Castrolibero si trova in provincia di Cosenza - Italy

 

 

IL PAESE DEGLI SCARPARI
Breve storia dell’artigianato calzaturiero di CASTROLIBERO

-Gli anni del miracolo 1925-1960-

 

Appunti per la  Storia di Castrolibero a cura di Alberto Anelli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Castrolibero – anni 1950-60 – Foto scattata da piazza Pandosia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Castrolibero – gennaio  2008

 

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MATERIALE INEDITO

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PREMESSA DELL’AUTORE

Quanto segue è stato da me scritto nel mese di gennaio 2008, grazie alle preziose testimonianze di Antonio Marigliano e Giuseppe Costabile – due vecchi artigiani delle scarpe, forse gli ultimi depositari della storia dell’artigianato calzaturiero di Castrolibero. Importanti  sono state, inoltre, le notizie fornitemi dal Sig. Caira Angelo della frazione Santa Lucia, dal Sig. Mario De Cicco e della Sig.ra Ida Paura del Centro Storico di Castrolibero e da tanti altri ancora, ognuno depositario di tante piccole briciole di storia narrata. Un ringraziamento particolare rivolgo anche al Professore Eugenio Morelli, che mi ha fornito sul tema altri particolari molto interessanti. Un pensiero, infine, a mia moglie Laura e ai miei figli Amatore e Serena per la loro pazienza, in quanto in questi mesi non ho fatto altro che intrattenerli su questo argomento.

I fatti qui raccontati si riferiscono ad un arco di tempo che si colloca più o meno a cavallo della seconda guerra mondiale. (anni 1925-1960), ma come vedremo, il fenomeno ha origini più antiche, individuabili dalla seconda metà del 1800 in poi.  Per quanto possibile ho cercato di rendere l’idea di come fosse organizzato, negli anni presi in esame, il complesso delle attività calzaturiere di Castrolibero. Oggi rimane il rimpianto che nessuno abbia pensato di organizzare le oltre 50 botteghe artigiane allora esistenti a Castrolibero, che davano lavoro ad oltre 130 persone e alle loro famiglie (senza calcolare l’indotto del comprensorio), in cooperative attive per l’acquisto e la vendita dei loro prodotti. I numeri di questo “miracolo” castroliberese sono imponenti. Nel periodo preso in esame possono calcolarsi per difetto circa 650 paia di scarpe prodotte al giorno, 14.300 al mese, 171.600 all’anno!([1]). Molto probabilmente oggi potremmo ancora parlare di questo fenomeno come di una realtà economica importante e non come un semplice ricordo storico, che ha riguardato un ben determinato periodo della nostra comunità.

Alberto Anelli

 

 

 

RICERCA DELLE ORIGINI DELL’ATTIVITA’ CALZATURIERA A CASTROLIBERO

In passato l’attività economica tradizionale di Castrolibero è stata l’agricoltura e l’allevamento del bestiame. Nei primi anni del 1800 oltre il 90% della forza lavoro era dedita a questo settore di attività (da una statistica attendibile risulta che nel 1814 ben 935 abitanti di Castrolibero su un totale di 986, venivano classificati come contadini). Altro settore di attività, (seppur limitato nel numero di addetti), fu nel tempo la produzione di mattoni e tegole. Tale attività risale addirittura al XV sec. d.C. (1400). Nel Seicento, invece, a fianco all’agricoltura si era affermata la sericoltura (allevamento del baco da seta). Per qualche secolo a Castrolibero si produssero due tipi di seta, quella a buon mercato detta: “appalto fino” e quelle più “pregiate” dette  “cirella” e “organzina”([2]). Gli anziani ricorderanno certamente i tanti alberi di gelso (cieuzi) bianchi e rossi che esistevano a Castrolibero, le cui foglie venivano utilizzate per i bachi da seta.

Nel 1858 la grave epidemia che colpì il baco da seta e l’insostenibile concorrenza delle aziende del Nord, fecero decadere a Castrolibero tale nobile ed antica produzione. Tant’è che nel 1865 a Castrolibero non esisteva più alcuna filanda serica. Per quanto riguarda le scarpe, nel 1851 la Reale Società Economica di Calabria Citeriore([3]), nel pubblicare i comuni della provincia di Cosenza produttori di scarpe, non menzionò tra di essi il comune di Castrolibero. E’ da ritenersi, pertanto, che la vocazione all’artigianato calzaturiero si sia affermato a Castrolibero solo dalla seconda metà del 1800, per divenire veramente rigoglioso e florido soprattutto a cavallo della seconda guerra mondiale (1925-1960).

