BIBLIOTECA




La biblioteca comunale "Corrado Alvaro", si trova in contrada Andreotta di Castrolibero, all'interno del centro di aggregazione sociale "Isabella Quintieri".
Nella biblioteca si conservano circa 3000 volumi, la stessa è aperta al pubblico nelle giornate di lunedi, mercoledi e giovedi.
Ne è Direttore il Prof. Vincenzo Altomare.

Dati aggiornati al 31/12/2005 -

 
LE FOTO E IL PROGETTO CULTURALE

Il Direttore della Biblioteca, Prof. Vincenzo Altomare
(Foto 2005)

Biografia del Prof. Vincenzo Altomare

La sede della Biblioteca Comunale nel Centro di aggregazione Sociale "Isabella Quintieri" di contrada Andreotta

Una delle moderne sale di lettura

Una parte del ricco patrimonio librario della biblioteca

Le postazioni "Internet"

Il Prof. Vincenzo Altomare
PROGETTO CULTURALE
BIBLIOTECA COMUNALE
CASTROLIBERO
“Corrado Alvaro”

di Vincenzo Altomare
24 ottobre 2004


“Guardate i campioni della Calabria (…) non trovate che torri di giustizia e castelli di utopia (…) Un abate Gioacchino, un san Francesco di Paola, un Campanella, un Telesio dominano questa regione come segni di quel genio tutto proprio della regione di abbracciare le grandi idee di abnegazione, di impersonare la missione dell’uomo nel viaggio verso la giustizia (…) e l’universo, considerato come una sola grande famiglia”.
(Corrado Alvaro, tratto da Calabria)

 


Breve storia generale della Biblioteca

“Scrivere è pensare, vivere, pregare”
(Thomas Merton)

La biblioteca è un’istituzione culturale che ha una storia.
Probabilmente, le prime biblioteche sono da considerare quelle assire, i cui testi erano costituiti da incisioni a caratteri cuneiformi su tavolette di terracotta. La più importante fra queste biblioteche è quella di Assurbanipal, contenente circa 22.000 testi e risalente al XIX secolo a.C.
In Egitto, famosa fu la biblioteca dei Tolomei, che conteneva oltre 700 mila volumi su papiro. La biblioteca di Alessandria, poi, divenne famosa per la qualità del servizio che riuscì a offrire nei 200 anni di storia che ebbe (284-47 a.C.)
Tra le biblioteche dell’antichità, è importante segnalare anche quella di Attalo I di Pergamo.
A Roma, nell’epoca imperiale, furono aperte le prime biblioteche pubbliche sull’Aventino e sul Palatino: se ne potevano contare circa 30. Successivamente, con l’avvento del cristianesimo, nacque la biblioteca di Gerusalemme su iniziativa del vescovo Alessandro (215-250 d.C.)
A seguito delle invasioni barbariche, molti testi conservati in Europa furono preservati dai monaci benedettini. Nello stesso periodo, in Calabria, fu Cassiodoro che formò una propria biblioteca nel Vivarium di Squillace. Con la rinascita carolingia, sotto l’impulso del monaco irlandese Colombano si formarono e conservarono grandi raccolte di libri: come a Bobbio, a Nonantola, a Montecassino.
Nel IX secolo nacquero le biblioteche capitolari (o monastiche) delle quali si avvalsero i primi umanisti.
Anche nel mondo arabo e nei suoi avamposti europei (come in Spagna, a Cordova) troviamo grandi esempi di biblioteche: come quella di Bagdad, di Bassora o, ancora, di Aleppo.
Durante il Rinascimento, grazie all’opera di intellettuali, principi e mecenati le biblioteche conobbero una grande fioritura.
Con la rivoluzione di Gutenberg (XV secolo) e la nascita della tipografia, le biblioteche ebbero grande impulso. Inoltre nel XVI secolo nacquero le prime case editrici. Nel settecento illuminista, in attuazione alla grande rivoluzione culturale attivata dai philosophes e da molti free thinkers (liberi pensatori), le biblioteche – insieme ai salotti, alle scuole, alle università – divennero veri e propri centri culturali.
Fu in questo periodo che in Italia, sorsero importanti biblioteche, come l’Ambrosiana a Milano e la Casanatense, l’Angelica e l’Alessandrina a Roma.
Dal XIX in poi, a seguito della confisca dei beni immobili in possesso degli ordini religiosi ed ecclesiastici, le biblioteche divennero proprietà dello Stato e/o di enti pubblici.

