NEWSLETTER dell'8 dicembre 2002
NEWSLETTER del Collettivo Studenti di Giurisprudenza in
Lotta di Napoli
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Risposte ad alcune domande sulla "Riforma"
DIRITTO ALLO STUDIO: CHE FINE HA FATTO LA MENSA?
PRESIDIO DEI LAVORATORI DELL'E.Di.S.U. Napoli 1, domani alle ore 11, davanti
alla Giunta Regionale
UN ALTRO BUCO NEL MURO...DEI CREDITI: il nostro volantino contro lo sbarramento
dei 48 crediti per l'iscrizione al secondo anno accademico
LA RIFORMA UNIVERSITARIA NELLA FACOLTA' DI GIURISPRUDENZA DI NAPOLI:
articolo inviato al giornalino del Collettivo di Giurisprudenza dell'Università
"La Sapienza" di Roma
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Parecchi studenti ci hanno scritto, ponendoci domande sulla "Riforma
Universitaria".
Ecco qui alcune risposte:
1) Per quanto riguarda il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento,
le norme nazionali (riportate sul nostro sito nella sezione "fonti
normative") sulla "riforma" non dicono assolutamente nulla.
Per cui, nell'ambito dell'autonomia didattica, ogni ateneo si è
regolato in modo diverso: da noi, ad esempio, si è deciso di mantenere
in funzione i corsi del vecchio ordinamento fino ad esaurimento studenti
(a meno che Senato Accademico e Consigli di facoltà non decidano
diversamente in futuro...); altrove si è stabilito che i vecchi
corsi si estingueranno entro un certo numero di anni (spesso senza specificare
che fine faranno gli studenti del vecchio ordinamento che non si sono
laureati entro questo termine...); e così via...
Spesso, queste decisioni sono dettate anche dal tenore delle proteste
degli studenti.
2) Le leggi e i decreti nazionali non dicono nulla nemmeno su eventuali
"sbarramenti" per l'iscrizione agli anni di corso successivi
al primo o sui criteri per l'accesso ai corsi di laurea specialistica.
Su questo argomento vi invitiamo a leggere i documenti pubblicati su questo
numero della Newsletter, nonché la nostra "controguida"
di prossima pubblicazione.
3) La normativa nazionale tace anche sul riconoscimento degli esami svolti
da chi si reiscrive all'università, dopo aver abbandonato gli studi
per diversi anni.
Dato che gli spot pubblicitari di istituti privati, che sbandieravano
questa possibilità, sono stati confermati da autorevoli quotidiani,
l'unica conclusione possibile è che anche qui i singoli Atenei
e le Facoltà si sono regolate ciascuno in modo diverso, nell'ambito
dell'autonomia didattica.
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Presidio dei lavoratori dell'E.Di.S.U. Napoli 1 , in lotta contro i tentativi
di messa in esubero, domani, lunedì 9 dicembre, alle ore 11, davanti
alla sede della Giunta Regionale!
Ecco il volantino distribuito dai Collettivi Universitari al presidio
organizzato martedì 4 dicembre, davanti alla sede della Giunta
Regionale, dai lavoratori dell'E.Di.S.U. Napoli 1 , in lotta contro i
tentativi di messa in esubero.
CHE FINE HA FATTO LA MENSA?
La mensa centrale della Federico II sita in via Mezzocannone è
chiusa ormai da un anno.
Motivazione ufficiale: adeguamento della struttura alle norme di sicurezza
previste dalla legge 626. Durante lo scorso anno accademico gli studenti
si mobilitarono con una serie di iniziative (autogestione della mensa,
occupazione dell'E.D.I.S.U., presìdi vari sotto la Regione e il
corteo del 13 Dicembre) perché sapevano che la paventata chiusura
nascondeva in realtà altre motivazioni, e cioè la la privatizzazione,
e che avrebbe portato alla chiusura per lungo tempo di questo fondamentale
servizio, così come è successo alla mensa di Ingegneria
chiusa da oltre 3 anni per lo stesso motivo (adeguamento alla 626).
Le nostre previsioni purtroppo si sono avverate: ad oggi, non si sa quando
i lavori saranno terminati (ma sono iniziati ?), quando noi studenti potremo
di nuovo usufruire di un servizio che paghiamo a peso d'oro con una lauta
tassa regionale e quando potranno ritornarvi i lavoratori che lì
erano impiegati.
