letema :               LE  VIE DELL'ANIMA
 raja 
  • L'uomo crede di essere inizialmente ciò che altri gli hanno detto di essere (la famiglia, la scuola, la Chiesa, l'esercito, il datore di lavoro)
  • Poi l'uomo diventa ciò che sa, dopo studi e scuole scelte da lui.
  • Ed infine, uscendo dal mondo delle illusioni (Maya), egli e' ciò  che E'.
  • Solo a questo punto rimasto SOLO, (identificazione col  SE SUPERIORE), egli può diventare ciò che doveva essere.
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     REIKI        

    E’ la prima domanda che poniamo a noi stessi e agli altri quando ascoltiamo per la prima volta questa nuova parola: Reiki. Anche per chi pratica Reiki da molti anni, anche per chi è Maestro di Reiki da molto tempo, non è facile rispondere a questa domanda. Noi proveremo, in qualche modo, a dare qualche informazione... Hawayo Takata, la Maestra che introdusse Reiki nell’Occidente, scriveva nel suo diario: “ Io credo che esista un Essere Supremo, L’Infinito Assoluto, una Forza che governa il mondo e l’universo, un Potere Spirituale invisibile dinanzi al quale tutti gli altri poteri appassiscono nella loro insignificanza. Questo potere è incomprensibile per l’uomo, inimmaginabile, non misurabile, è la Forza Universale della Vita, da cui ogni singolo essere riceve continue benedizioni. Io chiamerò questa energia Reiki…”

    L’ideogramma Reiki
    REIKI è una parola giapponese che significa “Energia Vitale Universale” e nasce dall’unione di due concetti:

    REI che possiamo definire come Forza Spirituale e che contiene gli ideogrammi che in giapponese significano “Pioggia” , “Bocche” e “Fare sacrifici”

     

    Pioggia

    Bocche

    Fare sacrifici

    KI che è un concetto fondamentale nella Medicina Tradizionale Cinese e nelle Arti Marziali e che possiamo tradurre come “Energia che scorre nel Corpo” o “Forza Interiore”.
    Qui ritroviamo l’ideogramma che rappresenta la pioggia insieme ad un altro che significa “Chicco di Riso”

     

    Forza Interiore

    Chicco di Riso

    L’unione di REI e KI da origine alla parola Reiki, (la cui corretta pronuncia sarebbe “RAI-KEI” ma che perlomeno in Italia si legge come si scrive) che viene utilizzata per definire sia la Disciplina o la Pratica che l’Energia utilizzata.
    La grafia giapponese ci aiuta nel difficile compito di definire ciò che per sua natura non può trovare una definizione: stiamo parlando di Energia Universale e di Forza Interiore, di Iniziazione e di Essenza Interiore, concetti su cui il genere umano da millenni studia, dibatte e ricerca.
    Le singole linee
    Ringraziamo innanzitutto il Maestro Norio Nagayama per averci introdotto nel magico mondo dello SHODO, l’Arte della Calligrafia Giapponese. Il simbolo, come ogni ideogramma, è anche un movimento di energia, un’insieme di delicati equilibri di pieni e vuoti, di chiari e scuri, di energie YIN e YANG che sfuggono ad ogni definizione teorica e possono solo essere affidate all’estro e all’intuito personale.
    Nel vuoto biancore, nello spazio eterno e infinito la prima pennellata, il primo segno ci riporta alla nascita del Cielo, al principio creatore.
     

    Cielo



    In questo Cielo si muovono le nuvole, rappresentazione del tempo, delle stagioni fisiche ma anche dell’anima, dei pensieri, dell’alternarsi degli eventi, delle esistenze.
     

