Biografia sintetica e intoduzione a "L'antologia
di Spoon River"
Nasce a Garnett, Kansas, nel 1869. Avvocato a Chicago,
nel 1915 pubblica l'opera alla quale resta legato il suo nome, L'antologia
di Spoon River che propone un folgorante ritratto della profonda
provincia americana sospesa fra Otto e Novecento. Il successo fu immediato,
in patria come in Europa, mentre le opere che seguirono non seppero
ripeterlo (come d'altro canto non avevano trovato fortuna le opere precedenti)
Muore a Melrose Park in Pennsylvania nel 1950
Quando nel 1915 Edgar Lee Masters pubblicò
l' "Antologia di Spoon River" il successo fu così grande
che si pensava che ogni americano, a meno che non fosse analfabeta,
l'avesse letta; fu considerato in assoluto come il libro di poesie più
letto fino a quel momento (e probabilmente è fino ad oggi una
delle raccolte di liriche più conosciute al mondo). In Italia
questa raccolta di poesie uscì quasi vent'anni dopo nel 1943.
L' "Antologia di Spoon River" è una raccolta di epitaffi,
ossia di iscrizioni tombali: Masters trascorse la sua infanzia a Petersburg,
un piccolo villaggio sul fiume Sangamon, in vicinanza di una collina
su cui sorge un vecchio cimitero chiamato Oakland o Oak Hills; a undici
anni, con la famiglia si trasferì in un altro paese, a circa
trenta miglia dal primo, chiamato Lewinstown dove scorre il fiume Spoon.
L'autore stesso disse che cinquantatre epitaffi sono ispirati da personaggi
di Petersburg e sessantasei da quelli di Lewistown. Si narrano anche
delle leggende a riguardo: si dice che molti fossero infuriati col poeta
per aver, seppure con falso nome, portato in pubblica piazza i propri
affari personali e si parla dell'esistenza di una lista con tutti i
nomi fittizi accanto a quelli veri cui si riferiscono.
L'idea di un libro di epitaffi nacque a Masters in seguito alla lettura
dell'Antologia Palatina, una raccolta di epigrammi greci composti tra
l'età classica e quella ellenistica e bizantina, scoperta nella
Biblioteca Palatina di Heidelberg nel 1607. E' divisa in quindici libri
e raccoglie quasi quattromila epigrammi d'amore, sulla natura ed epigrammi
funebri.
In realtà Masters si discosta molto dal modello originale: non
usa la metrica, ma scrive in una forma che lui stesso definisce "
meno del verso e più della prosa" e descrive i personaggi
con una loro unicità come se volesse " ricostruire tutta
un'esistenza e cristallizzarla in blocco nell'attimo della morte "(F.
Pivano). L' epitaffio quindi, pur essendo una forma poetica di origine
greca, in Masters è tutto americano, e si rivolge solo ad un'
esistenza concreta, strettamente legato alla reltà.
La prima poesia intitolata "Sulla Collina" ci porta in un
vero e proprio cimitero, situato sulla cima di una collina in un piccolo
villaggio vicino al fiume Spoon.
In ogni poesia i morti parlano di sé, dipingono con tocchi fugaci
il senso ultimo della loro vita: Masters ci fa entrare nel cuore di
ognuno attraverso i suoi rimpianti, e le sofferenze; e scopriamo un
modo nuovo di guardare alle cose e alle persone: ognuno infatti si ritiene
segnato, assunto a un ben preciso ruolo, da un avvenimento che ha caratterizzato
la sua vita, come se in realtà la sua stessa vita non fosse stata
altro che girare furiosamente attorno a quell'unico avvenimento.
(Ma questo allora è un silenzioso rifiuto del ruolo, una constatazione,
o un semplice sguardo aperto sul mondo puritano degli Stati Uniti dell'epoca?)
Nella raccolta troviamo tutti : il ricco, il povero, il bambino morto
per aver contratto il tetano mentre giocava, il bambino morto ancora
prima di nascere, la moglie tradita, il marito adultero, la poetessa
sgraziata come Saffo, il soldato, il filosofo, la prostituta... insomma
il paese intero, dove tutti i personaggi ci svelano i legami d'amore
e di odio che avevano nella vita.
Ma allora perché parlare dei morti? Forse perché quando
le cose si osservano da lontano appaiono più chiare, perdono
i contorni del soggettivismo, diventano giudicabili. Forse perché
è importante recuperare il senso della memoria. O ancora per
scoprire se le cose sono cambiate.
Lo scopo del poeta quindi è quello di scoprire l'essenza della
vita quotidiana e di trovare un elemento che insieme unisca e sintetizzi
tutto il genere umano, e lo trova nel "fallimento". Non è
più importante scoprire se i personaggi abbiano o meno delle
qualità morali: per Masters l'importante è vedere se il
personaggio è o non è un fallito (in questo è davvero
molto americano)
Quasi tutti i protagonisti delle poesie sono dei falliti: hanno fallito
in amore, nel lavoro, nella vita. Per la prima volta il paesino di campagna,
fino ad allora ritenuto il centro della vita e della moralità
americana viene criticato e ne vengono messi in evidenza i comportamenti
che si celano dietro la maschera della rigida etica puritana.
Masters assume allora anche una connotazione morale, sottolineando allora
che il fallimento dipende in generale dall'aver inseguito un'ideale
erroneo (nell'America del primo '900 il successo economico), e che solo
le anime semplici riescono a trionfare nella
vita.