 

 

 

LE BOTTEGHE ARTIGIANE ESISTENTI A CASTROLIBERO (anni 1925-1960)

E’ bene precisare che a Castrolibero non esistevano dei veri e propri laboratori artigianali. Le lavorazioni avvenivano nei “bassi” delle case, per cui c’era una sorta di commistione tra l’abitazione vera e propria e i laboratori o botteghe artigiane. Spesso alla produzione delle scarpe si dedicavano anche la moglie e i figli dell’artigiano, oltre ad altre persone di famiglia o esterne alla stessa.

 

LE BOTTEGHE

 

Titolare                                  Località                                             Numero di addetti (circa)

 

Parise Michele             ...........Via Gemme/Fontana Vecchia            .........  7-8 addetti

Costabile Francesco              Via Umberto I                                                 2-3 addetti

De Rango Adolfo                    Piazza Pescatore (P.zza Napoli)                   1 addetto

De Rango Achille                     Piazza Pescatore (P.zza Napoli)                   2 addetto

Miradeilo Arnolfo                   . Piazza Pescatore (P.zza Napoli)                    1 addetto

Sottile Eugenio            ............Via Umberto I                                                 3-4 addetti

De Rango Pierino                   Via Umberto I                                                 2 addetti

De Rango Fioravante             Via Santa Maria                                              1 addetto

Martino Enrico            ..............Santa Maria                                                    1-2 addetti

De Rango Giuseppe               Santa Maria                                                    2-3 addetti

Marigliano Stanislao                Santa Maria                                                    1-2 addetti

Martino Carmine                     Santa Maria                                                    2 addetti

Martino Ercole            ............ Santa Maria                                                    1-2 addetti

Greco Michele            ............. Santa Maria                                                    2 addetti

De Rango Angelo                    Santa Maria                                                    2 addetti

Pellegrino Natale                     Santa Maria-Verso San Giovanni                7-8 addetti

De Cesare Pietro                     Santa Maria                                                   1 addetto

Marigliano Antonio                  Piazza Pescatore/piazza Napoli               11-12 addetti

Marigliano Francesco             Via Umberto I                                                 2-3 addetti

Marigliano Costantino  ...........Santa Maria                                                    2 addetti

Perrelli Ettore                          San Giovanni                                                   1 addetto

De Vuono Pietro                     San Giovanni                                                   1 addetto

Greco Mario                           ..Santa Maria                                                    ..1 addetto

Costabile Fiore                        Via Roma (via Truglio)                         ..........1 addetto

De Luca Fiore                         Via Santa Maria                                              1 addetto

Greco Antonio e Raffaele       Via Roma (zona Barraccheddre-celle) .......3-4 addetti

De Luca Ernesto                      Vicolo Santa Maria                                         2 addetti

De Luca Samuele                    Via Santa Maria                                              1 addetto

De Rango Attilio                      Via XX Settembre                                          1-2 addetti

Trotta Alfonso             ..............Via Carmine De Luca                                      5-6 addetti

Costabile Stanislao                  Via Cimbri/Serra Miceli                                   2-3 addetti

De Rango Giuseppe                 Piazza Pescatore/p.zza Napoli             3-4 addetti fino/circa 1940

Andrieri Pietro             .............Santa Lucia                                                     3-4 addetti

Greco Alessandro                    Santa Lucia                                                     1 addetto

Dodaro Eugenio                      Santa Lucia                                                     1 addetto

De Cesare Pietro(omonimo)    Santa Lucia -Pressi chiesa San Francesco        6-7 addetti

Caira Salvatore                        Santa Lucia                                                     4-5 addetti

Sorrentino Michele                  Santa Lucia                                                     1 addetto

Sorrentino Domenico               Fontanesi                                                        2-3 addetti

Nudo Raffaele                         ..Fontanesi                                                        6-7 addetti

Ruffolo Antonio                       ..Mazzancolli (zona casino Santo Marco)           4-5 addetti

De Luca Demetrio                   Via Santa Maria                                              1 addetto

De Vuono Raffaele                  Via Santa Maria                                              1 addetto

De Vuono Francesco               Via Roma (Truglio)                                         2 addetti

Moretti Salvatore                     Via Santa Maria - San Giovanni                      1 addetto

De Rango Eugenio                   Via XX Settembre                                          1-2 addetti

Ponzio Carmine                       Via XX Settembre casa n.1                             1-2 addetti

De Bartolo Leopoldo               Via Umberto I             (gestiva un negozio)      1-2 addetti

Rizzo Pasquale            ............Via Garibaldi                                                  ...1 addetto

Aiello Luigino             .............  Via Gemme                                                    .... 2-3 addetti

Poche altre le botteghe non identificate

 

 

N.B. – Nel numero degli addetti non si è tenuto conto dei diretti familiari (mogli e figli) che spesso aiutavano a portare avanti la produzione.

