S.E. Mons. Antonio Ciliberti
Arcivescovo Metropolita


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Nato a San Lorenzo del Vallo, arcidiocesi di Rossano-Cariati, il 31 gennaio 1935;
ordinato Presbitero il 12 luglio 1959; eletto alla sede vescovile di Locri-Gerace il 7 dicembre 1988;
ordinato Vescovo il 28 gennaio 1989;
promosso alla sede Arcivescovile di Matera-Irsina il 6 maggio 1993;
nominato Arcivescovo della sede Metropolitana di  Catanzaro-Squillace il 31 gennaio 2003,
inizia il Ministero Pastorale il 5 aprile 2003.
Membro della Commissione Episcopale per l'educazione cattolica, la scuola e l'università.

BOLLA PONTIFICIA DI NOMINA DEL NUOVO ARCIVESCOVO

GIOVANNI PAOLO II VESCOVO SERVO DEI SERVI DI DIO

Al Venerabile Fratello Antonio Ciliberti, finora Arcivescovo di Matera-Irsina, trasferito alla Sede Metropolitana di Catanzaro-Squillace, salute ed Apostolica Benedizione.

Con benevolenza e manifesta sollecitudine guardiamo l'antichissima comunità diocesana di Catanzaro-Squillace, desiderosi nello stesso tempo che gli antichi modelli di santità possano ancora rifulgere e in futuro persino aumentare.

Perciò ora, dal momento che il Venerabile Fratello Antonio Cantisani, ultimo Vescovo preposto al sacro ministero nella medesima sede, ha lasciato il governo, ci affrettiamo ad inviare a codesta illustre Chiesa un nuovo Pastore.

Ed ora rivolgiamo il nostro pensiero a Te, Venerabile Fratello, che, ricco di notevoli virtù ed esperto nel servizio episcopale, sei stato ritenuto in tutto idoneo ad assumere la cura di questo gregge e a guidarlo con ogni zelo pastorale.

Pertanto, su designazione della Congregazione per i Vescovi, con la Nostra autorità Apostolica, nominiamo Te, libero dal legame della precedente Chiesa, Arcivescovo e Pastore della Sede Metropolitana di Catanzaro-Squillace, conferendoTi nel contempo tuffi gli annessi diritti e doveri che, a norma del codice di diritto canonico, Ti spettano per la tua condizione e la tua dignità.

Della tua elezione informerai quindi sia il clero sia i fedeli, che esortiamo ad esserTi obbedienti e partecipi nelle sacre azioni comunitarie.

Inoltre, Venerabile Fratello, vogliamo confermarTi la Nostra benevolenza e la Nostra fiducia, mentre Ti appresti ad assumere la cura e il governo di questo Popolo di Dio, offrendo a tutti la salvezza di Gesù Cristo ed i suoi copiosi favori celesti.

Dato a Roma, presso S. Pietro, il 31 gennaio dell'Anno del Signore 2003, 25° del Nostro Pontificato.

Giovanni Paolo II, pp.

Leonardo Erriquenz,
Protonotario Apostolico

 

Il primo saluto del nuovo Arcivescovo Mons. Antonio Ciliberti a questa Chiesa

"Edificheremo la civiltà dell'amore
per gli uomini fratelli"

Carissimi,

Il Santo Padre Giovanni Paolo II, Vicario di Gesù Cristo in terra, mi manda nuovo Vescovo in mezzo a voi, a sostituire l’amatissimo Mons. Antonio Cantisani, che lascia per raggiunti limiti di età.

Io vengo, come Gesù buon Pastore, per amarvi, servirvi e guidarvi nel cammino della salvezza.

Consentitemi, quindi, che, insieme con voi, possa elevare l’inno di gratitudine al Signore, per averci congiunti nella inscindibile unità della sua famiglia, che è la Chiesa di Catanzaro-Squillace.

