Le lapidi tombali esistenti nel secolo XIX nella chiesa della SS. Trinità a Treporti

testo di  Piero Santostefano,   pubblicato in <<Forum>> Cavallino (VE), marzo/aprile 1998

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            Giovanni Zambon, nel presentare nel 1992   la riedizione del volumetto scritto da Giovanni Mazzega nel 1868 e intitolato L’isola di Tre Porti[1], notava come all’autore di questa “opera prima” sulla storia di Treporti gli si potessero perdonare - dati i meriti di questa primogenitura storiografica - gli errori commessi nel trascrivere i documenti originali.

            Proprio da uno di questi errori - che ignora un tal Cesare Ghezzo tra i fabbricieri della scuola della ss. Trinità, nell’omonima chiesa in Treporti, al momento della consacrazione dell’edificio sacro nel 1684, - si può prendere l’avvio per restituire una collocazione storica ad una serie di persone attive in quel borgo nei secoli XVII e XVIII, anche con la volontà di dimostrare come sia possibile mettere insieme un minimo di biografia per quelli che, pur in una località marginale rispetto a Venezia, si distinguevano - per vari motivi - dai loro compaesani.  Per esattezza,  questi cittadini del passato di Treporti sono coloro i quali ebbero il loro nome in iscrizioni lapidee[2]  che il nobile veneziano Emanuele Antonio Cicogna riscontrò nel corso della preparazione alla  sua monumentale raccolta epigrafica, poi  parzialmente data alle stampe negli anni compresi tra il 1824  e il 1853.

            L’erudito veneziano non pubblicò le epigrafi riguardanti la SS. Trinità di Treporti,  che quindi costituiscono un inedito - tranne le prime due[3] che, come accennato, vennero riportate dal Mazzega -,  il cui valore testimoniale è oggi ancora maggiore rispetto al secolo scorso in quanto le lapidi sono  scomparse, probabilmente con i lavori che nel 1913 trasformarono radicalmente la chiesa.

            Laddove la trascrizione delle  iscrizioni originali è in latino, se ne fa seguire una traduzione (in corsivo) sciogliendone al contempo le abbreviazioni; delle lapidi quella indicata con n.1 si trovava - secondo le indicazioni del Cicogna -  “sopra il muro vicino all’altar della Madonna”; questa lapide giace ora, in attesa di una più dignitosa collocazione, nel giardino annesso alla casa canonica. L’ultima iscrizione nell’elenco del Cicogna risulta “sul parapetto della cantoria dell’organo”; le rimanenti sono indicate come localizzate sul pavimento della chiesa.

 

1.  D.O.M.| Piis Petitionibus Io: Trevisani curati nec non Io: Pasquini | Caesaris   Ghezzi, ac Io: Enzi comissariorum divina | permissione Iacobi Vianolli ill.mi  praesulis Turcellani | charitas | hoc consecravit templum, teicitamque [= tertiamque] iunii | dominicam annuam | in celebritatem decrevit | ANNO  MDCLXXXIV. XIX. KAL.IULII

Per le pie richieste di Giovanni Trevisan curato e inoltre di Giovanni  Pasquin, di Cesare Ghezzi e di Giovanni Enzo commissari per divina  permissione. La carità di Giacomo Vianoli illustrissimo presule di  Torcello consacrò questo tempio e decretò, nell’anno 1684 il nono  giorno delle calende di luglio, una celebrazione [da tenersi] ogni  anno la terza domenica di giugno 

2.  D.O.M. | Hic quiescit Q.m Io. Bapt.a Rizzo qui obiit | die XXI. Mai | anno MDCCLXX

 A Dio Ottimo Massimo. Qui riposa il fu Giovanni Battista Rizzo che  morì il 21 maggio dell’anno 1770

 

3. D.O.M. | hic iacent ossa Q.m Antonii | Mavaracchio qui obiit XXIX | aprilis  anno MDCCLXIX

 A Dio Ottimo Massimo. Qui giacciono le ossa del fu Antonio Mavaracchio che morì il 29  aprile del 1769

 

4. Hic iacent ossa | Ioseph Bastianelli Q.m Pauli | Qui obiit die vicesimo  octobris | MDCCLXIII

 Qui giacciono le ossa di Giuseppe Bastianello fu Paolo il quale morì il venti ottobre 1763                             

