Dicembre 2008

 

 

 

 

"A r s P o e t i c ae"
(L'Arte della Poesia)

 

 

Foglio periodico letterario - artistico -

 

Qui canit Arte canat...

 

 

Fondato e redatto a cura da:
Sandro Ciapessoni
Via Dignano, 6 - 35135 - PADOVA
Telef. 049612286

 

 

©

 

 

Tutti i testi qui contenuti sono di proprietà
dei vari Autori;
pertanto sono tutelati a norma di Legge.

 

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Prefazione:

Mia breve nota:

Con questa Edizione supplementare all'anno 2008, pongo fine alle mie cronache contenute in "Ars Poeticae". E' infatti tempo che il vecchio navigatore tiri i remi in barca e se nesessario, abbassi anche la sua vela. Ringrazio di cuore tutti Voi che mi avete accolto, che mi avete sopportato nella lettura e nella conoscenza di quanto Vi ho esposto e per quanto mi avete onorato coi vostri commenti. La Vostra partecipazione veramente attiva mi ha commosso e pur senza far Nomi, non escludo nessuno di Voi tutte Signore Poetesse che mi avete spronato... a remare nel mio lago, così come ebbi aiuto a salire al Sant'Andrea teschiato durante quella torrida estate. Calorosamente a Voi tutte, stringo la mano.

Tre anni or sono volli creare questo Periodico iniziandolo con un solo foglio destitano a pochi Lettori, ma Personalità realmente valide nell'apprezzare questa forma d'Arte: la Letteratura. Mi sento altresì fiero e onorato d' aver illustrato per quel poco che mi è stato possibile, le vite di alcuni Personaggi che hanno lasciato i loro segni nella Storia, e tra questi, la Famiglia Brentano la cui origine parte proprio dalla mia amata e indimenticabile Tremezzina.

Ora, i miei particolari "sentitissimi" ringraziamenti al signor Bruno Bordoli Sindaco di Mezzegra, che unitamente al signor Giancarlo Galli e sua gentile Signora consorte, ed anche con l'aiuto della Signora Doris Leoni, mi furono guida in occasione della mia visita a Mezzegra, e che contemporaneamente accesero in me la "prima e forte scintilla" per la riscoperta degli inestimabili valori culturali appartenenti ai nostri luoghi, ma da me per troppo tempo ignorati, trascurati, e di questo, me ne dolgo. Essi sono i valori che onorano la nostra terra e che resteranno scolpiti, vita natural durante, nel mio cuore. Siamone fieri.

Sandro Ciapessoni.

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SOMMARIO:
 

Articoli:

"Speciale Tremezzina":
"Bettina" Catharina Elisabetha Ludovica Magdalena BRENTANO:
di Sandro Ciapessoni.

"Tremezzina amore mio... "
di Antonia Migliaresi
.

John Lewis STODDARD
di Ruggero Pini.
(dal volume: "Mezzegra" ed. da A. Sampietro Editore Menaggio - Como -)
con - extra volume - alcune Poesie in lingua originale inglese sulla Tremezzina.

Opere Poetiche:

Luciana Bianchi Cavalleri: "S. Agostino...".
Sandro Ciapessoni: "Gli orti di Lenno...".
Antonia Migliaresi:
"Autunno...".

SITI WEB AUTORI
che hanno collaborato a questo Periodico,
con la preziosa loro partecipazione.

Luciana Bianchi Cavalleri:
http://comoinpoesia.com
E-mail: ventifebbraio@iol.it

Sandro Ciapessoni:
http://digilander.libero.it/ciapessoni.sandro
E-Mail: sandrocps@yahoo.it

Migliaresi Antonia:
http://amoillario.blog.tiscali.it
E-Mail: anto.resi@libero.it

Daniella Pasqua:
http://www.daniellapasqua.it
E-Mail: maria-dani@libero.it
oppure:
Daniella Pasqua:
http://it.geocities.com/daniella_pasqua_poesie
E-Mail: maria-dani@libero.it

Mariangela Fumagalli:
http://www.geocities.com/Fumagallimar
E-Mail: fumanet@libero.it

Comelli Gianna:
http://digilander.libero.it/jennifer321/Jennifer/index.html
E-Mail: jennifer45@tele2.it

 

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"SPECIALE TREMEZZIZA"
"Bettina" Catharina Elisabetha Ludovica Magdalena BRENTANO:
Poetessa e Scrittrice:
(Frankfurt am Main: 4 aprile 1785 // Berlino: 20 gennaio 1859)

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"Bettina" Catharina Elisabetha BRENTANO, è passata alla storia come "das Kind" (la bambina) che seppe interpretare il Romanticismo tedesco accanto ai Fondatori di quella corrente d'Arte letteraria: correnti più eccelse dell'epoca, quali Wolfgang Goethe (1749-1832), Ludwig Tieck (1773-1853), i fratelli August e Friedrich Schlegel nella cui rivista "Athenheum" di Berlino (1798-1800) illustrano il programma romanticista come ribellione all'illuminismo, Novalis, Joseph von Eichendorff , Heinrich Heine (ne ho citati soltanto alcuni fra i tanti scrittori, pensatori e filosofi di quel secolo, senza però dimenticare il sommo musicista compositore Ludwig van Beethoven che con le famiglie Brentano - ebbe numerosi contatti edificando così una solida amicizia col genio di Bonn. Il fratello di Bettina, Clemens Wenceslaus Maria, essendo nato nel 1778 era di sette anni maggiore di Bettina che nel 1811 all'età di 26 anni, andò in sposa ad Achim von Arnim, poeta e scrittore appartenente al gruppo romantico di Jena ed intimo amico di Clemens. Da quel matrimonio nacquero sette figli dei quali soltanto dell' ultima: Gisela, nata nel 1827 si ha traccia fino al 1889 data della sua scomparsa all'età di 62 anni.