    Nuvole



    Ed ecco che si manifesta la volontà di discendere, un deciso tratto centrale dall’alto in basso e il lento addensarsi di nubi origina la pioggia, un tuono, forse un lampo e l’energia del Cielo discende sulla terra in forma di piccole gocce di acqua…
     

    Pioggia



    E giù sulla terra, bocche si aprono per ricevere la pioggia, corolle di fiori , bocche di uomini stupiti, campi riarsi, bocche di animali assetati, bocche parlano al cielo per ringraziare Dio dei doni dello spirito, bocche si aprono nella preghiera…
     



    E attraverso questo ringraziamento, questo atto di umiltà e di riconoscimento della grandezza del Cielo, questo docile accogliere e intendere la Volontà Divina, l’Uomo è ora pronto a ricevere l’iniziazione, ad essere avvolto e circondato dallo Spirito, a sacrificare la propria vita nel nome di un antico patto, a riconoscere l’appartenenza al Grande Disegno. L’uomo che prega e accoglie dentro di sé l’Energia dell’Universo fa del proprio corpo un Tempio…
     

    Fare Sacrifici



    L’uomo non è più rappresentato come bocca (

    Bocca

     forma ed essenza, materia e spirito si sono incontrati ed è finalmente specchio, immagine della creazione, finalmente Uomo

    Uomo



    L’ideogramma REI è completato, oltre aride teorie la descrizione ci offre come in un dipinto l’immagine di un popolo di contadini che attende la pioggia come la più grande delle benedizioni e guarda al cielo con timore e trepidazione, facendo offerte e sacrifici propiziatori
     

    Rei



    Cielo, Nuvole, Pioggia e la manifestazione di una misteriosa volontà si ritrovano anche nel simbolo del KI, tutto sembra riprodurre quello spazio infinito in cui la potenza attende di divenire atto. Ma ora siamo nel Microcosmo, con un poderoso salto simbolico abbiamo trasceso il tempo e lo spazio, le nuvole sono dentro di noi, sono i nostri sentimenti, la pioggia è la nostra capacità di scendere dentro noi stessi per rivelare la nostra vera natura. L’acqua ritorna verso l’alto, evapora verso il cielo, segno del nostro desiderio di Dio.
    Goethe scriveva: “L’Anima dell’uomo somiglia all’acqua,/dal cielo discende, al cielo risale/ di nuovo alla terra deve tornare/ in eterna vicenda…”

    Forza Interiore




    Siamo quasi giunti alla fine del nostro viaggio. La discesa dell’Energia Divina ci ha sospinti nelle profondità del nostro essere ed è qui che incontriamo il centro, il nucleo, l’essenza della nostra identità: il seme, il chicco di riso

     

    Chicco di riso


    Come la ghianda racchiude la quercia, anche la nostra vera vita, la realizzazione delle nostre potenzialità, dipende da questo piccolo seme che deve essere adeguatamente nutrito perché possa germogliare, radicarsi e crescere in forza e grandezza. Ancora una volta, negli occhi di quel contadino trepidante, l’immagine del riso, vita e nutrimento per sé e per i suoi cari.

     