Il nostro ringraziamento si estende naturalmente al Papa, mediatore del disegno di Dio tra gli uomini, oggi visibilmente presente in mezzo a noi nella persona del Nunzio Apostolico in Italia, S. E. Mons. Paolo Romeo. Questa presenza è un segno molto eloquente di comunione col successore di Pietro e di premurosa attenzione del Santo Padre per noi.

Incommensurabile, inoltre, si fa la nostra comunitaria gratitudine per S. E. Mons. Antonio Cantisani, Arcivescovo emerito di Catanzaro-Squillace. La sua intelligenza pastorale, sollecitata dalla passione apostolica e da singolare dinamismo, ha fortemente inciso nel rinnovamento conciliare della nostra Comunità ecclesiale, durante il lungo e fruttuoso episcopato, coronato con l’elevazione dell’illustre Arcidiocesi a Metropolia.

Egli si inserisce, a buon diritto, nella storia dei grandi pastori che, con saggezza e tanto amore, hanno governato questa diletta porzione del gregge del Signore.

Io conosco bene Mons. Cantisani, perché è stato Vescovo della Chiesa che mi ha rigenerato alla Grazia, al Sacerdozio e all’Episcopato, l’Arcidiocesi di Rossano-Cariati. Lì abbiamo lavorato insieme, in un rapporto di profonda stima e di comunione; qui continueremo col medesimo stile e la stessa passione: lavorare, per costruire la civiltà dell’amore!

Ed ora con gioia saluto tutti voi con grande affetto nel Signore, a cominciare dai primi cittadini di Catanzaro e Squillace, i sindaci Sergio Abramo e Guido Mantella.

Ad essi va l’augurio fervido di buon lavoro, a servizio del bene comune, e la garanzia della nostra collaborazione, perché, nel rispetto dei ruoli e della specifica missione, ci si adoperi, in piena armonia, ad animare il processo di sviluppo della nostra Comunità locale, nel contesto di una Regione ricca di memoria in cui dovrà cogliere la forza della sua profezia.

Saluto, inoltre, con devota attenzione,quanti sono presenti (...).

Fatta questa doverosa premessa, avverto che nell’animo di tanti riecheggia qualche interrogativo: "Chi è il Vescovo e cosa viene a fare?".

La risposta ce la dà la Chiesa con la sua secolare sapienza, sinteticamente raccolta nella costituzione dogmatica "Lumen Gentium" del Vaticano II.

Il Sacro Concilio insegna che i Vescovi per divina istituzione sono succeduti al posto degli Apostoli, quali pastori della Chiesa, e chi li ascolta, ascolta Cristo, chi li disprezza, disprezza Cristo e Colui che ha mandato Cristo (cfr. Lc 10, 16).

"Nella persona dei Vescovi, quindi, è presente in mezzo ai credenti il Signore Gesù Cristo, Pontefice Sommo…

Questi Pastori, eletti a pascere il gregge del Signore, sono ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio (cfr. 1 Cor 4, 1).

Per compiere così grandi uffici, gli Apostoli sono stati riempiti da Cristo con una speciale effusione dello Spirito Santo (cfr. At 1, 8; 2, 4; Gv 20, 22-23), ed essi stessi con l’imposizione delle mani diedero questo dono spirituale ai loro collaboratori (cfr. 1 Tm 4, 14; 2 Tm 1, 6-7), dono che è stato trasmesso fino a noi nella consacrazione episcopale. Insegna quindi il Santo Concilio che con la consacrazione episcopale viene conferita la pienezza del Sacramento dell’Ordine, quella cioè che dalla consuetudine liturgica della Chiesa e dalla voce dei santi Padri viene chiamata Sommo Sacerdozio.

La consacrazione episcopale conferisce pure, con l’ufficio di santificare, gli uffici di insegnare e governare (21).

Il Vescovo, quindi, non è solo segno visibile di Cristo nella Chiesa particolare, ma di essa è principio e fondamento, perché Cristo ha costruito la sua Chiesa sul fondamento degli apostoli che, per ininterrotta continuità, sono presenti nei Vescovi, loro successori.

