IL VOLTO DI CARATE 2002

*******

N° 11 – NOVEMBRE

Copertina3.jpg (20876 byte) 

 

 


Dal calendario Parrocchiale

 

Martedì  5 novembre

Comincia la Benedizione natalizia delle famiglie.

 

Mercoledì 6 novembre

Riunione del Consiglio Pastorale Parrocchiale.

 

Domenica 10 novembre

Giornata Diocesana Caritas.

 

Lunedì 11 novembre

Alle ore 18.30 Santa Messa per gli ammalati.

 

Domenica 17 novembre

Alle ore 15.00, celebrazione del santo Battesimo

Alle 15.45 Incontro formativo degli adulti di Azione Cattolica aperto a tutti

 

Giovedì 21 novembre

Giornata di preghiera per le vocazioni

 

Domenica 24 novembre

Alle ore 15.00 incontro mensile di Dottrina Cristiana

 

Venerdì 29 novembre

Comincia la novena dell’Immacolata

Prima di ogni santa Messa recita del Santo Rosario

 

Venerdì 6 dicembre

Primo Venerdì del mese.

Alle ore 15.00, Santa Messa cui segue l’esposizione del Santissimo Sacramento

e l’adorazione fino alle 18.30 quando si celebra il vespero.

 

 

Sabato 7 dicembre

Festa di Sant’Ambrogio, patrono della Parrocchia

 

Nel mese di novembre comincia, attraverso le incaricate della distribuzione

Il rin novo dell’abbonamento al Volto di Carate per il 2003

Abbonamento annuale € 14

 

Il Volto di Carate si trova anche in Internet all’indirizzo

http://digilander.iol.it/cesana/volto/volto.htm

  

Il Volto di Carate                                                                               n. 11. - novembre 2002


Parola dei sacerdoti

 

La “solennità di tutti i Santi” è una contemplazione gioiosa, colma di meraviglia, e colma di speranza. I Santi sono l’orgoglio della Chiesa e di tutta l’umanità: fra tante notizie quotidiane tristi e paurose, notizie di egoismo, di violenza, di terrore, sapere che ci sono i Santi (e che sono innumerevoli) riscatta dalla tentazione di pensare i nostri tempi irrimediabilmente dannati.

E i Santi, oltre ad essere motivo di speranza per l’esempio che ci hanno lasciato,  lo sono anche per la certezza che essi vegliano su noi.  Il loro paradiso è una continua lode alla Trinità, ma insieme una continua invocazione di misericordi e di salvezza per tutti. Quando diciamo con insistenza litanica “Intercedi per noi” il nostro grido non si disperde nel silenzio ma trova una attenzione di solidarietà e di amore. Sì, il Santo che chiamiamo per nome, davvero risponde all’appello.

La devozione ai Santi è fonte sicura di grazia.

Ma la devozione vera deve congiungersi anche alla imitazione. Il Santo è sempre una novità; non esiste una sua copia. Dobbiamo invece imitare l’impegno umile, fervido, costante, a realizzare il disegno che Dio ha su ognuno di noi.

Non è frase ad effetto, ma è dottrina sicura affermare che ogni battezzato è chiamato alla santità. La meta è unica. Vi si arriva per strade diverse. Lo Spirito  che conduce alla santità è di una fantasia inesauribile.

Ognuno di noi gli chieda di capire quale santo nuovo dobbiamo essere.

 

*  *  *

 

La “commemorazione dei Defunti” che nella Liturgia segue immediatamente la “solennità di tutti i Santi”,  anzi ne è il prolungamento, ci porta a ricordare coloro che non sono “scomparsi”, come a volte si sente dire o si legge sui necrologi, ma sono “andati avanti” verso la gloria dei risorti in Cristo, cioè appunto il coro felice dei Santi.

Sulle tombe che custodiscono le loro spoglie, corrose dal male e dalla morte, noi portiamo le lacrime del nostro rimpianto  e i fiori e i lumi del nostro affetto. Ma  la nostra preghiera di suffragio esprime nella maniera più sapiente il nostro amore per loro, se possono avere ancora bisogno del nostro aiuto per giungere alla felicità celeste.

E la preghiera per i defunti deve essere anche la caratteristica dei funerali: ma molto spesso non lo é! Ci sono lunghe sfilate di “rappresentanza”, accompagnate da un disinvolto chiacchierare, utile a nessuno, o utile solo (purtroppo) a non pensare al tremendo evento della morte,  e al mistero del Giudizio divino che segue la morte e segna il destino eterno.

Eppure durante il funerale è sempre data la possibilità di pregare insieme: la voce del Sacerdote sempre guida la preghiera. Ma per molti è una voce lasciata a gridare nel deserto.

Proprio per questo si sta pensando se non sia opportuno togliere la “camminata” del funerale dalla casa, e attendere in chiesa l’arrivo della salma, con una attesa fatta appunto di preghiera. Già in molti paesi si è fatta, da tempo,  questa scelta. Per ora noi lo offriamo come consiglio, cominciando anche a pensare a percorsi più brevi; per esempio, nell’andare dalla chiesa al cimitero, si potrebbe evitare il passaggio per via San Giuseppe (che è anche “senso vietato”) e attraversare invece la piazza del mercato.

Non spettano a noi “ordinanze” sui percorso stradali. Però non ci si possono impedire suggerimenti che ci sembrano di buon senso: Sempre al fine di celebrazioni funebri più devote.

 

*  *  *

 

Novembre ci porta anche l’Avvento, la stagione liturgica che prepara alla celebrazione del mistero natalizio.

Sentiremo spesso cantare: “Vieni, Signore, non tardare” e anche “Andiamo con gioia incontro al Signore”. Cantiamo cioè la speranza ma anche l’impegno.

Se vogliamo che davvero l’Avvento sia fruttuoso per la nostra vita (e per la vita del mondo), mettiamoci in ascolto più attento  della Parola di Dio e rendiamo più fedele la nostra preghiera personale e familiare.

E poiché l’Avvento è tutto preso dal pensiero della immensa carità che Dio ha avuto per noi, fino a farsi Bambino per noi, sentiamo con particolare urgenza il dovere di qualche espressione forte della nostra carità verso i fratelli bisognosi. Perfino il mondo profano, quando viene Natale, cerca di mettere in giro un po’ di gentilezze e di gioia. Noi cristiani sappiamo che questo non è il fascino di una poesia che annualmente ci ammalia, ma è consonanza con “la benignità di Dio che si è manifestata”. E allora per noi non può bastare il distribuire qualche cortesia, ma vogliamo compiere azioni di carità che costituiscano un impegno serio, e offrano un aiuto reale. Ogni famiglia potrebbe prefissarsi qualche obiettivo preciso; anche se sono tempi difficili, guardando attorno si può scoprire che per altri fratelli sono più difficili ancora. Ed è molto educativo, ad esempio, che i genitori aiutino i loro figli a fare queste scoperte ....scomode.

Anche come Parrocchia, durante l’Avvento (con la raccolta alle porte della chiesa, dopo ogni Messa domenicale) ci impegneremo in una micro-realizzazione che traduca in carità la nostra cristiana gioia natalizia.

 

*  *  *

 

Vi auguriamo ogni bene.

E presto verremo a casa vostra a darvi, avvolta dal nostro ripetuto augurio, la benedizione del Signore.

 

 

I vostri Sacerdoti 


ANNUNCIATO DAL PAPA ALL’INIZIO DEL SUO XXV ANNO DI PONTIFICATO

Il nuovo Rosario

Rivalutando il Santo Rosario nella Lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae” riflette sulla preghiera del Rosario, istituendo per una più completa contemplazione del mistero di Cristo, che è il centro del Rosario cinque nuovi misteri i misteri della gioia contemporaneamente proclama

l’Anno del Rosario dall’ottobre 2002 all’ottobre 2000.

