STORIE D'EMIGRAZIONE:
MARIA AIELLO COSTABILE
Emigrata in Australia nel 1959

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Questa è la storia di un'adolescente che viveva in una casa di campagna in Italia (Castrolibero provincia di Cosenza, vallata di contrada Fontana che Piove), finché i suoi genitori decisero che lei avrebbe dovuto dare la possibilità ai suoi fratelli d'emigrare in Australia.

Melbourne - ottobre 2010

Il mio nome è Maria ed oggi ho 69 anni. All'età di 18 fui spedita via, attraverso il mondo, per cominciare una nuova vita. Piena di gioia, felicità, sacrificio e dolore, seguii i consigli della mia famiglia e del mio fidanzato Achille Costabile, al quale mi ero legata 3 anni prima.
Correva l'anno 1959 quando mamma e papà mi chiesero d'emigrare in Australia, la terra dalle molte opportunità, per trovare un futuro migliore per me e per i miei fratelli. Queste - ricordo - furono le parole che mi dissero.
Vivevamo in una casa di campagna nel Sud dell'Italia, in Calabria. Io nacqui a Castrolibero, in provincia di Cosenza.

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Castrolibero - Maria Aiello Costabile è l'ultima a destra


CASTROLIBERO - ITALIA -CONTRADA - FONTANA CHE PIOVE


CASTROLIBERO: SENZA L'ELETTRICITA' NE' L'ACQUA IN CASA

La mia famiglia non era povera, ma quello che producevamo dalla terra era solo il necessario per sopravvivere.
Per certi versi eravamo anche fortunati perché la terra e la casa dove vivevamo erano di proprietà dei miei nonni e successivamente furono di mio padre.
Lavoravo nella campagna dall'alba all'imbrunire. La nostra vita era semplice, quasi primitiva, senza nessun lusso.
Non avevamo l'elettricità o l'acqua in casa, nessun giornale da leggere, nessun telefono e nessun orologio che ci indicasse l'ora.
In famiglia eravamo dieci in tutto.
Mio nonno morì quando io ero giovanissima. Mia nonna era molto malata ed ero io a prendermi cura di lei. Era il mio lavoro, diceva mia madre.
Mia sorella, Carmela prese il mio posto quando io lasciai l'Italia.
Restare definitivamente nella campagna non era per me. Io non riuscivo ad adattarmi ad accudire gli animali. Ero terrorizzata da loro e stavo mettendomi nei guai coi miei genitori a causa di ciò.

Sapendo di avere l'opportunità di emigrare in Australia, mi fece molto felice. Non avevo idea di dove era, né di dove stavo andando, ma volli andare via dalla mia vita in campagna.


Castrolibero - Maria Aiello Costabile è la seconda da sinistra

I RICORDI DI CASTROLIBERO - VALLATA DI CONTRADA FONTANA CHE PIOVE

Ero una bambina e non ricordo molto di quei momenti. Dovevo crescere molto rapidamente, ero la secondogenita ed avevo molte responsabilità. L'unica istruzione che avevo era la terza elementare, che avevo frequentato per metà anno.
Lavoravo e dopo accudivo i miei fratelli, specialmente di notte.
Mamma e papà avevano la loro stanza. Noi bambini dividevamo tutti assieme un'altra stanza.

Ricordo in un inverno una delle mie sorelle, Anna, che aveva un braccio rotto. Lei piangeva a causa del freddo ed il modo col quale era stato ingessato il suo braccio le impediva di mettersi al riparo sotto le coperte. Io, in quell'occasione, scaldai i nostri vestiti e li avvolsi attorno alla sua mano. Nello stesso tempo, l'altra mia sorella Carmela aveva mal di denti. Io pulivo i suoi denti e le mettevo le gocce, sperando che il dolore andasse via. Mentre mamma e papà erano addormentati, io allattavo i miei fratelli.
Una notte, mia sorella Carmela aveva molto dolore ed io non sapevo cosa fare. Così la portai nella casa a fianco dove era la camera di mia mamma, bussai alla porta e la lasciai là, sperando che mamma si svegliasse e si prendesse cura di lei ed io ritornai a dormire. Per andare nella stanza di mia madre, dovevamo andare fuori della casa.