Bisogna tener presente alcune cose:
- La chiusura della mensa si inserisce in un ambito più generale
che riguarda la privatizzazione del diritto allo studio e dei servizi
ad esso connessi;
- Attualmente, attraverso un sistema di convenzioni ad esercizi privati
(con soldi pubblici) il servizio mensa è stato sostituito da trattorie
malamente dislocate che non hanno la possibilità di soddisfare
l'intera utenza (ognuna ha una capacità di circa 150 pasti a fronte
degli oltre mille erogati dalla mensa centrale);
- Quanto si è appreso da fonti autorevoli circa un esubero di lavoratori
dell'E.D.I.S.U. Napoli 1 non risulta vero: i lavoratori ci sono ma sono
stati dislocati nei vari poli universitari poiché sono stati sospesi
proprio i servizi a cui loro erano stati destinati (le mense, appunto).
E' mai possibile che di fronte a tale situazione la mensa continui a
restare chiusa? Quando termineranno tali presunti lavori? Ma sono mai
iniziati? E quale sarà la sorte di coloro che una volta vi lavoravano?
L'attacco ai nostri diritti si dispiega ormai in maniera precisa: nei
giorni scorsi il tentativo di chiudere definitivamente e privatizzare
la mensa dell'Orientale è stato bloccato da una consistente mobilitazione
degli studenti e dei lavoratori che hanno capito l'importanza di difendere
con la lotta un fondamentale diritto.
E' necessario tornare a discutere e mobilitarsi perché la mensa
non ci venga tolta per sempre; la mensa chiusa è un ulteriore spazio
sottratto a noi studenti.
COLLETTIVO LETTERE collettivolettere@hotmail.com
COLLETTIVO "STUDENTI DI GIURISPRUDENZA IN LOTTA"
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UN ALTRO BUCO NEL MURO...
...DEI CREDITI
In base alle direttive di accordi europei è stato istituito il
sistema dei CREDITI (CFU: credi formativi universitari). Ogni credito
corrisponde a 25 ore di studio tra casa e "scuola". Quando vi
hanno parlato di "riforma Zecchino" era a questo che si riferivano.
Probabilmente avrete anche sentito da voci autorevoli che nel testo della
riforma si richiede che lo studente collezioni un tot numero di tali crediti
per poter iscriversi e sostenere gli esami del secondo anno (accessibili
invece nel vecchio ordinamento).
MENZOGNA!!!
I crediti esistono e fanno parte di un meccanismo, definito "aziendalizzazione
universitaria". Ma il "muro dei crediti", come in gergo
universitario viene chiamato lo sbarramento del secondo anno, è
opera autonoma del nostro consiglio di facoltà, dei nostri professori,
che hanno deliberatamente deciso di ostacolare la formazione dello studente.
CI DICONO CHE DOBBIAMO DARE ESAMI PER 48 CREDITI (un totale di 1200 ore
di studio) PER POTERCI ISCRIVERE AL 2° ANNO, quando Istituzioni di
Diritto Privato ne vale solo 12 (300 ore di studio).
Ma non solo ci impongono un tale trattamento da soma. Agli esami ci bocceranno:
i nostri cari professori sono esigenti; e dato che dovremo preparare 4
esami per sessione, o ci accontenteremo di un bel 18 (l'assegnazione dei
crediti è indipendente dal voto d'esame) o dovremo pagare i soldi
dell'iscrizione...di nuovo al primo anno!
Le conseguenze di tutto questo sono 2:
1. Gli studenti che non hanno il culo parato economicamente dai papà
sono costretti, per quanto validi, ad accettare medie del 20 (dequalificazione
della forza lavoro, che può così essere assunta a prezzi
più bassi dai vari Berlusconi italiani e stranieri).
2. Chi ha i money ristagna al primo anno ma con medie del 30 (essi i voti
li possono anche rifiutare, sempre che non siano raccomandati) ed accedere
ai vari concorsi a cui noi tutti aspiriamo e dobbiamo poter aspirare.
IL CONSIGLIO DI FACOLTA' PUO' E DEVE ABBATTERE IL MURO DEI CREDITI.
LA FACOLTA' NON SONO LE LORO MAESTA':
LA FACOLTA' SIAMO NOI.
EPPURE NON PARE CI ABBIANO MAI CHIESTO NIENTE.