 

Breve storia del libro

“leggiamo per sapere che non siamo soli”
(A. Hopkins)


Dopo l’uso delle tavolette in terracotta, furono i rotoli i più antichi antenati del libro. Il rotolo era un foglio tratto da uno strato interno alla corteccia dell’albero detto, per l’appunto, liber.
Venne poi avvolto intorno ad una bacchetta (umbiculus) di legno o di avorio. Nel II secolo a.C. fu introdotto l’uso della pergamena, i cui fogli erano piegati, sovrapposti e legati l’un l’altro.
Fino al XV secolo, i testi furono scritti dagli amanuensi e dai monaci conventuali negli scriptoria.
Da questo secolo in poi si ebbero i primi manoscritti stampati, di duplice configurazione: o a caratteri fissi (xilografici) o a caratteri mobili (incunaboli). Di entrambi ne fu l’inventore Gutenberg. I primi incunaboli non avevano né titolo né frontespizio. Il testo incominciava con una breve introduzione (incipit) e finiva con un piccolo paragrafo (colophon).
Successivamente nacque il frontespizio nel quale si indicava l’autore, il titolo, il produttore. Divenne così una sorta di pagina ‘pubblicitaria’.
Dall’ottocento in poi, grazie alla nascita della scuola obbligatoria, agli sviluppi dei media, all’urbanesimo, agli sviluppi della società industriale, la produzione e la diffusione del libro aumentò vertiginosamente anche per via della fabbricazione meccanica della carta che sostituì la lavorazione manuale.
Nacque anche la stereotipìa, grazie alla quale potevano essere conservate le pagine già composte per future ristampe.
La stampa dei testi fu realizzata tramite macchine a vapore e macchine finalizzate alla composizione (linotype e monotype), che garantirono 6000 battute anziché le 2000 tradizionali.
Nel XX secolo la produzione-diffusione del libro divenne fenomeno di massa, penetrando in tutti gli strati sociali e favorendo, così, la democratizzazione della cultura e del sapere nonché la sua diffusione di massa. Nacquero i ‘tascabili’, in brossura e le edizioni economiche di opere importanti (paperbacks); i centri di diffusione non sono più solo le librerie, ma anche diversi esercizi commerciali (edicole, giornalai, distributori).


Identità e finalità della Biblioteca comunale di Castrolibero

“Essere significa comunicare. Essere significa essere per l’altro e, attraverso l’altro, per sé. L’uomo non possiede un territorio ‘interno’ sovrano. Egli è integralmente e sempre su una frontiera: guardando dentro di sé, guarda negli occhi altrui o attraverso gli occhi altrui. Non posso fare a meno dell’altro, non posso divenire me stesso senza l’altro”
(Michail Bachtin, tratto da Dostoevskij)


Le finalità e l’identità della Biblioteca Comunale sono ben delineate nell’articolo 2 del Regolamento, approvato dal Consiglio Comunale lo scorso 30 settembre 2003:

“la BC persegue le seguenti finalità: concorrere alla formazione globale della persona umana e d ei cittadini e alla diffusione della conoscenza – in tutti i settori nei quali si articola – nel pieno rispetto della pluralità delle opinioni. Così intesa, la BC svolge soprattutto una funzione educativa, secondo le sue specifiche competenze, interagendo con le famiglie, le scuole e tutte le istituzioni educative presenti e operanti in Castrolibero”.

