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  metal  

 Thirteen Autumns And A Widow
 Cradle Of Filth

1998 

Cruelty and the Beast

Cruelty And The Beast

1.  Once Upon Atrocity
2.  Thirteen Autumns And A Widow
3.  Cruelty Brought Thee Orchids
4.  Beneath The Howling Stars
5.  Venus In Fear
6.  Desire In Violent Overture
7.  The Twisted Nails Of Faith
8.  Bathory Aria
9.  Portrait Of The Dead Countess




In Cruelty and the Beast, uscito nel 1998 presso la Music for Nations, i Cradle of Filth rivisitano in maniera personale le vicende della famosa contessa ungherese, ponendo anche particolare enfasi sulla mitologia arcaica che guida i rituali di magia nera cui ella si dedicava e senza trascurare l’alone di perversa sensualità che circonda la sua figura. In un alternarsi di pezzi veloci con romantiche e sinfoniche melodie, il gruppo inglese riesce sì ad angosciarci, ma anche a sedurci trasmettendo un crescendo di emozioni cui non si può certo restare indifferenti.

THIRTEEN AUTUMNS AND A WIDOW

Spawned wanton like blight on an auspicious night
Her eyes betrayed spells of the moon’s
eerie light
A disquieting gaze forever ghosting
far seas
Bled white and dead, Her true mother
was fed
To the ravenous wolves that the elements
led
From crag-jagged mountains that seemingly grew in
unease

Through the maw of the woods, a black carriage was
drawn
Flanked by barbed lightning that hissed of the storm
(Gilded in crests of Carpathian breed)
Bringing slaves to the sodomite for the new-born
On that eve when the Countess’ own came deformed
A tragedy crept to the name Bathory

Elizabeth christened, no paler a rose
Grew so dark as this sylph
None more cold in repose
Yet Her beauty spun webs
Round hearts a glance would betroth

She feared the light
So when She fell like a sinner to vice
Under austere, puritanical rule
She sacrificed...
Mandragora like virgins to rats in the wall
But after whipangels licked
prisoners, thralled
Never were Her dreams so maniacally cruel
(And possessed of such delights)
For ravens winged Her nightly flights
Of erotica
Half spurned from the pulpit
Torments to occur
Half learnt from the cabal of demons
In Her
Her walk went to voodoo
To see Her own shadow adored
At mass without flaw
Though inwards She abhored
Not Her coven of suitors
But the stare of their Lord

“I must avert mine eyes to hymns
For His gaze brings dogmas to my skin
He knows that I dreamt of carnal rites
With Him undead for three long nights”

Elizabeth listened
No sermons intoned
Dragged such guilt to Her door
Tombed Her soul with such stone
For She swore the Priest sighed
When She knelt down to atone...

She feared the light
So when She fell
Like sinner to vice
Under austere, puritanical rule
She sacrificed
Her decorum as chaste
To this wolf of the cloth
Pouncing to haunt
Her confessional box
Forgiveness would come
When Her sins were washed off
By rebaptism in white...

The looking glass cast Belladonna wreaths
’Pon the grave of Her innocence
Her hidden face spat murder
From a whisper to a scream
All sleep seemed cursed
In Faustian verse
But there in orgiastic Hell
No horrors were worse
Than the mirrored revelation
The She kissed the Devil’s phallus
By Her own decree...

So with windows flung wide to the menstrual sky
Solstice Eve She fled the castle in secret
A daughter of the storm, astride Her
favourite nightmare
On winds without prayer
Stigmata still wept between Her legs
A cold bloodedness which impressed new hatreds
She sought the Sorceress
Through the snow and dank woods to
the sodomite’s lair

Nine twisted fates threw hewn bone die
For the throat of Elizabeth
Damnation won and urged the moon
In soliloquy to gleam
Twixt the trees in shafts
To ghost a path
Past the howl of buggered nymphs
In the sodomite’s grasp
To the forest’s vulva
Where the witch scholared Her
In even darker themes

Amongst philtres and melissas
Midst the grease of strangled men
And eldritch truths, elder ill-omen
Elizabeth came to life again

And under lacerations of dawn She returned
Like a flame unto a deathshead
With a promise to burn
Secrets brooded as She rode
Through mist and marsh to where
they showed
Her castle walls wherein the restless
Counted carrion crows

She awoke from a fable to mourning
Church bells wringing Her madly
from sleep
Tolled by a priest, self castrated and
hung
Like a crimson bat ’neath the belfry
The biblical prattled their mantras
Hexes six-tripled their fees
But Elizabeth laughed, thirteen Autumns had passed
And She was a widow from god and His wrath, finally...
TREDICI AUTUNNI E UNA VEDOVA