Dei seguenti calzolai non è noto se avessero una bottega artigiana in proprio o se lavorassero presso altri laboratori o presso botteghe gestite da familiari. E’ certo, però, che anche loro si dedicarono alla produzione di scarpe:

Paoletti Francesco                   Piazza Pandosia

Sottile Francesco                     Via Umberto I

Marigliano Stanislao                 Via Santa Maria

Pellegrino Alfredo                    Santa Maria

Marigliano Achille                    San Giovanni

Ponzio Silvio                            Via XX Settembre

Vagliante Luigi      ,,,,,,,,,,,,,     Castrolibero Centro                             ……

 

 

 

 

                                                          

LE BOTTEGHE PIU’ IMPORTANTI E CON IL MAGGIOR NUMERO DI ADDETTI

Le botteghe più importanti di Castrolibero furono le seguenti:

 

- Marigliano Antonio ..............Piazza Pescatore*Piazza Napoli                   11-12 addetti

- Pellegrino Natale                ..Santa Maria/Verso San Giovanni               .......7-8 addetti

- Parise Michele                      Via Gemme/Fontana Vecchia             ...........7-8 addetti

- De Cesare Pietro(omonimo) Pressi chiesa San Francesco -Santa Lucia)  6-7 addetti

- Caira Salvatore                    Santa Lucia                                                     ..4-5 addetti

- Trotta Alfonso                       Via Carmine De Luca                                      5-6 addetti

- Nudo Raffaele                       Fontanesi                                                       ... 6-7 addetti

- Ruffolo Antonio                     C/da Mazzancolli (zona Feudo)                       4-5 addetti

 

Le prime due erano le uniche botteghe ad avere a disposizione una grossa macchina per cucire le suole alla tomaia (la suola è la parte alla base della scarpa a contatto con il terreno. La tomaia è, invece, la parte superiore che fascia il piede e dà la forma alla scarpa).

La grande macchina della bottega Marigliano (una “LANDUS” di fabbricazione americana) era stata acquistata intorno agli anni 1950 ed era costata moltissimo. Non conosciamo il tipo e la marca della macchina della bottega dei Pellegrino (Natale e il figlio Giuseppe). Si sa, comunque, che già da molto tempo, e comunque prima della guerra, il loro laboratorio([4]) ne fosse dotato.

Tutti gli altri laboratori, che erano privi di questa importante macchina, dovevano eseguire la cucitura della suola alla tomaia a mano. In un primo momento la suola veniva fissata alla tomaia con la colla e dei  piccoli chiodi (detti “simìci”), si producevano le scarpe “nzippate con i guarduncelli”, poi, intorno al 1939-40 si ebbe la svolta. Si sa che, in quel periodo, un  artigiano di Marano Principato, dal nome Orlando Lazzaro che risiedeva nel casino Zupi di Santa Lucia, aiutasse i calzolai di Castrolibero a cucire le tomaie alle suole (ovviamente a mano) con la “suglia” (lésina). Stessa cosa fece un tal Peppino Ruffolo di Cerisano, imparentato con la famiglia Potente. Era questa una grande svolta, in quanto le scarpe diventavano in questo modo più affidabili e durature ed anche esteticamente più belle. Tutte le botteghe erano dotate di una macchina per effettuare le cuciture sulla tomaia (macchina per cucire marca “Singer”) sia  a “spago” che a “ filo” . Tutte le botteghe erano, inoltre, dotate di una macchinetta per creare gli occhielli delle stringhe.

 

 

 

ATTREZZI E MATERIALI PER PRODURRE LE SCARPE

 

-         Martello da calzolaio (testa arrotondata e debordante, molto grande e piatta)

-         Tenaglia.

-         Lesina (in dialetto “suglia”) era un grosso ago per cucire a mano.

-         Coltello da calzolaio (una specie di odierno taglierino) ma tutto in ferro senza manico.

-         “Tinagliozza” (una particolare tenaglia per estrarre i chiodi conficcati male).

-         “Ammolaturo” – una particolare pietra per affilare i coltelli

-         “Simìci” (piccoli chiodi) dal n. 8 al n. 22.

-         Forme in legno sulle quali poggiare la tomaia per scarpe uomo-donna-bambino (di tutte le .......numerazioni). Venivano  acquistate a Napoli presso la nota ditta Formisano.

-         “Tacce” – Grossi chiodi “rampini”che servivano a non far consumare facilmente le scarpe.

-         Macchina “Singer” per cucire le parti della tomaia (“macchina a spago”)

-         Macchina da cucire “a filo”

-         Macchinetta per fare occhielli (alle stringhe delle scarpe)

-         Le due botteghe più grandi (Pellegrino e Marigliano) possedevano anche una grossa macchina .....per .....cucire la suola alla tomaia.

-         Raspa

-         Stampini (numerazione da 1 a 6 per “stampigliare” sul cuoio il numero della scarpa. Es. 42)

-         “Strappa” – Cinghia di cuoio per affilare i coltelli

-         Bottoni rapidi – servivano a non far scucire la tomaia.

