Circolare Ministeriale 20 febbraio 1992, n. 47 Circolare Ministeriale 20 febbraio 1992, n. 47 Prot. n. 1554 Oggetto: Attività di educazione alla salute - Centri di informazione e consulenza - Proposte di iniziative da parte degli studenti (artt. 104, 105, 106 T.U. D.P.R. 309/90) - Progetto Giovani '93 - Progetto Ragazzi 2000 - Progetto Genitori Premessa Nel far richiamo e seguito alle C.M. 14 marzo 1991, n. 66 C.M. 2 agosto 1991, n. 240 e C.M. 2 agosto 1991, n. 241, si rende noto che la Presidenza del Consiglio dei ministri -Dipartimento affari sociali-, accogliendo le proposte di questo Ministero formulate ai sensi del comma 1 dell'art. 127 del D.P.R. n. 309/1990 ha deliberato l'assegnazione di L. 22.220.000.000, per le finalità di intervento proprie del fondo nazionale per la lotta alla droga. Le attività finanziate, in base al piano presentato e alle proposte del Comitato tecnico-scientifico (art. 104, comma 3, T.U. 309/90), con imputazione allo stanziamento dell'esercizio finanziario 1991 utilizzabile nel corrente anno finanziario, riguardano: - corsi di formazione per docenti referenti nella scuola secondaria superiore: £. 1.836.000.000 - corsi di formazione per docenti referenti nella scuola elementare e media: £. 6.000.000.000 - attività art. 106 del D.P.R. n. 309/1990: - Progetto Giovani '93: £. 4.164.000.000 - Progetto Ragazzi 2000: £. 5.000.000.000 - Progetto Genitori: corsi di formazione per genitori di alunni delle scuole elementari e medie e dei bienni delle scuole secondarie superiori: £. 5.000.000.000 - seminari di formazione per 140 docenti utilizzati nei servizi di educazione alla salute presso i Provveditorati: £. 220.000.000 Con la presente circolare si intende fornire un quadro complessivo di riferimento che possa valere quale contributo di riflessione e definizione di strategie di intervento, utili a configurare percorsi operativi coerenti rispetto al disegno generale e nel contenuto, e flessibili in rapporto ai concreti bisogni e interessi locali. 1) Indicazioni operative, fornite in base alla valutazione delle esperienze finora condotte, in sede di attuazione della legge n. 162/1990 (T.U. D.P.R. 309/90) e di realizzazione del Progetto Giovani '93. L'assegnazione della somma di £. 22.220.000.000 ha lo scopo di sostenere "attività di educazione alla salute e di informazione sui danni derivanti dall'alcoolismo, dal tabagismo, dall'uso di sostanze stupefacenti o psicotrope, nonché dalle patologie correlate" (art. 104, comma 1). Si intende che sono da considerare, in questo ambito, anche le attività legate all'informazione e alla prevenzione dell'Aids. La proposizione della legge citata ridefinisce i compiti della scuola, attribuendo precise responsabilità a dirigenti, capi di istituto e docenti in materia di educazione alla salute, dal momento che la sola informazione in proposito è ritenuta necessaria, ma non sufficiente. La legge, infatti, prevede: - "le attività di cui al comma 1 si inquadrano nello svolgimento ordinario dell'attività educativa e didattica, attraverso l'approfondimento di specifiche tematiche, nell'ambito delle discipline curriculari"; - "l'incentivazione di attività culturali, ricreative e sportive, da svolgersi, eventualmente, anche all'esterno della scuola"; - "iniziative da realizzarsi nell'ambito dell'istituto, con la collaborazione del personale docente che abbia dichiarato la propria disponibilità", sulla base delle proposte formulate da "gruppi di almeno 20 studenti". La norma, prescrittiva circa i fini da raggiungere e circa alcune iniziative da attuare (ad esempio centri di informazione e consulenza) e da rendere possibili (attività volontarie proposte da almeno 20 studenti, in orario aggiuntivo a quello delle materie curriculari e deliberate dal consiglio di istituto), non precisa gli itinerari pedagogici, didattici e organizzativi che consentono di dare motivazioni e prospettive al protagonismo dei giovani e dei ragazzi, prima risorsa di cui disporre nella prevenzione del disagio e nel miglioramento della comunicazione interna della scuola. In questo spazio di operatività, ma anche di opportunità positive e stimolanti, il Ministero della Pubblica Istruzione ha elaborato e messo a punto il Progetto Giovani '93 per la scuola secondaria superiore ed il Progetto Ragazzi 2000, per la scuola elementare e media: due strumenti coerenti con le indicazioni della legge e con gli orientamenti internazionali sull'educazione alla salute e sulla prevenzione. Questi vengono ora integrati da un Progetto Genitori, allo scopo di corresponsabilizzare le famiglie nei riguardi delle iniziative, che la scuola va assumendo in ordine al raggiungimento delle finalità educative e preventive richiamate. In considerazione della stretta correlazione esistente fra la legge ed i progetti che ad esse si riferiscono, si presentano in un unico testo le indicazioni necessarie per realizzare in maniera concreta le varie attività, avendo anche presenti le problematiche emerse nelle scuole e nei corsi di formazione per docenti referenti. 