Da del 1.4.98

 

GEOVA NON È IL NOME DI DIO
MA UN MOSTRO FILOLOGICO

di Gianfranco Ravasi


  

"Geova" è la più nota forma del nome divino, anche se gli ebraisti preferiscono "Yahweh" o "Yhwh". La cartolina che vi accludo è di una vostra chiesa e c’è scritto un nome: toglietelo.

(Cartolina non firmata)
   

Una mia risposta di qualche tempo fa sull’esegesi biblica dei Testimoni di Geova ha avuto uno strascico scontato. Alcuni geovisti e qualche cattolico "pencolante" mi hanno scritto Chiesa di Vezzo a Gignese (Vb).lettere chilometriche in difesa di quelle scelte teologiche che contestavo e che, con me, contestano tutti gli esegeti di ogni confessione cristiana. Da un lato, sono felice che alcuni Testimoni di Geova leggano Famiglia Cristiana e non solo il loro foglio radicale e fondamentalista, quella Torre di guardia che qualche volta hanno offerto anche a me nelle stazioni. D’altro lato – e lo dico senza accanimento – le "difese" contenute negli scritti che ho ricevuto sono così zeppe di luoghi comuni e approssimazioni da meritare, più che lunghe repliche (qui impossibili), un caloroso invito allo studio di buone introduzioni o commenti biblici di esegeti cattolici o protestanti o ortodossi o ebrei o neutri.
  

Dove sono i veri esegeti?

Sottolineo: veri esegeti e non autori americani ignoti e di ovvio apostolato geovista. Né basta, come fa un lettore, usare il greco del computer ad avallare le proprie tesi: tra l’altro questo lettore torinese non scrive una sola parola greca in modo corretto. Non voglio neppure ritornare sugli assurdi a cui può condurre il letteralismo geovista né sulle divertenti libertà che al contrario essi si prendono, quando devono salvaguardare qualche loro tesi. Il dialogo è possibile solo quando si ha un terreno comune di discussione che sia scientifico (storico, letterario, teologico) e rigoroso. Altrimenti si può solo lasciare spazio alla carità.

In proposito desidero rispondere al lettore cattolico che mi invitava a essere "ecumenico" e "tollerante". Se mi conoscesse di più, scoprirebbe di sfondare una porta aperta. Questo, però, non significa che la verità non abbia il dovere di avanzare le sue esigenze prima di cedere il passo alla carità: è facile citare l’antico motto «Amicus Plato, sed magis amica veritas», che Lutero nella sua opera De servo arbitrio aveva così rielaborato: «È amico Platone, è amico Socrate, ma prima bisogna onorare la verità». Ai cattolici, però, vorrei riservare un appunto. Quante volte chiudono la porta in faccia ai Testimoni di Geova non tanto per la loro petulanza quanto per la propria ignoranza o insicurezza religiosa! Bastano un paio di citazioni bibliche imparate a memoria e un’argomentazione approssimativa a bloccare la bocca al cattolico?
  

Cattolici, studiate anche voi!

Il mio appello alla conoscenza seria delle Scritture lo vorrei, perciò, ribadire equanimemente anche per i cattolici, che pure hanno fatto passi enormi in questi ultimi decenni nel senso di una lettura genuina e valida della Bibbia. A loro, ma anche ai Testimoni, rinnoverei l’invito a leggere la Bibbia per la famiglia che il nostro giornale ha ormai completato per l’Antico Testamento e che a settembre riprenderà per il Nuovo. Desidero, però, in conclusione raccogliere e replicare a una delle più accese proteste geoviste, quella riguardante il loro stesso nome, ahimè, segnato da un assurdo linguistico, fiorito nel Medioevo e da allora perpetuato in ambito cristiano (la cartolina ne è un esempio).
  

Una lingua senza vocali

Il nome divino è composto nella Bibbia ebraica da quattro consonanti J-H-W-H che ricorrono ben 6.828 volte nell’Antico Testamento (leggi Esodo 3). Come è noto, l’ebraico – come le altre lingue semitiche – si scriveva originariamente senza le vocali perché le consonanti bastavano a definire significato e pronunzia. Quando in epoca cristiana anche gli Ebrei cominciarono a faticare nel leggere il testo biblico solo in consonanti, alcuni maestri, detti Masoreti, aggiunsero sotto le lettere dei piccoli segni convenzionali per le vocali, segni che ancor oggi si appongono nelle edizioni delle Scritture ebraiche.

Ora, il nome sacro di Dio (JHWH) non veniva pronunziato ma sostituito con un’altra parola, Adonaj, cioè "Signore". Che cosa fecero quei maestri per far leggere in questo modo il nome divino? Alle consonanti JHWH aggiunsero le vocali del termine sostitutivo Adonaj che in ebraico sono e/o/a. Quanti non conoscevano questa prassi lessero materialmente la parola e dettero origine al "mostro" filologico Jehowah o Geova, che è del tutto aberrante e abbandonato dagli studiosi, i quali ipotizzano al massimo come lettura più probabile Jahweh. Essi, però, preferiscono evitarne l’uso, anche per rispetto verso gli Ebrei, e allora lasciano solo le quattro consonanti Jhwh oppure usano "Signore" o altri termini sostitutivi; comunque non accettano mai l’improponibile "Geova".

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