Abbiamo sempre pensato che una Biblioteca, soprattutto se comunale – ossia se di tutte le persone di tutti i cittadini che formano una comunità – non possa né debba ridursi ad un semplice deposito di libri, ma debba tradursi in un crocevia di idee, di persone, di culture, di opinioni, un punto di convergenza fra soggetti diversi ma dialoganti, uno dei luoghi dove la conoscenza non viene semplicemente depositata ma, soprattutto, rielaborata e finalizzata all’educazione degli uomini.
Come tale, la nostra Biblioteca è chiamata a favorire il senso di appartenenza ad una comunità e il senso di cittadinanza attiva, ossia di partecipazione alla vita sociale, culturale e politica di Castrolibero. Ecco cosa vogliamo diventi la nostra Biblioteca: un luogo conviviale fra i saperi e le culture, uno spazio di partecipazione, di incontro e di confronto fra persone e cittadini di diversa provenienza ideologica.
A questo punto dobbiamo chiederci: come caratterizzare la nostra Biblioteca comunale in un’area urbana che vanta (a giusto titolo) la presenza di importanti e storiche biblioteche (come, ad esempio, la Biblioteca Civica sita in Cosenza)? Perché dei lettori dovrebbero trovare interessante frequentare la Biblioteca comunale di Castrolibero quando potrebbero fruire dei servizi di altre biblioteche?
La risposta sta nella scelta di fondo per la quale abbiamo optato e che riassumiamo in poche righe.

Tenendo conto del fatto che Castrolibero è collocata in un’area geo-culturale e socio-politica peculiare, che la vede contigua alle città di Cosenza e di Rende (e dunque, contigua anche alle biblioteche consentine e alla città dei saperi, ossia all’università), abbiamo pensato che, per evitare di ridursi a essere una sorta di doppione di biblioteche già esistenti, la Biblioteca di Castrolibero deve specializzarsi in quattro settori fra i più importanti della nostra epoca: quello pedagogico-interculturale, quello ecopedagogico, quello ecumenico e interreligioso, quello della letteratura dei ragazzi.
Addirittura, avremo un ambito relativo alla musica classica, per attivare con soggetti competenti itinerari educativi alla conoscenza e all’ascolto ‘formativo’ di ciò che costituisce un patrimonio inestimabile di tutto il genere umano!
Ciò non vuol dire affatto che mancherà una sezione generale, dove compaiano libri di letteratura, di scienze, di filosofia e quant’altro. No: la nostra sarà una biblioteca di tutti e per tutti.
Anche per questo saranno installate nella nostra Biblioteca ben 5 postazioni computers, che garantiranno ai nostri futuri lettori appropriate ricerche da poter effettuare tramite collegamenti via Internet. In tal modo, con l’ausilio dei nuovi ‘mediatori didattici’, la nostra Biblioteca sarà anche una mediateca!

Ma è importante coltivare e far crescere i settori su menzionati, perché in tal modo la Biblioteca comunale di Castrolibero ricoprirà una specifica funzione formativa, educativa e di ricerca nel più vasto ambito culturale dell’area delle Serre e dell’area urbana.
Una biblioteca che diventerà uno spazio di studio, di ricerca, di confronto e di rielaborazione di temi cruciali che agitano le nostre coscienze e i popoli della Terra.


Settore pedagogico-interculturale.

“l’uomo che trova dolce la sua patria non è che un tenero principiante; colui per il quale ogni terra è come la propria è già un uomo forte; ma solo è perfetto colui per il quale tutto il mondo non è che un paese straniero”
(Ugo di san Vittore)


