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LA PARABOLA DI SIMON LUCA

di Tonino Regini (da Ciao 2001 n. 19 del 12 maggio 1971)

 

 

Lui ci ha provato, a fare del lavoro… commerciale, a guadagnarsi la vita, insomma, con delle cose completamente estranee alla musica (che invece lo appassionava). Ci ha provato, e seriamente: ma, dopo un po’ di tempo, ha gettato la spugna. Non che il danaro non lo interessi: il fatto è un altro, è che Simon Luca è un poeta, e per i poeti, nel mondo di oggi, c’è posto soltanto in qualche categoria “a parte”, dove sono rispettati e valutati per quel che realmente rendono.

“Mi ero deciso”  mi raccontava Luca “a lavorare nel senso che la gente dà a questa parola. Più che di una decisione, si è trattato di una… coercizione. Ma io, quelle cose lì, non le sentivo. Fu così che sinceramente mi pentii e mi misi davanti allo specchio. Sì, una specie di autocritica, come una presa di coscienza. Mi isolai, scappai dall’ambiente che mi ero creato e ricominciai a scrivere canzoni…”.

Simon Luca ha 23 anni: nato a Piacenza, dopo gli studi classici, si è iscritto alla facoltà di Legge: “Adesso devo laurearmi” precisa “pur senza abbandonare la musica”. Ha studiato la chitarra, e compone musica e testi dei motivi che canta. Un cantautore, insomma.

Ricordate i menestrelli? I trovatori che alla musica affiancavano testi intelligenti dove la poesia era veramente presente? Da quell’epoca, ne è passato di tempo! Ma il fatto culturale, in una canzone che si rispetti, ha sempre la sua importanza: ed i cantautori – alcuni almeno – hanno sempre avuto questa intenzione, o questa aspirazione: di dire qualcosa di diverso dalle canzoni (o canzonette) di esclusivo interesse commerciale. Purtroppo, molti di questi cantautori si sono perduti per la strada: “Io credo” dice Simon Luca “che il filone di coloro che vogliono raccontare qualcosa di concreto, di reale, di umano, in un loro motivo, sia ancora tutto da sfruttare…”. In realtà, a guardarsi indietro, ci sono degli esempi più che validi di cantautori: ma, purtroppo, per alcuni si è verificato un fenomeno abbastanza consueto, l’esaurimento della “vena”. Mentre, con il passare degli anni, di tanto in tanto, affiora la felice realtà di nuovi fermenti e di “nascite” di elementi sempre più aggiornati. Simon Luca è uno di questi esempi.

Come nasce una tua canzone? chiedo a Simon Luca. “Come nascono tutte le canzoni di questo mondo, da una ispirazione. Chi ascolta, non le sa certe cose: la canzone piace o non piace, tutto qui. Spesso il pubblico non si chiede nemmeno il perché di un successo, anche se è lui stesso a decretarlo. Io, te lo confesso, prima di scegliere questa strada, ho fatto molte ricerche… Ho studiato, insomma. L’ispirazione è importantissima, ma non basta per creare qualcosa che tenda alla compiutezza. Ho discusso di certi temi della nostra vita negli ambienti più diversi, ho parlato – a volte – con un architetto, a volte con uno scrittore, con uno psicologo, un pittore o un sociologo. Troppa cultura? Certo, il difficile è, scrivendo una canzone, tener presenti tutti i fattori che l’hanno influenzate, senza appesantirla, soprattutto nel testo. Ci riesco? Lo spero, perché per me scrivere canzoni e cantarle è la cosa più importante”.

Non vorrei che il “ritratto” che ho cercato di fare di Simon Luca apparisse come quello di un ragazzo “troppo impegnato”, schivo delle… leggerezze che, bene o male, rendono più accettabile questa nostra vitaccia! Perché il giovane cantautore piacentino, in definitiva, le cose che ha raccontato le tiene per sé, gli servono e se ne serve, ma non ne è certamente schiavo: anche perché ha un profondo senso dell’humor, che è sempre sinonimo di intelligenza. Un brillantissimo Simon Luca, quindi, non è una sorpresa, ma un semplice risvolto umano di un ragazzo molto preparato. Per lui, certo, esiste Sanremo, esistono gli altri Festival in genere: ma esiste anche la laurea…

Qualcuno lo ha definito un cantautore di vanguardia: gli chiedo se questa “etichetta” gli si addice. Mi risponde: “Può darsi , ma non era nelle mie intenzioni. Le etichette sono sempre pericolose… Io credo di battere una strada che può definirsi ‘musica della parola’ e di metterci una aggressività notevole. In questo senso, forse, sto facendo qualcosa che è al di fuori di certo conformismo”.

Dopo “Parlo, parlo ma penso a lei”, “Niente di più facile” e, ancora, “Parlo di lei” e “Piccolo grande immenso dolore”, Simon Luca partecipa al "Disco per l’estate" con una bella canzone, “Chiara” (sul retro del disco “Spegni la luce”) ed ora possiamo ascoltarlo anche in un LP, “Simon Luca da tremila anni”, dove raccoglie il meglio della sua produzione. “Posso chiederti un favore” mi dice, lasciandoci “Quando parli dei miei motivi, definiscili: poesie-canzoni? Ci tengo. Grazie”.

                                                                                                                                                                             Tonino Regini

 

 

 

Ciao 2001