5.  Qui giace il   cadavere | del fu Giovanni Biasotto | sommo benefattore | di questa chiesa quale | morì li 14 ottobre 1758

 6.  D.O. M. | Moumento hoc iacet Iacobus [q.] | Sebastiano Smerghetto qui | obiit die IX X.bris | anno MDCCLXI

 A Dio Ottimo  Massimo.  In questo sepolcro giace Giacomo [di] Sebastiano Smerghetto che  morì l’11 dicembre del 1761

 

7.   D.O.M. | R.mus  D. Io. Franciscus Celini | plebanus magnum diem |   expectans in hac pariter cum parochiali aede aucta | monumentum istud sibi sanxit | anno salutis MDCCLXXII | obiit | die IX febrari | A.D. MDCCLXXVI

 A Dio Ottimo Massimo.Il reverendo signor Francesco Giovanni Cellini pievano attendendo il grande giorno, in questo edificio, ampliato  insieme con la casa parrocchiale, fece costruire per sè questo sepolcro nell’anno 1772. Morì il giorno 9 febbraio 1776

 8. Fu fatto dipingere da Antonio | Venerando l’anno MDCCXCI

 Con l’esclusione della prima lapide che, come noto, ricorda la consacrazione nel 1684 della chiesa, le altre recano date  comprese tra il 1758 e il 1776, possibile segno di una particolare attività di alcuni parrocchiani che concorsero, col il curato Giovanni Francesco Cellini, ad un ampliamento del vecchio fabbricato. Che poi nel 1791 tal Antonio Venerando abbia fatto dipingere il parapetto della cantoria del coro non può che rendere credibile la conclusione di rimaneggiamenti anche nell’arredo interno dell’edificio.

            Cercherò ora di riordinare cronologicamente le persone ricordate  nelle lapidi, verificando la loro data di morte attingendo, laddove possibile,  alle cosiddette anagrafi parrocchiali di Treporti, e integrando queste scarni, seppur importanti dati, con qualche altra notizia su questi treportini d’altri tempi.

            Il curato Giovanni Trevisan venne investito dei benefici parrocchiali il 25 dicembre 1683 e rimase parroco fino al 1690 quando vi successe Sebastiano Scaramuzzini[4].

            Giovanni Pasquin  (recte Giovanni di Pasquin de Pasquini)   era stato battezzato nella chiesa della SS. Trinità il 13 marzo 1633.

            Cesare di Francesco Ghezzo  era nato a Treporti il 3 febbraio 1645 e battezzato il 9 seguente. Nel 1695 abitava in Saccagnana[5]. Il 24 giugno 1698 il Ghezzo era interrogato dal vescovo di Torcello Marco Giustinian nel corso della visita pastorale[6].

            Giovanni di Melchiorre Enzo venne interrogato, dichiarando di avere 60 anni, durante la visita del vescovo Giacomo Vianoli in data 16 giugno 1684[7]. Dai registri canonici risulta che un Giovanni Enzo si sposò per la seconda volta nel 1686 con una  vedova di nome Maddalena. Giovanni era originario di S. Erasmo.

            Giovanni Battista di Pietro Rizzo morì a 40 anni per <<febre maligna ed impegno nel petto>> e  il 23 maggio 1770 <<fu sepolto in questa chiesa>>. Il suo atto di battesimo non è tra quelli della parrocchia della SS. Trinità. Trovo che un Pietro Rizzo nel 1744 teneva in affitto 10 campi di proprietà di Antonio Pirona, che erano lungo il Pordelio sul lato opposto a Treporti[8].

            Antonio di Gerolamo Mavaracchio, aveva 30 anni ed era ortolano quando il 25 giugno 1775 fu interrogato dal vescovo Nicola Antonio Giustinian durante la visita pastorale[9]. Il suo necrologio, alla data  30 maggio 1769,  così recita: <<aggravato di molto tempo d’idropisia (...) fu sepolto in questa chiesa>>. Era stato battezzato il 28 maggio 1724, essendo nato due giorni prima.

