1563  Gesuiti a Treporti…..

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Tra i copiosi documenti riguardanti il territorio di Cavallino Treporti conservati presso l’Archivio di Stato di Venezia, e in particolare presso il fondo del Podestà di Torcello, si offre in quest’occasione all’attenzione del lettore una stima di un terreno redatta in data 13 ottobre 1580:

Stima fatta per istimadori della comunità di Torcello in la vigna de la chiarisima Grita ai Tre Porti. Sier Zuanne Ganbarotto et sier Cabriel Lotirioli.

Intanto è necessario chiarire che la vigna in questione era di proprietà della nobildonna veneziana Elena di Bernardo Gritti che aveva sposato Andrea di Domenico Gritti, appartenente ad un altro ramo della nobile famiglia.

Da Elena Gritti, morta attorno al 1615, la proprietà era passata ai Calergi e poi ai Grimani Calergi; e con quest’indicazione appare in alcune mappe relative all’isola di Portosecco del secolo diciottesimo.

Altri beni, sempre nella medesima isola, erano stati acquistati nel 1583 dalla Gritti offrendo il miglior prezzo ad un incanto bandito dai Savi ed esecutori alle acque per terreni confiscati ai Gesuiti.

E questa è una notizia molto interessante, l’essere stata – cioè - una parte dell’isola di Portosecco, allora Secco grosso, di proprietà dei Gesuiti che l’avevano acquistata – anch’essi ad un incanto – nel 1563. Secondo i documenti dell’epoca si trattava di due vigne e altri <<grezi>>, per un totale di 178 campi padovani, cioè circa 68 ettari.

La data del 1563, conoscendo l’efficienza con cui il governo della Serenissima confiscava e metteva all’asta i terreni che emergevano nei lidi, offre anche un’indicazione approssimativa per la datazione del definitivo costituirsi della più recente delle isole treportine.

Tornando alla stima del 1580 si trovano elencati arbori, vide, artigochi, erbe oliose de più sorte, verze, seleni et radigio, persemolo, indivia, scalogne mate, pali et maze per le vide, salata.

Nella stima, redatta sicuramente in funzione di un cambio di conduzione del fondo agrario, non compaiono gli asparagi che invece si troveranno in maniera significativa in simili documenti del secolo seguente. Noto anche che Giovanni Ganbarotto (o Gambarotto) doveva essere uno degli stimatori ufficiali presenti nella comunità di Torcello, e lo si ritrova a svolgere la medesima incombenza professionale nel 1582 su alcune proprietà della famiglia Garzoni  in Isola della chiesa

Tuttavia, l’aspetto rilevante è un altro, e cioè come il valore del fondo fosse costituito per quasi metà dalla vite, poi dagli alberi da frutto, e dalle piante di carciofo; il peso economico degli altri ortaggi era trascurabile e si può affermare che in genere dovessero essere destinati all’autoconsumo.

Andrebbe un po’ tutta rivista, alla luce di queste considerazioni, la recente mitologia di fonte giornalistica sugli orti del Litorale come orti dei Dogi. Forse – al massimo – si potrebbe parlare di vigne dei Dogi.

Scorrendo altre stime relative alle proprietà rurali nel territorio di Cavallino Treporti per gli anni a seguire e fino al crollo della Serenissima (1797), si osserva come la coltivazione principale rimasse la vite, le cui uve, da pasto, venivano inviate a Venezia costituendo così il reddito principale degli ortolani.

Con l’avvento delle varie dominazioni straniere che si susseguirono all’inizio dell’800, le fonti di guadagno degli agricoltori locali si deteriorarono in maniera considerevole, poiché sul mercato di Rialto arrivarono migliori prodotti dell’entroterra veneto. Le condizioni economiche dei residenti erano peggiorate a tal punto che i proprietari non riuscivano quasi più a riscuotere gli affitti.

La confisca subita dai Gesuiti nel 1563, vista con il senno di poi, non doveva essere stato un grave danno….