Sandro Ciapessoni

 

 

AUTUNNO IN "COSTA-PRADA"

 

Per le faggete e l'abetine,
delle fratte e del ruscello,
quel canto suona senza fine...

(da: "I canti di Castelvecchio - La partenza del boscaiolo")
G. Pascoli.

 

Frammisto al verde stanco delle chiome,
il tenuo color del miele,
foriero mi conferma
il presto rifiorir del crisantemo.

E nelle valli, le boscose ripe
oggi son meste,
e dentro il mio pensare,
l'inusitato amaro mi sovviene.

Inappagata è ancor
l'antica genitrice,
sì, che implacabil mostra
l'inesorabil transitar terreno
d'ogni sua forma o vita.

Sulle variate tinte delle valli
aleggia e appassionato
un cantico dal cuore:
          "Quest'ampio cielo
           accoglie in sé le doglie
           delle ingiallite foglie,
           e il lor posar terreno
           è il cantico autunnal
           alle appassite spoglie".

Sui ripidi declivi del San Primo,
protette da penombra ben discreta,
dormon le selve.

Il soffice lenzuolo della bruma
riveste mattutino la brughiera.

Ardita da rugiada settembrina,
l'aria, è pungente sulla verde china.
Nei boschi, negli anfratti delle valli,
il suolo attende al suo novello stuolo:
nei boschi declinati verso il sole
il suolo attende un tiepido giaciglio
pe' il candido, robusto bucaneve.

S'ode lontano il mormorar festante
del rivolo novello frusciante verso il piano.
Ma dentro in "Costa-Prada"
e "Prà-Filippo"
fino a "Rovenza" e "Guello"
e ancora giù fin "Chevrio",
i secolari faggi stanno solenni al cielo,
ad ombreggiar le balze coi larici montani.

E verso sera,
quando la luna imbruna sulle cime,
si desta suggestivo in "Costa-Prada"
l'attesa misteriosa della sera.

Alta è la notte su nel ciel dautunno!...
le notti al gran contorno delle stelle.

Sfiorano i faggi... i lembi della luna!

 

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