-         Cera d’ape e pece, opportunamente miscelate per rafforzare lo spago delle cuciture.

-         Chiodi n. 10/27 da utilizzare per i tacchi.

-         Modelli in cartone o pelle per realizzare le parti della tomaia.

-         Una calamita per raccogliere i piccoli chiodi caduti a terra.

-         Un tavolo da calzolaio con le diverse divisioni per i chiodi e gli attrezzi.

-         Colla ottenuta dalla miscela di farina e acqua

-         Suole, pelli, cartone, tacchi e “carrarmati”

 

 

 

ACQUISTO DELLE MATERIE PRIME

La maggior parte delle botteghe artigiane comprava quello di cui aveva bisogno presso il magazzino di Ettore Costabile (fratello di Gaspare Costabile, Segretario del Fascio),  sito al centro di via Roma di Castrolibero (gradinata che parte da piazza Lamia verso il Truglio). I lunedì mattina la scalinata era piena di cuoi e pelli esposte per permettere ai calzolai di fare i loro acquisti. Il magazzino rimase aperto fino a circa il 1950, successivamente  l’attività venne trasferita a Cosenza.

Presso quella bottega si poteva trovare cartone, suole (cuoio di vitello), pelle (per tomaia), chiodi ecc. ecc.. Gli attrezzi (tenaglie, lesina (“suglie”) ecc.) venivano invece acquistati a Cosenza. Alcuni artigiani si rifornivano di pelli anche presso un magazzino di Cosenza gestito da un tal Nudo. Le due botteghe più grosse per la produzione di scarpe (Marigliano e Pellegrino) si rifornivano direttamente a Napoli. La Bottega di Antonio Marigliano, effettuava gli acquisti presso un grosso magazzino di pellami, sito in via Boscotrecase a Napoli. Natale Pellegrino si recava personalmente a Napoli per acquistare le pelli e il necessario per il suo laboratorio, almeno due o tre volte all’anno.

Anche la bottega di Ettore Costabile, che riforniva i calzolai minori di Castrolibero, acquistava i materiali a Napoli. Le pelli e gli altri materiali gli venivano consegnati con un camion che raggiungeva la sua bottega di Castrolibero ogni 2-3 mesi. In via Umberto I (verso la Chiesa Vecchia), esisteva, inoltre un altro piccolo negozio di pellami gestito da tal Silvestro De Rango.

Proprio intorno all’anno 1950 il Sig. Infante Francesco, che dimorava a Castrolibero, aveva aperto un grosso negozio di pellami per scarpe in piazza Stazione a Cosenza. (ora piazza Matteotti). Quel negozio in seguito venne rilevato da un suo dipendente, tal Giovanni, fratello del Prof. Eugenio Morelli,  che ne spostò i locali di vendita in via Rivocati.

 

 

 

 

TIPI DI PELLE  UTILIZZATA PER LE SUOLE E LE TOMAIE
-Pelle di Capretto – utilizzata per la tomaia - era la più pregiata, usata per realizzare scarpe da matrimonio o  cerimonia – Non si vendeva a kg ma a piedi (4-5 lire a piede); per una tomaia di una scarpa occorrevano 2-3 piedi)

- Pelle detta “Vacchetta” – utilizzata per la tomaia –colore cuoio - costo circa 10 lire/kg

- Pelle detta “Spalla di vacchetta” – utilizzata per la tomaia – colore cuoio -costo circa 6 lire/kg

- Pelle detta “Fianco di vacchetta” – utilizzata per la tomaia- colore cuoio-costo circa 2-3 lire/kg

-Pelle detta “Anfibio” – utilizzata per la tomaia – colori nero-marrone-cuoio si vendeva a “piedi” -5 .....lire/piede

- Pelle detta “Croma” – utilizzata per la tomaia .

- Pelle detta “Foca” – utilizzata per la tomaia – pelle molto resistente e difficile da bucare con la “suglia”
- Pelle detta “Sola” – utilizzata per le suole delle scarpe (colore cuoio) - Serviva a realizzare il battistrada delle scarpe.

 

Oltre alla suola, spesso, negli interstizi, si usava il cartone per riempitivo, specialmente dei tacchi, rendendo, però, le scarpe molto vulnerabili all’acqua. Da qui il noto detto con il quale venivano apostrofate nei mercati le scarpe di Castrolibero: “scarpe de’ cartune”.

