Ci è sembrato importante ricostruire, seppure a spanne e con molto poco tempo a disposizione, il panorama filosofico sotto il quale il primo novecento è venuto alla luce...Abbiamo scelto questo periodo storico sia per l'importanza letteraria, sia per l'infuenza che ha ancora sulla nostra epoca (pur con cambiamenti notevolissimi alcuni germi del pensiero moderno erano sicuramente già presenti)
Su questo argomento abbiamo invitato a parlare il professore Alberto Torresani, docente di storia e filosofia nonchè autore di libri di testo per le scuole superiori di indubbia cultura e profondità critica: abbiamo pensato fosse buona cosa trasportare il discorso (durato un'oretta) pressapoco nella forma originale, soprattutto per la presenza di divagazioni extra-filosofiche e di diversi spunti alquanto interessanti.
Ci scusiamo allora per la scrittura non proprio formale (molto meglio leggerlo a voce alta essendo aderente al linguaggio parlato)

Circolo Culturale Albatross: Filosofia
I tre maestri del sospetto
di Alberto Torresani
Per iniziare consiglio la lettura dell'ultima enciclica del papa "Fides et Ratio"; è un excursus sul rapporto tra fede e ragione che afferma, soprattutto nell'ultima parte, il dovere che la filosofia recuperi il suo posto centrale nella formazione di tutti gli uomini.
Oggi è venuta meno la forza della filosofia e in questa conversazione cerchiamo di ricordare perché è successo.
L'enciclica comincia con il conosci te stesso del tempio di Delfi e con l'affermazione di Pindaro divieni ciò che sei. Le foche sono sempre foche, l'uomo deve diventare uomo, allo stato naturale è una belva. Ciascuno di noi deve apprendere, formarsi: divieni ciò che sei. Sei uomo, ma devi diventarlo tramite l'uso della ragione: un lavoro di scavo e di riflessione, un lavoro di recupero di cui dal V-VI secolo a.C. si occupa la filosofia.
Questo secolo, che uno storico chiama il secolo breve, è caratterizzato da alcune situazioni che si sono presentate come inveramento di determinate filosofie; il Marx-Leninismo ha compiuto la rivoluzione in Russia. (Lenin è morto nel '24, Stalin nel '53. Con Kruscev il comunismo acquista un volto umano. Poi torna lo Stalinismo e con esso una filosofia che nega lo studio e l'esistenza stessa delle altre filosofie. La politica del partito comunista (l'unico partito) doveva essere l'applicazione pratica della filosofia di Marx)

Picasso "Guernica"

Gentile
Anche il fascismo nasce con Gentile che tenta di dargli una base filosofica. Gentile, che è più rigoroso di Croce, che però è ben più famoso (queste cose le dice bene Augusto Del Noce, il filosofo della politica da cui ricavo gran parte delle idee di stasera), scrive un trattato su Marx.
Lenin lo legge a Zurigo e lo proclama come la più seria critica a Marx proveniente da parte borghese. La novità dell'interpretazione è che Gentile parte dagli studi giovanili di Marx, i più filosofici, le 11 tesi su Feuerbach: l'ultima di queste è: i filosofi fino a oggi hanno interpretato il mondo ora si tratta di cambiarlo. E' la filosofia della prassi in cui l'azione politica deve essere introdotta da un'ortodossia di pensiero.
La filosofia di Marx ha dominato questo secolo fino alla morte di Stalin, dal '17 al '53 in tutto il mondo e non soltanto in Russia.
Tanti intellettuali italiani, tra cui Gramsci, finito in carcere dopo il '20 per l'insurrezione delle fabbriche a Torino, si rendono conto che qualcosa non funziona nel marxismo: il rapporto tra struttura e sovrastruttura. La struttura non deve essere quella economica ma la cultura. Il partito deve prima di tutto intervenire sul senso comune. Questa operazione comporta l'occupazione del teatro, del cinema, dei giornali, della televisione, della scuola. Se succede questo un partito è in grado di modificare il senso comune da cui deriverà la presa del potere. (Sembra che in Italia questo sia appena successo, con D'Alema che peraltro non si rifà più a questa ortodossia). Va ricordato che il marxismo funge da sottofondo in questo secolo dal '17 al '89, soprattutto in Italia.Lo strapotere era nella cultura, lo strapotere di una sinistra che non era al governo ma che era nel teatro.A Milano negli anni '60 si vedeva solo Brecht sotto regia di Strelher.Strelher in realtà asseriva di essere socialista, ma il socialismo italiano fino al '78 era marxiano, dato che è stato Craxi a dare la svolta. Molto tardi per l'Italia: è interessante.
Il marxismo era dunque pensiero forte, pensiero totalitario che teneva ad escludere qualunque altro orientamento.
Intorno al 1935 un'altra grande scuola è stata quella di sociologia di Francoforte. Si raccolsero sulle rive del Meno Adorno, Benjamin, Horkheimer e uno più giovane, Marcuse. La scuola di Francoforte era una sintesi tra Marx e Freud.
Freud è il secondo maestro. Marx e Freud sono due maestri del sospetto che ritenevano di avere in mano la chiave per distruggere la tradizione dell'occidente; il loro era un pensiero fortemente critico.
Le differenze devono essere superate da questa gnosi. La salvezza è data da un tipo di conoscenza che alcuni hanno. Chi riesce ad impossessarsi di questa realtà possiede il futuro, la realtà. Addirittura la terapia, è un secolo che punta molto sulla salvezza intramondana, salvezza dalla pazzia, dal nonsenso.
Freud è il grande terapeuta della nevrosi. Anche noi siamo nevrotici quando ci danno fastidio cose particolari di minima rilevanza e abbiamo fobie. Gli agorafobi, i claustrofobi, chi non mangia, chi non beve.
Freud era medico. (La medicina molto spesso funziona solo se ci si crede. E' l'effetto placebo che si ha se accontenta il paziente. Se il paziente inizia ad avere poca fiducia non va bene: ci deve essere cooperazione, il malato deve voler guarire.) La letteratura è piena di scrittori che hanno preso in piena considerazione Freud, il suo pansessualismo, per esempio. I neonati hanno come unica fonte di soddisfazione la bocca: successivamente l'interesse si sposta ai buchi in uscita. Poi matura la sessualità. Però molte persone si arrestano ad una certa fase della sessualità, le cosiddette fase anali, orali. Da questo nasce l'interesse nella ricerca scientifica e nella letteratura.