INSEGNAMOGLIELO!
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Questo è il testo dell'articolo da noi inviato al giornalino del
Collettivo di Giurisprudenza dell'Università "La Sapienza"
di Roma:
LA RIFORMA UNIVERSITARIA NELLA FACOLTA' DI GIURISPRUDENZA DI NAPOLI
Per anni, anche qui a Napoli, abbiamo studiato leggi e documenti sulla
riforma universitaria per cercare di capire cosa avrebbe provocato nella
vita degli studenti e della facoltà, ed abbiamo portato avanti
campagne di protesta e sensibilizzazione.
Oggi, dopo poco più di un anno dalla sua entrata in vigore, assistiamo,
ma non da spettatori, a cosa vuol dire vivere nell'università riformata;
assistiamo alle conseguenze che l'introduzione del sistema dei crediti
comporta nella vita quotidiana degli studenti, e impostiamo il nostro
lavoro e la nostra protesta su rivendicazioni concrete, anche se molti
interrogativi restano.
Ritenevamo che l'esigenza di quantificazione delle ore di studio, legata
all'applicazione del sistema dei crediti, avrebbe comportato l'introduzione
dellobbligo di frequenza, ma così non è stato, probabilmente
per problemi di carattere meramente materiale, in quanto la nostra facoltà
non dispone di aule in numero sufficiente per garantire la partecipazione
di tutti gli studenti alle lezioni. In realtà questa assenza è
compensata dallabitudine dura a morire di molti professori di raccogliere
le presenze durante le lezioni, con ovvio pregiudizio di tutti coloro
che non possono essere studenti full-time, o perché costretti a
lavorare per potersi pagare gli studi o perché pendolari e quindi
vittime dello smantellamento del diritto allo studio nella nostra regione.
A Napoli le mense universitarie sono state quasi tutte chiuse a tempo
indeterminato; le residenze universitarie offrono solo 230 posti letto
per circa 150.000 studenti ed i bandi di concorso sono chiusi ormai da
tre anni; e per finire lanno scorso quasi il 50% degli studenti
che hanno presentato domanda per la borsa di studio è stato dichiarato
idoneo non assegnatario. Lo smantellamento dei servizi che dovrebbero
rappresentare un diritto degli studenti ed i considerevoli tagli ai fondi
riservati alle borse di studio sono strumentali ad un progetto di riforma
che vuole creare (e sta già creando) ununiversità
d'élite, portando avanti una spietata selezione di classe.
In realtà la riforma ha pensato anche agli studenti part-time,
ovviamente in un'ottica aziendalista, prevedendo per loro un percorso
formativo ad hoc, attraverso una vera e propria contrattualizzazione individuale
tra studente e facoltà, in cui lo studente sottoscriverà
il suo impegno a completare il percorso di studio in tot tempo, dando
tot esami all'anno, in cambio di agevolazioni sulle tasse a partire dal
primo anno fuori corso. Facendo parte di una facoltà di giurisprudenza
conosciamo le conseguenze legate all'inadempienza contrattuale, ma cosa
succederà allo studente che non potrà rispettare il suo
contratto con la facoltà? A parte questo è già di
per sé mostruoso pensare che un percorso di formazione e crescita
interiore possa essere imbrigliato in schemi contrattualistici.
Il collettivo sta lavorando alla preparazione di un opuscolo per dare
a tutti gli studenti un quadro completo di cosa vuol dire vivere in un'università
riformata. In questo opuscolo abbiamo analizzato il sistema dei crediti
formativi non solo nei suoi risvolti pratici, ma anche sotto il profilo
della mercificazione della cultura che ne consegue; stiamo cominciando
ad analizzare i cambiamenti che lautonomia didattica e finanziaria
producono sulla formazione degli studenti, ed ovviamente poi analizziamo
il vasto campo del diritto allo studio, che vive qui in Campania una situazione
di crisi particolare.
Nell'analisi che stiamo realizzando un contributo fondamentale ci è
dato da ragazzi che si sono immatricolati lo scorso anno, e che quindi
vivono giorno dopo giorno sulla loro pelle la realtà di questa
nuova università, sperimentando di persona le conseguenze della
"riforma".