Da quanto mi risulta dallo studio approfondito della sua vita, a partire dalla sua prima infanzia, non credo che Bettina Brentano sia stata oggetto di particolari attenzioni affettive. Fu messa ben presto (in tenera età, si ritiene all'età di 6 anni) nel convento di Fritzlar ove compì severamente gli studi e ne uscì a 12 anni accolta nell'anno 1797, nella casa della nonna materna Marie Sophie Guterman von Gutershofen (1731-1807) in quanto il padre di Bettina; Peter Anton Brentano (che mi pernetto chiamare col dovuto rispetto: il Tremezzino) morì nel 1797 e la madre Maximiliane Euphrosine Von La Roche, mancò nel 1793. Sicuramente la pensona più vicino a lei, fu il fratello Clemens Wenceslaus Maria già introdotto nell'ambiente letterario. Fu per la sorella Bettina, un ascendente forte, spiccato e costruttivo; si venne così a forgiare in Bettina, quel carattere romantico che nel volgere di poco tempo, raggiunge una dimensione assai vicina alla perfezione: da geniale anima prima, e più che scrittrice romantica poi. Bettina fa del suo sentimento, un sentimento tra i più frequenti e comuni a tutti almeno in certi momenti, e fa della propria personalità ben definibile e chiara, l'espressività dell'amore genuino, dono quest'ultimo, a pochi riservato.

"Chi sei tu, Bettina?", le chiedeva Karoline von Günderode, delicata poetessa e sua amica del cuore, morta suicida per un amore infelice. Il fratello Clemens e Achim von Arnim, che sarebbe divenuto poi suo marito, vedevano in lei l' incarnazione del meraviglioso e quasi tutti coloro che la conoscevano parlavano della sua grazia come di gentile e graziosissima Ondina, fluida come l' acqua, innocente come l' infanzia, partecipe di una vita celestiale, di una vita superiore, ignote l' una e l' altra ai comuni mortali.
"Das Kind"; era la definizione che in essa si vedeva - eterna bambina - anche nel titolo del suo libro più famoso: "La Gunderode" - e anche quand' era madre di sette figli - Bettina univa una irrefrenabile spontaneità alla colta sua magica grazia genuina.
Sotto questo profilo, Bettina spiega sotto la volta celeste il "suo" Romanticismo, che nella stessa sua famiglia, non era certo la prima né la meno dotata a rappresentarlo letterariamente, visto che suo marito Achim von Arnim e soprattutto suo fratello Clemens erano, al pari di lei, due grandi poeti romantici.

Inquieto, struggente e vibrante come lei, Clemens fu però meno capace di lei di dominare questa musicale e sensitiva inquietudine della vita, ma seppe invece conformarla e darle forma nell' Arte.
Nata nel 1785 e morta nel 1859, Bettina Brentano cresce in una famiglia di grandi tradizioni letterarie divenute vita vissuta e talora, secondo il gusto romantico; vita concepita nella letteratura. La nonna Sophie era una vivace romanziera illuminista, amica di Goethe e fidanzata da giovane con Wieland; la madre Maximiliane von La Roche aveva affascinato il giovane Goethe, il quale aveva dato il colore dei suoi occhi e il suo sorriso alla Carlotta del suo "Werther"; con l' anziano Goethe, la stessa Bettina ebbe un platonico flirt molto più intellettuale che sentimentale, dal quale sortì un delizioso, freschissimo libro che mescola inestricabilmente realtà e fantasia, il "Carteggio di Goethe con una bambina" (1835).
Di Goethe, Bettina aveva voluto essere non certo la seduttrice e forse nemmeno l' ispiratrice, ma del Poeta legge un giorno il manoscritto "Egmont"; capisce a fondo il genio di Goethe, lo ritiene un capolavoro e decide di presentarlo a Ludwig van Beethoven, già da anni amico della famiglia Brentano.

Una lettera di Bettina Brentano indirizzata a Goethe il 1 agosto 1807. (Bettina aveva 22 anni)

"Das Kind hatte nicht eine liebevolle Kindheit."

"La bellezza è il nutrimento dell’anima.
Amico mio! Sono sola: tutto riposa e il pensiero che sia passato tanto tempo da quando ero con voi mi tiene sveglia. Forse, questo è stato il più grande avvenimento della mia vita; forse è stato il momento più intenso, più beato momento. Non ci saranno più giorni altrettanto luminosi, li rifiuterei."

Bettina Brentano von Arnim.

Lei stessa incarnò lo spirito romantico in opere come "La corona primaverile" e "La Gunderode" permeate di quella riflessione surreale ma intimistica che anche se l’allontaneranno dalle poetiche contemplative e filosofiche del fratello e del marito, le permetteranno comunque di conquistare un posto di rilievo nella storia letteraria tedesca già da quegli anni.