 

di Pr. V.

 

Nel giorno in cui da tutto il mondo gli sono giunti gli auguri per l’inizio del suo XXV anno di pontificato, il Papa ha compiuto due gesti simbolici: la firma della Lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae” in cui, tra l’altro, introduce cinque nuovi misteri, e l’annuncio che l’anno che va dall’ottobre 2002 all’ottobre 2003 è proclamato “Anno del Rosario”.

 I motivi che lo hanno spinto a prendere questa decisione sono diversi; in particolare ne ha ricordati due: ricorrerà il centoventesimo anniversario dell'Enciclica Supremi apostolatus officio, con la quale, il 1° settembre 1883, il Papa Leone XIII dette inizio alla pubblicazione di una serie di documenti dedicati proprio al Rosario; in secondo luogo nella storia dei Grandi Giubilei vigeva la buona usanza che, dopo l'Anno Giubilare dedicato a Cristo e all'opera della Redenzione, ne venisse indetto uno in onore di Maria, quasi implorando da Lei l'aiuto per far fruttificare le grazie ricevute.

Una giornalista ha commentato l’iniziativa di Giovanni Paolo II scrivendo che «la preghiera del cuore è entrata tra i titoli della cronaca». Il Rosario, spesso ritenuta preghiera dei semplici, degli anziani, delle persone che hanno tanto tempo a disposizione per pregare, messa un po’ da parte dalla preghiera liturgica, si prende la rivincita.

Il Rosario, la preghiera più familiare al cristiano, ma talvolta male interpretata, di cui spesso non si sono comprese in profondità le valenze, è una preghiera “cristologica”, che compendia il Vangelo, è preghiera di contemplazione e di memoria, in cui si impara a conformarsi a Cristo, in cui si annuncia la sua vita. E’ anche preghiera “antropologica” perché – come ha scritto la stessa giornalista - «ricapitola, seguendo Cristo, il cammino dell'uomo, lo coinvolge nella sua realtà totale e quotidiana, nella tensione alla pace, nel bisogno di abbandono - a cui induce, come tutta la preghiera litanica, la ripetizione -, nel desiderio (il rosario è anche preghiera comunitaria, familiare), di comunione».

Il Papa ha tolto ogni dubbio: Maria non sostituisce Cristo e il Rosario non è in alternativa alla preghiera liturgica: «Il centro della nostra fede – ha detto il Papa - è Cristo, Redentore dell'uomo. Maria non l'offusca, né offusca la sua opera salvifica. Assunta in cielo in corpo e anima, la Vergine, la prima a gustare i frutti della passione e della risurrezione del proprio Figlio, è Colei che nel modo più sicuro ci conduce a Cristo, il fine ultimo del nostro agire e di tutta la nostra esistenza. Per questo, rivolgendo alla Chiesa intera, nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, l'esortazione di Cristo a “prendere il largo”, ho aggiunto che - ci accompagna in questo cammino la Vergine Santissima, alla quale, insieme a tanti vescovi, ho affidato il terzo millennio-. E invitando i credenti a contemplare incessantemente il volto di Cristo, ho desiderato tanto che di tale contemplazione fosse per tutti maestra Maria, sua Madre”.

Ecco le parole con le quali il papa ha presentato i suoi gesti: «Per l'esigente, ma straordinariamente ricco compito di contemplare il volto di Cristo insieme con Maria, vi è forse strumento migliore della preghiera del Rosario? Dobbiamo però riscoprire la profondità mistica racchiusa nella semplicità di questa preghiera, cara alla tradizione popolare. Questa preghiera mariana nella sua struttura è in effetti soprattutto meditazione dei misteri della vita e dell'opera di Cristo. Ripetendo l'invocazione dell'«Ave Maria», possiamo approfondire gli eventi essenziali della missione del Figlio di Dio sulla terra, che ci sono stati trasmessi dal Vangelo e dalla Tradizione. Perché tale sintesi del Vangelo sia più completa e offra una maggiore ispirazione, nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae ho proposto di aggiungere altri cinque misteri a quelli attualmente contemplati nel Rosario, e li ho chiamati “misteri della luce”. Essi comprendono la vita pubblica del Salvatore, dal Battesimo nel Giordano fino all'inizio della Passione. Questo suggerimento ha lo scopo di ampliare l'orizzonte del Rosario, affinché sia possibile a chi lo recita con devozione e non meccanicamente penetrare ancor più a fondo nel contenuto della Buona Novella e conformare sempre più la propria esistenza a quella di Cristo»

Ecco come diventa, secondo la proposta del Papa, il nuovo Rosario. Ai misteri della gioia, del dolore, della gloria, (gaudiosi, dolorosi, gloriosi) Giovanni Paolo II unisce i misteri della luce che attraverso il Battesimo di Gesù, sua autorivelazione a Cana, annuncio del Regno, Trasfigurazione, istituzione dell'Eucaristia, in cui la presenza di Maria è sullo sfondo, ma non assente rendono più completa la riflessione sul mistero di cristo. Così tutta la vita di Cristo diviene centro di attenzione, riflessione e soprattutto di ascolto.

Non è completamente corretto parlare di nuovo Rosario se si dovesse intendere una preghiera diversa da quella tradizionale. Il Papa non ci ha proposto qualcosa di nuovo per amore di originalità, ma ci ha trasmesso proposta che nasce da una profonda riflessione sul Rosario. È per questo molto utile che si legga la lettera “Rosarium Virginis Mariae” attraverso al quale egli ce la comunica.

 


DALLA LETTERA “ROSARIUM VIRGINIS MARIAE”

I consigli del Papa per la recita del Rosario

 

 

1. L’enunciazione del mistero sia seguita dalla proclamazione di un passo biblico

2. In un momento di silenzio si fermi lo sguardo sul mistero meditato

3. Il Padre nostro ci aiuti a vivere la nostra preghiera in comunione con i fratelli

4. Nell’Ave Maria ripetuta per dieci volte si ponga l’accento sul suo baricentro, che il nome di Gesù

5. Il Gloria, culmine della contemplazione, sia messo bene in evidenza

6. Per sottolineare il legame tra il Rosario e la vita, ciascun mistero si concluda con un’invocazione volta ad ottenere i frutti specifici del particolare momento della vita di Gesù che viene contemplato.

 


COSÌ I MISTERI

 

MISTERI DELLA GIOIA (lunedì e sabato)

1.                   L’Annunciazione

2.                   La visita di Maria ad Elisabetta

3.                   La nascita di Gesù

4.                   La presentazione al Tempio

5.                   Gesù dodicenne tra i dottori del Tempio

 

MISTERI DEL DOLORE (martedì e venerdì)

1.                   Gesù al Getsemani

2.                   La flagellazione

3.                   L’incoronazione di spine

4.                   La salita al Calvario

5.                   La morte in croce

MISTERI DELLA LUCE (giovedì)

1.                   Il battesimo di Gesù

2.                   Le nozze di Cana

3.                   L’annuncio del Regno di Dio

4.                   La Trasfigurazione

5.                   L’istituzione dell’Eucaristia

 

MISTERI DELLA GLORIA

(mercoledì e domenica)

1.                   La Resurrezione

2.                   L’Ascensione

3.                   La Pentecoste

4.                   L’Assunzione di Maria al cielo

5.         Maria incoronata Regina degli Angeli e dei Santi


I NOSTRI MISSIONARI CI SCRIVONO

Fratel Abele da Nyala (Sudan)

Una lettera che ci offre lo spunto per una seria riflessione sul valore della preghiera. È la forza che spinge fratel Abele nella sua opera missionaiai. Ci mostra una fede, sicuramente semplice ma granitica in particolare per  la semplicità con la quale ci parla delle incomprensioni che incontra.

