono quelli propri della tradizione popolare nazionale, in questo centro abbastanza diffusi sono il saltarello, il ballo della conca, la quadriglia, la polka tutti eseguiti in costume. La valenza demologica della proposta sta nella scoperta di un mondo coreutico musicale proprio della civiltà contadina e nel rappresentarlo facendo spettacolo, creando cioè per il pubblico figure e passi che, richiamandosi a quelli del passato, ne elevano tuttavia il livello espressivo e ne trasmettono chiaramente i valori simbolici.