Bettina von Arnim non si dedicò esclusivamente alla scrittura, ma anche all’arte visuale come illustratrice e alla musica (fu allieva di Ludwig van Beethoven) come compositrice e cantante avendo studiato canto, composizione e pianoforte a Monaco dal 1808 al 1809 e fu la prima a musicare l’opera del poeta Hölderlin. Una personalità dunque eclettica ed esuberante, dotata d'intelligenza non comune, grazie alla sua nascita in una famiglia poliedrica e antidogmatica che permise ai suoi illustri membri di esprimersi creativamente con risultati eterni grazie anche al cenobio di artisti con i quali le vecchie e nuove generazioni entrarono in contatto: il già citato Goethe, van Beethoven, i fratelli Grimm e altri. I grandi della musica come Robert Schumann, Franz Liszt e Johannes Brahms l’ammirarono per il suo spirito comunicativo e per il suo stile anticonformista caratterizzato da armonie insolite e creazioni estemporanee.
Le sue opere famose restano in ogni caso il già citato "Carteggio con Goethe". Gli originali delle lettere furono trovati dopo la sua morte e fu espressa l’ipotesi di una rielaborazione della corrispondenza. Fu dunque eseguita un’accurata comparazione fra le lettere autografe con quelle pubblicate e si notò che l’ipotesi fosse priva di fondamento poiché le lettere di entrambi erano visibilmente più confidenziali rispetto alle presunte lettere formali e prive di un qualsiasi coinvolgimento emotivo.

E qui va ricordato che il genio di Bonn volle dedicare alcune delle sue sublimi composizioni musicali ad alcuni componenti la famiglia Brentano.
Si tratta del " Trio in un movimento in Si bemolle maggiore " (WoO 39) per violino violoncello e pianoforte, scritto nel giugno del 1812 (ma pubblicato postumo soltanto nel 1830), accompagnato dalla dedica:
"Alla mia piccola amica Maximiliane Brentano, per incoraggiarla a suonare il pianoforte". (Maximiliane Brentano era la figlia di Franz Brentano avuta dalla moglie Antonie von Birkenstock - la futura destinataria della celebre lettera "All'Amata immortale" che Beethoven scrisse e che venne ritrovata soltanto dopo la morte di Beethove...)
Beethoven espresse sempre, con calore, una sincera riconoscenza verso mecenati e amici.
E sempre Maximiliane, otto anni dopo il Trio, ebbe in dedica anche la Sonata N. 30 op. 109 per pianoforte.
La "Sonata per pianoforte n. 30 in Mi maggiore, Op. 109", è la terzultima delle 32 composte ed ha visto la luce nel 1819-1820 ed è suddivisa in 3 movimenti: 1.- Vivace ma non troppo - 2 - Prestissimo (in Mi minore) - 3. Gesangvoll, mit innigster Empfindung. (Andante molto cantabile ed espressivo).
Esiste in CD questa Sonata per pianoforte, per cui consiglio e caldeggio l'ascolto a coloro che dediderassero approfondire con quale linguaggio espressivo... il Genio di Bonn si confidava alle persone amate.

Voglio ricordare (e questo è un particolare importante) che in quel periodo, Beethoven lavorava alla stesura della sua Missa Solemnis.

Un altro evento importante nella vita sentimentale del musicista - sempre in relazione alla famiglia Brentano -, fu la scrittura della celeberrima "Lettera all'Amata immortale", redatta in tre riprese a Teplitz tra il 6 e il 7 luglio 1812. La destinataria non è più un mistero; Antonia von Birkenstock in Brentano (1780–1869), sposata al senatore di Francoforte Franz von Brentano, e cognata di Bettina, che incontrò Beethoven a Vienna e a Karlsbad tra il 1809 e il 1812.
Infatti gli studi più recenti identificano l' "Immortale amata" con la viennese Antonie von Birkenstock, di dieci anni più giovane di lui, che nel 1798 aveva sposato per pressione paterna un ricco mercante di Francoforte, Franz Brentano, (fratello di Clemens e di Bettina, ma nato dalla prima moglie di Peter Anton Brentano il Tremezzino) e là si era trasferita, a Francoforte. Lontano dalla sua città natale essa si era però ben presto sentita a disagio e, dopo la nascita di quattro figli, (tra i quali troveremo una figlia di nome Maximiliane o Maximiliana - vedere sonata 109 di Ludwig van Beethoven), nel 1809 era tornata temporaneamente a Vienna con tutta la famiglia: lì, a Vienna, qualche mese dopo, conobbe Beethoven, e tra i due nacque una tenera amicizia che si trasformò lentamente ma inesorabilmente in appassionato amore, finalmente corrisposto ma… come al solito - impossibile: Ludwig van Beethoven, era amico del marito di Antonie (Franz Brentano) e affezionato a tutti i loro figli, mai avrebbe infatti accettato di rovinare il loro matrimonio. (Personalmente sono certo che princìpi di questo genere - raramente - ancora oggi esistano, affermo questo poiché un caso simile... personalmente lo conosco.)

Antonie ritornò a Francoforte con la sua famiglia nell'autunno del 1812, e per più di cinquant'anni seppe mantenere un dignitoso riservo sul suo unico, vero amore. Beethoven dopo la partenza dell'Amata, per la prima volta accettò la solitudine alla quale ormai si sentiva definitivamente destinato. Ed è oltremodo significativo che da allora, nella biografia di Beethoven, non si trovi più alcuna traccia di storie d'amore e di donne.

