INGRID  BERGMAN

È nella leggenda del cinema, ma non è mai stata una vamp. È nella storia della celluloide per il bacio più lungo dello schermo in Notorius, film girato nel 1946 dal quel mago che era Alfred Hitcock, ma le sue scene d'amore sono definite dai critici di "struggente intensità". Ha recitato nelle parti più diverse: spia, amante, è stata una donna sentimentalmente inquieta, anticonformista per i tempi che correvano, ma niente in lei suscitava l'idea del sex symbol peccaminoso, anche se le pettegole di Hollywood si scatenarono al tempo del suo amore con il regista italiano Rossellini. Esordisce sullo schermo, nella natia Svezia, a diciannove anni. Hollywood la scrittura e nel 1939 ecco il successo mondiale con il primo film "Intermezzo", nel quale offre una grande prova di bravura. Lo aveva già interpretato in patria nel 1937, ma si trattava di una pellicola poco conosciuta e inedita in Italia. È sposata con un medico, Lindstrom, e ha una figlia, Pia. Dal 1940 al 1948 è la più acclamata attrice di Hollywood, soppiantando la fama della connazionale Greta Garbo. I film nei quali recita sono capolavori senza tempo. Tanto per citarne qualcuno Casablanca del 1942, Per chi suona la campana del 43, Angoscia nel 1944 per il quale avrà l'Oscar. E poi Saratoga, Io ti salverò, Arco di trionfo ecc. nel frattempo, porta sulle scene Giovanna d'Arco di Maxwell Anderson, di cui nel 1948 interpreterà anche la prima versione cinematografica con la regia di Victor Fleming. Conosce il regista italiano Roberto Rossellini che l'ha scelta per Stromboli e scoppia la passione. La sua prova cinematografica è stupenda, ma il film non fu capito in Italia e in America è boicottato. Non le si perdona di avere abbandonato il marito e la figlia. Si stabilisce in Italia, ha tre figli, sposa Rossellini Recita in film che, pur essendo capolavori, più o meno seguono la vicenda del precedente. Lei è rimpianta come attrice hollywoodiana, lui come il regista di Paisa'. È sempre più difficile per Rossellini ottenere finanziamenti. L'amore finisce, e Ingrid torna a recitare a Parigi, interpreterà film con Renoir, nel 1957 vince un meritatissimo secondo Oscar con Anastasia. A solo sessantasette anni morirà stroncata da quello che pietosamente si chiama male incurabile.

Ingrid non era una donna forte. Sapeva farsi forza in caso di necessità, ma aveva bisogno di qualcuno cui appoggiarsi, un uomo naturalmente. Non era necessario che fosse anziano, basta che le desse l'impressione della stabilità. Era un miscuglio di spontaneità e calcolo, era matura e infantile, intelligente e anche un pochino scaltra nell'approfittare delle situazioni. Apparentemente calma, anche materna, i figli le davano l'impressione della stabilità; era soggetta a colpi di testa per entusiasmo. Coglieva al volo odori, colori, sfumature, era molto umana nei sentimenti e nelle cedevolezze. Il suo fascino era tutto in questo: essere una splendida professionista e un essere umano. Era il fascino della normalità colorata dall'intelligenza e dalla partecipazione che metteva in tutto quello che faceva, con quel pizzico di riserbo che il segno d'appartenenza le regalava.

 

Torna alla pagina precedente