 

 

 

 

TIPI DI SCARPE PRODOTTE A CASTROLIBERO

A Castrolibero in tempi passati si realizzavano i seguenti tipi di scarpe:

Scarpe da uomo- Scarpe da donna- Scarpe da bambini- Scarponi da lavoro- Sandali- Scarpe di tela

Le misure realizzate erano le seguenti: Uomo – Sott’uomo - Ometto- Donna – Donnetta

 

 

Le scarpe di tela

Le scarpe di tela erano tipicamente estive. Venivano realizzate con dei tessuti molto resistenti che si acquistavano nei magazzini specializzati. Alla fine della prima guerra mondiale (1915-1918), le scarpe di tela o “scarpe de’ pezza” (come venivano volgarmente chiamate), vennero realizzate con gli zainetti militari a causa della penuria di materiali allora esistente. Sul punto si ha notizia che proprio sul finire della predetta guerra, il Sig. Silvestro De Rango, che gestiva un piccolo negozio di pellami su via Umberto I ([5]), avesse effettuato l’acquisto, non si sa dove, di una grossa partita di zainetti appartenuti ai soldati, che successivamente vennero utilizzati per la fabbricazione delle “scarpe de’ pezza”. Chi li vide ricorda nitidamente che molti degli zainetti erano ancora intrisi di sangue dei soldati caduti o feriti in guerra([6]). Questa utilizzazione degli zainetti militari per costruire le “scarpe de’ pezza” si ripropose anche durante la seconda guerra mondiale. In quell’occasione le donne si diedero da fare per scucire in fretta gli zainetti in modo da separare le borchie di ferro dalle tele. Si racconta, inoltre, che intorno al 1943 un calzolaio di Castrolibero del “capo soprano” fosse riuscito a reperire, non si bene come, un grosso camion di scarpe militari usate (insieme a forme di formaggio e altri viveri). Le scarpe militari da risuolare e lucidare diedero lavoro a tanti artigiani di Castrolibero che dopo averle adeguatamente “aggiustate” le rimettevano sul mercato in ottime condizioni. Il mercato delle scarpe militari da “risistemare” proseguì ancora per un certo periodo di tempo. Gli artigiani di Castrolibero comprarono per anni le scarpe dell’8^ armata militare americana, disponibili nella città di Napoli. Erano tempi del dopoguerra, tempi molto difficili e ognuno cercava di sopravvivere come meglio poteva.

 

La scarpa detta “Pulcina”

Una scarpa caratteristica  di Castrolibero era detta “pulcina”, ed era utilizzata particolarmente da contadini e pastori. Era un tipo di scarpa molto semplice, non si produceva per la vendita, in quanto molto spesso i contadini e i pastori se la realizzavano in proprio. In pratica era un rettangolo di cuoio (suola di pelle di vacca) con i suoi angoli anteriori ripiegati a formare una punta e cuciti tra di loro.

La parte posteriore rettangolare restava aperta. Al centro dei due lati più lunghi venivano praticati dei fori, ai quali venivano assicurati i “ruocciuoli” (un metro di cuoio per scarpa –lacci di vitello-). Queste stringhe venivano poi assicurate alla gamba di chi indossava la scarpa (sul tipo delle calzature utilizzate dagli zampognari). Il nome “pulcina” forse derivava dalla somiglianza della punta della scarpa al becco di un volatile e di un pulcino in particolare.

 

 

 

 

LA QUALITA’ DELLE SCARPE

Le scarpe di Castrolibero erano molto economiche, ma non avevano una buona nomea sul mercato. Spesso si diceva con fare spregiativo: “Sunu (sono) scarpe e castrufrancu” (Sono scarpe di Castrolibero), quando si faceva riferimento alla scarsa durata delle calzature, oppure “(Sunu scarpe de cartune” (Sono scarpe di cartone) per riferirsi all’utilizzo, a volte eccessivo, di cartone nelle scarpe in luogo del cuoio. Era comunque un tipo di scarpa molto economico che all’epoca ebbe molto successo ed evitò a molti cittadini di Castrolibero di emigrare nelle Americhe per mantenere le proprie famiglie.

 

 

 

 

 

I CALZOLAI PIU’ IN GAMBA

La quantità delle scarpe prodotte pro-capite per giornata variava da 4 a 10-12 paia, anche in funzione del tipo di scarpa da realizzare (le scarpe da donna/bambino erano più facili da produrre; ci voleva meno tempo date le dimensioni). Il dato medio pro-capite della produzione era comunque di un numero di paia di scarpe che andava da circa  4 a 7 al giorno.

A memoria d’uomo i calzolai più veloci e produttivi furono:

 

- Luigi Filippelli, nato nel 1926 che negli anni 1950 realizzava circa 10 paia di scarpe da uomo/giorno.

- Giuseppe Pellegrino, figlio di Natale,  che riusciva a realizzare fino a 12 paia di scarpe da donna.

- Francesco Costabile che riusciva, anche lui, a realizzare circa 10 paia di scarpe al giorno.

- Silvio Ponzio, figlio di Carmine, che realizzava anche 9-10 paia di scarpe al giorno.