 

Carissimi amici,

vi ringrazio di quanto mi avete mandato. Mi fa piacere sentire che i caratesi sono attenti e generosi nell’animazione missionaria, vuol dire che la Chiesa è viva. Io non mi sentirei scoraggiato se i giovanissimi sembrano indifferenti agli incontri che fate per loro, chi vi dice che nel loro animo non rimane niente? Il seme gettato ci vuol tempo e acqua prima che cresca,  così anche la vostra parola che rimane nel subcosciente, lo Spirito la farà crescere. Voi seminate e non siate impazienti, lasciate che lo Spirito faccia il suo lavoro.

Spesso vi domandate che cosa ci aspettiamo noi missionari da voi e dite che rimanete senza risposta, ma la risposta l’avete già e non so cosa andate cercando, pensate al bene che avete fatto alle missioni con gli aiuti materiali. Vi porto un esempio: Suor Melania ha potuto continuare il suo lavoro con le donne col materiale che voi avete inviato, con il vostro aiuto sono state realizzate scuole che danno modo a molti di ricevere un’istruzione.

Non è forse questo lo scopo del vostro gruppo? E ancora andate cercando una risposta.

Poi c'è una cosa molto più importante, la preghiera e questa dovrebbe essere l’anima del gruppo. Non dimenticate che noi siamo polvere. Acqua e polvere fanno fango, ma se il nostro lavoro è innaffiato dalla vostra preghiera, tutto diventa diverso. Non dimenticate che noi siamo dei poveri vermiciattoli e che è sempre lo Spirito che fa crescere, è lui il datore di ogni dono. Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto e avrete il bene delle missioni e la conversione di molti. Pregate con tanta fiducia, come se quello che chiede l’aveste già ricevuto, il missionario è solo uno strumento nelle mani di Dio, è Lui che converte e fa crescere la missione perché questa è la sua volontà, che tutti si convertano e si salvino. Non è forse per questo che ha sacrificato il suo Figlio Unigenito? Le cose materiali sono utili e anche necessarie, ma non sono tutto, oggi ci sono, domani non ci sono più. Parlo per la mia esperienza nel Sudan. Quante scuole, ospedali, dispensari sono stati costruiti, dopo l’espulsione del 1964 di tutto questo non è rimasto niente. Nel 1971 si è fatta la pace, i missionari sono tornati al sud ricostruendo di nuovo, con la caduta di Nnimeri è ritornata la guerriglia e di nuovo tutto è stato distrutto..

L’anno scorso le suore della Carità hanno eretto una nuova casa con tutto l’arredo, macchine nuove. Una spesa di 180 milioni. I Padri hanno ricostruito la chiesa, le scuole. Dopo tre mesi c’è stato lo scontro tra S. P. L. ed esercito governativo e suore e padri sono stati espulsi dal Sudan con la scusa che erano amici del S. P. L. e di nuovo si è perso tutto, ma la fede, la parola seminata e innaffiata dallo Spirito è rimasta.

Ci sono stati diversi martiri, hanno preferito al morte piuttosto che rinnegare la loro fede, ragazze violentate di fronte ai genitori perché non volevano abbracciate l’Islam. Nella vostra preghiera chiedete la forza per chi soffre ed è perseguitato e perché l’annuncio debba essere sempre più innaffiati dallo Spirito. Senza la preghiera è vana l’opera dell’uomo, dopo tutto quello che vi ho detto non chiedetemi più cosa si aspetta da voi

La mia salute è ottima, ciò di cui ho più bisogno è di un po' di relax, qui la temperatura è sempre sui 40/45 gradi e il caldo ti sfibra. Pazienza, ci riposeremo in paradiso. Qui sono in una missione difficile a causa di alcuni scalmanati che dicono di essere cristiani e perseguitano la Chiesa, pretendono che il prete faccia quel che dicono loro e se non fa così, giù botte. Anch’io ho già avuto al mia parte. Io prego perché il Signore li perdoni e li converta.

Vi saluto augurandovi ogni bene nel Signore.


I NOSTRI MISSIONARI CI SCRIVONO

Madre Anna da Hong Kong

Mentre continua la sua attività di aiuto pastorale verso gli italiani residenti in Hong Kong, le è stato offerto di collaborare presso la Segreteria del Rappresentante della Santa Sede in Hong Kong, curando la a corrispondenza per i contatti con la Chiesa in Cina. Viene così  a conoscenza di tante notizie sui cristiani di Cina che spingono sempre più a pregare per quella Chiesa perseguitata

 

Carissimi

            La vostra gradita lettera è giunta alla vigilia di una settimana impegnativa per cui ho ritardato a rispondervi. Dal 27 luglio al 3 agosto ho partecipato al Capitolo Provinciale, l’avevo portata con me con la speranza di rispondervi, ma non sono riuscita.

Durante quella settimana ci siamo radunate per rivedere le direttive giuntaci da Roma, dopo il Capitolo Generale, e studiare come incolturarle nella nostra situazione ad Hong Kong. Da qualche anno stavamo riflettendo sulla nostra identità canossiana per poterla vivere i modo nuovo e più autenticamente. Abbiamo realizzato di avere sempre più dato importanza alla prima parte del nostro nome “Figlie della Carità”e di avere gradualmente dimenticato la seconda parte ”Serve dei poveri”.

L’invito è stato forte a dedicare molta più attenzione ai poveri, nelle varie povertà del nostro tempo: gli immigrati dalla Cina, spesso illegali, con bambini che non riescono ad inserire nella scuole di Hong Kong¸ i bambini di famiglie divise, divorziate o di mamme non sposate, i disoccupati che sono in continuo aumento e le cui famiglie sono nella disperazione; e non solo questo, anche mettere più zelo nel far conoscere Gesù a tutti coloro che avviciniamo. Siamo inoltre diventate più consapevoli di come le urgenti e multiforme richieste delle nostre opere, soprattutto nel campo educativo (abbiamo qui ad Hong Kong e a Macau tre scuole materne, 20 scuole elementari, 10 medie inferiori con un totale di 25.000 alunne), ci hanno fatto spesso mettere al secondo posto l’aspetto contemplativo della vocazione canossiana ed allora ci siamo proposte di dare più posto alla vita di preghiera e alla contemplazione e conformazione al modello lasciatoci dalla nostra santa Fondatrice: il Crocifisso, per assumere le sue attitudini, i suoi gesti, le sue scelte e imparare da Lui l’amore più grande.

Per quanto riguarda il mio lavoro al St. Francis, sono ormai due anni che sono in questa Comunità Educativa, siamo in sei sorelle: due sono rispettivamente presidi della Scuola Elementare e della Scuola Media inferiore e superiore, altre due giovani sorelle insegnano, una nella scuola elementare una nella media. Una sorella, un po’ più anziana di me, aiuta in Parrocchia ed io curo la Comunità e la Casa, seguo le famiglie italiane in Hong Kong animando la Santa Messa della domenica preparando i bambini alla Prima comunione e alla Cresima. Faccio anche qualche incontro per le Signore italiane.

Dallo scorso ottobre mi è poi stato offerto un nuovo lavoro: aiutare nella Segreteria del Rappresentate della Santa Sede in Hong Kong, soprattutto nella corrispondenza per i contatti con la Chiesa in Cina. Ho intrapreso questo lavoro con timore, non sicura di poterci riuscire, ma dopo quasi un anno, mi sono abituata e sento che è proprio l’aiuto che posso dare per la Cina. Inoltre le notizie che vengo a sapere mi urgono pregare molto per le numerose difficoltà che vescovi, sacerdoti, suore e fedeli ancora sopportano in quel vasto Paese..