Comunque l'opuscolo contempla un argomento che tocca da vicino anche gli
studenti del vecchio ordinamento, ossia le famose scuole di specializzazione
per laccesso alle professioni legali: attualmente sono obbligatorie
solo per il concorso in magistratura, ma con ogni probabilità lo
diventeranno presto anche per avvocatura e notariato (l'ordine dei notai
fa già da anni pressioni in questo senso); il costo di iscrizione
si aggira complessivamente sui 6500000 delle vecchie lire ed al momento
non sono previste borse di studio; infine, queste scuole sono a numero
programmato, una versione "soft" del numero chiuso.
La distribuzione dell'opuscolo, già anticipata da una giornata
di controinformazione in occasione della presentazione dei corsi alle
matricole, sarà l'occasione per lanciare la campagna su uno dei
punti fondamentali su cui intendiamo spenderci questanno, ossia
labbattimento dello sbarramento di 48 crediti per l'iscrizione al
secondo anno. Sono molti gli studenti del 1° anno che non sono riusciti
a raggiungere il numero di crediti richiesto e sono stati così
costretti a ripetere il primo anno: dovranno perciò passare l'anno
accademico che sta iniziando praticamente parcheggiati, in quanto non
potranno seguire i corsi e sostenere gli esami del 2°anno (tra l'altro
nella nostra facoltà non c'è stata nemmeno la semestralizzazione
dei corsi). A parte i disagi immediati per gli studenti, la questione
dello sbarramento, e dei crediti in generale, si ricollega a domande per
noi ancora senza risposta riguardo ai criteri d'accesso al biennio necessario
per conseguire la laurea specialistica. Essendo i criteri di accesso a
questa fase del percorso formativo ancora ignoti, ci chiediamo e lavoriamo
per sapere se la discriminante si baserà sul voto di laurea (che
ovviamente è penalizzato da una corsa contro il tempo per superare
lo sbarramento) o piuttosto sul numero di anni impiegati per conseguirla
(e qui i crediti lo sbarramento la fanno ancora da padroni).
Con la controinformazione speriamo di riuscire a sensibilizzare un numero
sempre maggiore di studenti, anche se comprendiamo che più si va
avanti più diventa difficile raggiungere questi obiettivi: vivere
nelluniversità riformata sottopone lo studente ad un costante
abbrutimento; nella lotta per la sopravvivenza tra un credito e laltro
è sempre più faticoso ritagliarsi spazio e tempo per approfondire
tematiche che vanno oltre il programma desame, per riuscire a confrontarsi
sui problemi della facoltà oltre che subirli...
Le battaglie dellanno scorso per le Residenze universitarie (siamo
riusciti, insieme agli studenti fuori-sede e ad altri collettivi universitari,
ad impedirne la chiusura voluta dallE.Di.S.U.), ci hanno mostrato
chiaramente quanto sia importante, nelle lotte universitarie e nella lotta
politica in genere, rapportarsi direttamente ai soggetti sociali di riferimento:
nessuna vertenza può essere efficacemente portata avanti senza
la mobilitazione, in prima persona, dei diretti interessati. Altrimenti,
si rischiano di portare avanti sterili iniziative di piccolo gruppo o
di far calare le concessioni agli interessati dall'alto, burocraticamente,
senza presa di coscienza.
Un discorso analogo vale per le lotte aventi contenuti più propriamente
politici: gli studenti delle Residenze, partendo dai loro problemi più
immediati, sono riusciti a maturare coscienza della propria condizione
e, da qui, della condizione di altre categorie di precari, come i lavoratori,
i disoccupati, gli immigrati. Lungi dal costituire un freno ad un allargamento
degli orizzonti di lotta, sono state proprio le vertenze sui problemi
che li toccavano più da vicino a dare agli studenti la misura reale,
e non astratta, di cosa significa "precarietà", e di
cosa significa lottare contro la precarietà; sono state proprio
queste vertenze a dare inizio a una presa di coscienza che andasse al
di là delle tematiche esclusivamente studentesche.
Queste sono, perciò, le considerazioni che intendiamo porre a fondamento
dei nostri metodi di lotta: partire dai bisogni reali degli studenti,
promuovere mobilitazioni "di massa" e cercare di ottenere dei
risultati concreti e durevoli, sia in termini di rivendicazioni che di
coscienza, per poi estendere il discorso a tematiche più ampie.
Per far questo, sarà necessario essere presenti costantemente in
mezzo agli studenti, e in questo la contro-informazione riveste un ruolo
fondamentale.
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