Nata sfrenata come la sventura in una notte propizia
I Suoi occhi rivelavano le magie della misteriosa
luce lunare
Uno sguardo inquietante vagheggiante in eterno di
mari lontani
Dissanguata e ridotta allo stremo, la Sua vera madre
fu nutrita
Nei luoghi dei lupi affamati che gli elementi guidavano da
monti
Dalle rocce frastagliate che sembravano crescere dal
malessere

Attraverso le fauci dei boschi, era trainata una nera
carrozza
Fiancheggiata dal fulmine pungente sibilante di tempesta
(Colorato d’oro nei monti della stirpe carpaziana)
Portando gli schiavi del sodomita per la neonata
Quella sera in cui quella della Contessa giunse deforme
Una tragedia arrivò strisciando nel casato Bathory

Battezzata Elizabeth, una rosa non era più pallida
Cresceva nera come una silfide
Nessuno nel riposo era più freddo
Eppure la Sua bellezza tesseva tele
Attorno a cuori promessi da uno sguardo

Lei temeva la luce
Così quando cedette come un peccatore al vizio
Sotto un’autorità austera e puritana
Lei compì il sacrificio...
Di vergini simili alla mandragola fino ai topi nel muro
Ma dopo che angeli con la frusta ebbero leccato
i prigionieri, ridotti in schiavitù
I Suoi sogni non furono mai così follemente crudeli
(E posseduti da tali delizie)
Perché i corvi mettevano le ali ai Suoi voli notturni
Di eros
Per metà ripudiata dal pulpito
Future torture
Per metà istruita dalla cabala dei demoni
Dentro di Lei
Il Suo cammino arrivò al voodoo
Per vedere adorata la Sua stessa ombra
Nella messa impeccabile
Nell’intimo Lei aborriva
Non la Sua congrega di pretendenti
Ma lo sguardo fisso del loro Signore

“Devo chinare gli occhi miei agli inni
Perché lo sguardo di Lui porta i dogmi sulla mia pelle
Egli sa che io ho sognato di riti carnali
Con Lui non-morto per tre lunghe notti”

Elizabeth non ascoltava
Nessun sermone intonato
Si trascinò una tale colpa alla Sua porta
Seppellì la Sua anima sotto una tale pietra
Perché il Prete gemeva per le Sue bestemmie
Quando Lei si inginocchiava per fare penitenza...

Lei temeva la luce
Così quando cedette
Come un peccatore al vizio
Sotto un’autorità austera e puritana
Lei sacrificò
La Sua dignità come immacolata
A questo lupo del clero
Che si piombava per infestare
Il Suo confessionale
Il perdono sarebbe arrivato
Quando i peccati di Lei sarebbero stati lavati via
Da un nuovo battesimo in bianco...

Lo specchio gettava corone di Belladonna
Sulla tomba della Sua innocenza
Il Suo viso nascosto sputava fuori l’assassinio
Da un sussurro a un urlo
Il sonno sembrava maledetto
In versi Faustiani
Ma lì, in un Inferno orgiastico
Nessun orrore era peggiore
Della rivelazione riflessa
Ella baciò il fallo del Diavolo
Su Suo decreto...

Così con le finestre spalancate sul cielo mestruale
La Vigilia del Solstizio fuggì in segreto dal castello
Una figlia della tempesta, a cavallo del Suo
incubo preferito
Su venti senza prece
Le stimmate Le stillavano ancora tra le gambe
Una natura a sangue freddo che segnò nuove inimicizie
Lei andò in cerca della strega
Attraverso la neve e i boschi umidi verso
il covo del sodomita

Nove fati contorti gettavano il dado d’osso squadrato
Per la gola di Elizabeth
La dannazione aveva la meglio e spingeva la luna
A brillare in soliloquio
In raggi tra gli alberi
Un sentiero per gli spettri
Oltre i gemiti di ninfe sodomizzate
Nell’abbraccio del sodomita
Verso la vulva della foresta
Dove la strega La istruiva
In argomenti ancor più oscuri

Tra filtri e melisse
Tra il grasso di uomini strangolati
Ed arcane verità, cattivo auspicio antico
Elizabeth venne nuovamente alla vita

E sotto le lacerazioni dell’alba Lei ritornò
Come una fiamma in un teschio
Con una promessa per bruciare
Segreti covati mentre Lei cavalcava
Attraverso la nebbia e la palude verso il luogo dove
mostrarono
Le mura del Suo castello dove gli scontenti
Contavano le cornacchie

Si svegliò al lutto da una favola
Mentre le campane della chiesa La strappavano follemente
al sonno
Suonate a morto da un prete, castratosi da sé ed
impiccatosi
Come un pipistrello cremisi sotto il campanile
I biblici blateravano i loro mantra
Le streghe triplicarono sei volte le loro tariffe
Ma Elizabeth rideva, tredici Autunni erano passati
E Lei era vedova di dio e dell’ira di Lui, finalmente...
 



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