Bettina trovò il vero amore nel matrimonio e nell' esistenza con Achim von Arnim, - rielaboratore di Lieder e solido Junker prussiano, col quale visse vent' anni scanditi dalla nascita di sette figli. La vita familiare non le impedì di coltivare interessi e frequentazioni letterarie, specie nei vivacissimi circoli culturali berlinesi, fervidi di battaglie per le libertà politiche e sociali e soprattutto per la emancipazione femminile, propugnata da intellettuali come la sua amica Rahel Levin e da lei stessa. Questo concreto amore delle libertà non è meno interessante della sua misteriosa natura che si doleva di non riuscire ad "abbracciare il mondo". Bettina diceva al marito, non senza compiacimento, che nel loro amore c' era un "segreto" indecifrabile a lei stessa, che li teneva talora lontani.

In realtà il suo mistero è quello di tutti, perché ogni cuore sente vibrare in se stesso, nelle proprie profondità, sentimenti contrastanti e oscuri che non riesce a spiegarsi. È il mistero di ognuno... amare. Amare e soffrire!

Sandro Ciapessoni.

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TREMEZZINA AMORE MIO…
della Scrittrice e Poetessa, Signora Antonia Migliaresi di Roma.

A San Giovanni di Bellagio mi sento in un ambiente naturale, meglio di casa mia. Lo dice anche il mio amico Elio: "qui è un altro mondo". Ogni volta che giunge qui si sente proiettato in un sogno.
Se gli domandi il perché della sua affermazione, ti risponde che è un altro mondo per tanti motivi: per la magia nell'aria, la natura, la gente. È un insieme di combinazioni vincenti che sviluppano un'energia positiva.
Oltre San Giovanni, un'altra località che ha fatto breccia nel mio cuore è la Tremezzina.
Appena scendo dal battello a Lenno, a parte tutti i martedì quando il lungolago è animato dal mercato ed ha un fascino diverso, mi rendo conto di trovarmi in un'oasi di pace.
Dominano un silenzio e una quiete rassicuranti. Annosi pini ombreggiano il lungolago e, inchinandosi verso le panchine, portano refrigerio in giornate assolate. Il romanico Battistero e la chiesa di Santo Stefano con la loro arte catturano l'attenzione. L'acqua ha sempre un colore smeraldo dovuto alla verde penisola del Lavedo che ivi si specchia.
Il cardinal M. Durini, quando nel settecento fece costruire la Villa Balbianello, diede ai due golfi divisi dalla penisola, nomi di dee (curioso per un ministro della chiesa!). Chiamò "Venere" il golfo di Lenno e mai denominazione fu più appropriata! L'altro, quello verso Campo, lo denominò: "Minerva".

La sensazione di pace che provo qui ha un'origine diversa di quella che avverto a San Giovanni. Qui è la natura che mi rasserena, a San Giovanni è il profumo d'antico che riaffiora attraverso gli acciottolati e le case di vecchia fattura. Il risultato, in entrambi i posti, è che mi libero delle tensioni e una componente positiva s'impadronisce dei pensieri.
Nelle mie escursioni in Tremezzina, proseguendo il cammino dopo il lungolago, imbocco l'antica via Regina che deve il suo nome a Teodolinda, regina dei Longobardi. In realtà sembrerebbe che l'antica strada risalga ai tempi dei romani quando fu costruita per avere un'alternativa alla navigazione lacuale. L'antico e suggestivo percorso mi risveglia i sensi riportandomi indietro nella storia. Dopo avere attraversato la provinciale, che per un attimo interrompe il sogno con il rumoroso traffico, ritorno sull'antica strada e riallaccio il filo dei pensieri. Proseguo fino a Campo dove la via discende i trasformata in scalinata, fino al lago.

Giungo in via della Vignola e rimiro l' antichissima fontanella "el funtanìn" ove, più volte, mi sono soffermata con Sandro Ciapessoni per decifrare la scritta incisa sulla vasca. Purtroppo il tempo ha cancellato qualche lettera e ha lasciato posto all'immaginazione. Forse è scritto "pro labio", così io e il Poeta abbiamo interpretato i segni quasi indecifrabili. Ci piace pensare che un tempo, abbeverandosi, lo stanco viandante trovasse refrigerio provando una sensazione di frescura sulle labbra.

Proseguo per Ossuccio e mi soffermo a rimirare la chiesa della Maddalena, un tempo "hospitale" ossia luogo d'accoglienza per i pellegrini. Sull'arco d'ingresso che dà sui giardini, è raffigurata la conchiglia simbolo di San Giacomo di Compostela e di tutti i luoghi che avevano la stessa funzione.
Nei giardini, il prato è disseminato d'olivi e mi fermo per un breve riposo. La bella Isola Comacina è a poche bracciate d'acqua; la posso ammirare a distanza ravvicinata, avrei voglia di tuffarmi e raggiungerla a nuoto.

Decido di tornare, ho fatto il pieno di emozioni positive. All'imbarcadero di Lenno scambio un segno d'intesa con il lago e lo saluto con un arrivederci a presto.
Sul battello concentro l'attenzione sul circostante panorama. Cerco con gli occhi la torretta vermiglia della darsena di un'antica villa dove una statua si porta la mano alla fronte per scrutare il lago. Me la fece notare per la prima volta Gilles, qualche anno fa; sono passata di lì anche in canoa per poterla salutare da vicino. Proseguendo per Azzano, individuo l'abitazione di Davide Van de Sfroos. Segue, a breve distanza, la casa del Gegia, (capitano della flotta lariana e mio carissimo amico) è inconfondibile con una parete grigia e l'altra tinteggiata di giallo.
Il battello passa davanti a piazza della ultra trecentenaria Magnolia di Azzano e ferma a Villa Carlotta. Attraverso il cancello della Villa intravedo l'imponente scalinata e il giardino ricco di una gran varietà di fiori.