C’era un motivo per cui si faceva una grande produzione. Gli addetti non venivano pagati a giornata ma a paia di scarpe prodotte. Gli orari di lavoro erano molto gravosi: nella bottega di Natale Pellegrino si iniziava a lavorare alle 4-5 del mattino e, dopo la pausa per il pranzo, si stoppava alle 20 in punto. Il Pellegrino era un socialista convinto e voleva che si rispettasse l’orario delle 20. A quell’ora si doveva smettere di lavorare, tutto doveva essere rimandato al giorno successivo. Nella bottega di Antonio Marigliano si iniziava a lavorare alle 7 del mattino e si andava avanti ad oltranza (con una breve sosta per il pranzo) fino alle 2-3 di notte. Ma chi lavorava nelle botteghe era di solito molto contento, quei luoghi permettevano di socializzare e fare anche qualche “chiacchera”. L’impegno, d’altro canto, non era così gravoso come il lavoro dei campi.

 

 

 

MERCATI DI VENDITA DELLE SCARPE

Le scarpe realizzate nei laboratori di Castrolibero, venivano vendute prevalentemente a Cosenza. In un primo tempo in piazza Bonsignore (piazza Vescovado - nei pressi del Duomo di Cosenza) dove si vendevano prevalentemente attrezzi per l’agricoltura (zappe). Successivamente il mercato si tenne in via Lungo Crati, dove i nostri artigiani, in tempi successivi, realizzarono delle proprie “baracche”. Il mercato di Cosenza era aperto tutti i giorni, ma le scarpe di Castrolibero venivano portate sui banchi di vendita solo nella giornata di sabato. Altri artigiani  di Castrolibero partecipavano a fiere in vari paesi della provincia, come ad esempio a Rogliano, Acri, Bisignano e San Fili.

A curare la vendita non era solo l’artigiano produttore, ma anche la moglie e i figli. Le donne, con delle grosse “sporte” (ceste) in testa, trasportavano a piedi da Castrolibero a Cosenza tante paia di scarpe. Gli uomini non partecipavano al trasporto, se non per aiutare le donne a poggiare sulla loro testa le “sporte” o a scaricarle, una volta giunti a destinazione.

Il problema grosso era guadare il fiume Campagnano. Il ponte era detto “ponte dè canizze” o ”ponte di Quintieri” o “ponte delle Quadre”, in quanto su due grossi tronchi erano sistemate le”canizze” o “quadre” che altro non erano che delle canne intrecciate con altre tagliate in quattro, lungo la lunghezza (servivano per essiccare i fichi al sole). In questo modo veniva assicurato un passaggio più tranquillo sui tronchi (una specie di tavola). Di solito la famiglia Quintieri faceva mettere le “cannizze” sui tronchi quando dovevano passare sul ponte i suoi armenti. Una volta passate le bestie nessuno si curava più di sistemare il transito, per cui il guado in alcuni periodi invernali risultava molto difficile e pericoloso. Più tardi le cose cambiarono in meglio: intorno al 1942-43 un certo Sig. Chiarelli, proprietario di un camion non furgonato, cominciò a trasportare a pagamento, scarpe e persone alla volta delle fiere nei vari comuni. Si racconta di molti diverbi tra gli artigiani, dovuti al fatto che tutti volevano che le proprie scarpe venissero caricate per ultime sul camion per essere scaricate per prime ed avere, quindi, l’opportunità di scegliere i punti di vendita migliori. Natale Pellegrino che aveva la bottega più redditizia, per trasportare la merce aveva acquistato un’automobile Fiat che veniva guidata dal figlio Giuseppe. Ovviamente prima che nel 1935-45 fosse stata realizzata la strada rotabile Castrolibero-Cosenza, il percorso in auto/camion  presupponeva il passaggio dal Bivio Tivolille di Mendicino.

Gli artigiani tornavano a casa solo quando, se possibile, tutta la produzione settimanale era stata venduta.

In uno di questi mercati si racconta di una storia d’amore nata tra un calzolaio e una nobildonna di Cosenza della famiglia Leonetti. Pare che un giorno (erano gli anni intorno al 1895) una bella e avvenente nobildonna, dal nome Marietta, si fosse recata in mercato e, visto un bel paio di scarpe da donna, ne avesse chiesto il prezzo a Vittorio De Rango di Castrolibero. Questi, abbagliato dalla bellezza della ragazza, gliele regalò. Come per Paolo e Francesca di dantesca memoria, galeotto fu per loro, non il libro, ma le scarpe. I due si innamorarono. Il buon Vittorio, benché fosse un bel ragazzo, non era al pari del censo della nobildonna, e pur non essendo povero in canna, in quanto aveva delle proprietà in comune con i fratelli in località “Critaria”, non poteva certo competere con le disponibilità della famiglia dell’Avv. Leonetti. I genitori di Marietta  ovviamente manifestarono la loro contrarietà a quell’unione. Finì che la ragazza non volle sentire ragioni e – contro il volere della famiglia - venne a vivere a Castrolibero con il suo amato, che presto sposò. Si racconta che il De Rango avesse mostrato alla sua amata, mentre saliva in carrozza da Cosenza a Castrolibero, le terre di sua proprietà e avesse detto alla stessa: “destro e manco è tutto mio” (era una bugia d’amore). Da quell’unione nacquero molti figli, tra i quali Fioravante De Rango che troviamo elencato tra i titolari delle botteghe artigiane di Castrolibero, in quanto aveva rilevato più tardi l’attività del padre.