2) Obbligatorietà della prevenzione Il disposto legislativo vincola le scuole a progettare attività di promozione dell'educazione alla salute e di prevenzione delle forme di dipendenza indicate. Tutte le scuole, pertanto, sono tenute a progettare attività di prevenzione e, nel caso in cui i collegi dei docenti non ritengano di assumere -con motivata valutazione afferente alle specifiche condizioni della scuola- come strumento di intervento rispettivamente il Progetto Giovani '93 o il Progetto Ragazzi 2000 - rimangono, comunque, vincolate alla adozione di iniziative finalizzate alla promozione dell'educazione alla salute a scuola. Le SS.LL. sono, pertanto, invitate ad organizzare incontri con i capi di istituto e i docenti referenti, per chiarire gli aspetti prescrittivi e quelli affidati alle responsabilità progettuali degli organi collegiali e dei singoli docenti, oltre che, dei genitori e degli studenti, la cui capacità d'iniziativa sulle tematiche indicate va considerata come l'obiettivo più qualificante da perseguire nello specifico settore della prevenzione e del disagio e della promozione del benessere a scuola. 3) Ordinarietà delle attività di prevenzione Come già ricordato, le attività di educazione alla salute interessano l'intera vita della scuola, e cioè non solo i tempi extracurriculari e quelli previsti per le assemblee studentesche, ma anche lo svolgimento ordinario delle attività educative e didattiche, attraverso l'approfondimento di specifiche tematiche nell'ambito di tutte le discipline curriculari. La ricerca delle valenze preventive delle discipline e la gestione, in chiave preventiva, dell'attività ordinaria, sono coordinate necessarie per rivisitare i programmi e le quotidiane relazioni della vita di classe, alla luce dei bisogni-valori dell'identità personale, della solidarietà mondiale e dell'emancipazione individuale dalle forme di dipendenza previste dalla legge. 4) La collegialità nella progettazione di iniziative di prevenzione Le finalità della legge prefigurano un clima complessivo della vita della scuola, che non si persegue affidandosi alla sola iniziativa di qualche docente o di qualche gruppo di studenti, isolato da comuni responsabilità, ma nel confronto e nell'approfondimento collegiale della natura delle patologie che si vogliono combattere, dei valori che si vogliono promuovere e dei risultati -alcuni dei quali visibili e documentabili- che si vogliono ottenere. Gli studenti e i singoli docenti che si impegnano per gli obiettivi previsti dalla legge devono sentire e vedere che la scuola è con loro: non solo nell'informazione e nella pubblicizzazione dei simboli e delle iniziative, ma nel sostegno reale all'attuazione delle attività programmate. Si tratta infatti di promuovere un'identificazione positiva e un profondo senso di appartenenza dei giovani, ma anche dei docenti e dei genitori, nei riguardi della scuola di cui sono non tanto generici utenti, quanto soggetti titolari di quei diritti che la Costituzione prevede per le formazioni sociali, tra cui sicuramente vanno annoverate le istituzioni scolastiche, impegnate dalla legge a diventare "comunità" che interagiscono con la più vasta comunità sociale e civica (art. 1 del D.P.R. n. 416/1974). I comitati tecnici provinciali, nel valutare le proposte presentate dalle singole scuole, considereranno come prioritarie, ai fini dell'assegnazione dei fondi, quelle attività che siano espressione dell'impegno indicato e che abbiano l'obiettivo di promuovere il protagonismo, la collaborazione, la positiva identificazione dei giovani con la scuola e con le sue finalità formative. Si richiama a tale proposito l'attenzione delle SS.LL. sulla opportunità -offerta dalla legge- di costituire, laddove una puntuale valutazione delle esigenze ambientali lo consigli, comitati tecnici distrettuali o interdistrettuali per assicurare alle iniziative maggiore funzionalità e positiva incidenza. 