Il 27 luglio, proprio prima di andare al Capitolo, ho avuto la sorpresa di avere una visita da parte di Emanuela Citterio, (figlia di Adriana Redaelli) che lavora per i Padri del PIME. È stato veramente bello averla qui con me per qualche ora. Sono sicura che avrà modo di raccontarvi il suo viaggio e la sua esperienza in Cina.

Domenica scorsa, 11 agosto, un’altra visita a sorpresa di due coppie caratesi di passaggio, amici dei miei fratelli Carlo e Primo. Erano stati per due settimane in Cina ed avevano un solo giorno di sosta qui ad Hong Kong, ma sono riusciti a trovare la mia Casa. Fa sempre piacere incontrare persone "delle nostre parti".

Terminando vi auguro una buona ripresa in ottobre, il mese missionario, salutandovi con grande affetto e riconoscenza.


UN’ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO GIOVANE MA GIÀ BENEMERITA

L’AVULSS ha vent’anni

Nel 1982 con il primo Corso base prendeva vita il nucleo AVULSS di Carate.

Un ventennio passato al servizio di chi ah bisogno, in particolare degli anziani seguiti a domicilio ma soprattutto nella casa della Rovella. Molto si è fatto, ma si poteva fare di più se il numero di quanti si impegnano in questo tipo di volontariato fosse stato maggiore.

 

di Stefanio Meregalli

 

In questo mese di novembre il Nucleo Avulss di Carate Brianza compie vent’anni di vita.

Mi è stato chiesto di ricordarne la ricorrenza, ed è stato per me un invito più che gradito. Infatti anch’io per un periodo, non breve, ho partecipato alla vita di quest’associazione caratese. Il nome AVULSS significa Associazione per il Volontariato nelle Unità Locali Socio Sanitarie; è promossa dall’OARI, un organismo di pastorale sanitaria di cui è stato a lungo collaboratore il nostro attuale arcivescovo Card. Dionigi Tettamanzi. L’OARI è nata sul finire degli anni 70 con l’intento di diffondersi sul territorio nazionale, (oggi conta 128 nuclei locali e raccoglie circa 12000 volontari) grazie all’impegno profuso con determinazione e intelligenza da un sacerdote, Don Giacomo Luzietti, e dalle persone che alla sua morte hanno assunto la responsabilità dell’associazione. Mentre in quegli anni giovani ed adulti si organizzavano in modo diffuso e capillare, in associazioni di volontariato, nel 1981, in Irpinia si verificò un tremendo terremoto. I primi soccorsi delle istituzioni statali arrivarono in ritardo, i volontari, invece, furono lì da subito tra le macerie, ed erano organizzati, pronti, capaci di svolgere una funzione di aiuto efficace, disponibili a ridefinire il loro ruolo quando le istituzioni finalmente erano giunte con i loro mezzi e uomini. I giornali titolarono: « Un esercito di volontari » L’AVULSS nasce con l’intento di aprire uno spazio di collaborazione dei volontari nelle Unità Locali Socio Sanitarie. Un aiuto gratuito, organizzato, continuativo per concorrere a migliorare e anche anticipare la presenza dei servizi pubblici in campo sanitario e assistenziale. Da allora le leggi sanitarie citano il volontariato come un possibile collaboratore degli operatori socio sanitari, per meglio rispondere ai bisogni delle persone assistite dai servizi pubblici.  A Carate l’AVULSS approdò nel 1982, grazie a padre Giacomo, Camilliano della Visconta, e ai parroci del decanato (i nuclei AVULSS sono presenti anche a Besana,  Seregno, Monticello).

Un ruolo di primo piano ha avuto don Sandro che da sempre è stato vicino a questa realtà del volontariato organizzato che raccoglie tra i volontari persone attive nell’AC, nella San Vincenzo, nel’UNITALSI, catechiste, a cui si sono aggiunte persone, soprattutto donne e qualche uomo, disposte a dare del tempo a servizio degli altri. Carate, che ospitò il primo Corso di preparazione dei volontari, fu lungo e interessante, con lezioni di medicina, legislazione sociale, psicologia, testimonianze dirette di volontari e per tutte le serate, due incontri settimanali da ottobre a giugno, il salone della Sorgente era stipato di persone che si preparavano ad essere volontari, il corso base è infatti un requisito indispensabile per esercitare il volontariato nell’AVULSS. AI momento della fondazione gli iscritti erano circa cinquanta con una minoranza di aderenti che non avevano possibilità di impegnarsi direttamente in attività di servizio. Anche a nome dei volontari passati e presenti vorrei ringraziare i Presidenti del nucleo AVULSS individuando per ognuno di loro un tratto specifico della responsabilità che hanno condiviso con i volontari e tra questi, in particolare con persone che svolgevano le funzioni di segretari, i responsabili della formazione, i coordinatori delle attività. Luigi Barzaghi, il primo presidente ha fatto in modo che il nucleo si facesse conoscere e iniziasse la propria attività, io mi sono sforzato di far crescere i volontari con un percorso di formazione intenso, Maria Pozzi Nobili, ha trasfuso il suo entusiasmo cercando con tenacia nuovi volontari collegandosi con i nuclei della zona e proseguendo l’impegnativa organizzazione dei Corsi di base. Da poco tempo Natalino Colciago ha raccolto questa responsabilità, sta organizzando la ricorrenza dei 20 anni, segno di un grande rispetto per chi è stato nell’AVULSS fino ad oggi e desidera che questo spazio di servizio si mantenga e si rafforzi e sicuramente. Ma accanto a chi è stato scelto dagli associati per svolgere funzioni di maggior responsabilità, vanno ricordati i numerosi volontari che in questi 20 anni hanno reso attiva l’AVLSS. Con una visibilità nascosta, poco pubblica, ma quotidiana e costante che è stata percepita anzitutto dalle persone che i volontari hanno incontrato in questo lungo periodo. Tra questi in particolare sono da menzionare gli anziani seguiti al domicilio, le anziane ospiti della Casa riposo della Rovella e con loro le suore che i volontari e le volontarie dell’AVULSS hanno accompagnato nella loro servizio. Il mio auspicio è che la ricorrenza di questi 20 anni, possa essere un’occasione per i volontari per rivivere questa lunga e intensa esperienza, con gioia e reciproca riconoscenza insieme alla comunità civile di Carate. Ma ancora è mio desiderio che proprio nello spirito del volontariato l’AVULSS si renda questa ricorrenza un’occasione perché la comunità tutta, civile, religiosa, rifletta su bisogni e necessità degli anziani non autosufficienti, delle loro famiglie, che nell’AVULSS hanno trovato risposte certe, preziose, solidali ma spesso insufficienti ad accogliere i loro molteplici bisogni per mancanza di volontari.

 

* * * * * *

 

DOMENICA 10 NOVEMBRE GIORNATA DIOCESA DELLA CARITAS "

Strade quotidiane della Carità

Stare con i poveri, stare con il Signore

 Il tema della prossima Giornata diocesana Caritas fa sintesi dei progetti pastorali più ampi nei quali l'azione della Caritas Ambrosiana si colloca, anzitutto il programma pastorale diocesano, "Stare,con il Signore", e poi il percorso che la Caritas italiana sta proponendo a tutte le Caritas diocesane. Esse, infatti, sono invitate a progettare la loro azione caritativa nell'ascolto delle emergenze, promuovendo però nel contempo forme quotidiane di carità capaci di caratterizzare lo stile della vita ordinaria della comunità cristiana e della stessa comunità civile.