Mando un pensiero alla sfortunata Principessa che ricevette la villa da sua madre, la principessa Marianna di Nassau, come dono di nozze con Giorgio II, duca di Sachsen-Meiningen; quest'ultimo, appassionato botanico, si prodigò per lo sviluppo e l'arricchimento del vasto giardino paesaggistico, oggi di grande pregio storico e ambientale. Favorito, infatti, dalla fertilità del terreno dovuta al deposito da parte di antichi ghiacciai di un sedimento particolarmente acido, il parco di villa Carlotta è celeberrimo per la stupefacente fioritura primaverile dei rododendri e delle azalee in oltre centocinquanta varietà.

Il battello si dirige verso la sponda orientale, richiamando la mia attenzione su posti familiari, rivolgo un ultimo saluto alla riva occidentale:
"Ciao Tremezzina, amore mio, sei nel mio cuore!"

Antonia Migliaresi.

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John Lewis STODDARD
di Ruggero Pini.
(dal volume: "Mezzegra" ed. da A. Sampietro Editore Menaggio - Como -)

Le opere poetiche in lingua inglese sono tratte da "Gutenberg Ed. Book."

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J. L. Stoddard nasce il 24 aprile 1850 a Brookline, sobborgo residenziale a sud di Boston, da Lewis banchiere e agente di cambio, e da Sarah Lothrop. Appartiene ad una famiglia con forti influenze religiose, il padre era un fervente "calvinista".
Rimane orfano a quindici anni e grazie all'aiuto dello zio paterno Charles. col quale inizia a lavorare, riesce a continuare gli studi. Entra al Williams College nel 1867 e frequenta i corsi di latino, greco, storia, francese, tedesco ecc. . Studente modello di diploma con grance encomio solenne. Il suo maestro e professore John E. Horr, da lui definito un "inguaribile romantico", lo spingerà a colticare la passione per la poesia. Stoddard ricorderà quegli anni come i più felici della sua vita. [...]
Lettore attento di Locke, Hume, Stuart Mill, Bentham, conosce personalmente i poeti Longfellow, Emerson, Whittier, Holmes ecc. . Deluso dalle risposte della religione legge Darwin, Spencer e abbraccia il positivismo diventando infine agnostico. Nel 1874 parte per il primo viaggio oltreoceano. Un viaggio in Europa a cui già pensava non ancora quindicenne attratto dal fascino delle antiche culture mediterranee. Sbarca in Irlanda, prosegue in Scozia, Inghilterra, Francia e Svizzera. Giunge in Italia: Lago Maggiore, Milano, Venezia, Firenze, Roma e Napoli. Il suo viaggio prosegue poi in Grecia, Turchia, Palestina, Egitto, visitando i luoghi da tempo sognati. [...]
Nel 1880 visita nuovamente il Nord Italia. [...]
Nel febbraio del 1907 - con la moglie Ida O'Donnel - si recano sul lago di Como a trovare alcuni amici. Arrivati alla loro destinazione, Azzano, nella baia della Tremezzina "trovano un paradiso di sole e di fiori". Quando gli amici comprendono il piacere degli Stoddard per il luogo, li portano a visitare una villa di vacanze a loro vicina e che era posta in vendita . Incantati dal luogo il giorno seguente decidono di acquistarla. [...]
La villa acquistata è Villa Rezia. Nel '700 fu abitata da Calo Brentano Gnosso costruttore della Chiesa della Beata Vergine di Azzano, passata poi a Francesco Rezia , un ricco mercante di bozzoli di seta [...] Insieme alla villa, Stoddard compra anche l'edificio che affianca la chiesa, che sarà per anni sede dell'Ufficio Postale (concesso in uso gratuito dallo stesso Stoddard). [...]
Stoddard però non visse mai isolato nel suo "paradiso dorato", anzi, ammò prendere confidenza con la gente del luogo e col loro dialetto:

"In questi giorni ci sono barche a remi per il pubblico, che tempo permettendo, fanno i loro regolari viaggi collegando il lago nelle due diresioni e il cui motore sono dei vigorosi barcaiuoli. Queste barche hanno per polena una piccola statua raffigurante un moro dalla pelle scura con un braccio alzato indicante la rotta. [...] Comunque, bene o male, questa gente di umili lavoratori canta più che è possibile. Nell'inverno, nel buio dell'alba, così come nella poca luce del crepuscolo, i giovani e i bambini di entrambi i sessi che vanno e vengono dalle fabbriche passano sotto la mia villa cantando. Frequentemente anche dalle officine, dove le ore sono lunghe e la fatica incessante, si sente il mischiarsi di centinaia di voci in commoventi armonia (...) Un'indefinita tristezza li pervade, specialmente i canti dei pescatori nella notte, parlano di pianti e sofferenze di un non troppo lontano passato."
[...]

Da John Lewis Stoddard
del volume: "Mezzegra" di Ruggero Pini
edito da
Attilio Sampietro Editore: Menaggio.

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JANUARY IN THE TREMEZZINA...
del Poeta e Scrittore John Stoddard.

