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La circolare bavaglio

 

Carpi , 22/05/2010
LETTERA A UN ISPETTORE
di Francesco Mele

 

Due ore e mezza di “audizione” con lei oggi hanno decisamente impegnato un bel po’ delle mie energie e, devo dire la verità, mi sentivo anche un po’ provato alla fine, ma poi, alla luce dei fatti, forse era solo un’impressione.
Ne ho avuto la prima avvisaglia quando subito dopo mi ha chiamato la mia amica Emma e invece di dirle, ti chiamo dopo fammi riprendere fiato, sono partito senza problemi e in modo naturale a raccontarle e a chiacchierare con lei di quanto era successo. Ho interrotto solo perchè ne sono stato costretto.
Ma la certezza me l’ha data mia figlia quando, una volta a casa, mi ha chiesto cos’era sta storia e si è fatta raccontare anche lei. Ma lei ha altre cose per la testa e quando mi ha esortato a mangiare e le ho detto che non avevo fame, lei, che mi conosce da quando è nata, m’ha detto: “ma come non hai fame? Ah, lo so che quando parti a parlare vai avanti come un treno e non riesci a fermarti”. Allora mi sono fermato e, stia tranquillo, ho mangiato con gusto e serenità.
Ma intanto ripensavo a quello che ci siamo detti, a quello che lei mi ha detto, al suo ruolo istituzionale, alla mia persona fatta dell’essere docente, genitore, cittadino, servitore dello stato e, nonostante tutto quello che ho fatto nel pomeriggio, ho continuato, forse inconsciamente, a rielaborare quanto accaduto.
Ho cominciato poi a chiedermi che fare ora, come e se raccontare al mondo, ai miei amici, alla gente che sento al mio fianco, che mi chiede e si aspetta …
E allora ho avuto chiaro davanti agli occhi cosa dovevo fare, era a lei che dovevo scrivere, perché ci sono cose che oggi forse non sono riuscito a farle capire e anche perché qualunque cosa decidessi di scrivere in rete sarebbe come scriverla a lei, visto che oggi mi ha mostrato i miei due articoli su questa vicenda e mi ha anche chiesto di dichiarare a verbale che si tratta di testi scritti da me … Si vede che ci conosciamo da poco, nel senso che è da poco che si occupa di me, evidentemente: ho scritto di molto peggio e l’unica cosa di cui sono davvero dispiaciuto, nel mio ultimo intervento, è che possa essere sembrato poco rispettoso aver definito “scrivano” il suo verbalizzatore, persona mite che era lì chiamato a fare il suo dovere, a cui ho già chiesto scusa per una rozzezza di cui non mi ero reso conto.
Ma tutto il resto è mio, fa parte di me e di quello in cui credo, e che insieme a me credono milioni di persone, ed è questo che mi fa sentire che non sono solo, che oggi non ero da solo a chiacchierare con lei e non sarò mai da solo qualunque sia l’esito della sua indagine …
Vede, lei oggi mi ha letto dei passaggi del Codice di comportamento del dipendente della pubblica amministrazione che, secondo il suo pensiero, mi avrebbero dovuto richiamare alla fedeltà, alla collaborazione istituzionale, ai miei doveri di dipendente dello Stato, tutte cose che sono ben presenti nella mia etica professionale, ma c’è un’altra etica che non può essere ignorata, che scalza in modo vigoroso l’obbedir tacendo a cui lei voleva richiamarmi. Mi riferisco al patto, per me vincolante sopra ogni altro, che io ho stipulato con i miei allievi e allieve, per i cui diritti sento di battermi quando resisto allo smantellamento lento, graduale e inesorabile, a cui vogliono condannare la Scuola Statale coloro a cui lei ha giurato fedeltà cieca, a qualunque colore politico appartengano.
Le confermo quanto le ho già detto stamane: sarò pronto ad insegnare e fare il mio dovere nella scuola riformata quando sarà un provvedimento regolarmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale e sarò messo nelle condizioni ottimali per farlo. Del resto ha un bel dire che il governo ha chiarito che i suoi provvedimenti hanno pieno valore anche se non sono pubblicati in gazzetta; per me rimane valido quanto in quel regolamento è scritto all’art. 9 comma 4: Il presente regolamento entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Fino ad allora considererò del tutto provvisoria, irregolare ogni riga di quello schema di regolamento.
E lei ha un bel dire che non si può attendere che tutto diventi ufficiale per avviare la macchina, che non si può pretendere di dire che tutto è irregolare perché, di fatto, provvisorio … Le assicuro che l’impressione è proprio questa e io faccio parte di quei milioni di cittadini che non si sono rassegnati alla gestione creativa di una riforma della scuola che ha obiettivi ormai palesi e a cui diventa eticamente corretto resistere.
Ecco allora dov’è la mia forza, avere chiaro cosa e chi ho da difendere e il sapere che non sono solo.
E ora lo sa anche lei, che dovrà fare i conti con l’incarico che le hanno affidato, le aspettative di chi glielo ha affidato, la sua coscienza, la sua idea di etica professionale.

Questo scrivevo di getto il giorno della mia “audizione” con lei (contento che continuo a non chiamarlo “interrogatorio”?), quel lontano 12 maggio; e l’ho lasciato lì nel cassetto fino ad oggi, indeciso se pubblicarlo o no e poi, di fatto, dimenticandomene.
Poi mi è capitata per le mani la circolare del dott. Limina, datata 27 aprile, che quindi anche lei conosceva quando ci siamo parlati, anzi, visto che forse è contemporanea al mandato ispettivo che il Direttore Generale le ha conferito, direi che l'ispezione al Meucci potrebbe rappresentare il primo atto conseguente del dott Limina sulla linea espressa nella sua circolare.
La cosa singolare è che, guarda caso, anche lui cita il Codice di comportamento PA.
Le confesso che la cosa mi ha fatto un po’ sorridere, intanto perché in alcuni passaggi della circolare Limina il riferimento ai fatti del Meucci appare palese, e poi perché il Direttore Generale scrive che l’Amministrazione ha il “dovere di dialogare sia con il personale dipendente sia con gli utenti per dare risposte comprensibili”, ma evidentemente questo non è valso per le nostre richieste che per ben due volte gli abbiamo inoltrato e alle quali non ha ancora trovato il tempo di rispondere, se mai lo farà. Certo il Direttore Generale ora avrà altro a cui pensare visto il clamore che ha suscitato la sua iniziativa, per cui, immagino, noi siamo l’ultimo dei suoi problemi.
Pazienza, noi continueremo ad avere fiducia nell’Amministrazione come lei mi ha esortato a fare nel congedarmi e come io, in risposta, le ho ribadito, visto che le nostre due istanze non sono state inviate né agli avvocati né ai sindacati né ai giornali, ma all’USP e all’USR col risultato che uno ci ha risposto fuori tema e l’altro non ci ha risposto proprio.

Ora la saluto perchè non vorrei abusare ancora una volta del suo tempo, ma non esiti a cercarmi se dovesse avere ancora bisogno di me.

Francesco Mele
 

 

 

 

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