4 MOTOCICLISTI E UN FORTUNALE

Questa è, senza mezzi termini e falsa modestia, un’impresa epica, quasi leggendaria.

4 motociclisti, 2 case costruttrici, 1 giro folle.

I 4 motociclisti sono: io (Sergio), BMW F650; Roberto Yamaha TTE600; Tom, BMW R80G/S; Alberto, Yamaha XT600.

Il giro: Verona – Monti Lessini (i monti sopra Verona, a sinistra dell’Adige), Monte Baldo (la catena che costeggia il lago di Garda)- Verona.

La follia: farlo il 19 novembre, che da queste parti, 2 inverni su 3, sopra i mille metri vuol dire NEVE da novembre ad aprile.

La partenza: di buon mattino, almeno per i miei standard (ore 9.15).

L’arrivo, dopo mille peripezie: alle 17.30.

Abbandonata la città, subito ci avviamo verso i monti, in cerca di sterrato.

Note a margine: io e Alberto abbiamo la moto da 2 mesi e abbiamo solo il foglio rosa; io, fino a 2 mesi fa, ho passato i miei primi 31 anni senza aver mai inforcato nient’altro che 2 motorini, durante l’adolescenza.

A causa delle cartine non proprio aggiornate di Alberto (riportano ancora il confine tra l’Austria - Ungheria ed il Regno Sabaudo), strade in teoria sterrate sono comodamente asfaltate…

Dagli che ti ridagli, troviamo una mulattiera che scende verso la Valpolicella, terra di vini rinomati come l’amarone (messaggio pubblicitario).

Grazie a Dio, e non considerando le mie gomme quasi slick e la mia insipienza, arriviamo a destinazione (cioè su una qualsivoglia strada asfaltata) sani e quasi salvi (in un paio di passaggi scalinati da rocce e radici, la mia F650 mi si appoggia "dolcemente" su un fianco: arrivo qui, e altrove, buon ultimo).

La mulattiera, dotata di muli

Non siamo paghi e quindi risaliamo velocemente verso le "vette" dei Lessini: corno d’Aquiglio, Podesteria, Passo Fittanze (una sella tra il Corno e la Podestaria).

Sotto il Corno sono state scattate le foto dei protagonisti, messe in apertura.

Si notino la strada sterrata, ma fattibile e i primi accenni di neve.

Scendendo verso Passo Fittanze (ca. 1300m), la neve simpaticamente comincia a trovarsi anche sulla strada, sempre sterrata. Soprattutto sui versanti a Nord è mista a ghiaccio, il che non promette niente di buono. La mia F650, ed io con lei, balla e dondola paurosamente. Vorrei avere le gomme chiodate con le catene da neve e un paio di ruote in più ai lati per non dovermi ammazzare, dato che sono ancora giovane e vorrei girare un po’ di mondo in moto, prima.

È quasi ora di pranzo, ma decidiamo di proseguire per un po’ verso Podestaria (costituita da pratoni in cima ad un monte). Il primo tratto di strada è asfaltato e molto bello da fare, guidabile e divertente.

Poi inizia lo sterrato, ancora guidabile…poi inizia la neve: è impossibile proseguire lungo la strada, si sale attraverso i prati…io mi pianto nella neve, poi rischio di cadere 100 volte…poi decidiamo di tornare a Passo Fittanze a mangiare, rischio di cadere 100 volte, poi di nuovo l’asfalto, finalmente.

Sono esausto e non sento più le mani, in perenne tensione tra freno e frizione.

 La strada innevata e i prati della Podestaria.

A passo delle Fittanze si mangia in rifugio; la dieta è ricca di proteine (lardo, salame, prosciutto e formaggi), fibre (polenta e pane), carboidrati e sali minerali (birra media e grappa). Prezzo super-onesto: 8.50€ a testa.

Scendiamo verso la Val d’Adige, per la strada nota come "Sega di Ala": sega perché è piena di tornanti al 20% di pendenza, Ala perché arriva ad Ala. È asfaltata ed è un must per i motociclisti di queste parti.

A me sembrava già di aver fatto tanto, e invece ho la brillante idea di attraversare la valle per inerpicarsi fino ai 1700 metri della Pra Alpesina, sul Monte Baldo, lato Est (opposto al Lago di Garda).

Tom deve tornare a casa e dirige la moto verso Sud, costeggiando l’Adige fino a Verona.

La strada che sale da Avio sul Monte Baldo è assai bella, ricca di curve, in una vallata stretta, in parte nel bosco, in parte circondata da giogaie di rocce molto alte. Spettacolare.

Arriviamo quasi in cima, fa un freddo cane (diciamo qualcosina sotto lo zero), e il passo è CHIUSO PER NEVE.

Tuttavia con lo sguardo si riesce ad abbracciare il primo chilometro di strada: sì, c’è neve, ma insomma…molti sono i corridoi asfaltati.

In effetti si va avanti così per qualche chilometro….poi iniziano i tratti come il seguente:

 Quello in moto sono io, quello a piedi Roberto, che mi assiste.

Do atto a Roberto e Alberto di essere molto più bravi di me, io mi impianto nella neve di brutto e non riesco a far sì che la gomma dietro prenda per ripartire. L’F650 pesa ormai una tonnellata.

Sempre rischiando l’osso del collo vediamo finalmente la salvezza: una località sciistica, ad essere generosi, di nome Novezza, che è sinonimo di versante esposto al sole, strada sgombra da ghiaccio e neve, ritorno a casa.

Purtroppo non è finita, anzi è appena iniziata.

Troviamo, infatti, un cumulo di neve, a mo’ di sbarramento, trasversale alla strada: oltre TUTTA la strada è coperta di una coltre di neve ghiacciata che impedisce il passaggio. Siamo a 100metri dalla meta e siamo presi dallo sconforto. Tornare indietro significa rischio e un’ora almeno in più.

Roberto ha l’idea brillante e risolutiva: portiamo giù una moto alla volta, uno seduto in sella e uno o due a tenerla in piedi e a frenarla, fino all’agognato asfalto. Alberto, peraltro, riesce quasi da solo a portare giù la moto.

A dx :i piedi a mo’ di slitta, nella neve più soffice. Roberto in moto e io da freno umano.

A sx: noi due sull’agognato asfalto.

Gli ottanta chilometri per tornare a casa sono uno scherzo, oramai: nulla più che una gitarella senza pretese.

A casa, sono un blocco di ghiaccio, ma distrutto: diciamo una granatina.

E questo è tutto, gente.