Day by day,
As if in May,
We sail Azzano's beautiful bay;
High and low
The mountains show
Luminous fields of stainless snow,
But the air is soft, and the sun is warm,
And the lake is free from wind and storm.

Far and nigh,
Deep and high,

The Alps invade both lake and sky;
Base to base
Their forms we trace,
These in water, those in space,--
Duplicate peaks on single shores,
As shadow sinks, and substance soars.

To and fro
We idly go,

Bidding our oarsmen lightly row;
Here and there
Halting where
The vision seems supremely fair;
Happy to let our little boat
In a flood of opaline splendor float.

Far away
Seems to-day
The clamorous world of work and play;
Ours indeed
A different creed
From that of the modern god of Speed,
Whose converts suffer such grievous waste
In strenuous labor and feverish haste!

East or west,
A tranquil nest,
When curfew rings, is always best,
A landscape fair,
A volume rare,
And a kindred heart, one's peace to share,--
What is there better from life to take
In a sweet retreat on the Larian lake?

John Lewis Stoddard.

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ISOLA COMACINA...
(The only Island on Lake Como, the Lake Larius of the Romans)
del Poeta e Scrittore John Stoddard.


There sleeps beneath Italian skies
A lovely island rich in fame,
In days of old a longed-for prize,
And bearing still an honored name,--
A spot renowned from age to age,
An ancient Roman heritage;

A valued stronghold, for whose sake
Unnumbered men have fought and died,--
The Malta of the Larian lake,
Forever armed and fortified,
To Como's shores the master-key,
The guardian of its liberty.

Half hidden in a sheltered bay,
Where tiny skiffs at anchor ride,
How different is the scene to-day
Reflected in its waveless tide,
From that which this historic foss
Showed mailed soldiers of the Cross!

Yet still, across the narrow strait,
Some remnants of the hospice stand,
Whose ever hospitable gate
Met pilgrims from the Holy Land,
Its finely carved, millennial tower
Enduring to the present hour.

One gem alone doth Como wear,
None other need adorn her breast;
'Tis this, her emerald solitaire,
Her unique island of the blest,--
The star beside her crescent shore,
A thing of beauty evermore.

On Comacina's peaceful strand
The coldest heart is moved to pray,
As softly steals o'er lake and land
The splendor of departing day,
And scores of snowy peaks aspire
To sparkle with supernal fire.

Then Lario paints for liquid miles
The white-robed monarchs' glittering crowns,
Transmutes at once to dimpled smiles
The sternest of their glacial frowns,
And often holds, with subtlest art,
Some Titan's likeness to her heart.

Fair Comacina, through whose trees
Earth's feathered songsters flit unharmed,
Where soft-eyed cattle graze at ease,
And every whispering breeze seems charmed,
Can it be true that human blood
Hath ever stained thy limpid flood?

Alas! too often, drenched with gore,
Thy cliffs have witnessed deadly strife,
When hostile feet profaned thy shore,
And each advancing step cost life,
As prince and peasant, side by side,
Beat back the Goths' invading tide.

But why disturb the silent past?
Why rouse the island's sleeping ghosts?
Or see in forms by ruins cast
The phantoms of those warlike hosts?
For centuries the gentle waves
Have rolled oblivion o'er their graves.

And what will now thy future be,
Thou pristine refuge of the brave,
Which Rome's last heroes fought to free,
And vainly gave their lives to save?
Forget not, thou wast once a gem
That graced a Caesar's diadem!

Wilt thou fulfil my fondest hopes?
I sometimes long to check the stream
Of tourists hurrying by thy slopes,
And tell them of my cherished dream,--
To see upon thy storied height
A palace worthy of the site;

Not meaningless, not merely vast,
Nor crudely modern in design,
But something suited to thy past,--
For highest art a hallowed shrine,
A classic home of long ago,
The Tusculum of Cicero.

Then roses, rich in sweet perfume,
Shall wreathe with bloom each terraced wall,
And, scattered through the leafy gloom
Of olive-groves and laurels tall,
Shall many a marble nymph and faun
Grow lovelier from the flush of dawn.

So let me dream! I may not see
That stately palace crown thy brow,
Those roses may not bloom for me,
But, as thou art, I love thee now,
Content thy future to resign
To abler portraiture than mine.

Sweet Comacina, fare thee well!
Across the water's placid breast
The music of the vesper-bell
Invites me to my port of rest;
Fair jewel of this inland sea,
May all the gods be good to thee!

John Lewis Stoddard.

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EVENING ON LAKE COMO...
del Poeta e Scrittore John Stoddard.

Beside my garden's ivied wall,
Enwreathed in vines of gold and green,
I stand, as evening shadows fall,
And marvel at the matchless scene,
While wavelets make, with rhythmic beat,
Perpetual music at my feet.

The year grows old,--yet on the breeze
Still floats the perfume of the rose;
Still gleams the gold of orange trees,
Regardless of the Alpine snows;
For while, above, Frost reigns as king,
Below prevails the warmth of Spring.

In Tremezzina's sheltered bay
The wintry storms forget to rave;
Without,--the white caps and the spray,
Within,--a shore with scarce a wave,--
A favored spot where tempests cease,
And Heaven whispers, "Here is Peace."

Across the water's purple bloom
Bellagio, bathed in sunset light,
Surmounts the twilight's gathering gloom
With glistening walls of pink and white,--
The wraith of some celestial strand,
The fringe of an enchanted land.