L’antropologia culturale ci ha insegnato, soprattutto nel novecento, che ogni cultura è meticcia. Ossia, che ogni cultura è nata grazie alla contaminazione con altre culture. Si è sviluppata da sé, ma non da sola. E, dunque, non esiste una cultura indipendente dalle altre: esistono solo culture interdipendenti con le altre!
E questo già fin dalla loro genesi.
I portoghesi sono la risultante della contaminazione fra lusitani, celti, romani, arabi; gli italiani non sono romani, celti, greci, normanni, longobardi, arabi, bizantini, e via dicendo? Gli inglesi non sono forse la risultante di angli, sassoni, normanni, iuti, celti, ecc…?
Se questo dato antropologico (e, dunque, scientifico) è ormai acquisito, allora ne dobbiamo dedurre che l’unico modello ipotizzabile nella nostra epoca, dove le contaminazioni sono sempre più ‘strutturali’, è quello relazione e interculturale.
Ma interculturalità significa superare alla radice ogni forma di etnocentrismo (e, dunque, di razzismo) per imparare a convivere con l’altro; vuol dire scoprire l’altro che è in me, l’altro che è di fronte a me e che mi provoca con il suo volto. Significa, per noi europei, superare ogni forma di eurocentrismo, così come ogni forma di idolatria della patria e della nazione per incamminarsi verso l’uomo planetario che sta sorgendo. E perciò è necessario creare spazi educativi e formativi volti a conoscere l’altro e le sue culture. Uno dei sentieri più importanti di questo settore sarà costituito dalla conoscenza (finalizzata alla pratica) della nonviolenza, dei suoi maestri e testimoni, i quali non hanno mancato di mostrarne l’efficacia etica e politica, soprattutto nel novecento.

Settore ecopedagogico.

“l’uomo non è padrone della creazione. Bisogna passare all’ecosofia, cioè alla saggezza stessa della terra di cui l’uomo prenderebbe coscienza e si farebbe portavoce”
(R. Pannikkar)


La nostra epoca ha da molto tempo maturando una nuova sensibilità verso la natura; l’uomo, pur se tra mille contraddizioni, si sta riscoprendo come parte viva di essa.
Apparteniamo alla natura, ma a volte ne (ab)usiamo come se fosse una nostra proprietà.
Jonas, noto filosofo tedesco, ha scritto nel suo libro Il principio responsabilità che la natura ha i suoi diritti e l’uomo è chiamato a riconoscerli e rispettare fino in fondo.
Ma questa presa di coscienza, che attua una vera e propria rivoluzione culturale, richiede percorsi educativi precisi. Qui entra in scena l’ecopedagogia, ossia “la riflessione su una teoria e una prassi educativa che tengano conto che l’uomo ha il diritto/dovere non di essere il dominatore della Terra, ma soprattutto il principale custode delle sue risorse, delle sue bellezze e delle diverse forme di vita” (CEM Mondialità, maggio 2004)


Settore ecumenico e interreligioso.

“Non ci sarà pace nel mondo finchè non ci sarà pace tra le religioni”
(Hans Kung)

Le religioni sono fonti di identità, ma possono diventare sia strumenti di apertura, di critica sociale e di dialogo che di violenza, di integralismo e di sopraffazione.
Il nostro mondo, globale e interdipendente, non sarebbe comprensibile senza un esplicito riferimento alla galassia composita e articolata delle religioni.
“non è religioso, ma ha una forte connotazione confessionale, il sanguinoso conflitto nord-irlandese tra cattolici e protestanti. Le guerre balcaniche hanno registrato un aspro antagonismo tra cattolici (croati), ortodossi (serbi) e musulmani (bosniaci). Nelle repubbliche baltiche e in molte parti dell’ex Unione sovietica la lotta tra cristiani ortodossi e uniati è sempre aperta. In Asia e in africa le lotte politiche e le stragi assumono connotazioni religiose intrecciandosi con le ragioni etnico-tribali” (G. Novelli)
Conoscere il fatto religioso, conoscere le religioni vuol dire mettersi nelle condizioni di favorire percorsi educativi volti a comprendere meglio il nostro mondo e a imparare a convivere.