Compito del Vescovo è l’edificazione della Chiesa, che il Concilio ripropone come Comunità del popolo di Dio che vive in comunione con Dio e coi suoi figli, per essere lievito nel mondo, al fine di edificare la civiltà dell’amore.

La sua insostituibile missione si sviluppa attorno a tre funzioni fondamentali: l’annuncio e l’ascolto della Parola, la celebrazione dei Misteri, la testimonianza della carità. "Andate in tutto il mondo e annunziate il Vangelo. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo". Primo compito della Chiesa, quindi, è l’evangelizzazione: l’annuncio sconvolgente dell’amore di Dio che ci salva in Gesù Cristo per l’onnipotenza del Suo Spirito.

Naturalmente questo annuncio della salvezza trova riscontro esistenziale nella vita mediante la celebrazione liturgica. Accogliendo con fede il mistero di Cristo, lo si attualizza nell’esperienza personale e comunitaria perché diventi fatto, cioè, evento salvifico.

Ciò che degnamente annunciamo e santamente celebriamo dovrà essere reso visibile attraverso la testimonianza. Infatti la fede non si vede, ma si rende visibile mediante le opere, e le opere che rendono visibile la fede sono le opere di carità. Operare nella carità vuol dire donarsi senza altra ragione che quella di donarsi, come ci ha insegnato Gesù.

La Comunità cristiana diventa, così, soggetto di pastorale, cioè responsabile nel suo insieme di tutta la vita ecclesiale, indispensabile presenza nel mondo come sua anima e fermento, con la sottolineatura della sua valenza liberatoria e del suo conseguente stretto legame con la giustizia e la pace.

La Chiesa si ripropone così come lo spazio dove si cresce nell’amore, la comunità esperienziale nella quale la carità diventa segno e forza evangelizzatrice.

Alla centralità storica della risurrezione di Gesù corrisponde, sul piano morale, la centralità dell’amore: "Rimanete nel mio amore" (Gv 15, 9). Senza la forza spirituale dell’amore la Chiesa, corpo mistico di Cristo, degrada ad azienda di prestazioni religiose e, abdicando alla sua identità profetica, rinuncia alla potenza salvatrice dell’amore di Gesù.

La promulgazione dell’ideale agapico addita ai cristiani il vertice del cammino mistico di conformazione a Cristo e li stimola a sfidare profeticamente lo spirito del mondo che cerca gratificazioni immediate. Vivere la gratuità del servizio, "come il figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti (Mt 20, 28) diventa l’insegnamento supremo di Gesù, sacramentalmente connesso alla celebrazione pasquale dell’Eucaristia".

Questo compito indispensabile e assai suggestivo noi siamo chiamati a concretizzare, in un mondo che cambia e, in modo speciale, nella diletta Comunità di Catanzaro-Squillace.

Certo, il nostro mondo cambia in maniera repentina e, proprio per questo, noi dobbiamo individuare un’azione pastorale efficace per essere risposta esauriente alle domande dell’uomo di oggi.

Ecco allora le indicazioni pastorali del rinnovamento che, nella linea della continuità, profeticamente devono inserirci con efficacia nel presente e, nella luce della cristiana speranza, devono già farci contemplare il nostro futuro.

La pastorale ordinaria o di sostegno non è più sufficiente. Era la pastorale utilizzata diffusamente nel passato. Essa consisteva nella proclamazione del Vangelo e nella esplicitazione delle verità costitutive dell’oggetto della fede, in funzione della sacramentalizzazione e della osservanza del decalogo.

Questo tipo di pastorale, sempre valido per la consistenza dei suoi contenuti, oggi non è però esaustivo della missione della Chiesa nel mondo, come ci insegna la Gaudium et Spes.

Alla pastorale ordinaria o di sostegno dovrà subentrare la pastorale di sollecitazione o di assalto, come ci dicono alcuni esperti.

Molti dei nostri fratelli, che pure hanno ricevuto una formazione cristiana, e tanti altri che non sono cristianamente formati, vivono fuori della Chiesa, defilati nella società. Sono anch’essi figli di Dio ed hanno diritto a ricevere l’annunzio della salvezza. La Chiesa ha il dovere di recare questo annunzio salvifico.