5) Corsi di formazione per docenti referenti nella scuola secondaria superiore ed eventuali incontri di lavoro per coloro che li hanno già frequentati L'obiettivo di tali corsi è quello di assicurare a ciascuna scuola secondaria superiore il supporto di un certo numero di competenze necessarie per l'organizzazione, a livello di istituto, delle attività di prevenzione. Per la individuazione di un secondo docente referente potranno essere presi in considerazione: - istituti scolastici con una popolazione superiore a 500 studenti; - sezioni staccate e sedi coordinate; - maggiori situazioni di disagio e di rischio, anche in relazione al contesto ambientale e all'incidenza della dispersione scolastica nel biennio. Per quanto riguarda l'organizzazione dei corsi per docenti referenti, vengono confermate le indicazioni contenute al riguardo nella C.M. n. 66/1991. Una parte dei fondi assegnati (Allegato n. 1 - Parte 1), ripartito secondo il criterio della popolazione scolastica, sarà destinata a corsi di richiamo di breve durata rivolti ai docenti referenti già formati e ad incontri tra presidi e docenti referenti per creare le condizioni di una più consapevole collaborazione. Si ritiene opportuno, tuttavia, segnalare alcuni problemi emersi durante la prima fase dei corsi. La differenziazione della funzione docente, problema che si pone con evidenza nell'individuare il referente per l'educazione alla salute, innesca complessi dinamismi, aspettative e timori nei capi di istituto, nei docenti e negli studenti. Occorre, quindi, evitare che la scelta del referente si trasformi in una delega deresponsabilizzante da parte dei singoli docenti e degli organi collegiali, che sono invece chiamati direttamente in causa dalla legge, per le ragioni sopra ricordate. Si dovrebbe, inoltre, evitare l'isolamento cui rischiano di andare incontro i docenti che svolgono la funzione di referenti per l'educazione alla salute e/o per il Progetto Giovani '93 e per il Progetto Ragazzi 2000. A tal fine si segnala l'opportunità di costruire gruppi di docenti che possano acquistare presso i colleghi e gli studenti riconoscimento e stima, al di là delle nomine formali, con compiti di supporto e di collaborazione in fase di elaborazione progettuale e di realizzazione delle iniziative. Il maggior carico di lavoro del docente referente sarà riconosciuto ai fini del fondo di incentivazione, secondo quanto previsto dall'accordo nazionale decentrato sul fondo di incentivazione per il personale della scuola all'art. 11 del D.M. 29 novembre 1991, n. 372 , diramato con C.M. 24 gennaio 1992, n. 16. Sono allo studio, inoltre, eventuali altre forme di riconoscimento per i maggiori impegni di lavoro. 6) Corsi di formazione per docenti referenti nella scuola elementare e media La progressiva attuazione della legge 162 implica l'estensione alla scuola dell'obbligo della rete dei docenti referenti. Nell'individuazione di tali docenti, devono essere prese in particolare considerazione le esperienze di formazione e le attività pregresse maturate anche in campo psicopedagogico, per interventi finalizzati alla prevenzione e al recupero, nonché ovviamente, la disponibilità alla collaborazione interpersonale e la garanzia di continuità di servizio nella scuola. La formazione dei docenti referenti, in ragione di uno in ogni scuola media e circolo didattico, si svolgerà in sei giorni, di cui cinque in soluzione unica, da attuare possibilmente entro il 31 maggio 1992, e uno di richiamo entro il 20 settembre 1992, prima dell'inizio delle lezioni. Per lo svolgimento dei corsi si suggeriscono alcune indicazioni tematiche: - tratti specifici della prevenzione nella scuola di base, tenuto conto dell'età dei ragazzi e dell'ambiente familiare e sociale in cui vivono; - predisposizione di metodi e di strumenti per individuare e analizzare precocemente segnali di situazioni personali, familiari e sociali che possano costituire fattore di rischio, sia sul piano dell'apprendimento, che dello sviluppo psicologico dell'allievo; - analisi delle risorse dell'ambiente con cui le scuole di base possono entrare in dialogo educativo; - rilettura dei programmi, per mettere a fuoco le varie "educazioni", fra loro interconnesse, divenute sempre più rilevanti