Il nostro stesso convegno delle Caritas decana!i ha iniziato a mettere a tema questo importante argomento

 

Vorremmo qui continuare questa riflessione lasciandoci istruire da quanto già ci sollecitava la Carta pastorale Caritas: « Piccoli e grandi problemi, oltre a interventi legislativi ed economici, chiedono a ciascuno di stare nella società con cuore rinnovato, con la voglia di spendersi per gli altri, riuscendo a dire parole di speranza attraverso la quotidianità di una vita semplice, essenziale, coinvolta giorno per giorno nei problemi del quartiere e in quelli del mondo. E ogni iniziativa, ogni proposta, ogni intervento della Caritas dovranno sempre più proporre alla gente non di dare un'offerta, ma di donare se stessa, non di stare a guardare, ma di coinvolgersi». (n. 40 -Lo riconobbero nello spezzare il pane).

 

Emergenza e quotidianità devono arricchirsi vicendevolmente, favorendo uno stile di vita solidale, affinché risulti evidente che «mettere a disposizione dei fratelli le proprie energie e i propri mezzi non può essere solo il frutto di uno slancio emotivo e contingente, ma deve essere invece la conseguenza logica di una crescita nella comprensione della carità»

(dal discorso di Paolo VI alle Caritas diocesane, 27 settembre 1972).


NEL RICORDO DI EMILIA VERGANI

Inaugurata la nuova sede di In-presa.

E' stata, quella di Emilia, un'intuizione grandissima e geniale per offrire un luogo nel quale ragazzi che vivono situazioni di disagio, accompagnati da adulti che vogliono loro bene possano trovare un lavoro, un percorso più normale di vita, una risposta al loro bisogno di espressione e comprensione di sé.

di Anna Gatti*

«Ma cos'è l'amore? » E' prendere più iniziativa contro il velo della pigrizia. Amare è amare il compito e il destino dell'altro e rendere possibile il suo svolgimento come vocazione e felicità sua … E' il servire … Quei ragazzi dell'In-presa meritano di più. C'è da fargli provare di più la bellezza della vita…".

Emilia Vergani, la fondatrice di In-presa, scomparsa due anni fa, aveva voluto questo per i ragazzi che aveva accolto. Quelle citate sono parole tratte dal suo diario e dicono tutto di lei, del suo desiderio che si è tramutato in opera, l'In-presa, appunto, un luogo nel quale quei ragazzi che, oggi, sono detti "a disagio", accompagnati da adulti che vogliono loro bene come a figli, possano trovare un lavoro, un percorso più normale di vita, una risposta al loro bisogno di espressione e comprensione di sé.

E' stata, quella di Emilia, un'intuizione grandissima e geniale perché chi, come me, vive nel mondo della scuola, conosce bene cosa vuol dire avere davanti dei ragazzi che, per tanti e vari motivi, non riescono a "stare dentro le regole della scuola", non sono capaci di far fronte, da soli, a impegni e piccole responsabilità: il libro e le materie scolastiche, di primo acchito, sono solo pesi e oneri; poi, anche quando arrivano alla licenza media, tutto si ripresenta, in modo più ostile, quando si deve cercare un lavoro e ogni giorno bisogna essere fedeli a tale occupazione. Così, lasciati a sé, vivono la vita solo come durezza e fatica e perdono la strada. Mi sembra, allora, di risentirla, la voce di Emilia, che diceva: "La scuola, pur con tutta la buona volontà degli insegnanti, non è per questi ragazzi. Ci vuole altro…".

Questo "altro" è l'In-presa. E domenica 13 ottobre, alla presenza di autorità civili, religiose e militari, è stata inaugurata la nuova sede dell'Associazione, una sede molto bella, grande, luminosa, con tanti spazi per lo studio, per il gioco, per i momenti di convivialità, per tutto ciò che la vita chiede.

E' ubicata in Piazza Risorgimento, a Carate, ricavata in alcuni capannoni ristrutturati della ex Formenti, ed è stata benedetta da sua Eminenza il Cardinale Dionigi Tettamanzi, nuovo arcivescovo di Milano, da poco insediato nella diocesi milanese. E' stata la sua presenza un dono inaspettato di cui tutti sono stati grati.

Introdotto dalle parole di Don Sandro, che ha ricordato Emilia come donna "dolce e credente", il Cardinale ha detto che "ogni creatura umana trova la più alta espressione della sua dignità nel lavoro e diventa opera preziosa per la società umana". Così si deve leggere l'In-presa e ciò che ha voluto Emilia "la cui vita - ha proseguito l'Arcivescovo - è stata chiesta da Dio perché divenisse, con il suo sacrificio, sorgente, a sua volta, di vita". Ha ricordato anche che l'Associazione "è nata in una famiglia ospitale ed è stata sostenuta da altre famiglie ospitali e, per questo, in essa non deve mai venir meno l'aspetto familiare. Ogni volta che sarà chiesta una fatica, ecco, allora, il volto di Emilia torni a noi per proseguire sulla strada da lei intrapresa per prima".

Una casa dunque, e chi entra all'In-presa lo può vedere, può notare con quanta dimestichezza e familiarità i ragazzi vivono, non sono ospiti. Essa è anche uno strumento prezioso per tutte le scuole di Carate e della zona che lì possono rivolgersi per essere aiutati nell'arduo compito educativo che ogni giorno spetta loro. Lì, dentro quelle mura, anche gli alunni più refrattari, soprattutto quelli che hanno più bisogno di una quotidianità amica, possono trovare qualcuno che li aiuti.

 

* insegnante della Scuola media parrocchiale


UNA DENUNCIA IN UN MONDO DISTRATTO

Cristiani, la persecuzione continua.

In un libro il giornalista Antonio Socci, denuncia come la stagione delle persecuzioni non sia finita. All’alba del terzo millennio i cristiani subiscono ancora persecuzioni cruente, costanti e diffuse spesso presentate come massacri perpetrati per ragioni politiche. È proprio vero che non c’è odio per la fede?

 

 

Un merito importante del libro di Antonio Socci I nuovi perseguitati sui martiri dell’ultimo secolo è di ricordare, a una cristianità non di rado distratta, che la parola evangelica: «Se hanno odiato me, odieranno anche voi», è ancora attuale ai nostri giorni

Socci con stile giornalistico brillante ed efficace, pur senza la pretesa di rigore documentario compie stimolanti incursioni in venti secoli di storia cristiana documentando come il martirio, la testimonianza della fede sino all’offerta della vita, abbia contraddistinto i periodi più fecondi della diffusione del Vangelo nel mondo, mettendo in luce le dimensioni di un fenomeno oggi ignorato non solo dai media ma con ogni probabilità anche dagli stessi cattolici.

Il Vangelo è potenzialmente rivoluzionario e, dunque, annunciarlo può essere pericoloso. I 604 missionari uccisi nell'ultimo decennio censiti da Fides lo confermano.

In questo, il libro è meritorio: troppo spesso, infatti, l'impressione è che le Chiese occidentali, immerse in un’ovattata secolarizzazione, dimentichino "a quale prezzo siamo stati salvati".

Nel mirino di Socci finiscono soprattutto il comunismo e l'islam. Del primo, uno dei totalitarismi che hanno insanguinato il mondo come mai nei 19 secoli precedenti, Socci scrive: «Il comunismo non è affatto morto, visto che tuttora vivono sotto regimi marxisti più di un miliardo e mezzo di esseri umani e che milioni di cristiani tuttora subiscono, sotto i simboli della "falce e martello”, gli strazi e le persecuzioni».

