Queste brevi note vogliono portare un punto di vista ambientalista (non necessariamente la posizione ufficiale delle associazioni presenti sul territorio) come contributo al dibattito pubblico sul futuro di Grassina. Elementi principali di questo dibattito sono indubbiamente il progetto preliminare presentato dallo studio professionale incaricato dal Sindaco di elaborare una variante generale al piano regolatore, ed il documento "Tesi su Grassina" redatto da un raggruppamento di movimenti politici e associativi locali.
Innanzitutto non si può fare a meno di ricordare (se non altro, per non ripetere gli stessi errori) che i principali problemi di cui oggi soffre Grassina sono originati dalla sua espansione repentina e disordinata avvenuta nei decenni scorsi, quando si è attuata la cementificazione di un'area di molte volte più grande del paese esistente, senza curarsi dell'impatto ambientale e paesaggistico, e senza prevedere le strutture urbanistiche (viabilità, opere pubbliche) e sociali (servizi, tessuto commerciale) adeguate.
Se si vuole invertire questa tendenza e porre rimedio ai problemi esistenti occorre:
Innanzitutto, fermare ogni ulteriore espansione dell'abitato, riconoscendo la vocazione agricola e il valore paesaggistico delle aree adiacenti al paese; in pratica, questo significa attuare la promessa, ma mai realizzata, riperimetrazione del centro urbano nel Piano Regolatore, e ripristinare il vincolo paesaggistico su tutte le zone non edificate.
Progettare un sistema di trasporti pubblici in corsia protetta che costituisca un'alternativa efficace all'uso del mezzo privato per i collegamenti con Firenze
Rendere vivibilità al centro del paese allontanandone il traffico sia locale che di attraversamento con una viabilità alternativa. È evidente che senza questo provvedimento qualunque progetto di riqualificazione del centro urbano e commerciale di Grassina si risolverebbe in uno spreco di tempo e di risorse. Si tratta quindi di realizzare una variante stradale efficace, a costi accettabili, e con il minimo impatto sull’ambiente. Indubbiamente non è semplice conciliare queste esigenze. (Ad esempio, se tenere il tracciato troppo vicino alle abitazioni arrecherebbe disagio, allontanarlo troppo significherebbe di fatto degradare tutto il territorio tra l’abitato e la strada, che verrebbe a trovarsi isolato dalla campagna e quindi -come innumerevoli esempi insegnano- destinarlo ad essere di fatto urbanizzato negli anni futuri). Qualche considerazione più in dettaglio:
tutti i progetti di variante presentati negli ultimi anni hanno dei punti di innesto troppo distanti dall’abitato sia a monte che a valle, con il duplice difetto di sacrificare troppo territorio e di non essere in grado di allontanare dal centro del paese il traffico locale. A nostro parere, occorre prendere in seria considerazione l’ipotesi di una soluzione realizzabile in tempi brevi e con costi contenuti che potrebbe costituire il primo tratto della variante, e che è quella di una "bretella" che congiunga i due estremi dell'abitato (più o meno l'incrocio tra la via Chiantigiana e via di Campigliano, verso Firenze, e tra la stessa strada e via di Tizzano, verso il Chianti) passando sulla riva destra dell'Ema; a questo scopo sarebbero utilizzati gli spazi aperti tra il torrente e la collina, cogliendo l’occasione per ristrutturare e riqualificare le aree pubbliche, sportive e ricreative esistenti e per ricavare lo spazio anche per un parcheggio e per nuovi servizi, nonché un accesso pedonale al centro del paese.
al contrario, la soluzione di viabilità alternativa proposta dallo studio professionale appare inaccettabile, sia perché danneggerebbe un territorio collinare di valore (la collina tra la Costa al Rosso e Bubè) sia perché riverserebbe una parte considerevole del traffico sulla viabilità minore (via Tegolaia e Pian di Grassina), assolutamente inadatta allo scopo, che anzi già soffre di eccessiva congestione. Ma soprattutto questa soluzione non permetterebbe di eliminare il traffico di attraversamento dal centro (piazza Umberto I e strade circostanti) rendendo così inutile ogni progetto di risistemazione dell'area e del suo uso per mercati, manifestazioni, etc.
Dedicare maggiore attenzione al territorio che circonda il paese, il cui valore agricolo, storico ed estetico costituisce anche una risorsa economica di primaria importanza per la nostra comunità. Occorre quindi arrestarne il degrado, adottando provvedimenti di sostegno all’agricoltura tradizionale e biologica; stabilendo norme urbanistiche speciali per il rispetto del paesaggio (ad esempio, con sistemi di illuminazione pubblica di basso impatto); intervenendo con decisione contro l’abusivismo edilizio (che danneggia un bene di tutti per il vantaggio di uno solo); e recuperando la viabilità storica (strade vicinali e poderali) per un uso pedonale e ciclabile nel rispetto della proprietà e della sicurezza.