Dunque, dobbiamo uscire dal rettangolo sacro del tempio, che rimane sempre il luogo privilegiato della preghiera e dell’incontro con Dio, per andare nel tempio vivo del territorio, costituito dalle anime di tutti i nostri fratelli.

Pastorale ordinaria o di sostegno, pastorale di sollecitazione o di assalto, ma basta tutto questo perché la nostra pastorale sia esaustiva della missione della Chiesa? No!

Bisogna fare ancora un salto di qualità, perché la nostra Chiesa sia in sintonia con le indicazioni del Concilio e dia una risposta esauriente ai bisogni reali della nostra gente.

Oggi, più che mai, è indispensabile innescare la pastorale di corresponsabilità e partecipazione per una vera comunione che irradi con autenticità il volto amabile della Chiesa di Cristo.

Ognuno di noi è l’incarnazione di un progetto irripetibile che attinge la sua singolare identità nella mente e nel cuore di Dio Creatore. Perciò, ciò che devo fare io nella storia, ciò per cui tu esisti, non potrà mai essere fatto da altri.

Io, tu, noi, se responsabilmente porteremo a compimento la nostra missione, contribuiremo a fare più vero e più bello questo mondo che Dio ha voluto bellissimo; edificheremo la civiltà dell’amore per gli uomini fratelli. Al contrario, se defilati, vivremo ai margini della comunità, rannicchiati nell’egoismo e deresponsabilizzati, renderemo il mondo meno bello ed il nostro vuoto sarà colmato dall’odio del maligno.

Carissimi fratelli, il nome nuovo del processo di sviluppo universale nella giustizia e nella pace si chiama corresponsabilità, partecipazione.

Oggi non c’è più spazio per gli egoismi dei furbi nella nuova cultura: insieme cresceremo, da soli saremo sempre più poveri, tutti e ciascuno!

Chi porterà a compimento questa indispensabile missione sublime? È la Chiesa nella sua indissolubile unità. Il Vescovo come fonte di ispirazione e primo responsabile della coordinazione pastorale, sacramentalmente unito a Cristo, Sommo Sacerdote. I Presbiteri, primi collaboratori del Vescovo in comunione con lui.

"Essi costituiscono col loro Vescovo un unico corpo sacerdotale, sebbene destinato a diversi uffici. Nelle singole comunità locali di fedeli rendono, per così dire, presente il Vescovo, cui sono uniti con animo fiducioso e grande, ne prendono, secondo il loro grado, gli uffici e la sollecitudine e li esercitano con dedizione quotidiana.

Essi, sotto l’autorità del Vescovo, santificano e governano la porzione di gregge del Signore loro affidata; nella loro sede rendono visibile la Chiesa universale e portano un grande contributo all’edificazione di tutto il corpo mistico di Cristo (cfr. Ef 4, 12). Sempre attenti al bene dei figli di Dio, cerchino di portare il loro contributo al lavoro pastorale di tutta la diocesi, anzi, di tutta la Chiesa. E a ragione di questa loro partecipazione nel sacerdozio e nel lavoro apostolico, i sacerdoti riconoscano nel Vescovo il loro padre e gli obbediscano con rispettoso amore. Il Vescovo, poi, consideri i sacerdoti suoi cooperatori come figli ed amici.

Per ragione quindi dell’ordine e del ministero, tutti i Sacerdoti, sia diocesani che religiosi, sono associati al corpo episcopale e, secondo la loro vocazione e grazia, servono al bene di tutta la Chiesa.

In virtù della comune sacra ordinazione e missione, tutti i sacerdoti sono fra loro legati da un’intima fraternità, che deve spontaneamente e volentieri manifestarsi nel mutuo aiuto, spirituale e materiale, pastorale e personale, nei convegni e nella comunione di vita, di lavoro e di carità".

