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"Due occhi grandi e trasparenti in grado di vedere anche
ciò che sta’ sotto la superficie.... per Cinzia Vola... la pelle è solo
una superficie su cui scorrere scivolando con lo sguardo a contatto con
ciò che palpita all’interno.., cavità, distensioni..., rughe d’espressione
rappresentano le stasi, le impennate e i continui trasalimenti di cui la
vita interiore di ogni individuo umano è formata. Ed è strano che proprio
lei, apparentemente poco interessata all’involucro corporeo dell’essenza
restituisca con tale intensità la facies di un uomo o di una donna. In
effetti il lavoro che l’artista propone nasce da una riscoperta sofferta e
voluta del rapporto che per alcuni esseri si pone come soluzione
inequivocabile all’esistere: il rapporto foma-contenuto, corpo ed anima,
figura e significato, il transeunte e l’eterno. Un tema che a qualcuno può
sembrare antico, datato e che in realtà, anche sotto camuffate spoglie,
interroga ogni essere vivente. Una forma, un corpo, un tratto genetico, un
modo di guardare, di piegare gli occhi, di sorridere o pensare... eppure
un modo di essere... Si dice che per ognuno degli esseri umani esistano
nel mondo almeno sette altri sosia! Una bufala avvincente? Un desiderio
nascosto dell’uomo in cerca di chi finalmente potrà capirlo e
comprenderlo? Non credo ... le opportunità che la vita ci offre di capire
e donare non sono mai una sola... ma tante; il problema è credere che
esistano e che valga la pena di provare... I lavori di Cinzia Vola hanno
il sapore di un appunto domestico, dello schizzo tra un pensiero ed
un’impennata universale.., dall’esperienza singola a quella universale..,
dalla vita qui ed ora alla vita universale. .della specie “uomo”. Uno
sguardo, una smorfia sono sempre sintomo di un modo di sentire, di porsi
di fronte all’altro e di desiderare una sua risposta, positiva, di diniego
o di possibilità.., questo è il nostro essere... “socievole”. Ed è come se
per Cinzia l’indagare la superficie del volto ci portasse negli anfratti
più oscuri e a volte luminosi dell’anima... quella che cerca sè attraverso
l’incontro con l’altro.., con il suo sguardo, il suo silenzio o una sua
smorfia... La tecnica usata, tipica di un appunto di diario quotidiano..,
una semplice biro su carta quadrettata, un tratteggio continuo ricoperto
da una stesura bianca ad acrilico quasi a lievitare uno stato di tensione,
di rigidità della piega della carne... ci fa’ rivivere l’archivio segreto
di ciò che fin da piccoli abbiamo immagazzinato a favore della conoscenza
di noi stessi e dell’altro... quante volte guardandolo l’intensità di un
sorriso, un bimbo ed una madre hanno imparato a vivere.., a capire i sì ed
i no... e quante volte avremmo voluto ritornare nei nostri rapporti umani
alla freschezza di quei primi apprendimenti... ecco ciò che colpisce dei
lavori di Cincia è questo contrasto tra un segno secco, non sensuale nella
sua quasi totale monocromia, e le sfaccettature tonali della dimensione
psicologica che invece essi veicolano.... Come in un caleidoscopio di
emozioni la conoscenza dell’altro si fa via via sempre più chiara e
guardando l’altro io scopro me stesso, ... l’immagine richiama alla
memoria i ricordi di altre emozioni, proprio quelle provate di fronte allo
stesso sguardo che la nonna.., aveva in quell’occasione.. o che mio padre
.... un archivio di espressioni e quindi di sentimenti. Ciò che colpisce
l’osservatore è la freschezza ed anticonvenzionalità con cui l’artista si
muove.., è schiva infatti a parlare di opere... Cinzia considera i suoi
lavori un insieme di appunti, di schizzi ma a ben vedere si tratta di
opere compiute. Probabilmente un ingrandimento della superficie di lavoro
potrebbe rafforzare questa idea di indagine compiuta... Per Cinzia
lavorare sul volto di personaggi famosi o appena conosciuti è come
avventurarsi nel segreto della vita degli altri e di se stessa, è un rito,
un percorso mai fine a se stesso in grado di creare nuovi personaggi e
nuova vita.., solo nell’interscambio profondo gli esseri capiranno di
essere figli della stessa madre... la madre terra... l’energia
primordiale.., l’amore. E’ un invito, quasi un inno alla vita,
all’armonia, nonostante le differenze e anomalie della specie. Una
raccolta di ritratti ad appunti, un quaderno di lavoro che ha la dignità
di un’opera compiuta grazie al rigore metodologico con cui l’analisi
procede. L’uso di una lente d’ingrandimento e di un tratto segnico
inconfondibile, ad essa fedele, tracciano la mappa di un percorso: dalle
rugosità o varianti epidermiche, nasce la polifonia emozionale di uno
stato d’animo." |