Settore ragazzi


“Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”
(Antoine de Saint-Exupery)


Chi è un bambino ? E chi un ragazzo? Un problema? Una risorsa? Domande aperte, ma una risposta c’è ed è anche sicura: ogni ragazzo è un seme di futuro, una possibilità di dare una direzione nuova alla nostra storia. Ogni bambino che nasce è la dimostrazione del fatto che Dio non si è ancora stancato dell’umanità.
Noi insegnanti lo sappiamo bene: siamo educatori proprio perché vogliamo aiutare ogni ragazzo a noi affidato a trarre il meglio di sé e a finalizzarlo ad un valore importante. Perché, in fondo, i valori sono il sale della vita. La presenza di un settore qualificato di letteratura per ragazzi, supportato anche da testi di didattica, di narrativa e di classici è finalizzato proprio a questo obiettivo: contribuire a suscitare nei ragazzi l’amore per il libro e per la lettura e, attraverso questa passione, scoprire il senso della propria vita. Lo prevede perfino il Regolamento della Biblioteca, che all’articolo 3 comma e afferma:

“la BC promuove l’educazione alla lettura e alla ricerca degli studenti e di tutti i cittadini”

Metodologia di base.

La Biblioteca comunale, intesa come spazio educativo e culturale di tutti e per tutti, interagirà nel dialogo, nel confronto (osando proposte e ascoltando quelle provenienti da tutti i soggetti del territorio) con tutte le comunità educative del territorio (a partire dalla scuola) e si farà promotrice di iniziative culturali di vario tipo, volte soprattutto all’educazione alla lettura, consapevoli che una biblioteca debba in qualche modo suscitare i lettori più che aspettarli.
Attraverso un comitato di gestione, previsto dalla Legge Regionale 17/85, nel quale saranno rappresentati tutti i soggetti culturali del territorio, organizzerà attività culturali ed educative di vario genere, come previsto dall’articolo 3 del vigente Regolamento:

“ai sensi della LR 17/85, la BC opera per:
(…) organizzare attività culturali, quali: convegni, seminari di studio, attività di ricerca, video-proiezioni, esecuzioni musicali, collaborando anche con le associazioni culturali e le scuole di Castrolibero (art. 3 c); cooperare con le biblioteche di Cosenza, sia la Civica che la Nazionale, con particolare riguardo alla Biblioteca dei ragazzi; con la Biblioteca comunale di Rende; con le Biblioteche dell’UNICAL; con le biblioteche scolastiche di Castrolibero (art. 3 d)”


Conclusioni

Nel presentare per sommi capi il progetto culturale che sta alla radice delle attività di cui la nostra Biblioteca comunale (= BC) sarà promotrice a partire dal prossimo mese di ottobre, intendo precisare che non ho coltivato alcuna pretesa di esaustività. Ho una visione decisamente popperiana e gandhiana della conoscenza e di ogni impresa umana: ne riconosco la fallibilità e la strutturale incompiutezza.
Noi siamo solo ricercatori e procediamo per tentativi di soluzione ai quesiti che la vita ci pone di volta in volta. Abbiamo come nostra guida l’intelligenza; ma non una intelligenza ricurvata su se stessa, sazia della propria autosufficienza: proprio no! La nostra intelligenza cresce e matura solo nel dialogo, nel confronto anche serrato, ma sempre aperto, leale e costruttivo.
L’intelligenza è fatta per proporre soluzioni e ogni critica non può che essere funzionale a questo scopo.
Diversamente, potremo vantare il penoso record di essere stati, fra i viventi, quelli maggiormente dotati (e in modo così straordinario) di così grande dono dal processo evolutivo, ma di essere stati anche gli unici ad averlo così insipientemente … sprecato!