            Giuseppe di Paolo Bastianello nacque fuori parrocchia, visto che negli anagrafi non vi è traccia del suo atto di battesimo. Doveva lavorare con buon profitto le terre dei Grimani-Tron a Treporti, come da documenti del 1742 e del 1757[10]. Nel 1755 era commissario, cioè fabbriciere, della chiesa della SS. Trinità confermando così una sua rilevanza tra i treportini[11]. L’atto di sepoltura, in data 21 ottobre 1763, indica con estrema precisione dove furorono collocate le sue spoglie: deceduto <<doppo lunga infermità di idropisia (...) fu sepolto in questa chiesa dinanzi all’altar di S. Rocco>>.

            Giovanni di Gerolamo Biasotto (o Biasiotto), come evidenzia l’iscrizione, fu uno tra i benefattori della parrocchia; venne interrogato dal vescovo Giovanni Maria Diedo il 5 aprile 1739 nel corso della visita pastorale[12]. Tra i registri parrocchiali  della SS. Trinità non sono riuscito a trovare né il suo atto di battesimo, né quello di sepoltura corrispondente alla data incisa sulla lapide. Nel 1743 lavorava la terra di Michele Grimani a Treporti ed era anche soprannominato Manera[13].

            Anche di Giacomo di Sebastiano Smerghetto si conosce con esattezza che fu tumulato, il 9 dicembre 1761, in chiesa davanti all’altar di S. Antonio. Era morto a 60 anni - età rispettabilissima per i tempi - di mal di petto, cioè di tubercolosi.. La famiglia proveniva da Mariano del Friuli, come risulta da un atto notarile di  Vito Curti  nel 1761[14]. Sempre Giacomo Smerghetto ricoprì  anche la carica di meriga, cioè capocontrada,  di Treporti  nel 1752[15] e 1755[16].

            Di don Giovanni Francesco Cellini, in attesa di conoscere documenti che qualifichino la consistenza del suo intervento sugli immobili parrocchiali, diamo la data dell’elezione a parroco da parte degli appartenenti alla scuola della ss. Trinità:  11 marzo 1759. I 60 elettori attribuirono 45 voti a don Cellini, allora a S. Giovanni della Bragora in Venezia, preferendolo a don Giovanni Domenico Petronio di S. Giacomo di Rialto[17] che fu invece poi parroco a Cavallino dal 1762 al 1775.       


[1]G. MAZZEGA, L’isola di Tre Porti. Cenni storici, riedizione annotata a cura di G. Zambon, Cavallino  (VE) 1992. 
[2]Bibilioteca del Museo Correr di Venezia, ms Cicogna 2020.8. L’iscrizione nr. 1 è trascritta dalla lapide tuttora esistente e non dal manoscritto del Cicogna. 
[3]L’iscrizione nr. 1 è riportata anche in G. MUSOLINO, Il culto dei santi nell’antica diocesi di Torcello, in Culto dei Santi nella terraferma veneziana, Venezia 1966, p. 205. 
[4]Archivio Storico della Curia Patriarcale, Venezia, Antichi episcopati lagunari, Episcopato di Torcello (EpT), b. 13, c. 289r, 22 aprile 1690. 
[5]Archivio di Stato di Venezia (ASV), Podestà di Torcello, b. 567, fasc. Treporti. 
[6]EpT, B. 16, reg. Liber visitationum totius Diocesis Torcellane, Marci Iustiniani episcopi. 1698, c. 22v. 
[7]EpT, B. 15, reg. Visitationum liber, cc. 193r-197r. 
[8]ASV, Podestà di Torcello, B. 391, verbale di sequestro dei beni di Antonio Pirona in data 30.11.1742. 
[9]EpT, b. 16,  reg.   Visitatio universae dioecesis, ab ill.mo et rev.mo d.d. Nicola Antonio Iustiniano incEpTa ammo MDCCLV, et anno MDCCLVII completa, cc. 21r-22v 
[10]Biblioteca del Museo Correr, Venezia, ms. PdC 2022. 
[11]ASV, Podestà di Torcello, B. 573, foglietto volante. 
[12]EpT, B. 16, reg. Liber visitationum dioecesis torcellanae...Vincentio Maria  Diedo...1737-1739, c. 100. 
[13]ASV, Podestà di Torcello, B. 390, 31 luglio 1743. 
[14]ASV, Notarile, Atti, B. 15254.143. 
[15]ASV, Podestà di Torcello, b. 287, 31 luglio 1752. 
[16]ASV, Capi del Consiglio di dieci, Lettere dei Rettori, b. 79,  28 aprile 1755.                                                       [17]EpT, B. 30.