Sandro Ciapessoni

 

 

ERÍZIA

 

Quando... dagli iperbòrei
prati di ponente,
Erìzia la rosseggiante ninfa
con Egle la lucente
ed Èspere la calda vespertina,
m'avvolgeran nel manto della sera?

Offuscano le nubi
il bel guardar nel cielo
e Cassiopèa e Andròmeda
celate ed umiliate,
non mostrano il fulgente lor diadema.

In questo oscuro e tacito concilio,
rimpiango Eos rosata e l'arenil di Naxon.
Rimpiango quegli amori
che non fur baci o tenere carezze
ma profumati petali di rose.

O saggio Antènore!
Nel tuo peregrinar
tra i flutti di Nerèo,
dimenticasti allora
sui lidi dellEgèo
le suggestive e tiepide aurore d'Eos.

D'Erìzia, ninfa della sera,
rammenterai ben certo
quel ciel color vermiglio
e gl'infocati abbracci
che l'Èspero lontano,
il cuor di gioia, allora ti colmava.

Grave è la notte in questa tua "contrada"
i silenziosa incombe
a rattristar l'ingegno delle menti,
come a volerci ricordar l'amaro
cui sorte allor ti diede il fato,
o Condottier troiano.

Lontane son le notti
delle cadenti stelle,
le notti profumate
con venti di Meltimia
e il sole del mattino
che nel salir sul mare
squarciava l'orizzonte dell'aurora.

Giorno non sorge
ch'io mi rammenti quell'iridato carro
dEos, fanciulla di levante...
poetessa del mattino!

E a sera, attendo il bel "calar di sole... "
e guardo su nei prati di ponente
sognando invano Erìzia rosseggiante,
oppur le verdi e gran "Duarie" cime
cornici amate... avvolte di rubino.

O rosseggiante Erìzia
ninfa della sera!
Quando dagli iperbòrei prati
di ponente, mi avvolgerai
nel morbido tuo manto della sera?

 

 

 

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