Il consulente
Vincenzo Altomare

 

 

Proposta di titolazione della Biblioteca comunale allo scrittore calabrese Corrado Alvaro (1895-1956)


Norman Douglas, scrittore inglese ‘controcorrente’, ha conosciuto la Calabria e l’ha descritta con passione e coinvolgimento straordinari in un libro che, a distanza di quasi un secolo, costituisce ancora una delle più belle e importanti opere sulla nostra regione: Old Calabria (1914).
Ma la Calabria, terra di pensatori (Pitagora, Telesio, Campanella), di teologi utopisti (Gioacchino da Fiore) e di profeti (san Francesco da Paola), terra di preti di frontiera (don Nicoletti, fondatore delle Casse rurali, don Mottola di Tropea, di don Vincenzo Padula e don Domenico Conti, entrambi da Acri, e mille altri) ha avuto anche, tra i suoi figli, chi l’ha celebrata, pur evidenziandone anche i limiti culturali, politici e sociali che nella prima metà del XX secolo l’hanno contraddistinta:

Corrado Alvaro, di San Luca (RC).


Famoso soprattutto per due libri, Gente in Aspromonte (1930) e L’età breve (1946), Alvaro crebbe in un contesto storico, sociale e culturale dominato dallo sviluppo industriale disomogeneo con i suoi aspetti moderni di crudeltà, spregiudicatezza e corruzione.
Partecipò alla prima guerra mondiale e collaborò con la ‘Stampa’ di Torino e ‘Mondo’ di Giovanni Amendola. Ebbe rapporti molto difficili con il regime fascista che si affermò in Italia tra il 1920 e il 1942-43.
Come intellettuale meridionale, ebbe sempre viva coscienza delle contraddizioni forti insite nello sviluppo economico e industriale diseguale dell’Italia; sapeva che dietro l’apparato tecno-industriale si celavano dissonanze culturali fra Nord e Sud del paese, fra lo Stato unitario e le strutture feudali della Calabria. Notava che nel sud mancavano strade, ferrovie, servizi civili fondamentali, come istruzione e formazione.
Appena ventenne, fu costretto a subire, come milioni di uomini e donne, il dramma della guerra, verso la quale ebbe sempre giudizi critici. Interpretò la guerra e il fascismo come le espressioni più eloquenti del trionfo del ricco sul povero, del potente sul debole, della retorica militarista sulla verità, dell’ipocrisia sulla franchezza.
Scrisse: “il fascismo è una specie di ebbrezza dell’affamato, un eccesso di pazzia per cui, in una famiglia povera, tutti i risparmi di intere generazioni vengono sperperarti nella speranza di una grande eredità”.
Anche come scrittore, privilegiò sempre la ‘gente povera’, di cui fu cantore, al punto che scrisse:
“nella mia vita di scrittore ho dedicato la maggior parte del mio lavoro alla gente povera di questa regione, procurandomi così il rancore della classe dirigente locale”.
Altri temi dei suoi racconti e romanzi furono: la famiglia e il lavoro – veri tessuti connettivi della Calabria -, il potere e la politica, l’appartenenza e l’identità calabrese, temi questi per i quali consiglio la lettura del saggio di Antonello Costabile Il potere di rinunzia, Editrice Cens 1998.
A conclusione di questa breve presentazione di Alvaro, annoto quanto
scrisse John Davenport nella prefazione all’edizione Giunti di Old Calabria (1992),

“sciocchi saranno davvero i giovani quando cesseranno di apprezzare la potente grazia di Old Calabria”,

così potremo dire, parafrasando il critico inglese, che sciocchi e insensati saremo noi se riusciremo nell’ardita impresa di dilapidare l’eredità inestimabile di un nostro fratello ‘di terra’, che tanto ha contribuito a farci prendere coscienza di quella dignità che altri, nel tempo, hanno invece cercato di sottrarci.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE DI CORRADO ALVARO

· Itinerario italiano, Bompiani,Milano 1995;
· L’Italia rinunzia?, Bompiani, Milano 1945;
· Incontri d’amore, Bompiani,Milano 1941;
· Opere (romanzi e racconti), Bompiani, Milano 1990;
· Settantacinque racconti,Bompiani, Milano 1955;
· Quasi una vita, Bompiani, Milano 1950;
· Un treno nel Sud, Bompiani, Milano 1958