    Ki





    Ecco narrato, quasi come in una fiaba, il segreto di REI e di KI che si incontrano per dare vita a REIKI.
    Attraverso la cerimonia dell’iniziazione vengono aperti i canali energetici che ci permettono di entrare in contatto con il cuore dell’Universo.
    Il nostro corpo è attraversato da una cascata benefica di Energia Cosmica che porta nutrimento profondamente dentro di noi, alla nostra essenza. Come un seme che dopo tanta siccità può finalmente schiudersi e crescere verso la luce, così la nostra anima finalmente ristorata può germogliare, fiorire e offrire i suoi frutti.
    Di là da tutto quello che ci è stato insegnato, oltre il piacere o il dolore delle nostre esperienze passate, la nostra coscienza conosce la Verità. REIKI ci offre la possibilità di nutrirla con pura energia e di contribuire alla Guarigione di tutta l’Umanità.
    REI, Energia Universale
    REI è lo Spirito, l’Intelligenza che guida e informa di Sé l’Universo, regolandone il funzionamento. Il moto degli elettroni, l’orbita dei pianeti, l’espansione delle galassie, l’aggregarsi delle molecole, le trasformazioni della materia, le onde elettromagnetiche, le reazioni nucleari, la formazione, la crescita e lo sviluppo di sistemi organici o inorganici, tutto questo e molto più è manifestazione di REI.
    Questa forza in molte culture è chiamata Dio o comunque è identificata e personalizzata in un Essere Supremo con cui si può entrare in contatto attraverso la preghiera. In effetti noi esseri umani siamo costantemente guidati da REI, è la forza che ci spinge verso la vita e l’esperienza, verso l’amore e verso il mistero. REI è il Sé Superiore, quella parte di noi che conosce le cause di ogni problema e conosce il modo di risolverlo. REI è tutto ciò che esiste intorno a noi.
    KI, Energia Individuale
    Ki è la Forza Vitale che scorre in ogni organismo vivente. In Sanscrito è conosciuta come Prana, nella Medicina Tradizionale Cinese si chiama Chi, e circola negli organi interni e nei meridiani ed è responsabile dei principali processi fisiologici come la respirazione, la digestione, la circolazione sanguigna e linfatica, la secrezione e l’escrezione. Esiste il Chi del fegato, della milza, del cuore, dei polmoni, dei reni, del cibo e nelle arti marziali indica la capacità di concentrare e dirigere il Potere Personale durante il combattimento.
    Nell’Aikido o nel Tai Chi ogni gesto è un movimento di energia, nel Karate, nel Judo, nel Ju Jitsu non è importante la forza muscolare quanto l’abilità di gestire appunto il Ki e direzionarlo. Le pratiche yogiche di respirazione o Pranayama mettono in condizione di accumulare l’energia all’interno del corpo, attraverso la meditazione, i mudra, i mantra possiamo interagire con il nostro equilibrio psico-fisico.
    REIKI, la Coscienza Cosmica al servizio dell’individuo
    Reiki è una pratica che consente di mettere in contatto REI e KI, creando un potente ed inesauribile flusso di energia attraverso l’organismo. Ogni carenza di energia vitale all’interno del corpo viene in breve tempo colmata di nuova forza, gli organi del corpo attraversano un periodo di vera e propria rigenerazione cellulare, tutte le emozioni bloccate all’interno dell’organismo e responsabili delle malattie emergono alla coscienza, la mente funziona con lucidità e chiarezza, scorie e tossine vengono espulse, lo Spirito inizia a guidare la mia vita verso il mio vero destino e tutte le situazioni che mi arrecavano danno lentamente svaniscono per lasciare il posto a consapevolezza ed armonia.
    Come funziona Reiki? Perché si guarisce?
    Possiamo parlare del corpo fisico come una specie di involucro che contiene gli organi preposti al mantenimento della vita. Sorvolando sull’aspetto anatomo-fisiologico, che tratteremo in altra sede all’interno del corpo esistono anche sottili e complesse elaborazioni degli stimoli esterni che vanno sotto il nome di emozioni, sentimenti, sensazioni, pensieri etc. Immaginiamo una serie di bamboline russe una dentro l’altra, dalla più grande alla più piccola. Chiameremo quest’ultima essenza, o anima, o principio informatore. Questa piccola bambolina conosce perfettamente il suo compito e informa di sé tutte le altre, che ne sono il riflesso.
    Mano a mano che cresciamo, informazioni sempre più numerose e conflittuali entrano nel nostro organismo e interferiscono con l’originaria purezza del principio informatore. D’altra parte è anche una prova, una sfida, quella di riuscire a mantenere o ritrovare la natura originaria. Gesù dice che per entrare nel Regno dei Cieli occorre “ritornare come bambini...” Se le bambole più grandi cominciano a deformarsi o a danneggiarsi, la bambolina piccolina in qualche modo deve manifestare che qualcosa non sta andando secondo i piani stabiliti, che l’integrità delle varie parti è minacciata e a lungo andare potrebbe portare alla distruzione del sistema.