Io ho molti ricordi, alcuni sono felici altri non lo sono. Non ho nessun ricordo di divertimenti perché quando i miei fratelli giocavano, io ero così stanca che andavo a dormire.
Così lasciai sfuggire la mia infanzia.
Ricordo una mattina, mio padre si svegliò ed andò a guardare il cielo per vedere che tempo c'era. Era un bel chiaro di luna. Mio padre pensava che fosse mattina, mi svegliò e pensando che io mi alzassi, andò via a mungere le vacche. Non trovò molto latte, perché non era tempo di mungere, così lui ritornò prima del tempo, mi trovò ancora a letto e si adirò molto con me. Mi tirò via dal letto. Ero ancora, mezza addormentata e con gli occhi chiusi, ma riuscii a vestirmi in poco tempo. Mi mise su un asino e mi mandò a consegnare il latte ad uno dei miei zii. Era una "passeggiata" di due ore. La luna piena era tramontata e invece di divenire più chiaro, stava divenendo sempre più buio. Mi spaventai. Decisi di non ritornare a casa, così mi fermai a metà strada ed aspettai fino al mattina. Mio padre che comprese che aveva commesso un errore, cominciò a preoccuparsi e si chiedeva dov'ero. Avevo solamente 10 o 11 anni. Questa è solo una delle molte mie esperienze nella casa di campagna di Castrolibero.

Ho anche dei bei ricordi, come nel periodo natalizio. Ricordo che avevamo preparato delle piccole lettere per i nostri genitori. Alla vigilia di Natale, mettemmo la lettera sotto il piatto. Noi conoscevamo il posto dove mamma e papà si sedevano di solito e aspettavamo con impazienza di vedere la sorpresa sulle loro facce quando giravano il piatto per metterci il cibo. Loro lessero le nostre piccole lettere e ci salutarono ad uno ad uno con molto amore.
Io ero la secondogenita della famiglia, per cui ero io ad organizzare anche per i miei fratelli più piccoli. Ero felice di vedere che i miei genitori erano orgogliosi di noi. Papà in segno di affetto mi tirava il naso. Noi ci sentivamo amati e felici.

Anche la domenica delle Palme era molto speciale. Ricordo che mia madre decorava un ramo d'olivo con dei piccoli cioccolatini e lo portava in chiesa per farlo benedire. Dopo pranzo, potevamo dividere tra noi i cioccolatini. Io amavo il tempo pasquale perché cadeva nel periodo primaverile, quando tutti gli alberi cominciavano a fiorire e gli uccelli cinguettavano felici. Sembrava come se tutto stesse venendo nuovamente alla vita.
Ricordo che c'era molto amore di famiglia.


Maria Aiello con il fidanzato Achille Costabile prima della partenza per l'Australia

LA PARTENZA DA NAPOLI CON IL PIROSCAFO "ROMA"

Nel 1959, lasciai la casa di campagna nella vallata di contrada Fontana che Piove di Castrolibero per iniziare il mio viaggio coraggioso in un mondo nuovo: L' Australia. Accompagnato dai miei genitori e dal mio fidanzato, arrivammo al porto di Napoli. Ricordo molto bene quel giorno.
Fu un giorno molto triste.
Quando salii a bordo della nave, mi trovai circondata dagli altri immigranti italiani. Noi tutti salutammo con le braccia le nostre famiglie. Io vidi mio padre che mi guardava con le braccia aperte come se mi volesse abbracciare. Mia madre era appoggiata ad una recinzione che era stata installata per bloccare le persone e non farle avvicinare molto alla nave Lei aveva lo sguardo basso verso i suoi piedi. Probabilmente stava piangendo. Il mio fidanzato mi salutava da lontano.
Con un centinaio di altri immigranti italiani, io ero salita sulla nave "Roma" che mi avrebbe portato in una terra promessa e nuova.

