L’ACQUA POTABILE PESCATA A 150 METRI È SICURA, MA NELL'AREA EX SARONIO NON SI POSSONO USARE POZZI PER LA PRESENZA DI AMMINE LA EX BROGGI IZAR ORA NON FA PIÙ PAURA FINITA LA BONIFICA,MA IL SOTTOSUOLO DELLA CITTÀ È PIENO DI VELENI Melegnano disinnesca un’altra “bomba ecologica”: il sindaco Nino Dolcini ha comunicato ufficialmente, in occasione dell’ultimo consiglio comunale, la conclusione delle operazioni di bonifica della ex Broggi Izar, fabbrica specializzata in posateria e metalmeccanica, ma anche nella lavorazione di metalli preziosi e trattamenti galvanici, che occupava oltre 80 mila metri quadrati in riva al Lambro, un’area che per 33 mila viene destinata a nuove case. «Anche alla Broggi commenta al proposito Dolcini c’erano problemi per la prima falda acquifera : un tempo gli scarichi industriali non venivano trattati adeguatamente, quando andava bene c’erano, al massimo, vasche di decantazione». Ma pericoli per le acque sotterranee di Melegnano sono arrivati da diversi insediamenti industriali, al punto che, prima ancora del recente ok dell'Arpa per le “grandi pulizie” alla ex Broggi, dall’Asl era arrivata anche una rassicurazione sui molti problemi del sottosuolo di Melegnano, vittima dell'industrializzazione dei tempi in cui non si sapeva (o faceva comodo) quanto fossero velenose molte sostanze chimiche. In una lettera al municipio, via Maestri certifica che l’acqua potabile non desta nessuna preoccupazione per la salute. «Tutti i pozzi attualmente in esercizio per l’acquedotto attingono alla “terza falda”, a circa 150 metri di profondità, e inoltre si trovano all’esterno del perimetro dell’area inquinata della ex Saronio, e “a monte” rispetto alla direzione del flusso dell'acqua di falda», spiegano dal settore igiene degli alimenti e nutrizione dell'Asl. I veleni, invece, si trovano nella prima e seconda falda, che si trovano a profondità comprese tra meno 3 e meno 60metri. Lo scorso anno il sindaco firmò un’ordinanza per vietare l’impiego di pozzi privati, nel perimetro dell'area da bonificare ex Saronio, per la possibile presenza di ammine aromatiche. E una di queste sostanze, le “aniline” che venivano prodotte nella fabbrica di coloranti e armi chimiche, era stata trovata dal’Asl nel pozzo, da tempo escluso dall'acquedotto, di via fratelli Cervi: 0,47 microgrammi di ditoluidina per litro, contro il limite di legge di 0,35. «Tutti i pozzi per uso potabile erano soggetti a filtraggio a carboni attivi da oltre 10 anni aggiungono dall'Asl , e quindi dai rubinetti è sempre uscita acqua controllata, pulita e sicura ». Attualmente il pozzo di via Maestri e un altro in via Giardino, che attingono in seconda falda, sono messi “in spurgo”: la loro acqua viene buttata subito in fogna. Sono dotati di impianti a carboni attivi per poterli collegare alla rete, previa depurazione, in caso di fabbisogno. In passato c’erano stati inquinamenti della prima falda causati da una lavanderia e anche dai carburanti usciti dai serbatoi di un distributore in centro, mentre gli antibiotici che scendono a valle dal polo di Rodano (sito di bonifica di interesse nazionale) hanno risparmiato Melegnano. I danni della ex Saronio, però, sono ancora oggetto di indagine nel corso della bonifica: si cercherà di capire fino a che punto le ammine cancerogene finite nel terreno potrebbero, magari attraverso pozzi perdenti, compromettere il “tesoro” sotterraneo dell’acqua diMelegnano e Cerro. (tratto da "il Cittadino" del 30 marzo 2006)