    Il dolore è l’informazione che qualcosa non va, lo stesso dolore che ci fa togliere la mano dal fuoco ci dice anche che stiamo andando nella direzione sbagliata, o perlomeno che non stiamo realizzando la nostra vita, ma forse quella di qualcun altro. Il bambino impara alla svelta a comportarsi come ci si aspetta da lui per ricevere amore, ma così facendo, anno dopo anno, finisce per imparare a vivere più in funzione delle aspettative e dei giudizi degli altri che per se stesso e secondo i propri veri desideri. Che succederebbe alla mano che sta sul fornello acceso se invece di toglierla rapidamente dal fuoco prendessimo una pasticca di qualche sostanza antidolorifica? Ammesso che facesse effetto immediatamente e che la mano rimanesse sul fuoco, non sentiremmo più dolore, ma la mano dopo un po’, non esisterebbe più, sarebbe bruciata completamente.
    E’ ovvio che questi esempi sono paradossali, ma ci servono per comprendere in che modo funziona il sistema Mente/Corpo. Il dolore ci informa che qualcosa non va. E il dolore non riguarda solo il corpo, ma tutto l’ambito relazionale della nostra vita. L’interazione con i genitori, con i parenti, con gli insegnanti, con i media, con l’autorità, con il lavoro, con il marito o con la moglie influenzano continuamente le nostre scelte. Esiste una linea fragilissima che si snoda fra gli eventi esterni e il nostro modo di integrarli nella nostra vita.
    Questo si chiama cammino di crescita. Occorre grande lucidità, maturità e responsabilità per riuscire a seguire questo filo che passa attraverso tutti gli estremi: tra vita e morte, fra te e me, fra le mie esigenze di uomo e le mie responsabilità come padre, fra la solitudine e la dipendenza, fra gli istinti bestiali e la più elevata spiritualità.
    La vita si snoda attraverso continui conflitti, che altro non sono che prove che permettono alla mia anima di compiere il suo passaggio in questa vita. Quando non voglio vedere un conflitto, questo deve trovare un modo per manifestarsi. Il modo è il dolore. Il dolore non è una punizione, non è una necessaria condizione dell’esistenza umana, non siamo nati per soffrire né la vita è sofferenza. Il dolore è un segnale che richiama la nostra attenzione su noi stessi quando ci stiamo dimenticando di chi siamo e di cosa vogliamo veramente. Diventiamo ciechi quando non vogliamo vedere, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, restiamo paralizzati in un letto quando non vogliamo più andare avanti, perdiamo la voce quando abbiamo paura di dire la verità.
    La vita dell’adulto è piena di conflitti. Compito dell’adulto è sviluppare la capacità di risolvere tali conflitti, e risolverli con amore, integrità e rispetto. Da qui si arriva alla saggezza. La malattia è il conflitto che non voglio vedere, che mi rifiuto di accettare, la malattia è la scelta che non voglio compiere, è la vita che non voglio vivere.
    E se io non voglio vivere la mia vita, mi ammalo. E se continuo a essere quello che gli altri vogliono che io sia, mia ammalo ancora più gravemente. E se prendo pastiglie per risolvere il conflitto, o bevo o mi drogo o mi distraggo da me in qualunque modo, la malattia diventa ancora più forte, grida con voce sempre più alta per farsi sentire. E se un giorno un signore in camice bianco mostrandomi una lastra mi dice che mi rimangono pochi mesi di vita, quello è uno specchio in cui posso finalmente vedere, forse, quello che io mi sono fatto.
    La lastra è una foto che indica chiaramente a che livello di menzogna io sono nei miei confronti, quanto profondamente ho mentito a me stesso, quanto sono stato incapace di onorare i doni ricevuti, di riconoscere i miei sentimenti e di esprimerli. Le persone che guariscono dai tumori sono semplicemente persone che finalmente hanno scelto di vedere, di aprire la mente e il cuore e cominciare a recuperare il tempo perduto. Come ci si ammala, così si guarisce…
    Possiamo quindi affermare che ogni disturbo è psicosomatico. Psiche significa “Mente” e soma significa “Corpo”. Il processo psicosomatico si mette in atto quando non voglio riconoscere consapevolmente l’esistenza di un conflitto in qualsiasi aspetto della mia vita e conseguentemente non mi prendo la responsabilità di risolverlo. Allora è il corpo che si incarica di dirimere la controversia. La somatizzazione è il trasferimento dell’incarico di risoluzione del conflitto dalla Mente, che ha strumenti come la logica, la fantasia, l’astrazione, l’analisi, la sintesi, al Corpo, che utilizzerà le escrezioni, le secrezioni, gli organi di senso, le ghiandole, gli organi interni, i tessuti etc. per risolvere il problema.
    Un esempio per tutti: se qualcuno mi sta sullo stomaco, se proprio non posso mandarlo giù, se quello che fa o che dice non lo posso digerire, e io non mi prendo scientemente la briga di dirglielo, sarà il mio corpo a fare di tutto per digerire il boccone amaro: immettendo sempre maggiori quantitativi di enzimi digestivi. Ma siccome la situazione pesante non è dentro la pancia nella realtà, a lungo andare gli acidi gastrici corroderanno le pareti dello stomaco stesso. E quando mi verrà l’ulcera, potrò scegliere se decidermi finalmente a risolvere da persona matura il conflitto oppure nascondermi dietro una pastiglia di anti-acido. Nel primo caso guarisco, nel secondo obbligo l’organismo a continuare a farsi carico di una situazione difficile e con il farmaco indebolisco la sua azione risolutiva. Sto praticamente sparando sulle mie truppe. Il corpo aumenterà le dosi di enzimi, io quelle di farmaci finché il sintomo da acuto diventerà cronico e poi sindrome e così via.