Era la prima volta che lasciavo la mia casa e i miei fratelli. Per la prima volta in vita mia rimasi senza famiglia, da sola per ben 29 giorni. In tutti quei giorni vidi solo acqua. Nessuna terra in vista.

In quei giorni soffri molto il mal di mare, non potevo mangiare, nè prendere il tè.
Feci amicizia con una ragazza, di cui non ricordo il nome ed un ragazzo, un certo Franco di Potenza. Lui mi portava frutta fresca perché io non potevo mangiare altro. Noi tre erano sempre assieme.
Immigrare in Australia fu una delle esperienze più incredibili della mia vita vita. Non avevo idea di cosa avrei trovato. Il nome Australia sembrava bello, ma quale sarebbe stata la mia nuova famiglia? Mi avrebbero amato?

ARRIVO AL PORTO DI MELBOURNE IN AUSTRALIA

Quando finalmente arrivai al Porto di Melbourne in Australia c'erano 4 persone che mi aspettavano. La sorella di mia madre, zia Francesca e zio Eugenio e il loro figlio, mio cugino, Tony con la sua ragazza Santina.

Era la prima volta che li incontravo e mentre tornavamo verso la loro abitazione, mi raccontavano di come ci si trovava bene in Australia e di come era un paese prospero e in forte crescita.

Quando arrivammo a casa loro c'erano delle persone che mi aspettavano per salutarmi. Molti parenti, in tutto dieci. Quella sarebbe stata la mia nuova famiglia. Vivevano tutti assieme.
Appena mi guardai attorno vidi la loro bella casa, apprezzai il buon cibo, l'elettricità, la bella mobilia. Potei fare anche una doccia o bagno appena mi accomodai in casa.


Mi piacque, ma presto notai che mio zio e tutta la famiglia si stavano ancora sacrificando per migliorare la loro vita. Stavano costruendo una casa nuova. Loro erano in affitto e la casa era molto piccola. Io dovevo dividere una stanza con mia zia e mio zio.
Il mio letto ad una piazza costava 70 libbre. In quel tempo in Australia circolavano soldi inglesi. Non i dollari. Mi ci vollero più di 6 mesi per pagare il mio letto.
Dopo solamente una settimana in Australia, trovai un lavoro. Io dovevo imparare come viaggiare per andare e tornare dal lavoro in autobus e ricordare la strada. Era complicato, i luoghi sembravano gli stessi dappertutto.
Dovevo imparare anche come usare la valuta. Imparai rapidamente ad usare i soldi.
Fu invece molto difficile imparare a parlare l'inglese, mi ci volle del tempo. Ho imparato principalmente ascoltando le altre persone e memorizzando le parole. Solo più tardi frequentai la scuola inglese.

ALL' INIZIO UNA VITA DIFFICILE: LA NOSTALGIA DI CASTROLIBERO

All'inizio cominciai a pensare che la vita era più dura qui che in Italia. Molto più dura di quello che io avessi potuto immaginare.
Per un certo periodo, scrivevo a mio padre, dicendogli di come avessi nostalgia di casa. Ma non ebbi nessuna risposta da lui.
Prima di addormentarmi, leggevo ogni notte le lettere provenienti dall'Italia , piangevo e le mettevo poi sotto il mio cuscino prima di addormentarmi. Quando io ricevevo una nuova lettera, mettevo la vecchia nella mia valigia.
Dopo un po', mio padre rispose, dicendomi che se io avessi avuto ancora nostalgia di casa, lui si sarebbe sacrificato per trovare i soldi per il biglietto di ritorno. Io mi sentii in colpa con mio padre. Mi dissi che non potevo fargli quel torto, così misi il mio cuore e la mia anima in lui ed accettai la mia nuova vita.