In un grado inferiore della gerarchia stanno i Diaconi, ai quali sono imposte le mani "non per il sacerdozio, ma per il ministero". Infatti, sostenuti dalla grazia sacramentale, nel ministero della liturgia, della predicazione e della carità servono il popolo di Dio, in comunione col Vescovo e coi suoi sacerdoti.

Un posto privilegiato per la missione della Chiesa occupano i religiosi e le religiose, che, in vista della speciale vocazione, sono più intimamente vicini a Cristo, come Giovanni nel collegio apostolico. I Padri sono meravigliosi quando dicono che, come Giovanni ebbe il privilegio di posare il capo sul cuore del figlio di Dio, così i Religiosi, per ascoltarne i palpiti e cogliere le ansie, le speranze, le sofferenze e le gioie di Cristo e farli presenti, con la mediazione del loro umile servizio, alla Chiesa, perché nel progetto di Dio innesti la sua azione pastorale.

Una forza attiva per la missione della Chiesa nel mondo è costituita dalle Congregazioni, dalle Associazioni, dai Gruppi e Movimenti ecclesiali, suscitati dallo Spirito Santo, in riscontro ai bisogni dei tempi.

Saranno tanto più efficaci quanto meglio incarneranno lo spirito del Concilio e vivranno in perfetta comunione col Vescovo e con le altre realtà ecclesiali. Proprio perché non sono "ecclesiolae in Ecclesia", ma piccole comunità nella comunione dell’unica Chiesa, dovranno trascendere i limiti dell’intimismo di gruppo per avere anelito universale nella Chiesa.

In questa prospettiva costituiscono una forza irrefrenabile per la nuova evangelizzazione, in un mondo che cambia.

Inoltre tutti "i laici, radunati nel Popolo di Dio e costituiti nell’unico Corpo di Cristo sotto un solo Capo, sono chiamati come membri vivi a contribuire con tutte le loro forze, ricevute dalla bontà del Creatore e dalla grazia del Redentore, all’incremento della Chiesa e alla sua crescente santificazione.

L’apostolato dei laici è quindi partecipazione alla stessa missione salvifica della Chiesa e a questo apostolato sono tutti destinati dal Signore stesso per mezzo del Battesimo e della Confermazione.

Grava quindi su tutti i laici il glorioso peso di lavorare perché il divino disegno di salvezza raggiunga ogni giorno più tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutta la terra.

Ogni laico, perciò, deve essere, come insegna il Vaticano II, "un testimone della risurrezione e della vita del Signore Gesù e un segno del Dio vivo. Tutti insieme, e ognuno per la sua parte, devono alimentare il mondo con i frutti spirituali (cfr. Gal 5, 22) e in esso diffondere lo spirito, da cui sono animati quei poveri, miti e pacifici, che il Signore nel Vangelo proclamò beati (cfr. Mt 5, 3-9).

In una parola: "ciò che l’anima è nel corpo, questo siano i cristiani nel mondo" (S. Giovanni Crisostomo).

Carissimi, in breve sintesi, ho voluto far cenno al mistero della Chiesa, alla specifica sua missione, al nuovo stile di azione pastorale nella linea di continuità, ai numerosi collaboratori di Catanzaro-Squillace, che, nella coscienza di una fede crescente, vanno riscoprendo l’impegno della loro missione.

In questo contesto si inserisce il mandato del mio servizio episcopale che accolgo con trepidazione per la responsabilità che comporta, ma anche con gioiosa speranza per la collaborazione e l’aiuto che non mi farete mancare. Sicché con S. Agostino posso affermare "se mi atterrisce l’essere per voi, mi consola l’essere con voi. Perché per voi sono Vescovo, con voi sono cristiano. Quello è nome di ufficio, questo di grazia; quello è nome di pericolo, questo di salvezza".

In questa meravigliosa avventura, che insieme intraprendiamo nella fede quest’oggi, non siamo soli: c’è con noi la madre nostra e madre della Chiesa, Maria, come maestra e guida, ci sono i Santi Vitaliano e Agazio, come nostri protettori, c’è il grande S. Bruno, come modello esemplare.

