"Non è facile per un “non addetto ai lavori” del mondo
artistico avventurarsi in un opera così delicata qual è, a mio avviso, la
presentazione di un artista. Dopo il primo momento di entusiasmo iniziale
ed una forte vena d’orgoglio per essere stato ritenuto degno di questo
compito mi è subentrato un sacro e reverenziale timore al pensiero di
poter cadere in banalità o dire cose completamente fuori luogo. D’altronde
non vorrei abusare del metodo e dei termini di lettura dell’essere umano
che sono abitualmente uso ad applicare nello svolgimento del mio
quotidiano lavoro in ascolto dell’animo umano. Certamente non posso
nascondere che proprio la mia naturale “curiosità” mi ha portato a
cogliere nell’opera di Cinzia l’attento e scrupoloso studio dell’anima
attraverso il volto. Così da subito ho tentato di rubare competenza
andando a cercare un’improbabile “cultura artistica” fai-da-te precotta e
di pronto consumo almeno per fare bella figura e devo ammettere che mi
sono poi reso conto dell’improponibilità ed inutilità della cosa. Così ora
mi pongo di fronte ai ritratti di Cinzia semplicemente come un visitatore
che si lascia coinvolgere da quei volti e da quelle espressioni che
l’autrice stessa ha voluto comunicarci. A questo punto mi chiedo perché
Cinzia ci chiami così lontano, per quale motivo abbia scelto di “esporsi
in un luogo così particolare. Credo di poter dire che la forza vitale
della terra caraibica si sposi inevitabilmente con la spinta interiore che
ha portato noi e l’artista a questo appuntamento con la sua
arte. Possiamo cogliere questa spinta lungo il percorso evolutivo che
caratterizza il dipanarsi dell’espressione attraverso il
ritratto. Leggo come movimento evolutivo il passaggio dalla scelta di
modelli staticizzati dalla posizione e dal ruolo sociale che pure mostrano
uùa certa parte di sé alla ricerca personale del “modello” da ritrarre
andando a pescare nel mondo vivo e vitale della propria esperienza, dei
propri contatti umani. Il contatto non si ferma però alla superficie nè si
esaurisce nella pur ricca sensibilità personale ma si spinge oltre e
diventa momento comunicativo profondo, ricerca nell’intimo di sé
attraverso la porta dell’anima che è data dallo sguardo e dal volto
dell’altro. C’è un guardare e un essere guardate, c’è un sentire e un
essere sentite, c’è un interiorizzare per essere interiorizzate. C’è
fondamentalmente la ricerca di sé attraverso ciò che è altro da sé, c’è
quella ricchezza vitale che proviene dal dialogo io-tu, dal riconoscersi
ed essere riconosciuti. C’è il desiderio e la capacità di toccare l’altro
attraverso un gesto caldo ed avvolgente che non sia solo fisico e tattile
ma che si arricchisca di quel particolare valore semantico e comunicativo
che è l’atto creativo, quella “carezza” che sola può penetrare nell’animo
umano perché frutto di un’esperienza vissuta e approfondita in sé. Cinzia
ci guarda e vuol farsi guardare. Il contatto visivo è il primo atto di
riconoscimento che il neonato compie verso il mondo esterno e
contemporaneamente verso il mondo interno alla ricerca di ciò che possa
nutrirlo e soddisfare il proprio bisogno esistenziale. Nella ricerca di
tale soddisfacimento incontra lo sguardo della persona che di lì a poco
gli offrirà gli elementi che placheranno per un po’ il suo bisogno. Così
Cinzia sembra riportarci all’essenzialità del contatto visivo e alla
possibilità di vivere questo contatto come una forma di nutrimento
dell’anima. Questo contatto vivificante che ci pone di fronte all’altro
non come esseri passivi e dipendenti bensì come persone che attivamente
cercano un senso e danno un senso al rapporto così come ben ci ricorda M.
Buber ricordandoci il principio dialogico che è in fondo principio sul
quale si fonda poi la vita stessa sempre tesa tra due poli complementari
che si unificano e si differenziano in continuazione. È proprio bello
notare come Cinzia ci attiri verso la forza vitale dei colori e dei sapori
caraibici, verso la sensualità e fisicità dei rapporti umani caldi e
semplici al tempo stesso quasi che volesse esaltare il contrasto o forse
meglio la continuità tra contatto sensoriale e materico e percorso
interiore che ci rianimi anche attraverso il contatto umano e più
squisitamente spirituale, intimo e fecondo offrendoci una via
preferenziale verso il nostro sé più profondo, più vero, più essenziale
che solitamente, a causa di una vita spesso priva di contatti così intimi
con altre anime, resta relegato in uno spazio psichico inaccessibile
persino a se stessi. Desidero così ringraziare Cinzia per avermi
ricondotto con forza ed intensità all’essenzialità del rapporto umano che
sempre è portatore di “anima” e che anche uno che come me crede, in virtù
del mestiere che esercita, di avere ben chiaro può perdere di vista
offuscato dalla necessità di far bene il proprio lavoro o dal timore di
non ottemperare all’impegno preso con l’altra persona. Cinzia con il
suo lavoro ci ricorda che questa ricerca non si esaurisce mai e la
ricchezza e l’essenzialità del suo stile sono uno stimolo costante a
guardarsi dentro con onestà e coraggio riconoscendo che l’incontro con
l’anima è contemporaneamente punto di arrivo e punto di partenza
dell’umana avventura, del viaggio interiore che l’opera d’arte provoca in
chi la contempla. Ringrazio Cinzia per avermi fatto dono di questo
prezioso biglietto di viaggio."
Dott. Roberto
Tallerini (Psicologo - Psicoterapeuta)
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