    Il processo di guarigione
    Attraverso il condizionamento subìto fin dall’infanzia abbiamo imparato così bene a prendere le distanze dalle nostre emozioni e dalla nostra verità che a volte risulta difficile entrare in contatto con noi stessi e riconoscere quello che davvero sentiamo. Quello che accade con Reiki è che attraverso il trattamento o l’iniziazione si inverte il processo della malattia.
    Il corpo viene nutrito di nuova energia che libera i blocchi e riporta alla consapevolezza le cause della sofferenza. E’ come se si invertisse il processo psico-somatico: nell’esempio precedentemente citato, quando do Reiki allo stomaco, progressivamente l’ulcera guarisce, perché sanando il conflitto sul piano fisico, l’informazione ritorna alla coscienza, da dove era partita. Un esercito fresco e riposato sconfigge le truppe che assediano la cittadella e ne liberano gli abitanti: in questo caso le emozioni e i pensieri. Si chiama processo di guarigione il continuo e progressivo afflusso di informazioni, sotto forma di sentimenti, situazioni, ricordi, pensieri che affluisce dal corpo agli strati superiori della coscienza. E’ un passaggio obbligato richiesto dalla natura stessa dell’intervento.
    Reiki guarisce in modo naturale, non si occupa di debellare un sintomo o di asportare un organo, ma nel rispetto dell’interezza dell’individuo ricerca la causa prima che ha determinato l’insorgere della malattia. Quasi sempre la causa è nell’infanzia, a volte è di natura karmica e quindi riguarda addirittura le vite passate, a volte riguarda una situazione presente o recente. La causa più frequente è la mancanza di amore e di protezione, nelle patologie più gravi la violenza fisica o psicologica.
    Chi vuole guarire deve essere disposto a guardare il film della sua vita e ricercare con onestà e chiarezza tutti i “vuoti di amore” e cominciare a riempirli con le proprie mani. Deve togliere gli scheletri dagli armadi e dargli finalmente sepoltura e lasciarli andare con Dio. Deve prendere per mano quel bambino ferito che è dentro di lui e dargli tutto l’amore e la protezione che non ha ricevuto.
    L’adulto deve fare pace con se stesso e gli altri e smettere di colpevolizzare o fare la vittima, smettere di giudicare, di ferire, di odiare se stesso e gli altri, smettere di chiudere la propria vita in un personaggio che fa o dice esattamente ciò che si aspetta da lui.
    Guarire significa imparare ad amarsi, a onorarsi, a rispettarsi.
    Integrità dell’insegnamento di Reiki
    Reiki è una disciplina giovanissima in Occidente. La sua diffusione inizia negli anni 80 e trova immediatamente un terreno fertile per crescere assumendo in pochi anni proporzioni considerevoli. Soprattutto negli ultimi anni, data la semplicità e l’efficacia di Reiki, questo metodo di Guarigione Naturale conosce una impressionante espansione, a scapito a volte, di una corretta e fedele trasmissione delle informazioni concernenti le origini, la storia, la pratica. A garantire la costante riproduzione dell’insegnamento da Usui ai suoi successori provvede la Tradizione Orale: ogni dato viene passato di Maestro in Maestro dopo lunghi anni di apprendistato e di pratica con l’incarico preciso e la responsabilità di mantenere immutata sia la forma che l’essenza dell’insegnamento. Reiki nella corretta forma in cui viene tramandato è un Sistema, e come tale è composto da elementi che non possono mutare singolarmente senza alterare il significato complessivo e l’efficacia stessa della Pratica. La difficile prova di un Maestro di Reiki è quella di esprimere la propria creatività e personalità all’interno di uno spazio che non è sua proprietà esclusiva, ma che appartiene a tutta l’Umanità e di cui deve preservare l’integrità. Il Maestro di Reiki non “possiede” un segreto, ne è piuttosto il custode e si assume l’impegno di proteggerlo da ogni alterazione.
    Che ne sarebbe della Cappella Sistina se ogni pittore dopo Michelangelo avesse voluto “aggiungere” o “modificare” qualcosa? Posso esserne influenzato, ispirato, e ciò si rifletterà nelle mie opere, ma non posso alterare un bene comune. Il Maestro di Reiki deve costantemente fare i conti con il conflitto tra regole esterne e libera iniziativa e risolvere questo conflitto significa camminare passo dopo passo sulla via di Reiki. Ecco dunque gli elementi che non devono subire mutazioni:
    La Storia di Reiki
    I Princìpi Etici
    L’Iniziazione
    I Simboli
    Il Trattamento
    La Forma dell’Insegnamento
    TRATTO DA CENTROREIKI.COM
     