Marx

Freud
In questo breve excursus trova spazio la rivoluzione del '68: questa non è stata una rivoluzione progressiva ma trasgressiva, molti dei protagonisti lo hanno detto. In 600.000 a Woodstock si sono liberati delle proprie tradizioni, dei valori precedenti supportati in grande misura dalla filosofia.
In questa seconda parte del secolo entra in crisi anche la concezione borghese della società. In Russia non si poteva leggere Freud che era considerato portatore di problemi borghesi. Quei paesi non conoscevano i movimenti più alternativi, il surrealismo, l'astrattismo. Lì c'era il realismo socialista. Nel 1960 fu pubblicato "Sulle rive del Don" , il romanzo del realismo socialista. Non un grande romanzo, no davvero.
La fine della parabola della scuola di Francoforte è stato il '68-'70. Le brigate rosse e le lotte agli industriali, ai borghesi, hanno diminuito la fiducia in questo tipo di filosofia. Dopo il '78-'80 è cominciata l'epoca del pensiero debole.
Nell'82 a Venezia c'è stata una mostra di architettura all'Arsenale. Modelli di polistirolo a grandezza reale restituivano gli orpelli agli uomini. Dal 1930 al 1980 in Europa l'architettura era stata funzionalista. Non ci dovevano essere curve, tutto doveva correre rettilineamente e i materiali dovevano rimanere così, a vista. Bando a tutti i ricordi classici, a tutti gli elementi della tradizione che aveva ormai più di 2500 anni. Senza orpelli e decorazioni. In quella mostra venne introdotto un arco, una colonna, anche se non serviva a niente, c'erano i tetti con gli spioventi. (Una bellissima invenzione per combattere l'umidità. Chi ha il tetto di tegole se lo tenga bene perché funziona da più di duemila anni.) E' l'arte postmoderna (che viene dopo il periodo moderno), la contravvenzione a tutti gli ordini dati in epoche precedenti.
Quest'espressione architettonica trova una singolare parentela con l'ultimo dei maestri del sospetto di questo secolo, Nietzsche. Padre del nichilismo, è una figura complessa.
Il nichilismo è nato in realtà da Nietzsche interpretato da Heidegger. Meglio, il pensiero debole, debole perché viene dopo quello che ha creato i lager. L'umanità, stanca della pseudo rivoluzione del '68 rifiuta di essere guidata dalla filosofia che si presenta solo come ermeneutica: interpretazione. Le interpretazioni sono numerose, infinite tanti quanti sono i lettori; tutte le interpretazioni sono legittime e di pari valore; nessuno può segnare uno statuto di verità. Nessuno dice meglio o più adeguatamente.
La filosofia rinuncia al compito di essere guida, rinuncia al principio di contraddittorietà (inteso in senso classico). Si è perduto uno statuto di verità. Ma la filosofia occidentale ha inizio con Socrate: non si deve rinunciare a dare la propria vita per la verità: una vita ottenuta col sacrificio della verità non è degna di essere vissuta.
Heidegger è senza dubbio il filosofo più letto del '900. Ha insegnato a Friburgo (quello della foresta nera, non quello svizzero), il suo libro più noto è "Essere e Tempo", "Sein und Zeit" del 1927. E' un libro difficile. Lui ha detto di sé: sono cresciuto solo dalla parte delle radici, non dalle parte delle foglie e del fusto; ho scavato nel profondo, ho voluto gettare fondamenta su fondamenta. l punto culminante è di aver fatto queste considerazioni geniali: l'uomo a differenza di altri animali, che utilizzano solo il mondo e non lo devono interpretare, è un essere per la cura, come lo definisce. Cura delle cose e delle persone. Bisogna prendersi cura delle cose e lo dice nel momento in cui l'uomo si rende conto di aver distrutto l'ambiente. E' l'inizio dell'ecologismo e siamo nel '27. Dell'ecologismo di quegli anni mi fido di più che di quello di adesso. Ora è utilizzazione politica. Per esempio, sono stupendi in questo senso alcuni racconti scritti da Buzzati in tempi non sospetti ("Barnabo delle montagne", "Il segreto del bosco vecchio" del '34 e '36).