Col loro aiuto e con la forza dello Spirito Santo edificheremo la nostra Chiesa di Catanzaro-Squillace santa ed immacolata, secondo il cuore di Cristo, perché risplenda come luce per il mondo, sia lievito per fermentare l’unità e la pace, sale per dar senso e sapore alla civiltà dell’amore. Amen!

+ Antonio Ciliberti
Arcivescovo


Esulta davvero questa santa Chiesa

L'Arcivescovo Cantisani descrive i lineamenti della Diocesi
nella presentazione che ne fa al Successore

Esulta davvero la santa Chiesa che è in Catanzaro-Squillace per l'arrivo del nuovo pastore, l'Arcivescovo Antonio Ciliberti. Dal profondo del cuore sgorga riconoscente la lode a Dio Padre: "Pastore eterno, tu non abbandoni il tuo gregge, ma lo custodisci e proteggi sempre per mezzo dei tuoi santi Apostoli e lo conduci attraverso i tempi, sotto la guida di coloro che tu stesso hai eletto vicari del tuo Figlio e hai costituito pastori" (Prefazio degli Apostoli).

E' stupendo pensare che attraverso la serie ininterrotta dei Vescovi siamo vitalmente collegati con Colui che, Figlio di Dio fatto uomo, crocifisso e risorto, è l'unico ed universale salvatore. Ogni vescovo può ripetere con l'Apostolo: "Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai dodici" (1 Cor 15,3-5). Ogni Vescovo continua così a rendere presente Gesù Cristo, capo, maestro e pastore della Chiesa.

E' per questo profondo motivo di fede che sono sinceramente felice di consegnare al nuovo Pastore questa Chiesa di Catanzaro-Squillace. L'ho amata davvero, questa mia sposa, ne ho contemplato appassionatamente il volto e, con tutti i miei limiti e nella consapevolezza di essere servo inutile, mi sono sforzato di renderla più bella. Ora che lascio il mio servizio pastorale per dare inizio come figlio della Chiesa ad un amore diverso ma non meno intenso fatto di condivisione, di preghiera e di oblazione, la presento a te, amatissimo fratello Antonio, nella certezza che con la grazia del tuo ministero saprà rivelare ancora più chiaramente il volto affascinante del Signore.

E' una Chiesa che con il Sinodo diocesano ha rivisitato le sue origini e la sua storia e ha proiettato la sua rinnovata modalità di essere nel futuro, volendo camminare ancora più decisamente sulle linee del Concilio Vaticano II.

E' una Chiesa che sa di essere mandata ad annunziare il Signore e perciò vuole contemplarne sempre più intensamente il Volto dando un ruolo preminente alla Parola di Dio.

E' una Chiesa che sa di dover vivere la sua missionarietà soprattutto attraverso la testimonianza e perciò vuol vivere la Liturgia come il momento più alto della sua vita, proprio perché i suoi figli siano trasformati in immagini vive dell'amore di Cristo e sappiano così testimoniarlo nelle realtà di ogni giorno.

E' una Chiesa che sa di dover rispondere alle tante sfide del Terzo Millennio e perciò vuol essere soprattutto "la casa e la scuola della comunione".

E' una Chiesa attenta alla storia e immersa nella storia e perciò è pronta a condividere gioie e speranze, tristezze e angosce degli uomini tutti e dei poveri in particolar modo.

Certo, amatissimo fratello, è una Chiesa che ha tanti problemi, sente il peso della fatica quotidiana, avverte il bisogno di un continuo rinnovamento. E', però, una Chiesa ricca di enormi potenzialità. Ti consegno infatti un clero gioiosamente consapevole del dono e del mistero che è posto nelle persone dei ministri ordinati. Ti consegno un laicato sempre più maturo, che ho costantemente cercato di valorizzare come soggetto di evangelizzazione puntando in particolar modo sulla famiglia e sui giovani e la cui presenza nelle diverse realtà storiche si rivela sempre più urgente per costruire una società a misura d'uomo.