My sweet-voiced fountain softly sings
Its good-night lyric to the lake;
A skiff glides by on slender wings
With scarce a ripple in its wake;
And pleasure-boats, their canvas furled,
Float idly in an ideal world.

The swan-like steamers come and go;
The ruffled water finds its rest;
The snow-peaks catch a ruddy glow
From crimsoned cloudlets in the west;
And, trembling on the tranquil air,
Steals forth the vesper-call to prayer.

Oh, peerless strand! I yearn no more
To mingle with the maddened throng;
Enough for me this wave-kissed shore,
The vesper-bell, the fountain's song,
The sunlit sail, the Alpine glow,
And storied towers of long ago.

Between me and the world's unrest
The lake's broad leagues of water lie;
Above my wave-protected nest
Serenely bends a cloudless sky;
And homeward from life's stormy sea
The dreams of youth come back to me.

John Lewis Stoddard.

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Fra le tante Poesie scritte dal Poeta John Stoddard sul Lago di Como, (oltre quaranta) ho scelto queste tre toccanti opere che non ho voluto tradurre per non rompere la musicalità ritmica del verso. Operando ciò compirei una profanazione, ché i testi poetici vanno soltanto, solamente esclusivamente letti nella loro lingua originale. Sarà "bene" per chi conosce la lingua inglese... e mi sarà "dispiacere" per coloro che non sono nella condizione di gustare la soavità di quelle emozionanti romantiche espressioni.

Sandro Ciapessoni.

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- OPERE POETICHE -

 

SANT' AGOSTINO...
della Poetessa Signora Luciana Bianchi Cavalleri di Como.


Amo indulgere, in riva al lago,
a pacate introspezioni di ricordi
(il senso dell'eterno, mi sovrasta)

Immagini di vita e di quartiere, tramandate
ed assorbite da onde del lago secolari e intatte.
Memorie semplici, che parlano tuttora al cuore.

Sant' Agostino, borgo di tradizioni antiche:
cavalli alla posta, merci scaricate con fragore
e giochi di bimbi tra suoni di mercanteggiare.

L'antica Parrocchiale, anima e fulcro del quartiere,
la processione a maggio alla 'Nosetta' di contrada,
le novene, le prove ai canti per la Messa di Natale,

la popolare ricorrenza di Sant'Antonio protettore,
con animali e carri condotti in lunga fila a benedire
e le profane bancarelle con 'firoeu' e 'pampare' .

Il noto pasticciere della piazza, offriva piccoli cartocci:
'cinq ghej de freguj' , frugale merenda doposcuola
o per le milanesi 'narcisate' , al faro di Brunate.

Gondrand esibiva carri con imponenti equini
(stinchi da tiro, paraocchi) ed i bimbetti, attorno,
alti quanto le zampe, 'barabìtt' affatto intimoriti.

Serate estive, 'Lucie' a remi dal lumino appeso:
approdi lenti, al porticciolo steso a spiaggia,
tra canti di gruppo, fiabe… e bimbi addormentati.

Carezzo un calmo andare di memorie:
e nell'abbraccio del tempo ho la tua voce
che rivive e limpida permane, mamma.

Assorto, è il respiro del mio lago.
S'attarda l'onda: stasera, in lenti flutti
s'espande, frangendosi sommessa.

 

Luciana Bianchi Cavalleri.

 

Nosetta = edicola mariana, sita in via della Madonnetta.
firoeu = lunghe collane di castagne arrosto.
pampare = lunghe canne, con appesi giochi e bonbon per i bambini.
cinq ghej de freguj = cinque contesimi di briciole.
barabìtt = piccoli monelli.
narcisate = le escursioni primaverili, nei dintorni di Brunate, per raccogliere narcisi.

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AUTUNNO
della Poetessa e Pittrice Antonia Migliaresi di Roma.

Autunno stagione discreta
svestita da gemme e fiori
vestita di caldi colori.

Tiepidi venti
cullano foglie morenti,
miti giornate
smorzano afe opprimenti
preparano rigidi inverni.

Su natura dormiente
di gialli ocra e marroni
riposano vista e mente ...

Antonia Migliaresi

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GLI ORTI... DI LENNO...
da: "Poetica lariana"
del Poeta Sandro Ciapessoni di Trenezzo (Como) - abitante a Padova -.

 

Immerso è il verde poggio
negli argentati ulivi;
a pie' del monte
scende dal Sant'Andrea teschiato
- soave - l' alito del gelsomino in fiore;
negli orti, nei roseti, nei giardini
auliscono profumi...
e i desideri... accendono bei sogni.

Antichi, due cipressi vegliano la via.

Ben lastricato, nitido e pulito
scorre l'acciottolato
che infino a Lenno è "porta";
e Casanova rustica e pietrosa
ornata è di fontana,
fresca e generosa.

Policromi gerani,
e passiflore in siepi,
assorbono il levante
sorgente dal San Primo
e nei giardini,
slanciati verso il cielo
svettano cipressi
che stendono lor velo.

La "Via dei Poeti" oggi m'invita
con sue fiorite rose
a non sopir speranze.

Oh bella Lenno! Al vespero...
così, ancora io ti sogno!
Immersa nel tuo romantico
amarantato tono,
quando nell'animato
tuo sanguigno cielo
la silenziosa quiete della sera
s'adagia e regna fra i ben tenuti ulivi.