Sartre
Prendersi cura delle persone è più difficile che prendersi cura dell'ambiente. Heidegger indica che c'è il modo autentico e c'è quando si dà un ordine perché si pensa di sapere come vadano a finire le cose: è paternalismo, o totalitarismo se lo fa un governo. Non è facile prendersi cura delle persone in modo autentico. C'è qualcosa che blocca ed è la morte.
Questo secolo non ha fatto i conti con la morte: non conosce la trascendenza, non conosce Dio, l'evento morte risulta incomprensibile. La cura viene resa inutile dallo scacco matto. I film di Antonioni esprimono questo, l'incomunicabilità, non c'è rapporto, si parla a vuoto. Anche la letteratura si sviluppa come cassa di risonanza di questi temi.
A volte la letteratura va parallelamente alla filosofia, come con Sartre, ed esprime la dissoluzione dei valori. Si deve vivere come se la morte non esistesse, in modo inautentico. (In Svizzera per esempio non si possono fare funerali pubblici.)
Anche l'uomo del '900 però conosce la morte, ma vive in modo inautentico come se non ci fosse, e questo si manifesta in tre modi: la chiacchiera, la curiosità, l'equivoco. E' un'analisi del '900 che funziona.
La chiacchiera è la parola senza riferimento all'essere, è la parola senza tempo. La chiacchiera si fa per ammazzare il tempo, è quella che si fa sul treno. La chiacchiera per avere successo deve essere nuova, se si racconta per la settima volta lo stesso fatto è noia, è vecchia. Ecco allora una corsa al non ancora detto, al non ancora usato, ecco la curiosità verso le cose, che non è un interessamento profondo alle cose, ma un interessamento per la loro vendibilità come chiacchiera.
Una vita di chiacchiera e curiosità finisce nell'equivoco, perché le stesse parole assumono significati completamente diversi. Uno parla ma non è ascoltato, tutti fanno monologhi. E' il teatro dell'assurdo, dove botte e risposte non danno senso al dialogo. (Ionesco e altri.)

Heidegger conclude con due volumi su Nietzsche, una chiusura anti-filosofica, togliendo alla filosofia l'alone che aveva avuto per 2500 anni. Come aveva detto Nietzsche "da Socrate la storia della filosofia è la storia di una deviazione".
Nietsche è molto complesso: potrebbe essere considerato un moralista che rimprovera agli uomini della sua epoca di essere ipocriti; il rovesciamento dei valori è un risentimento di una grande intelligenza, di una grande sensibilità che non ha voluto più stare al gioco. Un po' ipocrita difendere certi valori a parole, ma non a fatti, comportamento tipico di una certa società borghese che alla fine dell'800 parlava tanto di Wagner e quando voleva divertirsi andava all'operetta a vedere Hoffenbach. Che parlava di filosofia classica e poesia greca ma che quando i giovani arrivavano ad una certa età li mandava a studiare commercio, perché è con il commercio che si fanno i quattrini e non certo con la poesia greca. Il perbenismo borghese conduce al tracollo; la prima guerra mondiale è proprio la fine del mondo.
Questa parabola filosofica che ha avuto i suoi antecedenti nel secolo passato (Marx e Nietzsche sono dell'800) ha avuto quindi il suo inveramento nel '900. Il filosofo del '900 diventa il filosofo della fede ghiotta.
In questa cornice ci sarebbero altri movimenti, filoni tecnici importanti (esempio in Inghilterra la filosofia analitica) ma quelli che abbiamo ricordato sono i più validi. Mi fermo qui, è già troppo tardi.

Nietzsche

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