Luisa Spagnoli

 

Luisa Spagnoli morì giovane, a cinquantasette anni, nel 1935, dopo una vita intensissima: un fuoco di fila di invenzioni creative che avevano portato alla nascita di due importanti industrie italiane, la Perugina e la Spagnoli.

Luisa era una bella donna, dotata di una personalità carismatica, di un fascino che la rendeva capace di far fare agli altri tutto quello che voleva. Di origine meridionale, di famiglia povera, sposò giovanissima un giovane di Assisi: una visita dei due sposi ad una fiera di paese, dove videro una macchina per fabbricare confetti, fu all’origine della sua prima creazione, una piccola produzione artigianale di confetti in una stanza in affitto nel centro di Perugia. Le cose presero subito una buona piega. Luisa ribolliva di progetti, ma per ingrandirsi c’era bisogno di investitori, e lei li trovò. Fra questi, che la aiuteranno a fondare la Perugina, ci sono i Buitoni, che rimarranno poi sempre suoi soci nell’industria dolciaria. La nuova fabbrica di dolci moltiplica di continuo la varietà dei prodotti: cioccolata, cioccolatini, caramelle. Tutti nati dall’inventiva di Luisa, che li inventa e li sperimenta perfe­zionandoli con continui passaggi. Il suo palato sensibilissimo le permette di cogliere le minime sfumature di gusto, di dosare perfetta­mente gli ingredienti. Nascono così il cioccolato fondente Luisa e i cioccolatini ripieni, i baci, così buoni da essere in grado di fare concorrenza al cioccolato svizzero.

Come l’industria dolciaria nasce dal suo infallibile istinto nel creare i prodotti e dalla sua fantasia, così l’industria dell’abbiglia­mento trova origine nella sua passione per gli animali. La sua villa ne è piena, c’è anche una scimmia dispettosa; ma non le basta. Luisa ha sentito che in Inghilterra tengono liberi nei parchi i conigli d’angora, e ne fa arrivare qualcuno. Sono gli anni dell’autarchia, la lana è poca e Luisa, carezzando il lungo pelo dei conigli, comincia a concepire un altro progetto: filarlo, dal momento che è lungo e soffice più di quello delle pecore. Si informa: qualcuno le dice che in Inghilterra viene filato. Prova, e ottiene un filato un po’ rigido che, per inesperienza, tinge solo dopo averne fatto un giacchetto in prova, che è venuto brutto e duro. Il caldo e il vapore della tintura, invece, gli daranno la morbida consistenza che oggi attribuiamo alla lana di angora. Subito parte con una piccola manifattura, e per lanciare il nuovo filato, fa confezionare giacchette d’angora che infila come sorpresa nelle uova di Pasqua. Ma la morte la coglie all’inizio di questa nuova impresa, che sarà poi realizzata dal figlio e porterà il suo nome.

Torna alla pagina precedente