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 Il vampiro gentiluomo
 Intervista a Chelsea Quinn Yarbro
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Chelsea Quinn Yarbro
Per gli amanti dell’horror e delle storie di vampiri Chelsea Quinn Yarbro non ha certo bisogno di presentazioni. Di recente è stato pubblicato in Italia Le Cronache di Saint-Germain, il sesto libro dell’omonimo ciclo, di cui abbiamo parlato diffusamente sul blog. Grazie alla Gargoyle Books, abbiamo avuto la possibilità di intervistare la scrittrice americana.

Catafalco: Nella prefazione a Le Cronache di Saint-Germain vediamo come mai, partendo da un personaggio realmente esistito, ha ideato il vampiro protagonista di una fortunata serie. Può illustrarci perché, fra tanti pittoreschi personaggi storici, ha scelto proprio lui e, seppur si tratti di un vampiro, ha fatto sì che si presenti come un vero e proprio gentiluomo invece che come uno spietato succhiasangue?

CQY: Quando incominciai a lavorare ad Hotel Transilvania nell’inverno 1970/71, avevo pensato di usare il Conte Saint-Germain storico come personaggio secondario, più o meno come Petronio in Giochi di Sangue. Ma più facevo ricerche su di lui, più sembrava essere il vampiro perfetto per la storia. La sua affermazione di avere tre-quattromila anni di età e di bere l’Elisir della Vita per conservare la sua longevità sembrava fatta apposta per i miei scopi, così lo misi al centro del palcoscenico e da allora ci è rimasto.
È un gentiluomo perché, a mio avviso, quando hai perso la tua cultura, la tua lingua, la tua gente, il tuo paese e il tuo contesto, se vuoi rimanere almeno un poco umano, ci riesci aiutando le persone che ti circondano. Inoltre, lui ha imparato e visto molto, cosa che gli fa apprezzare la cortesia.

C.: Saint-Germain è un vampiro vecchio di 4000 anni, ma nei vari romanzi leggiamo solo brevi passaggi sui primi 2000 anni della sua vita (la prima avventura in ordine cronologico di cui leggiamo per esteso è quella di Giochi di Sangue). Come mai? Non ha mai pensato di ambientare un romanzo del Conte nell'antichità, ad esempio in Egitto o in Grecia?
CQY: In realtà c’è un libro della serie che tratta di uno scavo in Egitto, di cui è per lo più protagonista Madelaine de Montalia, ma inframezzato con commenti di Saint-Germain e memorie dei secoli vissuti lì, intitolato Out of the House of Life [«Fuori dalla Casa della Vita»]. È quanto all’incirca voglio andare indietro con lui. Prima di allora non era molto istruito né umano.

C.: Quali scrittori, secondo lei, hanno apportato il maggior contributo alla narrativa relativa alla figura del vampiro?
CQY: Bram Stoker, John Polidori e Sheridan Le Fanu, senza alcun dubbio. Furono loro a fissare i modelli letterari di base che stiamo tutti usando ancora oggi.

C.: Alcuni critici l’hanno definita l’anti-Anne Rice. Si riconosce in questa “etichetta”?
CQY: Nel senso che entrambe abbiamo manipolato l’archetipo del vampiro, sì, ma per il resto è come paragonare mele e arance - il suo lavoro e il mio sono diversi, come quello di qualsiasi altro scrittore.

C.: Lei è stata la prima a rivoluzionare il mito del vampiro, umanizzandolo e, pur conservandone i connotati gotici, lo ha detronizzato dal ruolo di villain. Conseguentemente ha aperto la strada a molte scrittrici fino ad arrivare alle moderne Meyer e Smith. Come giudica i loro moderni vampiri, oggi tanto apprezzati dal pubblico?
CQY: Sono sempre contenta quando un genere o un sottogenere, com’è indubbiamente la vampire story, conquista nuovi lettori. E, siccome nessuno sa dove colpirà il fulmine letterario, chiunque abbia successo è di buon auspicio per tutti quelli che lavorano nel settore.

C.: Quali sono le sue letture preferite e quali gli scrittori che l’hanno maggiormente influenzata nel corso della sua brillante carriera?
CQY: William Shakespeare. Abbraccio la vecchia tradizione per cui, se intendi rubare, ruba al migliore. Poi Monteverdi, Bellini, Verdi, Rossini, Puccini, Mussorgsky, Stravinsky, Prokoffiev e Poulenc. Di solito ascolto l’opera quando lavoro, e probabilmente qualcosa della sua intensità penetra nella pagina.

C.: Quale attore, secondo lei, sarebbe il candidato ideale per interpretare Saint-Germain in un eventuale film e perché?
CQY: La mia scelta in merito è cambiata negli anni. E dato che, se mai verranno tratti dei film dai miei libri (sarei entusiasta se accadesse, ma non trattengo il fiato nell’attesa), probabilmente non avrò voce in capitolo, dirò soltanto che spero che l’attore sia cresciuto, non sia troppo belloccio, e che sia basso. Ah, sì, e che sia intelligente.

C.: Qual è stato il suo primo incontro col vampiro?
CQY: Sono una scrittrice che si fa guidare dal personaggio: le persone dei miei racconti devono “animarsi” per me, e, quando questo accade, sono pronta a scrivere. Quando mi risolsi su Saint-Germain, lessi tutto ciò che potevo sul personaggio storico, presi nota di ciò che diceva di se stesso, e ne feci l’architrave per il personaggio e la serie. L’unica cosa che ho rivendicato per lui è il vampirismo. Mi ha preso più tempo definire Roger, anch’egli basato su un personaggio reale. Ventitrè libri dopo, Saint-Germain mi parla ancora - nel senso che il personaggio rimane vitale e presente nella mia mente - e con il ventiquattresimo libro ormai finito, continuerò con il venticinquesimo nel giro di qualche mese.

La ringraziamo per la disponibilità e la gentilezza. Le rinnoviamo i nostri complimenti per il suo meraviglioso lavoro, che apprezziamo molto. Al prossimo romanzo!

Grazie a voi per l’intervista,

I miei migliori auguri,

Quinn.



* Intervista rilasciata il 31-12-2009.





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