I VIAGGI NEL SUD

di ERNESTO DE MARTINO

MOSTRA FOTOGRAFICA

Tatta dal libro edito dalla Bollati Boringhieri, Torino 2000

A cura di:

Clara Gallini e Francesco Faeta

Fotografie di:

 Arturo Zavattini, Franco Pinna e Ando Gilardi

Dalla inchiesta a Tricarico del giugno 1952 alla ricerca sul  tarantismo nel Salento (giugno-luglio 1959), passando per la “spedizione” in Lucania del 1952 e le successive ricerche del 1956 (Il pianto, il canto, la festa) del 1957 (I guaritori e la loro clientela)  e del 1959 (Il gioco della falce) in quella stessa regione, Ernesto De Martino praticò da antesignano  quella che oggi si usa indicare  come  “antropologia visuale”. Accompagnato da grandi fotografi, tra i quali spicca Franco Pinna per la qualità e l’assiduità della collaborazione, De Martino si recava su un terreno - quello delle nostre terre del Sud - allora di accesso difficoltoso e che ora, dopo solo quarant’anni di “sviluppo” ( e di omologazione) ci appare di uno straordinario esotismo. La cospicua ma anche  eteroclita documentazione fotografica raccolta in quelle occasioni nelle circostanze e con le modalità esaurientemente illustrati nei saggi introduttivi dei curatori, fu solo in piccola parte utilizzata da De Martino a illustrazione dei suoi testi, in libri e periodici. Questo volume è dunque il primo tentativo di ricomporre in un corpus gli originali negativi dispersi in vari fondi, secondo una unità data dall’esperienza di ricerca.

ERNESTO DE MARTINO, etnologo e folklorista, nato a Napoli nel 1908 e scomparso a Roma nel 1965, si avvicinò agli studi antropologici influenzato dallo storicismo “crociano”. Con l’opera Mondo Magico, del 1948 egli definì meglio la sua vocazione di studioso del mondo primitivo e popolare. La ricerca della valenza del magismo nella cultura antropica è il tema portante di tutta la sua  produzione scientifica. Interessato all’analisi di tutti i fenomeni mistici e folklorici della società meridionale , tracciò rigorose  ricerche sul Tarantolismo Salentino, sulla funzione del pianto funebre  e sul valore simbolico dei riti. Il discorso teorico da lui intrapreso, accompagnato da fittissime e doviziose indagini sul campo, ha rinnovato le già progredite conclusioni degli studi antropologici contemporanei, innestandosi nei più validi filoni del pensiero moderno.

Le opere più salienti che testimoniano delle sue importanti ricerche sono: Morte e Pianto rituale nel mondo antico (1958), con cui vinse il Premio Viareggio, Sud e Magia (1959) e La Terra del Rimorso (1961). Altre sue opere, fatta esclusione dei suoi molti e importanti saggi, sono Furore, simbolo, valore (1962) e Magia e civiltà (1962), quest’ultima una ben articolata antologia con scritti di riconosciuto valore scientifico nel quadro dello sviluppo storico degli studi etnologici in Italia. Occupò la cattedra di Etnologia e quella di Storia delle religioni presso l’Università di Cagliari.

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