nel nostro tempo, nella prospettiva della qualità della vita e dell'elaborazione di una "cittadinanza europea" (educazione ai diritti umani e alla legalità, alla pace, allo sviluppo, alla salute, alla sessualità, allo sport, alla sicurezza stradale, all'intercultura, all'alimentazione, all'ambiente); - analisi dei diversi sistemi di orientamento alla scelta della scuola, del lavoro, del personale progetto di vita, e predisposizione di progetti d'intervento orientativo, a livello distrettuale o interdistrettuale; - studio e individuazione di proposte per l'attuazione delle indicazioni contenute nella C.M. n. 240/1991, relativa al Progetto Ragazzi 2000; - analisi dei compiti dei docenti referenti sulla base delle indicazioni della C.M. 66/91 e tenuto conto della presenza di figure professionali orientate ad altri compiti complementari o integrativi, comunque, tutti concorrenti alla definizione di un progetto educativo unitario. Si raccomanda di organizzare corsi con più di 45 docenti, in modo da permettere la costituzione di tre gruppi, su base distrettuale o interdistrettuale. I fondi indicati nell'allegato 1 -Parte II-, sono distribuiti in rapporto al numero delle scuole elementari o medie della provincia. 7) Attività giovanili e Progetto Giovani '93 La quota del fondo assegnato sarà messa a disposizione delle SS.LL. sulla base di un piano di ripartizione che tiene conto della popolazione scolastica della scuola secondaria superiore di ciascuna provincia, secondo quanto previsto dal comma 8 dall'art. 105 del D.P.R. n. 309/1990 (Allegato n. 2). Per quanto riguarda le iniziative degli studenti si richiamano le indicazioni contenute nella C.M. n. 66/1991 e nella C.M. n. 241/1991, con particolare riferimento alle tematiche della convivenza, della differenza, della collaborazione con gli altri ed alla cultura della legalità. Si sottolinea, altresì, l'importanza dell'attività sportiva per i valori educativi che può veicolare, se vista nella prospettiva pedagogica del Progetto Giovani '93 e sfrondata da momenti di esasperato agonismo. La C.M. n. 241/1991 contiene una valutazione delle attività realizzate dalle scuole nell'anno scolastico 1990/91, e definisce le mete che qualificano la prosecuzione del progetto nel presente anno. Ad essa si rinvia per un inquadramento sistematico delle iniziative concernenti il Progetto Giovani '93 e per una definizione dei criteri di priorità nell'utilizzo delle somme stanziate nella presente circolare. E' opportuno ricordare anche le scadenze dei seminari e dei convegni di aprile, da organizzare secondo le modalità previste dalla C.M. n. 327/1990, i cui eventuali oneri di spesa afferiscono, pertanto, ai fondi messi a disposizione per i piani provinciali. 8) Progetto Ragazzi 2000 La C.M. n. 240/1991 fornisce "primi orientamenti" intorno ad un progetto che mira a valorizzare tutte le risorse della scuola di base, per promuovere tra i ragazzi un benessere che derivi da un clima positivo d'iniziativa e di collaborazione. Durante il corrente anno scolastico, le SS.LL. potranno finanziare i Progetti Ragazzi 2000 presentati dalle scuole elementari e medie al comitato tecnico provinciale, con particolare riguardo a quelli riferiti alle tematiche enucleate a pagina 4 della C.M. n. 240/1991 (Allegato n. 3). Potrà, altresì, essere dedicata particolare attenzione alla promozione di incontri di capi di istituto e docenti nei singoli circoli o istituti e tra istituti diversi, per una più diffusa conoscenza della proposta ministeriale e per un sostegno all'azione progettuale delle singole scuole. Tali incontri potranno essere effettuati anche a livello distrettuale e/o di area circoscritta, tenuto conto che la dimensione territoriale, non eccessivamente ampia, per una maggiore omogeneità e interrelazione dei problemi favorisce la conoscenza più approfondita della cause del disagio e l'adozione delle metodologie necessarie per combatterlo: in particolare, il coordinamento delle istituzioni, anche attraverso consorzi di scuole, l'uso più razionale e integrato delle risorse, le procedure della ricerca-intervento. Si ravvisa l'opportunità che a tali incontri siano invitati esperti o operatori di diverse istituzioni, dalla sanità alla giustizia, dall'ordine pubblico agli Enti locali, dalle comunità terapeutiche ad associazioni del volontariato con finalità culturali, sociali e sportive, nonché rappresentanti dei genitori eletti negli organi collegiali e di associazioni di genitori presenti a livello provinciale. A tal scopo il comitato tecnico provinciale, fermi restando i criteri della sua composizione, fissati con D.M. 15 ottobre 1990, potrà utilmente avvalersi, a titolo consultivo, dell'apporto del gruppo di lavoro provinciale Progetto Giovani '93 (C.M. n. 246/1989), ove costituito, che dovrà includere rappresentanti di scuole elementari e medie. 