Internato Ignoto

Il Tempio e il Museo



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Visita al Tempio    |     Visita al Museo



Visitando il Tempio e il Museo mi sono reso conto
della ricchezza di memoria di questi luoghi.
Queste brevi descrizioni vogliono essere
un momento di preparazione alla tua prossima visita,
ti aspettiamo!





VISITA AL TEMPIO

Viale Atrio | Cappella Sinistra | Cappella destra |  Interno del Tempio


Il TempioRicordare, imparare, non odiare.

Queste tre parole marcate su una vetrata del sacello a sinistra del Tempio ne riassumono tutto il significato, riflesso di una memoria storica e occasione di attenta riflessione sulla sofferenza di tanti uomini caduti nei campi di concentramento travolti dagli stenti, dallo sfruttamento e torture, ma di fatto morti per la loro dignita' e per la liberta' di dire NO alla violenza.

IL VIALE E L'ATRIO.

L'ampio viale che conduce al Tempio, ha al centro, nel tratto terminale e ai lati delle aiuole, 26 cippi di trachite con croci di bronzo ed incisi i nomi dei campi di concentramento o di sterminio (Dachau, Fullen, Belsen, Thorn, Beniaminowo, Czestochowa, Deblin-Irena, Przemysl, Versen, Potsdam, Nuernberg, Buchenwald, Sandbostel,   Mauthausen,   Gross-Hesepe, Zeithain,   Wietzendorf,   Auschwitz, Hammerstein), delle località di Rodi Egeo, Corfu' e Cefalonia Jonica, dei 78 internati fucilati e dei caduti nel lager di Kassel, delle nobili figure del Cardinale Giuseppe Beran (arcivescovo di Praga, internato a Dachau e morto a Roma nel 1969), di Don Giovanni Fortin, di S.M. Massimiliano Kolbe e di Mafalda di Savoia D'Assia. Ogni cippo richiama una storia precisa e drammatica, come quella del partigiano Gastone Franco.

Sulla predella della gradinata d'ingresso al Tempio, a destra (1) vi e' un plinto (con l'antenna portabandiera tricolore) di trachite martellata, con incise le parole "MAI PIU' RETICOLATI NEL MONDO".


Si accede al PRONAO o ATRIO (2) attraverso tre cancelli di ferro battuto, a forma di filo spinato, che richiamano i reticolati dei lager. Dentro al pronao alle due pareti, si incontrano otto grandi lapidi di marmo color amaranto, con lettere in bronzo, che ricordano i grandi lager di sterminio: Czestokowa (Auschwitz), Buchenwald, Dachau, Mauthausen, Wietzendorf, Fullen, Zeithain, Beniaminowo. Fanno da cornice le duemila marmette con incisi i nomi dei prigionieri morti nei campi di concentramento.

Le due cappelle ai lati del pronao custodiscono invece, coi segni del ricordo, i motivi della fede e della pieta'.

Nella CAPPELLA DI SINISTRA (3) si trova il sarcofago dell'Internato Ignoto, che custodisce le spoglie di un Internato, prelevate da una fossa comune di Colonia, in Germania, e collocata prima sull'Altare della Patria a Roma e poi portata solennemente nel 1953 a Padova come testimonianza e simbolo dei sacrificati nei campi di concentramento.


Il sarcofago e' sormontato da una scultura in cotto "Cristo morto" dello scultore Mirko Vucetich, di origine dalmata. L'espressione e' maestosa, eloquente e rappresenta ogni povero internato.

Le sembianze di Cristo, fortemente rievocative ed emotive, sono incredibilmente vicine a quelle di tutti i "poveri cristi" che soffrirono la fame e gli stenti di un trattamento, a dir poco, disumano. Consideriamo questo sarcofago come il "secondo altare della Patria", dopo quello a Roma, nel Vittoriale.

Nelle pareti sono collocate alcune centinaia di lapidi con i nomi di caduti nei lager, il loro numero è condizionato dallo spazio.

Nella parete a destra spicca quella di Mafalda di Savoia, figlia di re Vittorio Emanuele III e sposa del principe d'Assia (all'interno del Tempio vi e' un altare che la ricorda, donato dallo stesso principe d'Assia).