 Parole non meno dure quelle contro l'Islam. È vero che sono moltissimi i cristiani uccisi o costretti a mille forme di umiliazione, fisica o psicologica, per mano di musulmani. Tra croce e mezzaluna ci sono differenze che non vanno dimenticate perché “la multiculturalità non sia intesa come rinuncia alla propria storia e alla propria identità", ma forse nel libro non si fanno le sufficienti differenze fra islam e fondamentalismo islamico da cui derivano le persecuzioni.

Nel libro è pressoché taciuto il martirio di Chiese che pagano la loro fedeltà ai poveri contro i soprusi dei paramilitari al soldo dei potenti di turno come in Colombia, non v'è nemmeno una riga per monsignor Oscar Romero, uno dei testimoni più limpidi degli ultimi anni; nel Novecento ci furono anche cristiani vittime del fascismo e del nazismo di cui non si parla.

Certamente almeno il sottotitolo ”Indagine sull’intolleranza nel nuovo secolo del martirio” farebbe attendere una trattazione più completa, anche se a nessuno è proibito di trattare un aspetto particolare di un problema.

Da Mondo e Missione nn 6-7/2002


PER RISCOPRIRE UN BUONA ABITUDINE PERDUTA

Preghiera in famiglia

Il Papa ha rinnovato il Suo invito al Rosario. Come possiamo aiutare i ragazzi e le famiglie di oggi a scoprire l'importanza di questa indicazione? Come un ragazzo impara a pregare? Si vive ancora questa educazione in famiglia? I genitori di oggi hanno tempo per pregare? E anche dove dei genitori pregano insieme, un figlio ad es. adolescente si fermerebbe a pregare con loro?

 

 di don Giuseppe*

All'inizio di ottobre, il Papa ha rinnovato il Suo invito alla preghiera per la pace e, nel mese tradizionalmente dedicato, chiede che si riscopra questa preghiera in famiglia rivolgendo insieme l'invocazione a Maria per implorarne il dono. L'invito del Papa ci coinvolge ancora poiché l'anno 2003 è stato da Lui proclamato anno del Rosario. Prima di tutto lega fortemente il tema della pace (molto concreto e attuale) alla preghiera (una dimensione spirituale). Egli ci dice ancora una volta che la pace, come dono dello Spirito, la si invoca con fede, la si domanda al Signore della storia. Poi chiede che si utilizzi una preghiera "tradizionale" come quella del Rosario, preghiera che pur proponendo una forma semplice, fa nascere in chi lo recita una grande pace e serenità. In terzo luogo chiede di pregare insieme in famiglia, altra pratica diremmo scomparsa dalle case di oggi. Il Papa chiede ogni anno di riscoprire questa forma di preghiera in famiglia. Una preghiera che si lega alla storia, che chiede i doni più grandi e che lascia spazio all'azione dello Spirito nelle relazioni umane, che invoca il dono della pace per tutto il mondo. Una preghiera che vive della dimensione profetica, capace di dare luce allo sguardo e alla parola, capace di leggere la realtà secondo uno sguardo evangelico. Ma anche una preghiera che passa attraverso le modalità semplici, proprio come il Rosario, della ripetizione e delle preghiere imparate da bambini. Una preghiera condivisa in alcuni momenti della giornata e in alcuni tempi particolari.

Questo invito ci fa pensare: sarà accolto?

Come possiamo aiutare i ragazzi e le famiglie di oggi a scoprire l'importanza di queste indicazioni?

Come un ragazzo impara a pregare? Si vive ancora questa educazione in famiglia? I genitori di oggi hanno tempo per pregare? E anche dove dei genitori pregano insieme, un figlio ad esempio adolescente si fermerebbe a pregare con loro?

È una via tutta da riscoprire e da accompagnare. I catechisti si accorgono che in questo campo dell'educazione cristiana i ragazzi si trovano digiuni di tutto e che neanche il semplice segno della croce è scontato. La vita di gruppo nella catechesi diventa spesso il luogo privilegiato, talvolta l'unico, per imparare a pregare. È importante però non dimenticare che proprio alla famiglia è affidata primariamente l'educazione cristiana. Forse le nostre famiglie hanno bisogno di un aiuto per riscoprire e vivere questo loro ruolo. Forse proprio noi adulti, prima ancora che i nostri "figli", abbiamo bisogno di imparare e di non vergognarci di vivere insieme questa dimensione spesso confinata alla sfera privata.

L'Oratorio offre il suo aiuto proponendo spazi e occasioni perché gli adulti, catechisti o genitori, si possano ritrovare e imparare insieme a pregare. Basta solamente porre attenzione agli impegni programmati in calendario per vivere queste occasioni.

Non resta altro che trovare il tempo ...; in questo anno pastorale siamo invitati a ri-trovarlo (molto lo abbiamo già perso e, se non facciamo attenzione, ne perderemo ancora tanto!). E' tempo di essenzialità ... non ve ne accorgete !

 Certo non si tratterà di insegnare le preghiere, come si fa con i più piccoli, ma di trovare uno stile da vivere poi nella normalità delle nostre famiglie. Non servono perciò necessariamente tempi lunghi o spazi di predicazione, queste occasioni straordinarie ci sono già, ma preghiere brevi, spazi quasi quotidiani, molto gratuiti e semplici. Spazi di condivisione e di fraternità spirituale, dove assaggiare uno stile da vivere poi nelle proprie case.

*dal Gazzettino delle FOM


 

INVITO AI DICIOTTO, DICIANNOVENNI

“Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti…” ( Ef. 5, 14)

 

“Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà”. Con queste parole Paolo si rivolge ai cristiani della Chiesa di Efeso, invitandoli a sottrarsi al torpore che troppo spesso scende sullo spirito di tutti noi. Con queste stesse parole si rivolgeva Giovanni Paolo II ai giovani  di tutto il mondo che lo avevano preceduto a Toronto per la XVII Giornata Mondiale della Gioventu’, raccomandando loro di non perdere il sapore del sale e la radiosità della luce che deve contraddistinguere ogni giovane cristiano.

Alcuni granelli di sale e alcune fiammelle di luce, di età compresa tra i 17 e i 19 anni, si ritrovano ogni venerdì sera alle ore 21 in Agorà, per vivere insieme un cammino di catechesi che ha due finalità. La prima è quella di condurli per mano in una riflessione sulla propria gioventù e sulla possibilità di viverla cristianamente: questo obiettivo si traduce nella proposta di provare a scrivere una prima regola di vita, che rispecchi in modo sincero e autentico la propria vocazione, da consegnare al proprio arcivescovo nel corso della veglia di Redditio Symboli.

La seconda finalità è invece legata agli esiti del Sinodo dei Giovani “Sentinelle del mattino” e consiste, per quest’anno, nella meditazione sulla dimensione orante della vita del giovane, con occasioni concrete di preghiera personale e comunitaria, mentre nei prossimi anni l’attenzione si soffermerà sulla dimensione comunitaria e su quella missionaria.

Chi già partecipa alla catechesi del gruppo 18/19enni attende che altri ragazzi, ovvero altri granelli di sale e altre fiammelle di luce, si uniscano loro per rendere ancor più saporito e raggiante il loro cammino. Dunque, “Svegliati, o tu che dormi…”

 

 

AZIONE CATTOLICA, ANNO 2002/2003

Itinerario per fidanzati

"Il Signore vuole che il vostro amore sia singolare, fedele, capace del dono grandissimo di voi stessi, corpo e anima, nella singolarità di ogni vocazione. Amate il matrimonio e tenete alta la considerazione della verginità cristiana: entrambi sono segni dell'amore di Dio che non abbandona mai il suo popolo. Considerate l'amore un'autentica vocazione da ricercare, con profondo discernimento e con evangelico coraggio"

                                           (C.M.Martini, Attraversava la città, n°10)

 

Con questo itinerario vorremmo offrire a chi inizia una nuova strada insieme o la sta percorrendo da tempo, un'occasione di riflessione e confronto sulla vita di coppia, alcuni momenti in cui rileggere la propria esperienza d’amore alla luce del Vangelo e insieme far crescere la fede nell'amore reciproco.