Così ti canto ancora
diletta e amata mia Contrada!
Io canto gli erti e i tuoi sereni poggi,
le alpestri ripe,
le gole dei tuoi monti.

Io canto le tue gioie che mi doni
quale... fanciulla amata
offre il suo viso a tenera carezza;
così… così tu m'offri e in estasi rapita
gioviale, tua eterna giovinezza.

Il portico di "Tregola"...
Le antiche case su per la stretta via;
modesta era l'antica fontanella
quando fanciullo l'acqua attingevo
fresca e sorgiva;
l' acqua dei nostri monti era…
che ancora... che ancora
rinfresca la tua via.

Ma il mite e silenzioso amato Lario
giù nel tuo sereno golfo è cinto,
dove i bei pini al sole
ombreggiano la riva,
e sempre ancor mi dona fresca e lieve
quell'aura soave
della tua brezza a sera.

Ma non t'ho persa o Lenno,
oh Lenno prediletta...
e Campo pure tu
che il fianco doni al torrentel Perlana...

Sotto il pulito cielo
al vespero d'agosto...
quando le calde notti magiche
al tenuo chiaror dell'affilata Luna...
vita daranno ai freschi e novelli amori,
germoglieranno allora
i tremuli bagliori
delle speranze vane...
così, come negli orti
di questo tuo gran giardino
s'apre e si spande nell'immenso cielo
il delicato effluvio
del verde arbusto, col profumato
ed aromato celeste fior del rosmarino.

Sandro Ciapessoni.

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"Salotto degli Autori e dei Lettori"

(Riguarda l'edizione del trimestre precedente: ottobre - novembre - dicembre 2008 )
Ricordo che tutti i Lettori, possono partecipare inviando a:
ciapessoni.sandro@libero.it le loro opinioni. Grazie!

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dalla Poetessa Signora Gianna Comelli di Sale Marasino (Brescia)
Sale Marasino: 10 ottobre 2008

Ciao Sandro,
ho letto attentamente anche tutto il resto oltre le poesie... Questo numero è veramente denso di emozioni e sono sicura che ci hai messo l'anima e non solo il cuore!

Su "Godwi", del Poeta e Scrittore Clemens W. M. Brentano. Ho letto tutto e con molta attenzione per cui posso affermare: avvincente e affascinante.

Riguardo a Gabriele d'Annunzio; tutto molto interessante. e mi rammarico non averlo mai letto prima. Da oggi in poi non tralascerò da leggere più niente.

La tua poesia "Nell'orizzonte terso…", è come un canto d'usignolo.
Mi complimento con te e con tutte le altre Poetesse.
Con i miei più vivi auguri… e "in bocca al lupo". caramente saluto.

Gianna Comelli

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dalla Poetessa e Pittrice Signora Antonia Migliaresi di Roma.
Roma, 23 ottobre 2008

Carissimo Sandro,
ho letto attentamente il tuo ultimo numero di "Ars Poeticae" (4° trimestre) e non c'è argomento che non sia stato scelto con l'oculatezza dell'esperto. Molto di ciò che hai scritto, oltre ad affascinare il lettore, lo sospinge al di là dell'umano, al confine col divino. Ciò vale sia per l'incredibile storia che intreccia le vite dello scrittore Clemens Wencelaus Maria Brentano e della monaca (poi proclamata 'beata' dallo scomparso e compianto papa Paolo Giovanni II ) Anna Katharina Emmerick, e sia per l'articolo ove racconti la morte di Gabriele d'Annunzio e l'intesa spirituale tra il Vate ed Emilie Mazoyer, (Aelis) colei che gli resterà fedele fin dopo le tenebre.
Argomenti che intrigano il lettore e lo portano, attraverso una lettura tutta d'un fiato, al di là di fatti; sentimenti e passioni a penetrare in un mistero di cui nessuno potrà mai darci la soluzione.
"Non c'è nulla… non c'è nulla" è la voce del fantasma di d'Annunzio o dell'immaginazione di chi avrebbe voluto rivederlo con tutta la forza del sentimento?
Domanda cui noi umani non sappiamo dare risposta, ma possiamo dire a te: grazie per il bel lavoro che hai svolto nel proporci argomenti tanto profondi che invitano alla meditazione!

Perle della letteratura sono i brani e i versi tratti da "Godwi" opera di Clemens Wenceslaus Maria Brentano che ci proponi dopo un attento lavoro di ricerca. Fai molto per la Tremezzina e per la sua storia, e il tuo lavoro esprime la forza del tuo sentimento verso la terra che ti ha dato i natali.

Esprimi amore intenso e passionale, tenero e dolce nella poesia: "Nell'orizzonte terso…" che tratteggia un'immagine di donna fresca e gentile.

Coinvolgenti i versi della Poetessa Daniella Pasqua di Brescia che denuncia la solitudine e il desiderio di una mano forte che, con le sue carezze, la sua comprensione e il suo amore, l'aiuti nel difficile cammino della vita.

Complimenti alle Poetesse: Ilde Andreaggi Petek di Padova e Gianna Comelli di Sale Marasino (BS), che ,con i loro versi, inneggiano ad una natura ammaliatrice e ispiratrice degli umani sentimenti.

Un grazie e un caro saluto a tutti

Antonia Migliaresi

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Con il mio più sincero Augurio per il prossimo

" SANTO NATALE "

e per un altrettanto felice

" ANNO NUOVO "

Sandro Ciapessoni.

 

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