Le NOVE VETRATE, sempre per mano del Pittore A Bastian (Bastianello), illustrano con metodo acrilico (vetri sovrapposti) la storia di ogni internato:

La violenza e la brutalita':

1° Vetrata: in alto a sinistra): La guerra, i bombardamenti, le stragi, gli orfani;
2° Vetrata: La cattura, il viaggio in carri bestiame;
3° Vetrata: L'internamento nei lager;
4° Vetrata: Dentro le baracche, la malattia, la fame, il pensiero dei propri cari;
5° Vetrata: Gli appelli quotidiani, le percosse; la figura di Heicman additato come ideatore di questo inferno;
6° Vetrata: Il carro dei deceduti nella notte va verso il forno crematorio e una mamma inorridita stringe al seno il suo figlio, pensando al papà lontano;
7° Vetrata: S.M. Massimiliano Kolbe e S. Leopoldo, due Santi francescani che ripetono a tutti: "Pace e bene, deponiamo le armi";
8° Vetrata: L'idra e' finalmente braccata con la svastica in fronte.
Storia passata negli stivali che camminano, ma bisogna ricordare, imparare, non odiare:
9° Vetrata : Le mani della solidarieta' devono incrociarsi, spezzando ogni reticolato: e' l'augurio dell'ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati).


Nella CAPPELLA DI DESTRA (4)  c'e' il monumento che rappresenta il trionfo dell'amore sul dolore, opera in gesso del padre di un soldato morto nei lager, Federico Gerolimini di Senigallia, che porta nel suo basamento una targa a ricordo di don Giovanni Fortin di Roberto Cremesini.

Il significato desunto dalla varietà dei motivi si riassume cosi: Dio ha avuto compassione degli uomini e ci ha donato attraverso la Vergine Maria, il Figlio Suo, dal quale abbiamo ricevuto la salvezza e il grande messaggio che i quattro Evangelisti, posti ai quattro angoli della base, sempre ci ripropongono come strada sicura all'amore che libera.

L'uomo e' visto come un piccolo naufrago che, cacciato dal Paradiso sta andando alla deriva. In Cristo Salvatore, il Padre raccoglie tutti gli uomini unendoli nel seno della Chiesa guidata dal Papa trionfatore sulle rovine del paganesimo (il Colosseo) e dai Santi Pietro e Paolo, i quali additano al mondo il Banchetto Eucaristico, preludio del banchetto eterno dei Cieli, come destino dell'umanita' redenta definitivamente.

Il monumento e' una sintesi efficace della storia del peccato: Lucifero cacciato dal Paradiso coi progenitori e l'opera redentiva di Cristo.

Le NOVE VETRATE, all'interno del sacello, opera di Antonio Bastian (Bastianello) di Padova, ripropongono le "Nove Opere di Misericordia Corporale", in una interpretazione moderna, ravvivate anche da personaggi sempre attuali come Papa Giovanni e madre Teresa di Calcutta.


All'INTERNO DEL TEMPIO, tre navate divise da belle colonne di marmo di Verona, offrono, anche per l'altezza, una panoramica della sua maestosità, volta tutta a valorizzare il grande CROCEFISSO ABSIDALE.

Sul LATO SINISTRO, si innalzano due altari.

Il 1° altare [5] e' in onore di San M. Massimiliano Kolbe, opera in marmo della ditta Soncin, con sopra una tela del pittore fiorentino ex internato Pietro Ricci il quale ha voluto ricordare il patrono di tutti i prigionieri. S. Massimiliano è raffigurato in piedi, austero, tra due campi-lager: quello degli intemati politici e quello degli internati militari.

La storia di questo martire, nato nel 1894 nel villaggio di Zdunska Wola, nella Polonia occupata dalla Russia, frate francescano, laureato in teologia e filosofìa, perito nel bunker della fame di Auschwitz, e' quella del Cristo che sacrifica la propria vita per il prossimo, essendosi offerto spontaneamente alla morte per sostituire un padre di famiglia "contato" con altri nove compagni come rappresaglia del comandante SS per la fuga di un prigioniero dal campo.

Nel 2° altare (6) il gruppo scultoreo della "Pieta'", che posa sopra marmi pregiati, opera ideata sempre dalla scultore M.Vucetich, fu offerto dal Principe Filippo d'Assia, consorte della defunta Principessa, figlia secondogenita del Re Vittorio Emanuele III e perita a Buchenwald.

