JUDI  BARI

C’erano i Redwood Giants, meravigliose sequoie millenarie delle foreste al nord della California, e le multinazionali del legno che le abbattevano a ritmi feroci, e gli ecologisti radicali di Earth First! che inserivano nei tronchi sbarre di acciaio capaci di spaccare le moto-seghe — il micidiale Tree spiking. C’era anche Judi Bari, ex studen­tessa dell’università del Maryland cresciuta fra le rivolte contro la guerra del Vietnam, pacifista gandhiana, sindacalista, una solida ragazza dai capelli alla Joan Baez prima maniera, che viveva con due figlie piccole facendo il falegname e militando in Earth First!, ma in tutta autonomia.

Quando nel 1987 un carpentiere rimane ferito seriamente mentre taglia un ceppo sottoposto a spiking, Judi va a trovanlo e ne esce con una convinzione: basta con i metodi macho, violenti, segreti, basta con il fondamentalismo che per proteggere gli alberi colpisce le persone. Antiideologica, tatticamente smaliziata, attacca con durezza l’ala intransigente, proponendo il passaggio a forme di lotta non violenta come il rimboschimento illegale, le ostruzioni pacifiche, l’occupa­zione degli alberi; nel frattempo cerca di mediare fra operai esasperati e ambientalisti. Dopo tre anni di scontro, il movimento californiano cambia fisionomia. Il Tree spiking è messo definitivamente al bando, Judi diventa la leader più carismatica di Earth First! Diventa anche il bersaglio delle corporazioni, dell’Fbi. della stampa locale che la tratta da residuo hippie, di fanatici che le indi­rizzano minacce di morte a decine.

Nel maggio 1990 (sta preparando Redwood Summer, la prima campagna di disobbedienza sul modello dell’estate dei diritti civili al sud) una bomba al tritolo fa saltare la sua automobile, in ospedale. Settimane fra la vita e la morte, si vede notificare un mandato di arresto per trasporto di esplosivo a scopo terroristico: l’iniziativa è di Richard Held, dirigente Fbi e da vent’anni uomo dei ‘giochi sporchi’, sospettato di varie montature giudiziarie e di legami con gruppi para­militari. Mal architettata, stavolta l’accusa cade, l’inchiesta si trascina. Ma ora tocca all’appena ristabilita Judi: denuncia Held per arresto ille­gittimo e negligenza investigativa, indaga sui suoi rapporti con un gruppo armato sostenuto dalla compagnia Pacific Lumher, ricorre contro la sua richiesta di immunità, riesce a fare del procedimento una battaglia politica. Quando il caso Bari/Held raggiunge i media nazionali, si torna a parlare delle devastazioni delle multinazionali e di Earth First!, ma anche della giustizia e dei limiti da porre all’im­munità.

La storia finisce male, con Judi che muore nel 1997 senza aver ottenuto giustizia, mentre segherie, cantieri edili e orridi mobilifici continuano a divorare il legno rosso, e una parte dell’ambientalismo resta ancorata a metodi semicospirativi. Ma non male del tutto: se la lotta è non violenta e il fondamentalismo bandito, è anche perché le anarchiche eco-punk surfiste vegetariane che si danno il turno a vigilare sulle ultime sequoie, riconoscono come madre simbolica Judi Bari, che amava gli alberi ma non soltanto.

 

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