E' una Chiesa che porta nella sua carne i segni di grandi sofferenze per disastri ambientali e problemi sociali irrisolti. Anche in questa parte della Calabria c'è da fare molto per educare al senso civico, alla partecipazione, alla vita come servizio, allo scopo di ricostruire il tessuto delle nostre comunità e creare quelle condizioni che garantiscono a tutti i diritti fondamentali, a cominciare dal diritto al lavoro.

Ci saranno occasioni in cui il Vescovo non potrà non alzare la voce. Ma è tutto il popolo di Dio che deve diventare protagonista del riscatto della nostra terra. A tale riguardo, si può guardare al futuro con serena fiducia. E' gente buona, la nostra, ricca di umanità, autenticamente affettuosa nella sua grande dignità. Saprà essere più intraprendente e creativa proprio in forza della sua fede sincera. E' una fede che nei secoli è stata alimentata in particolar modo dalla pietà mariana, testimoniata dai tanti santuari tutti dedicati alla Madre di Dio. E' una fede che ha suscitato una fioritura di santità anche laicale, come peraltro dimostrano i processi di beatificazione in corso. Ma è una fede che, soprattutto attraverso nuovi percorsi, dovrà farsi sempre più convinta e matura: una fede che diventi cultura, quotidiana coerenza morale, esperienza forte di amore ai fratelli.

E' in questa fede che, amatissimo fratello, il Popolo di Dio ti accoglie festante: saprà testimoniarla - e sarà questa la mia gioia più grande - con una collaborazione piena, fattiva, corale, entusiastica. Così, sotto la tua guida - sapiente, mite e forte - esprimerà ancora più intensamente la sua vitalità spirituale, pastorale e umana.

Ci accompagneranno, intercedendo per noi, Maria, Madre della Chiesa, e i nostri santi patroni Agazio, Vitaliano e Bruno.

Intanto, mentre porgo il mio deferente e cordiale saluto all'Eccellentissimo Nunzio in Italia Mons. Paolo Romeo, che in un'ora particolarmente significativa di questa Chiesa ci fa un grande dono rendendo presente il Papa, è proprio al Santo Padre, il quale mi ha sempre circondato di benevolenza, che va il mio più devoto omaggio di figlio: a Lui serenità e gioia, al mondo intero la pace che viene dall'alto, ad ogni creatura umana un cammino nella storia ricolmo di fiducia, nella certezza che nulla ci potrà più separare dall'amore di Dio in Cristo Gesù.

+ Antonio Cantisani
Amministratore Apostolico


Il Vescovo entra in Chiesa accompagnato dal Parroco, D. Giusto e da D. Megna, dal Sindaco e dal popolo.

Saluto e breve presentazione della Parrocchia a Mons. Antonio Ciliberti, nuovo Arcivescovo, in occasione della Cresima e prima visita. (11.08.03).