L'immagine della Madonna che abbraccia Gesu' e' realizzata interamente in bronzo con il catino a nicchia in oro zecchino.

Il Cristo in posizione statica e di abbandono e' sostenuto dalla Madre che tenta di portare col suo braccio la mano del Figlio morto fino alla sua guancia per l'ultima carezza, nell'estremo quanto inutile tentativo di ridargli un soffio di vita che verrà certo poi pienamente nella risurrezione.

La Vergine non ha volto, ma una maschera, tanta e' l'intensita' del dolore che il suo cuore racchiude.

La drammaticita' del gruppo espressa nell'arte dello scultore e' fra i valori piu' pregevoli di tutto il Tempio e rappresenta l'omaggio a tutte le donne che come Mafalda morirono nei lager e ad ogni madre colpita dal martirio del cuore. Vicino al gruppo scultoreo c'e' un cero, dono del Papa Paolo VI (8.2.1975).

Nell'ABSIDE IN FONDO AL TEMPIO (7), il grande CROCEFISSO sovrasta l'altare maggiore. E pittura su legno realizzata dal pittore M. Vucetich, opera di grande realismo, espressione imponente della drammatica condizione dei deportati nei lager: "poveri cristi", pelle ed ossa.

Il perizoma, fascia che circonda la parte inguinale del Cristo crocefisso, e' uguale alla stoffa delle casacche rigate degli internati: grigio e blu.

Sul lato destro, guardando, proprio all'altezza dell'anca, c'e' un piccolo triangolo rosso come quello che i deportati avevano sul petto della casacca con l'indicazione della nazionalita' e della condizione di prigioniero politico o altro.

Il pittore ha voluto ricordare come anche Gesu', figlio di Giuseppe di Nazareth, sia stato condannato, quale prigioniero politico, per aver "attentato" alla pace e alla sovranità di Roma: la banalita' e la tristezza della storia si ripete sovente.

Ai piedi della Croce, un sacerdote con la stola e l'abito del prigioniero, raccoglie con le mani il sangue dai piedi di Cristo e lo riversa sul capo, coperto dall'elmetto, di un soldato tedesco, a ricordare che Gesu' si e' immolato sulla Croce per la salvezza di tutti, carnefici compresi, anche se il personaggio di destra, un ebreo con la stella di Davide sulla spalla, si copre il volto come sorpreso per tanto gesto.

Ai due lati della croce sono raffigurati in due pannelli separati, opera del pittore A. Gatto ex internato, la Vergine e S. Giovanni evangelista: essi rappresentano le madri e tutti i figli nell'espressione evangelica "Madre, ecco tuo figlio; figlio, ecco tua madre".

Madri e figli sono accanto alla croce coinvolti nello stesso dramma e nella implorazione. Il messaggio centrale che troneggia al di sopra del Crocefisso riassume in se' tutto il significato del Tempio: "Pater, dimitte illis quia nesciunt quid faciunt - Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno".

Sul LATO DESTRO del Tempio (8), sormontato da una grande pala pittorica, si trova l'altare in onore di S. Edith Stein, filosofa carmelitana tedesca, morta martire ad Auschwitz perche' di origine ebrea.

L'autore e' il pittore Armando Migliorare di Montegrotto Teme (Padova) e illustra l'azione caritativa della Santa nel contesto del lager di Auschwitz, dove le fiamme dei forni crematori rischiarano sinistramente la scena.

Ai lati dell'altare due grandi lapidi con le urne di 187 caduti italiani ritrovati a Most (Cecoslovacchia), La loro collocazione fu fatta nel 1998 dopo il loro causale rinvenimento in una piazza della periferia di Praga (località Most nel 1997).

Passava la ruspa per spianare il terreno e sono apparse delle ossa e dei crani - si e' continuato a scavare e sono emerse le spoglie di 187 italiani, riconosciuti come tali dalle targhette-piastrine rinvenute vicino alle ossa.
 




VISITA AL MUSEO

MuseoIntroduzione:

Il Museo dell'Internamento di Padova, nel suo genere e nell'itinerario che propone, e' certamente ancora l'unico in Italia a rappresentare la grande tragedia dei lager e dell'Olocausto.