É un cammino strutturato in sette incontri nell'arco dell'anno; vi saranno spazi per la riflessione su temi specifici e la condivisione con altre coppie, per la preghiera e per il dialogo.

Le tematiche trattate nel corso dell'intero triennio sono suddivise equamente tra aspetti di psicologia, temi etico/morali e argomenti biblici (ad es. le dinamiche psicologiche ed affettive di coppia, la fedeltà, la sessualità, uomo e donna nella Bibbia, ecc)

L'itinerario si svolge su base triennale, ma in qualsiasi momento arriviate....benvenuti, vi aspettiamo!

Per tutte le parrocchie della nostra zona pastorale il corso triennale si terrà a Monza, presso l'istituto delle Suore Preziosine, via Pesa del Lino 9, dalle 8.50 alle 12.30, nelle seguenti domeniche:

17 novembre - 15 dicembre - 19 gennaio 2003 - 16 febbraio - 16 marzo - 13 aprile.

Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a don Giuseppe in Agorà.


GRUPPO UNITALSI  CARATE BRIANZA

Anche l’Unitalsi alla festa “Popoli in ballo”

 

di  Dino Sirtori

Anche il nostro gruppo ha aderito alla manifestazione “Popoli in ballo” condividendo i principi d’interculturlità espressi nei vari momenti della festa. E’ stata molto apprezzata l’attenzione dei ragazzi di IV e V elementare durante il concerto svoltosi nell’auditorium del “Parco”, così come la gioia nel contribuire alla realizzazione delle coreografie in piazza la domenica 6 ottobre. La musica tradizionale, gli stands dei prodotti tipici, le fiabe e l’animazione per i più piccoli, hanno contribuito alla riuscita della manifestazione. Non ultima la gradita degustazione dei cibi tipici, gioia dei palati fini e intenditori. Ha destato un po’ di incertezza e di non condivisione la presentazione del libro ”Autobiografie negate” col sottotitolo “Immigrati nei lager del presente” della scrittrice Federica Sossi, presentato venerdì 11 ottobre nell’aula consigliare del Comune, non c’è sembrato felice il paragone dei centri di accoglienza con quello dei lager nazisti, se pur con fini diversi, e tanto meno quello dello sfruttamento degli extracomunitari come merce di abusi sessuali e soggetti a ricatti di ogni tipo, sappiamo, per quel po’ di esperienza che ci viene dal nostro operare nei centri di ascolto, che la realtà è  diversa anche se vi possono essere delle situazioni  nelle quali si possono riscontrare alcune defezioni.

 

II CONVEGNO UNITALSI

Si è svolto il 4 -5 - 6 ottobre presso la colonia Vanoni a Borghetto S. S. il secondo convegno dedicato al personale Unitalsiano della nostra Sottosezione di Monza. Alternando momenti di preghiera a quelli di riflessione, si sono esaminati i problemi e le positività della nostra associazione. Con l’aiuto di persone qualificate si sono trattati temi di estrema attualità. Dopo la presentazione del convegno da parte del Presidente Vittorio Biassoni, il presidente nazionale Antonio Diella ha impostato il suo intervento sul tema “Unitalsi: Associazione di persone” ribadendo ancora una volta i concetti di gratuità, di umiltà e di collaborazione, come persone che operano nell’umiltà della carità e nella preghiera. Don Stefano Cavalletti ha introdotto il tema “L’Unitalsiano: semplice volontario od operatore pastorale”, il suo intervento è stato un monito prima di tutto ad essere Unitalsiani 24 ore su 24 e non limitare il servizio, sia materiale che spirituale, a momenti della nostra giornata. La Dott.ssa Laura Gatelli, giovane psicologa di grande esperienza, supportata anche dallo straordinario incontro con Madre Teresa di Calcutta, ha illustrato il tema: “Dialogo e relazione d’aiuto nel servizio Unitalsiano”. Il suo intervento ha ribadito ancora una volta quello che anche don Sandro ci a sempre consigliato: il silenzio, la capacità di ascoltare, rendere la persona alla quale si sta dando conforto, regista dell’incontro. Il convegno si è concluso con un momento di confronto, dove ognuno ha potuto esporre e discutere le proprie idee con la massima serenità.

 

CAMMINANDO PER MARY

La tradizionale camminata “Tra il verde e l’antico” che si è svolta sul territorio della nostra città, attraversando sentieri, rioni e cortili, quest’anno ha avuto un significato particolare per il gruppo dei ragazzi disabili della nostra associazione. La prematura scomparsa di Mary, che in questa particolare occasione faceva di casa sua il posto di ristoro più ambito, ci ha rattristato molto. C’è mancato non l’affetto dell’accoglienza perché la mamma e il papà sono stati cordialissimi, ma la figura esile di Mary che chiedeva a tutti “come stai ?” non curante della sua situazione. La coppa che i Marciacaratesi le hanno dedicato e da noi vinta, come gruppo partecipante più numeroso, sarà nella nostra bacheca il ricordo materiale più bello che Mary ci ha lasciato. La giornata si è conclusa con la visita alla tomba dove lei riposa e con non poca emozione abbiamo pregato per lei.


NOI DAVANTI ALL’IMMIGRAZIONE

Il problema del lavoro

 È il problema fondamentale per un immigrato, non solo perché viene in Italia per lavorare, ma perché è diventata la condizione necessaria per avere il permesso di soggiorno. Spesso però l’accoglienza, di chi ha la fortuna di essere accolto, è regolata da criteri puramente economici. Troppo spesso tutti dimentichiamo che anche a loro va riconosciuta la dignità di persona.

 

di Stefano Meregalli 

Il tema del lavoro è la dimensione centrale del fenomeno immigrazioni. Possiamo però immaginare la storia di tanti immigrati che arrivano nel nostro paese e prima di trovare un lavoro sicuro con un’equa retribuzione devono sottostare a condizioni di lavoro e di vita miserevole, spesso di sfruttamento. Ma oltre allo “sfruttamento” legato alle condizioni di lavoro, che fortunatamente viene superato quando si approda ad un lavoro regolare, c’è spesso, nella vita degli immigrati un’esperienza di estrema povertà e di grave disagio come condizione per accedere al lavoro. Così luoghi di lavoro spesso raggiunti con mezzi precari, notti trascorse in auto, in alloggi sovraffollati in stanze dove gli affitti sono determinati solo dalla sopraffazione di chi può affittare e sa che chi chiede non ha alternative ed è disposto a pagare a qualunque prezzo pur di avere un ricovero.