 

 

 

Mentre gli artigiani calzolai “minori” di Castrolibero, vendevano la loro produzione a Cosenza e nei mercati della provincia, la bottega di Antonio Marigliano cedeva la sua corposa produzione a rivenditori provenienti da vari paesi e città della Calabria (Catanzaro, Villapiana, Castrovillari, San Giovanni in Fiore ecc. ecc.). Ad un certo punto gli artigiani di Castrolibero lasciarono ad altri il compito di vendere le scarpe.  Accanto agli artigiani veri e propri cominciarono a formarsi a Castrolibero anche degli intraprendenti venditori che acquistavano le scarpe dai calzolai e le rivendevano tutti i giorni sul mercato di Cosenza. A Castrolibero per esempio, Leopoldo De Bartolo detto “mannaggia a catarra”, pur non essendo calzolaio, vendeva nel suo negozio (e casa) di via Umberto I, scarpe, pelli e tanti altri prodotti. Egli gestiva, inoltre, una bottega per la fabbricazione di scarpe dove lavoravano degli artigiani locali. Di lui si racconta che fosse un fervente “comunista stalinista” e che, nel corso della seconda guerra mondiale, ascoltasse disinvoltamente “Radio Londra”, cosa a quel tempo severamente vietata e punita dal regime fascista. La cosa era ben conosciuta sia al Podestà che ai dirigenti locali del partito Fascista che, però, per evitargli conseguenze gravi, tolleravano tale atteggiamento. Si racconta, inoltre di lui, che per impedire che la sua casa di via Umberto  fosse utilizzata per scriverci a caratteri cubitali le frasi ad effetto del regime fascista ([7]), avesse fatto “arricciare” da un maestro muratore, i muri lisci esterni della casa, rendendoli non utilizzabili a tali fini.

 

 

LA CONCORRENZA DEGLI ARTIGIANI DI  LUZZI

La notorietà delle scarpe di Castrolibero era ormai arrivata in tutta la Calabria e forse anche oltre. Per cui nei mercati le calzature di Castrolibero (Castrufrancu) erano quelle a buon prezzo maggiormente richieste. Certo c’erano in giro scarpe migliori provenienti dalle fabbriche del nord, in particolare da Torino, ma i prezzi non erano accessibili alla maggior parte dei calabresi. Castrolibero venne allora indicato e conosciuto nella provincia cosentina come ”il paese degli scarpari”.

Non mancavano, tuttavia, nei comuni vicini altri artigiani delle scarpe. I concorrenti più agguerriti furono i calzolai di Luzzi, che producevano, anche loro, scarpe a buon mercato. Ci fu un momento in cui i “luzzitani”, come venivano spregevolmente chiamati i cittadini di Luzzi, presero il sopravvento. Fu quando uno di loro “inventò” una scarpa con il battistrada di gomma (scarpa di tubo). Per farla breve, un artigiano di Luzzi ebbe l’idea di realizzare una scarpa partendo dalle carcasse delle ruote delle automobili.

La tela interna veniva utilizzata per la tomaia (invece della pelle) e il battistrada in gomma  veniva usato in luogo della suola. Questa “invenzione” venne subito favorevolmente accolta dal mercato, in quanto le scarpe duravano molto di più e costavano molto di meno. Ben presto le botteghe artigiane di Luzzi cominciarono a sfornare scarpe su scarpe. L’artigianato di Castrolibero accusò il colpo, ma c’era un problema tecnico, che gli artigiani di Castrolibero non riuscivano risolvere. Né a carpirne “il segreto” ai colleghi di Luzzi. Il problema era di come facessero i concorrenti a dividere la “tela interna” dal “battistrada” delle ruote. Si provò in tutti i modi, si promisero anche dei compensi ad alcuni artigiani di Luzzi che, tuttavia, non accettarono, continuando per oltre un anno, a custodire il loro prezioso “segreto”. Poi un giorno il Sig. Francesco Marigliano (detto ciddruzzu), padre dell’artigiano Antonio Marigliano, trovandosi a Cosenza espose il problema ad un certo Raffaele Zinno, esperto in macchine meccaniche, che realizzò uno strumento, il cosiddetto “manganello” (“u’ manganieddru”) che tramite due ruote che giravano in senso inverso, strappavano da un lato la gomma e dall’altro la tela interna. Era il 1935-36 il mistero delle scarpe di gomma di Luzzi era stato svelato. Si cominciò a produrre a Castrolibero una nuova scarpa con la suola di gomma, la cosiddetta “scarpa dell’Impero” battezzata così in onore delle avventure coloniali dell’allora regime fascista. Si racconta di camion di carcasse di gomme marca “Michelin” che giungevano in quel periodo a Castrolibero da Napoli. La concorrenza degli artigiani di Luzzi venne ben presto debellata e Castrolibero cominciò ad utilizzare la gomma per la realizzazione delle scarpe..