Qui i visitatori e soprattutto gli studenti possono avere una documentata rappresentazione dei lager, perche' qui tutto parla come fossero gli stessi occhi e le stesse orecchie a cogliere quanto provarono i protagonisti e i superstiti di quel dramma immane.

Per certi versi il Museo di Terranegra riesce a dare con più intensità e realismo, nelle foto e negli oggetti esposti, quanto non e' dato di cogliere oggi nella visita, sempre utilissima, in certi lager in Germania, ora trasformati, e che all'infuori di alcuni, come Auschwitz e Mathausen, spesso sono stati stravolti e manomessi dagli stessi nazisti in fuga.

La testimonianza dei visitatori, soprattutto alunni, potra' sottolineare come questa pagina di storia del '900 sia qui proponibile in un modo singolare, certamente con una incisività che non è data di cogliere nei semplici testi di scuola.

Il Museo, assieme al Tempio, propone strumenti utilissimi per aver in sintesi i fatti storici, la correlazione intercorsa e soprattutto le valenze culturali e morali che aprirono la strada alla democrazia e alla nostra carta costituzionale.


A fianco del Tempio, preceduto da tre raffigurazioni in rame sbalzato, si trova il MUSEO DELL'INTERNAMENTO, unico del genere in Italia, aperto nel 1955 e ristrutturato nel 1999, in collaborazione con l'ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati) e gli enti pubblici.

TARGHE COMMEMORATIVE ANTISTANTI IL MUSEO (all'esterno)
* Targa in rame (1) con poesia di Spinelli Santino, in memoria e onore dei 500mila Rom e Scinti nomadi caduti nei campi di concentramento nazisti.

Lavorazione di Loris Levak in rame sbalzato col simbolo dei rom, una ruota stellata attraversata dal gambo di una rosa con una mano che porge e un'altra che accoglie: è il segno e l'invito all'ospitalità come dice la didascalia:

"Solo perche' diversi vi hanno considerato nemici e giorno per giorno il lager vi ha ingoiato nella morte ed eravate 500mila, quando non foste e non siete che un pugno inerme di uomini.
Ora qui davanti a questo muro, con un disegno scolpito nel metallo che da sempre è richiamo del vostro pane, ne facciamo memoria.

Ed è gloria a voi e a voi popolo rom, popolo dei Scinti.

Nella ruota stellata che vi identifica come gli uomini in cammino, nomadi per scelta e per cultura, voi perpetuate il richiamo dell'uomo pellegrino nel tempo e nello spazio mentre due mani intrecciano un gesto che scambia nella rosa il sorriso di
un'amicizia che e' ospitalita'; del vivere vicini, uguali anche se diversi".

* Targa in rame (2) simbolo della costrizione e della solidarietà degli internati nei lager (ideazione e progettazione di E. Andreatta, esecuzione F.11Ì Barato); sono 12 figure di uomini:

"Schiere di corpi deformati dalla fatica del lavoro, membra appena accennate di esseri ancora in vita, coi piedi che affondano sulla mota del vallo, con la flebile nostalgia di una libertà oltre il reticolato, raccolti insieme senza un volto a riprodurre la distruzione dell'uomo, ad esprimere col dolore dei singoli quello di tutti, quello universale.

Sono ripresi intrecciando le loro mani a fondere la solidarietà di un destino e di un 'unica speranza che trova nella Croce, la fondata certezza die ogni povero cristo nel lager col Cristo crocefisso passa alla vita dei risorti."

* Targa in rame (3) raffigurante il martirio di ogni condannato, riverso sulla Croce, annientato sul patibolo della violenza e simbolo della resurrezione eterna (ideazione e progettazione di E. Andreatta, esecuzione F.lli Barato).

"La croce e' il segno della speranza che può superare il dramma della morte. Sopra la croce, riverso sul legno e sul metallo, noi cogliamo il Cristo crocifisso e risorto e, unitamente a Lui, vediamo il corpo martoriato di ogni povero cristo, di ogni internato, di ogni infoibato e di ogni martire caduto per la libertà".


Nell'INTERNO DEL MUSEO, la parte espositiva è costituita da tre grandi sale.

