Silvio è come
uno spiritello portatoci da un vento improvviso, un vento dalle
infinite tonalità: ora con una aggressività pungente,
ora con una voce modulata che con infinite sfumature rompe il
silenzio. E fra queste tonalità è ben distinta
una certa dolcezza di cui lui pare aver pudore. E' comprensibile
che un osservatore distratto non comprenda le ragioni di tanta
mutevolezza, che questi sfoghi contradditori appaiono un ostinato
colloquio con sè stesso che ti nega ogni partecipazione. Un
osservatore sensibile dovrebbe tener conto della sua vita non
facile, delle sue conquiste raggiunte faticosamente a denti
stretti, delle inevitabili delusioni. E allora vedrebbe più
chiaro in quel viso dalle espressioni per un verso infantili
e per l'altro dure ed ombrose, in quel suo accostarsi pieno
di entusiasmo e di improvviso allontanarsi lasciandoti lì
su due piedi. Ho immaginato di seguirlo su una strada maestra
mentre gridava: "Vi ho aperto i misteri dell'arte e voi
mi avete sbattuto la porta in faccia, ho cercato di smuovere
la vostra anima, ma inutilmente!" Dietro di lui una
masnada dai gesti automatici, ieratici, lo seguiva a poca distanza:
erano usciti dai suoi quadri e pareva fossero lì a proteggerlo. Sono
tante le immagini umane uscite dal suo mondo pittorico e tante
le nature morte scaturite dalla sua immediatezza creativa. I
colori sgargianti urgono spingendo dal di dentro, prorompendo
incessantemente senza concedergli pace. Ho invidiato questa
sua capacità creativa. Negli anni ottanta ha buttato
il pennello come si butta un nemico "Vivrò in contemplazione". Ma
già nell'asserirlo meditava altre esperienze espressive. Penso
alle regie televisive diventate subito la sua ossessione. Ovvia
questa conversione ad un mezzo così affine alla sua sensibilità
e alla sua ricchezza di fantasia, nel quale subito ci stupì
per le capacità tecniche dimostrate e ancor di più
per l'abilità di usarle per scrutare in profondità
il reale. I suoi documentari, girati vagabondando il mondo,
sono veri squarci di vita talvolta anche crudeli, ma osservati
senza finzioni. Quasi in alternanza, per rasserenarsi, si
rifugerà nell'osservazione della vita contadina, proprio
in quella riserva dove ha radici profonde. In documentari
di grande apertura ha ritratto le contrade paesane a tarda sera,
le notti di luna sui vigneti, poi la vigna sconquassata, piegata
dalla grandine, che per i contadini è come un figlio
perduto. Riesce a sciogliere e quindi a cogliere le parole
e le confidenze di questa gente che si sveglia all'alba e scorre
la vita tra una vangata e l'altra, silenziosamente. Gli animali
nella stalla mugulano e bramiscono. In alto sulla piazza hanno
issato i teloni del ballo a palchetto, gli echi dell'orchestrina
arrivano sino a valle. Valzer, passi doppi, fox trot. Gli
anziani seduti in circolo osservano muti, i giovani si dolgono,
vorrebbero ritmi diversi. Arricchito da così varie
esperienze di vita, vorrà ora Silvio tornare alla pittura
abbandonandosi alle sensazioni originarie? Ma non voglio
certo mettere ordine nelle sue meravigliose fantasticherie. Lo
lascio al suo destino di poeta con l'affetto di un amico di
sempre.
Eugenio Guglielminetti
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(Prima
immagine in alto, da sinistra) Eugenio Guglielminetti, Silvio Ciuccetti e Nino
Tempera (ABA Video Srl) durante le riprese a Cannes .
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