Ad un certo punto (e siamo intorno agli anni 1960) alle scarpe con la suola dotate di “tacce”([8]) e alle scarpe fatte con le gomme delle auto, cominciarono a sostituirsi le scarpe con i cosiddetti “carrarmati” (in pratica erano delle suole intere di caucciù recanti il disegno dei pneumatici). I “carrarmati” si fissavano sotto la scarpa per tutta la sua lunghezza. La maggiore durata della scarpa era senz’altro garantita.

 

 

LA FINE DI UN SOGNO

Questo è un capitolo amaro da scrivere per chi ama il proprio paese. Chi si recava nel Centro Storico di Castrolibero, intorno al 1950, sentiva una sorta di “musica” che si innalzava da ogni casa, da ogni focolare domestico. I colpi del martello degli artigiani risuonavano per tutto il paese. Era un’orchestra, una sinfonia di “ticchettii” che si liberava ora dal cuoio ora dai chiodi (“detti simìci”). Sembrava che ai colpi che assestava sul cuoio un artigiano in un “basso” di una casa, rispondesse l’altro, con una tonalità diversa, dalla casa vicina o dal quartiere più prossimo. Era una dolce musica, naturale e tipicamente locale che andava a completare il complesso armonico della gamma dei suoni normalmente percettibili nel Centro Storico di Castrolibero. Poi, a poco alla volta, in modo silenzioso, complice il tempo, quel “dolce” rumore cominciò a scemare. Gli artigiani di Castrolibero cominciarono a chiudere le botteghe. Una parte perché attratti dai lauti guadagni dei paesi d’oltreoceano, una parte perché vittima della caduta della domanda di quel tipo di scarpe economiche, non più al passo con i tempi. Le migliori produzioni provenienti da altre zone, soprattutto dal Nord Italia, cominciarono a riempire le vetrine della città, attraendo l’interesse di una notevole quantità di potenziali clienti.

Poco alla volta, una dopo l’altra, le botteghe cominciano a chiudere. Questo ciclo negativo si concluse all’incirca intorno agli anni 1970-75, quando il numero delle botteghe ancora in funzione  a Castrolibero si poteva davvero contare sulle dita di una mano e, quelle poche aperte, ormai non facevano più produzione di scarpe, ma solo riparazioni di calzature provenienti da altri territori di produzione. A Castrolibero, oggi, non resta che l’orgoglio di essere stato, per un certo periodo di tempo,  il “Paese degli scarpari”.

 

Castrolibero  - gennaio  2008

                                                                                              Alberto Anelli

 

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([1] ) Ponendo a base un dato medio -5- di produzione di scarpe pro-capite degli artigiani al giorno per 22 giorni al mese.

([2] ) A. Anelli – A. Savaglio: Storia di Castrolibero e Marano – anno 1989 – Fasano Editore pag. 231

([3])  Atti Real Soc. Econom. di Calabria Citra - anno 1851 pag. 81 in Biblioteca Civica Cosenza)

([4]) Attraverso il diario della mia vita – Eugenio Morelli  - Editrice Veneta – Vicenza 2001 pag. 47

  ([5]) Attività  poi proseguita dal figlio Raffaele nei bassi della casa in piazza Francesco Pescatore- Piazza Napoli

([6]) Attraverso il diario della mia vita – Eugenio Morelli  - Editrice Veneta – Vicenza 2001 pag. 35

 

([7]) A Castrolibero nel periodo fascista furono scritte molte frasi sui muri delle case. Si ricordano le seguenti:

”CREDERE, OBBEDIRE, COMBATTERE” oppure “MUSSOLINI NOI SIAMO CONTRO LA VITA COMODA” o, ancora, “E’L’ARATRO CHE TRACCIA IL SOLCO, MA E’ LA SPADA CHE LO DIFENDE”

([8])Grossi chiodi “rampini”che servivano a non far consumare facilmente le scarpe. Qualche artigiano ci racconta che a realizzare le “tacce” a quel tempo fosse la Fiat di Torino.