Quanti arrivano in Italia, sperano in un lavoro, che permetta loro di inviare al paese d’origine un po' di soldi (nel 2000 sono stati rimessi 1139 miliardi di vecchie lire) magari di garantire anche alla propria famiglia il trasferimento per una migliore condizione di vita. Questa opportunità è oggi meno percorribile con la nuova legge sull’immigrazione. D’altra parte il sistema Italia, come lo definiscono addetti ai lavori, industriali, politici, ha necessità di questo apporto di forza lavoro, è una realtà della globalizzazione, che nel mondo scambia le merci e anche “la merce forza lavoro”, non è, quindi, l’opinione di qualche missionario nostrano malato di buonismo,

 Il Dossier Immigrazione 2001 ci dice che in Italia ci sono 23 milioni e mezzo di occupati, gli immigrati in cerca di occupazione sono il 3,6% di tutti gli occupati, questa percentuale è in linea con l’incidenza sulla forza lavoro degli immigrati, tra loro c’è la stessa percentuale di disoccupati che si riscontra per gli italiani.  Nel 2000 sono stati assunti 512.000 immigrati mentre 402.000 hanno interrotto il rapporto di lavoro, con un saldo positivo del 28%, e ciò sta a significare che il mercato del lavoro regolare cerca l’apporto del lavoratore extracomunitario. In Italia le assunzioni di extracomunitari sono pari al 11%, ma per le dimensioni del mercato e del sistema economico Lombardo la nostra regione nel 2000 ha assorbito il 21,7% di tutte le assunzioni avvenute in Italia, tra queste il 10% nella sola in provincia di Milano. E’ significativo che questi lavoratori siano maggiormente occupati in settori come i servizi, nella ristorazione, nell’edilizia, comparti meno strutturati con maggior flessibilità, così come è interessante notare che mentre nel 2000 i lavoratori immigrati erano il 4% della forza lavoro, negli infortuni sul lavoro denunciati rappresentavano quasi il 7% sul totale, a riprova del fatto che a questi lavoratori vengono assegnate mansioni e compiti più rischiosi, e che la favola che gli immigrati tolgono lavoro agli italiani è raccontata da chi non conosce la situazione o se la conosce, non è in buona fede.

Gli immigrati sono occupati nell’agricoltura (5%), con ampia presenza di lavoro a tempo determinato, nell’industria con il 32%, nei servizi con il 63%; un immigrato ogni dieci svolge un lavoro autonomo. Nel 2000 metà degli occupati nel settore domestico erano immigrati, non si contavano quindi gli irregolari, tra questi solo il 10% erano uomini.

Gli iscritti all’INPS, e quindi con regolare contratto di lavoro nel 1992 erano quasi 90.000, nel 2000 sono passati a 225.000 e non è una digressione inopportuna osservare che anche questi contributi previdenziali servono oggi all’Italia per pagare le pensioni.

C’è un aspetto che a mio parere esprime in modo evidente questo legame tra immigrazione e lavoro, proprio nella sua cruda dimensione economica. Prima ancora che il lavoro fosse presentato come l’unico criterio di ingresso e permanenza in Italia, cosa di cui si fanno portavoce i sostenitori della legge Fini Bossi, già in precedenza era prevista la così detta quantificazione dei flussi. Nel 2000 ad esempio con un decreto del presidente del Consiglio dei Ministri era stabilito che «sono ammessi in Italia, per motivi di lavoro subordinato anche stagionale, e di lavoro autonomo, cittadini stranieri non comunitari residenti all’estero entro un quota massima di 63.000 persone». Nel corso dell’anno questa quota è stata poi incrementata, va sottolineato, su precise richieste al governo di settori produttivi come l’agricoltura, l’industria, particolarmente del nord est. Questo meccanismo di aprire la porta solo per il numero di persone immigrate che può essere utile al nostro sistema economico, si può giustificare e comprendere in base a criteri economici e di difesa della nostra società, secondo altri criteri etici di giudizio lo trovo in realtà palesemente aberrante.

La legge Fini Bossi lo ha estremizzato.  “Aggiornamenti sociali”, rivista dei Gesuiti di Milano, in un intervento del gennaio 2002 dal titolo eloquente “Solo lavoratori o anche persone?“ così si esprimeva: «L’ONU stima che nei prossimi 50 anni arriveranno in Europa 160 milioni di migranti per adempiere mansioni lavorative e colmare la denatalità. E’ sufficiente questo dato per dire che il fenomeno migratorio è strutturale (cioè una necessità che perdurerà per molto tempo) per garantire l’equilibrio della nostra società. La sicurezza dei cittadini e lo sviluppo economico devono essere certamente tutelati ma senza mettere a repentaglio i diritti e la dignità degli immigrati, che già partono da una condizione di grave svantaggio». Ance la Conferenza Episcopale Italiana, ha espresso preoccupazione quando iniziava la discussione del decreto legge oggi in vigore da luglio: «Occorre in realtà trovare un non facile punto di sintesi che contemperi da una parte l’esigenza di accoglienza motivate dalla solidarietà umana e dalle stesse necessità della nostra economia e il rispetto dei diritti inalienabili delle persone e delle famiglie … immigrate». Anche i vescovi non nascondono il fatto che gli immigrati li prendiamo con noi perché servono al nostro sistema produttivo.

Chi sostiene la nuova legge con enfasi, ha dichiarato che l’immigrato è in Italia solo se lavora, ma questa non era già in precedenza una condizione per ottenere il permesso di soggiorno? Ciò che introduce la legge Bossi Fini sono una serie di novità, che io chiamerei ostacoli, che rendono più complesso ottenere questa condizione di lavoratore regolare. In sintesi: il datore di lavoro che intende assumere un lavoratore extracomunitario è obbligato a sobbarcarsi le spese di rientro nel paese di origine, i tempi per rinnovare il permesso di soggiorno sono ridotti da 90 a 60 giorni, rispettivamente per lavoro a tempo indeterminato e a 30 giorni per quello stagionale, quindi l’immigrato, se perde il lavoro, ha solo un mese per reperire un’altra occupazione e rimanere in Italia regolarmente. E ancora il rinnovo del permesso di soggiorno non può essere superiore ai due anni, viene abolito il meccanismo della sponsorizzazione, che permetteva l’ingresso in Italia se un datore di lavoro, anche una famiglia nel caso del lavoro domestico, richiedeva direttamente la persona immigrata assicurandogli un impiego, un legame sicuramente fondamentale per favorire l’istaurarsi di un rapporto di fiducia tra datore di lavoro e lavoratore. Infine la nuova legge esclude per gli extracomunitari senza lavoro dal diritto di richiedere gli alloggi di edilizia residenziale pubblica, e si è già detto di quanto l’alloggio costituisca una condizione di decoro per un lavoratore.


 Libro della vita

 

RIGENERATI NELLO SPIRITO

 

 89       Moreno di Franco Raso e Catia Lavelli

 90       Simone di Giulio Castelli e Loredana Rigamonti

 91       Martina Maria di Carlo Bozzoli e Barbara Cazzaniga

 92       Camilla di Massimiliano Pallotti e Adriana Agostoni

 93       Riccardo di Andrea De Lazzari e Laura Redaelli

 94       Sara di Daniele Mariani ed Elisabetta Parravicini

 95       Sara di Mauro Redaelli e Cristina Beretta

 96       Camilla Alessandra di Mario Cattaneo e Costinela Chirea

 97       Lucrezia di Luca Pozzi ed Elena Beretta

 98       Martina di Andrea Crivellaro e Patrizia Vergani

 99       Riccardo di Andrea Ferri e Laura Caronni

100     Sofia di Luigi Orsenigo e Rossana Camesasca

101      Anna di Fabrizio Galbiati ed Orietta Crippa

102      Federico di Vincenzo Di Rago e Vania Redaelli

 

 

UNITI PER SEMPRE IN CRISTO

 

 18       Giovanni Fanari e Serafina Mangone

 19       Carlo Nicoletti e Patrizia Rigoli

 

TORNATI ALLA CASA DEL PADRE

 

  79     Luigi Fumagalli di anni 72

   80     Gaetano Aquilino di anni 71

   81     Massimo Bassani di anni 77

 82    Enrico Crippa di anni 66

  87     Paolo Mottadelli di anni 51

   88     Antonietta Valdorta ved. Caglio di anni 76

   89     Gesuina Meregalli ved. Guzzetti di anni 79

 90    Angela Raffaella terraneo ved. Alberti di anni 93

  91     Filippo Arena di anni 66

   92     Stella Bavaresco ved. Perego di anni 95

   93     Egidio Ghezzi di anni 73

   94     Enrico Mussi di anni 74