9) Centri di formazione e di consulenza (CIC) Ad integrazione di quanto previsto dalla C.M. n. 66/1991 si forniscono ulteriori indicazioni in merito alla natura, alla struttura e alle modalità di funzionamento di questi centri. Le difficoltà incontrate dalle province che ne hanno progettato l'istituzione mettono in luce la complessità di un'innovazione che presenta diverse possibilità di lettura e sviluppo. C'è, anzitutto, un nucleo minimo di servizi di cui la legge prevede l'attivazione, quali le funzioni di informazione e di ascolto, che presuppongono personale qualificato e colloqui individuali con gli studenti che ne facciano richiesta. Se però si considera l'iniziativa alla luce della prospettiva generale dell'educazione alla salute e della creazione di quel clima stimolante e solidale a cui sopra si è accennato, questo centro può essere visto come uno spazio polifunzionale, che consenta a studenti e docenti un colloquio informale e che preveda la possibilità di un incremento progressivo di strutture e di funzioni, in rapporto ai bisogni individuati e alle iniziative che si decida di intraprendere. Importante risulta, perciò, disporre di almeno un'aula attrezzata, che sia un punto di riferimento per lo svolgimento delle attività del centro. Non si tratta di limitarsi ad una attuazione puramente formale della legge, ma di garantire che il centro sia effettivamente utile e vitale. Le funzioni del centro riguardano: l'ascolto e l'aiuto ai singoli studenti per affrontare particolari difficoltà; la ricognizione dei bisogni, delle disponibilità e delle risorse presenti nel mondo studentesco; la ricognizione delle risorse presenti sul territorio; la facilitazione di momenti di elaborazione e di progettazione dei giovani. Il centro si qualifica, allora, non solo come spazio di ascolto e di informazione, ma anche come spazio di animazione, di confronto, di progettazione, allo scopo di migliorare la comunicazione interna, di motivare all'iniziativa e di accrescere la fiducia e la solidarietà nell'ambito dell'istituto. Per quanto riguarda la struttura, in questa fase iniziale non sembra opportuno legarsi a formule organizzative rigide. In ogni caso il centro attuerà le più opportune forme di collaborazione interistituzionale e avvierà l'elaborazione di schemi progettuali concordati dagli organi collegiali della scuola con i servizi pubblici e con gli enti ausiliari presenti sul territorio. 10) Progetto Genitori e relativi corsi I corsi per genitori hanno lo scopo di completare la strategia d'intervento per l'educazione alla salute, un bene che la famiglia e la scuola, ciascuna nel suo ambito, sono tenute a perseguire. Obiettivi di questi corsi sono: - aumentare la competenza e la sensibilità pedagogica dei genitori, attraverso lo studio guidato, sia dei comportamenti infantili ed adolescenziali, sia delle risposte educative degli adulti; - fornire ai genitori strumenti di comunicazione adatti alla realizzazione del progetto educativo d'istituto; - fornire ai genitori informazioni e competenze, per una loro attività con altri genitori nel campo della prevenzione del disagio e delle dipendenze; - creare un'intesa solidale e permanente fra insegnanti e genitori ed operatori sociali; - aprire la scuola al territorio, facendone un luogo di incontro e di confronto sistematico fra tutte le forze impegnate a costruire occasioni concrete a favore dei bambini e dei ragazzi. Destinatari dei corsi sono i genitori dei ragazzi delle elementari, medie e superiori. Essendo, tuttavia, limitate le risorse disponibili, i finanziamenti in questo primo anno saranno destinati alla formazione dei genitori dei ragazzi della classe quinta elementare e delle classi prima e terza media, perché i momenti di transizione e di passaggio da un ordine di scuola all'altro possono creare condizioni di difficoltà e di tensione, che incidono negativamente sul processo di sviluppo personale e sociale del ragazzo. In caso di disponibilità