La prima sala: SALA DELLA STORIA.
(entrando si trova sulla destra)

Contiene nove pannelli disposti nelle varie pareti.
Ciascun pannello riporta fotografie storiche, ingrandite debitamente e scelte fra le più significative a illustrare o confermare i vari temi secondo un itinerario cronologico e didattico sull'arco di tutto il conflitto della seconda guerra mondiale (1939-1945).

Qui si richiama una parte di storia:
il fascismo, il razzismo, il nazismo, i vari fronti di guerra con gli italiani e tedeschi, l'armistizio, la prima resistenza armata e l'eccidio di Cefalonia, la resistenza a Roma, a Napoli e nell'Italia del nord, la Repubblica Sociale italiana, Ì Comitati di liberazione, l'internamento degli IMI e il loro "NO".

1° Pannello (4) (a destra dell'entrata - lettura sempre da sinistra in alto)
Il Regime fascista
Marcia su Roma - Squadrismo, militarismo - II Duce a Padova - Le folle "oceaniche" in parata - La proclamazione di "guerra d'aggressione" - Dittatura = non libertà d'opinione e di stampa, non parlamento, non pluralismo.

2° Pannello (5) La difesa della razza
Leggi razziali naziste Norimberga - Leggi razziali fasciste: 10 punti. Gli ebrei sono i più colpiti fino all'annientamento, per puro pretesto. Coinvolti nella repressione: nomadi, testimoni di Geova, oppositori al regime, omosessuali, renitenti al lavoro, asociali e criminali.

3° Pannello (6) II Regime nazista
Militarismo e parate dimostrative di potenza, ordine e disciplina - Occupazioni gratuite della Polonia, dell'Austria, Cecoslovacchia e altre nazioni europee. Si crea un falso nemico intemo Gli ebrei, per derubarli, per avere il pretesto di controllo sistematico sulla nazione e per esaltare una "razza pura".

Pannello in angolo (7)
Foto di Padova: Piazza Insurrezione, gia' Spalato. Il consenso equivoco delle masse "esaltate" e '"obbligate" all'applauso.

4° Pannello (8) Passo, passo, verso la catastrofe
Monito di Pio XII difensore della Pace, difensore dell'Urbe, protettore degli ebrei - Polonia 1 settembre '39: invasione - L'Italia si allinea e va in guerra contro la Francia - 10 giugno 1940: la pugnalata - Guerra contro la Grecia - Guerra contro gli inglesi in Somalia, Egitto e Africa settentrionale (El Alamein) - Guerra contro la Russia: corpo di spedizione 1942 - Occupazione di Jugoslavia - Bombardamenti, macerie ovunque a Padova: Chiesa Eremitani, Sinagoga, Terranegra con 200 morti.


Quadro di Ciferri (9) (sopra la porta):
Dedicato alla morte di Walter Ulanowsky (triestino di 20 anni fucilato): "Mamma cara non piangere, la fierezza di aver donato un figlio per la libertà ti sostenga e sii orgoglio di tuo figlio. I vili che fuggirono sono ora in salvo certamente. La mano della giustizia li raggiungerà. Col loro tradimento, noi saremo condannati a morte. Non ho paura della morte, sai mamma, l'affronterò sereno, guardando negli occhi coloro che mi fucileranno."
II dipinto, espresso in bianco e nero, offre due momenti e realtà contrapposti: la serenità del condannato che sfida i carnefici nella certezza di una coscienza pura, col volto della libertà dipinto sul petto quasi nudo, e nel grigio-nero, il "grumo" degli esecutori senza volto e senza storia, che incombe con la forza della violenza, ma col marchio di una sconfìtta. E' l'eterno paradosso dove il debole Davide vince sul gigante Golia.

5° Pannello (10) Dal 25 luglio all' 8 settembre 1943
Seduta del Gran consiglio del fascismo - Notte del 24-25 luglio 1943: Mussolini, privato di consenso, è dimissionario - Badoglio è nuovo capo del governo - La gente è felice per l'armistizio firmato con gli alleati a Cassibile il 3 settembre e annunciato l'8 settembre 1943 - II Re e Badoglio si rifugiano nel sud a Brindisi - L'esercito resta senza guida e inizia la cattura dei vari reggimenti da parte dei tedeschi.