Carissimo Padre e Fratello nella fede, Pastore e Maestro delle nostre anime, Antonio Ciliberti, Arcivescovo della Chiesa di Dio che è in Catanzaro - Squillace.
Grazie a voi e pace da Dio nostro Padre e del Signore nostro Gesù Cristo.
Benvenuto nella vostra casa.
Tutta la comunità di Palermiti accoglie nella vostra Persona l'Apostolo che rende visibile in mezzo a noi la Chiesa di Gesù Cristo e viene per confermarci nella fede e per indicarci la strada della Vita e della Verità: Gesù Cristo Crocifisso e Risorto:
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Vi saluta il Parroco Sac. Francescantonio De Gori inviato in questa comunità, dal vostro predecessore Mons. Antonio Cantisani, il 14 ottobre 1993.
Vi salutano le autorità e il popolo di Dio che è in Palermiti.
Vi saluta questa gente semplice e cordiale, piena di ricchezza umana illuminata dai valori cristiani.
Vi saluta il Comitato Maria SS.ma della Luce.
Vi salutano questi tredici giovani che oggi, grazie a voi, confermano la loro fede e attraverso l'imposizione delle mani e la crismazione riceveranno il dono dello Spirito Santo.
Venite, oggi, in questa comunità che vive i suoi problemi con ombre e luci!
Questa sera vi presentiamo le luci!
La parrocchia di " San Nicola Vescovo" è il cuore della vita della comunità, scandisce i ritmi della vita personale e comunitaria, al suo interno possiede la realtà più importante che è la radice e l'identità di questo popolo: L'icona della Madonna della Luce. Icona apparsa prodigiosamente a Murorotto, comune di Petrizzi, nel lontano 1720… , scelse, secondo la tradizione e la fede popolare, di giungere a Palermiti, attraversando su un carro San Vito, Cenadi, Olivadi e Centrache. I Palermitesi, da allora, custodiscono gelosamente nella chiesa matrice l'affresco della Vergine della Luce, e anzi come afferma la fede del popolo è stata Lei la prima "Operaia" nel lontano, 1799, a dare inizio ai lavori di questo edificio sacro. I Palermitesi si sono fatti promotori della sua devozione non solo in paese, ma ovunque si sono recati come emigrati; in particolare a Boston e a Legnano si radunano ogni anno dalle zone circostanti per celebrare la festa in suo onore.
In diverse occasioni importanti per la Chiesa locale e universale si è anche ripetuto sotto forma di pellegrinaggio il viaggio che ha portato l'affresco da Murorotto a Palermiti, rinnovando così una tradizione molto sentita a livello popolare, ma che è vissuta con fede e percepita come predilezione da parte della Vergine per questo paese.
Vi salutano, Caro Padre, tutti i nostri fratelli emigrati, come sarebbe bello, che un giorno, il loro Padre - Vescovo potesse partecipare a una delle loro feste. Quelli di Legnano, ancora, sentono l'emozione della presenza del Cardinal Martini.
Vi saluta il carissimo D. Giusto Truglia, paolino, anch'egli emigrato, anche se nella Chiesa di Dio non ci stanno confini, D. Gregorio Aiello, e le altre vocazioni religiose nate nella comunità di Palermiti e che lavorano per il regno di Dio in tutta Italia: suor Teresa Dell'Apa e suor Giustina Esposito. Tra l'altro, suor Giustina celebra quest'anno il cinquantesimo della sua consacrazione religiosa.
Entro i confini della Parrocchia esiste il "Santuario Madonna della Luce" eretto ufficialmente il 06.08.2000.
Esso è sorto, negli anni Settanta, grazie alla fede dei palermitesi e alla loro devozione alla Vergine della Luce., con il contributo dei fedeli in Palermiti e degli emigrati, che volevano esprimere riconoscenza e gratitudine alla Madonna per tutte le grazie ricevute. La scelta di questo luogo non è casuale, perché nella tradizione orale del paese si tramanda che in un vecchio casolare, di cui rimane un rudere, fosse stata posta una luce a devozione della Vergine, luce visibile da tutto il paese. Da Lando, sede del Santuario, alla chiesa matrice si è così stabilito un legame che vede protagonista la Madonna della Luce e che unisce idealmente i due lati estremi del paese, che in questo modo si sente sotto la protezione di Maria SS.ma.
Un'altra luce è la casa anziani, "Madonna della Luce" frutto del contributo dei palermitesi e completata dalla diocesi, grazie all'otto per mille e alla buona volontà di chi parla, finalmente possiamo annunciare che potrà avere presto i suoi primi ospiti.
Carissimo Padre, quanto detto sottolinea la bontà di questa comunità parrocchiale, avete potuto leggere i lineamenti essenziali di Palermiti che nel corso della storia l'hanno fatta passare da puntino geografico sull'atlante a città di Maria.
Questa Vostra presenza, apportatrice di grazia e di novità di vita, infonda fiducia e speranza per continuare in questo cammino, guidati da Maria, per costruire in questo nuovo millennio la civiltà dell'amore.
Ecco la sfida che ci attende.
Ci benedica tutti nel nome del Signore. Grazie!

Il Parroco Sac. Francescantonio De Gori