finanziaria, residua, i corsi potranno essere estesi anche alle altre classi elementari, medie e del biennio (allegato n. 4). I contenuti degli incontri potranno riguardare: - la conoscenza dei comportamenti caratterizzati da dipendenza psicologica negativa; - le modalità per rendere efficace e funzionale il rapporto educativo; - gli interventi in grado di offrire ai ragazzi opportunità liberanti, senso della propria esistenza, coraggio nell'affrontare situazioni difficili, autostima; - le forme del disagio giovanile e le sue manifestazioni in famiglia, a scuola, nella società; - la comunicazione tra giovani ed adulti nei contesti familiari e di vita quotidiana; - la relazione tra preadolescenti, adolescenti ed adulti; - la contrattualità formativa tra genitori e figli, tra insegnanti ed allievi, tra genitori ed insegnanti; - i problemi correlati alla gestione della salute personale (alimentazione, uso ed abuso di alcool, tabacco, medicinali, droghe); - forme di orientamento dei figli verso gli studi, il lavoro, lo sport, il tempo libero ed i gruppi giovanili. La metodologia dovrà prevedere momenti di formazione e momenti di scambio di esperienze, a livello di gruppi più piccoli. Gli incontri dovrebbero avere una cadenza periodica per l'intero arco dell'anno scolastico e una caratterizzazione operativa, per essere concretamente utili nella vita familiare e nel dialogo tra scuola e famiglia. A tal fine sarà cura dei capi di istituto, di intesa con il consiglio di circolo o di istituto, promuovere il più ampio coinvolgimento dei genitori nella fase di elaborazione dei bisogni e di progettazione delle attività, sollecitando e sostenendo con ogni mezzo iniziative di confronto e di dialogo (assemblee di classe e/o di sezione, comitato dei genitori, assemblee di istituto). Ai corsi potranno partecipare, in qualità di relatori e di conduttori di gruppo, pedagogisti, psicologi, medici, operatori sociali, esponenti anche di associazioni professionali e di genitori, o altri eventuali esperti utili all'approfondimento delle tematiche da affrontare. Sarà opportuno, altresì, per creare un utile raccordo operativo finalizzato a concrete proposte, avvalersi della partecipazione e della presenza dei docenti delle scuole attraverso le forme e le modalità ritenute più adeguate. I progetti dei corsi saranno deliberati dai consigli di istituto e inviati, da parte dei capi di istituto, ai rispettivi Provveditorati agli studi, entro il mese di aprile 1992. L'assegnazione dei fondi, in relazione alle disponibilità, verrà effettuata dalle SS.LL. sulla base dei criteri definiti dai comitati tecnici provinciali. 11) Collaborazione interistituzionale Nel sottolineare, per tutte le attività oggetto della presente circolare, l'importanza della collaborazione con gli enti locali operanti sul territorio, si rende noto che sarà trasmesso alle SS.LL. l'elenco dei progetti degli enti locali finanziati ai sensi del D.P.R. n. 309/1990 e della Legge n. 216/1991. In conclusione è utile ricordare che, non si tratta di cedere una parte del curricolo scolastico a logiche e ad operatori "altri" rispetto alla scuola, ossia da un lato a tecnici della salute e del comportamento, dall'altro ad una autogestione giovanile intesa come ricreazione dissipatoria. Si tratta invece di perseguire, in termini di aggiornata responsabilità istituzionale e professionale, le consuete finalità formative della scuola, lette però nel contesto socio-culturale del nostro tempo, caratterizzato da inedita complessità, da nuovi drammi e da nuove positive opportunità. Benessere e protagonismo giovanile non sono alternative banali alla serietà del lavoro scolastico, ma prospettive di impegno dense di significati esistenziali e culturali: in un certo senso, precondizioni di un apprendimento scolastico efficace e, in altro senso obiettivi generali da perseguire attraverso un curricolo scolastico "sano" e cioè ponderato, articolato e flessibile, frutto di una mobilitazione prudente e consapevole delle migliori energie dei capi di istituto, dei docenti, degli studenti e dei genitori. Questo Ministero ha allo studio strumenti di valutazioni per le esperienze attuate, che conta di mettere a disposizione delle scuole. Dalla serietà dell'impegno e dalla correttezza della valutazione dei risultati dipende, infatti, la possibilità di migliorare la linea innovativa adottata da questa amministrazione. LE FastCounter