6° Pannello (11) La prima resistenza alla pressione tedesca
II contingente italiano a Cefalonia - Rodi resiste ai tedeschi, in diecimila perirono, seimila fucilati e quasi tremila annegati - Gli alleati sbarcano in Sicilia: 10 luglio 1943 - Napoli si ribella e Roma resiste.

7° Panne llo (12) La R.S.I.(Repubblica Sociale Italiana) e il C.N.L.(Comitato di Liberazione Nazionale)
II governo italiano con il Re Vittorio Emanuele III e Badoglio a Brindisi dichiara guerra alla Germania di Hitler e forma un nuovo esercito a fianco degli alleati - A Roma il Comitato di Liberazione Nazionale (C.N.L.) con i raggruppamenti dei partiti antifascisti: l'insurrezione - Liberazione di Roma da
parte degli alleati - Mussolini imprigionato e liberato fonda la Repubblica Sociale Italiana soggetta all'autorità del Reich - Accuse a Badoglio - A fianco degli alleati nel Sud, partono 55mila soldati italiani.
Complessivamente altri 200mila italiani sono nelle divisioni ausiliarie.

8° Pannello (13) La lotta partigiana
Partecipano uomini, donne, intellettuali e lavoratori ma nella rete dei rastrellamenti cadono molti patrioti e l'impiccagione o la fucilazione li finisce: Bassano-Padova - Il 25 aprile 1945 l'insurrezione nel nord d'Italia, la Resistenza consegna le città agli alleati vittoriosi - L'8 maggio 1945 il Reich nazista firma la resa su tutti i fronti.

9° Pannello (14) Gli I.M.I.
La resa dei militari, il disarmo, la lunga marcia verso i lager - Le lusinghe, gli inganni, e le minacce per farli uscire dai lager - II loro NO!, espressione della coscienza libera e inizio "drammatico" della distorsione dell'iomo, ma anche dell'Italia libera con la coscienza nuova.

Al centro della sala * (15) Modello in scala del lager di Sandbostel, opera in legno degli Artiglieri Alpini Gruppo Aosta, con disegni significativi nello zoccolo;

* (16)  2 bacheche in vetro contenenti foto di Mafalda di Savoia e suoi guanti di crocerossina, fibbia di un cinturone tedesco con la scritta "Gott mit uns" (Dio è con noi), statuetta della Vergine senza mani di Wietzendorf;

* (17) piccolo modello in legno della cappella di Wietzendorf.





La seconda sala a destra: SALA DELLA MEMORIA.

Sono esposte foto sulle condizioni degli IMI (Internati Militari Italiani) ed ebrei dentro ai lager forzati:
* (18) nelle due pareti sono sommariamente, ma con efficacia riprodotti i momenti più significativi e drammatici della vita degli intemati, non prigionieri ma lavoratori coatti nella logica dell'ARBEIT MACHT FREI, prima asserragliati nei carri bestiame e poi disseminati per tutto il territorio del Reich dove su 650mila militari italiani circa 70mila non fecero piu' ritorno.


Nella parte sud della sala della memoria 
* (19) si richiamano le orribili vicende dei condannati allo sterminio nei relativi campi a cominciare dagli ebrei, zingari, testimoni di Jeowa, oppositori di regime e varie categorie dette "asociali". Metà delle foto esposte in tale settore sono foto dell'Olocausto o Shoah, con richiami alla tortura e ai forni crematori.


Nel FAMEDIO o TEMPIETTO in fondo alla sala (20), quattro ampolle di vetro riportano ceneri prelevate dai quattro campi di sterminio di Dachau, Mauthausen, Buchenwald, Belsen.

Nelle vetrine o bacheche al centro (21) sono riportati cimeli, diari, divise di internati, tra cui la giacca di don Giovanni Fortin; da sottolineare la famosa radiolina "Caterina" (22) che tanto alimentò la speranza dei reclusi.

La terza salae' piu' propriamente un AUDITORIUM per conferenze, proiezioni e conversazioni, utili soprattutto alle scolaresche in visita.

Nelle pareti della stessa sala e' esposta una mostra permanente di quadri dipinti dagli stessi internati nei lager, espressione originale e tecnicamente interessante, in acquarello e altro materiale povero, di una storia fotografata certo con gli occhi o il pennello, ma filtrata soprattutto con l'animo e la sofferenza.
Due pannelli ricordano le tragedie delle Foibe e dei Gulag.






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