Circolo Culturale Albatross
VALERIO MAGRELLI: CEREBRALE O RAZIONALE?
Discussione di "Ora serrata retinae"

L'ora serrata a cui il titolo della prima raccolta di versi di M. rimanda è il punto anatomico che separa la retina visiva da quella, per così dire, cieca, senza attività recettoriale: è suggestivo pensare allora che non solo il titolo, ma tutta l'opera analizzata sia incentrata sulla ricerca della vista e sia in bilico, come un sogno o un presagio, tra l'illuminazione e la difficoltà di esplicarla, tra il vedere e l'intravedere, magari fino al buio.
E' allora una poesia-ricerca, una poesia-analisi, una poesia razionale quella che ci aspetteremo, non una poesia contemplativa o passionale.

Magrelli ha un'ottima capacità stilistica, un senso della misura del verso che gli da sonorità: valga l'esempio delle allitterazioni di "Preferisco venire dal silenzio/ per parlare. Preparare la parola/ con cura perché arrivi alla sua sponda […]"
Non sempre però questa intelaiatura solida gli permette di dare immagini vive, tarlo forse dell'età (aveva 23 anni) e forse della ripetitività dei temi (la poesia, il senso di scrivere, la morte …) e delle forme: la struttura è rigida, con il tema subito in evidenza e metaforizzato che riemerge al termine della lirica per "tirare le somme".
( La testa mi s'è accesa/ come una fiaccola/ e brucia e nutre/ questo fumo sacrificale./ Il rumore delle fiamme/ mi tiene sveglio.)
Vista la centralità della metafora (la fiaccola, le fiamme) e delle sue qualità nella poesia, viene spesso spontaneo chiedersi se M. usi veramente queste qualità anche in riferimento al tema di cui la poesia è analisi (in questo caso l'illuminazione che "accende la testa") o se siano più semplicemente accostamenti, anche se ricercati, e non un binario sotterraneo (ma non troppo) di lettura.
Forse questo dubbio potrebbe sembrare ininfluente nel giudizio della poesia, ma in M. la poesia è spesso pensiero che lentamente si srotola e capirlo appare quindi fondamentale.
Potremmo definirla poesia del pensiero per chiarire questo ruolo di centralità assoluta: a volte questa peculiarità si scontra coll'intento universale della poesia; il lettore contribuisce poco, come se M. non volesse comunicare ad altri che a se stesso. Questo però può non essere un limite, specie in una poesia provocatoria che apre spesso interessanti fonti di discussione e di confronto.
I temi non sono molti, in generale solo poche liriche non si possono "inquadrare" (e sono forse le più belle, quelle d'amore, quelle sulla donna) mentre le altre ripercorrono, spesso senza aggiungervi molto, l'analisi del pensiero, della scrittura e del suo valore, della vita (o della morte).
Ma il fulcro del discorso è l'analisi circa il valore della scrittura e della poesia, che si apre a un discorso sull'uomo: scrivere è nascondere, è sottrarre alla vita che sola scrive, è opera di traduzione e la poesia è morte, frutto di un incendio che lascia solo cenere. La poesia infatti non evolve, fissa sulla carta una piccola parte del mondo nell'immobilità che è propria della morte.Soltanto il tempo veramente scrive/ usando come penna il nostro corpo. […] Quello che arriva sulla carta è solo/ il residuo di un poema/ perennemente disperso. Pg62Scrivere come se questo/ fosse opera di traduzione/ di qualcosa già scritto in un'altra lingua.
Pg81
… la scrittura/non è specchio, piuttosto/ il vetro zigrinato delle docce/ dove il corpo si sgretola/ e solo la sua ombra traspare/ incerta ma reale. Pg15
…ma scrivere in genere è nascondere/ sottrarre alla realtà qualcosa/ di cui sentirà la mancanza.
Pg68
Non ho un bicchiere d'acqua/ sopra il letto:/ ho questo quaderno. […] E' il cimitero del pensiero/ che si raccoglie tra le mie mani. Pg40In realtà M. non solo s'interroga ma sente il dovere di dire e dare risposte e a volte la sua scrittura ne risente: Poeta Materialista, la scrittura per lui sembra un compito e uno sforzo, per quanto piacevole, una ricerca in cui è raro trovare l'ispirazione: "Ogni sera chino sul chiaro/ orto delle pagine/ colgo i frutti del giorno/ e li raduno […] La mia vita è legata al frugale raccolto […]" ed anche "Dieci poesie scritte in un mese/ non è molto anche se questa/ sarebbe l'undicesima …"Anche la parola sembra a volte essere il frutto di uno sforzo, di un complesso e a volte inutile esercizio di scrittura, tanto che M. ci è sembrato spesso autore di una poesia cerebrale, poco passionale, molto costruita. Forse allora la poesia è davvero un deposito di idee, un diario personale, il frutto di un lavoro. (Questa pagina è una stanza disabitata./ Ogni tanto porto una seggiola rotta/ o un pacco di giornale, e li abbandono)Resta comunque la soddisfazione di una lettura piacevole e di una poesia che si fa conoscere e soprattutto riconoscere, una poesia che non si appiattisce sugli argomenti e che mantiene sempre il suo tono: una poesia che alla fine però si rivolge poco verso il lettore, rimanendo nell'orbita del suo autore, come egli stesso ammette. (Senza accorgermene ho compiuto/ il giro di me stesso./Ho iniziato il racconto/ ma sono arrivato alla fine/ a illustrarmi, a nascondere/ nell'angolo del quadro/ la mia immagine.)

Gianni Migliarese

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di Valerio Magrelli

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