     

    • YOGA : (dal sanscrito yuj: unione) significa unione          dell'anima individuale con lo Spirito. Nel panorama più       vasto della filosofia induista, lo Yoga è uno dei sei     sistemi ortodossi: Vedanta, Mimamsa, Samkhya,Vaisesika,                       Nyaya e Yoga.

    • L'antica disciplina dello yoga è suddivisa in vari sentieri: Hatha Yoga (lo yoga delle posizioni        corporee che favoriscono la salute fisica e la calma  mentale) Mantra Yoga (lo yoga dell'emissione di suoni    sacri che hanno una potenza vibratoria    spiritualmente benefica), Laya Yoga (lo yoga dei suoni          astrali), Karma Yoga (lo yoga dell'azione), Jnana Yoga      (lo yoga della conoscenza e della saggezza), Bhakti Yoga  (lo yoga della devozione) e Raja Yoga (lo yoga regale)        Il saggio Patanjali, massimo esponente dello yoga,    suddivise il sentiero del Raja in otto passi attraverso   i quali il Raja Yogi raggiunge il samadhi, l'unione con   Dio:

    •  yama, condotta morale; niyama,rescrizioni    religiose;

    •  asana, posizione giusta     per fermare l'irrequietezza corporea;

    •  pranayama,   controllo del prana;

    • pratyahara, ritiro dei  sensi           dagli oggetti esterni;

    • dharana, concentrazione;

                    dhyana, meditazione;  

             samadhi, esperienza  supercosciente.

    Raja Yoga significa "yoga regale"   o "yoga completo", la via più alta ed è anche   quella che Bhagavan Krsna, nella Bhagavad Gita,  esalta al suo discepolo Arjuna: " Lo yogi è più  grande degli asceti che disciplinano il corpo, più grande perfino dei seguaci del sentiero della  saggezza o di quello dell'azione; sii tu, o  Arjuna, uno yogi!".