Cominciando a fare amicizia ed imparando a parlare l'inglese, mi accorsi che c'erano alcuni ragazzi che avrebbero voluto sposarmi. Io fui molto combattuta tra il mio fidanzato in Italia e ragazzi di qui.

I miei zii non mancavano di ricordarmi che se io avessi sposato uno di qui avrei avuto una vita agiata come la loro. Se, invece, avessi sposato il mio fidanzato dell' Italia, lui mi avrebbe portato solo debiti e stenti in Australia.



Maria Aiello a Melbourne (Australia)

IL MATRIMONIO CON ACHILLE COSTABILE

Ero quasi convinta che i miei zii avessero ragione, ma il mio fidanzato dell'Italia - saputa la notizia - ebbe il cuore infranto e continuò a dirmi che se io lo lasciavo, si sarebbe ucciso lanciandosi dal 5° piano del palazzo dove lavorava come muratore.
Nello stesso tempo io avevo imparato meglio l'inglese e decisi di scegliere l'amore ai soldi. Feci le carte per far venire il mio fidanzato in Australia. Lui arrivò dopo 3 anni. Era il 19 febbraio del 1962. Quando lo vidi arrivare al Porto di Melbourne, mi sembrò molto bello. Avevo dimenticato di come fosse bello, gentile e buono.
Ci sposammo il 12 maggio del 1962, finalmente avevo qualcuno che realmente mi amava, ma era anche vero quello che mi diceva mio zio. Achille aveva portato molti debiti dall'Italia. Il debito da un negozio dal nome di Mastru Porduu (Leopoldo), era vicino ad un milione di lire. Dovemmo lavorare e spedire soldi a Castrolibero, ma eravamo felici e non ci preoccupò più di tanto. Eravamo finalmente insieme per il resto della nostra vita.

IL LAVORO

Lui trovò un lavoro come muratore. Lavorava 7 giorni a settimana.

Io lavoravo come macchinista per una società di tappezzeria. Ero molto svelta nel mio lavoro e guadagnavo il doppio dei miei salari ogni settimana. Loro li chiamavano "bonus". Li conseguivo perché ero molto veloce nel lavoro.
Non potevamo ancora comprare la nostra casa, così prendemmo in fitto una stanza coi miei cugini, Maria ed Eduardo Greco.

Nel 1963, la mia prima sorella Carmela arrivò in Australia. Io piansi per una settimana ogni volta che la guardavo. Mia zia non poteva capire e mi continuò a chiedere se mia sorella avesse portato cattive notizie dall'Italia, ma io la rassicurai che non piangevo per questo motivo. Ero solamente felice di avere mia sorella qui con me.

Ci trasferimmo e finimmo per vivere in una casa che apparteneva ad uno dei ragazzi che avrebbero voluto sposarmi. Lui a bassa voce molto spesso mi diceva che io avrei dovuto sposarlo e la casa sarebbe stata mia. Io e mia sorella Carmela passammo alla nuova casa pagando l'affitto.

Ben presto, mio cognato venne dall'Italia e noi riempimmo la casa, uno alla volta, con parenti, sia della mia famiglia che di quella di mio marito.


A NOVEMBRE 1963 NACQUE DAVID, IL PRIMO DEI TRE FIGLI

A novembre del 1963, nacque il primo dei miei 3 figli. Lo chiamammo David. Mio marito era felicissimo. A settembre del 1965, nacque anche Renato. Avevamo due ragazzi, era meraviglioso. Ma ancora noi non potevamo comprare la nostra casa.
La vita era dura ed io dovevo lavorare per cui portavo i miei due ragazzi a casa di una signora italiana che li teneva durante la mia assenza..
Lavoravo 8 ore al giorno, avevo i miei due ragazzi. In casa eravamo in 7. Io ero una seconda figura di madre per tutti loro ed ero piuttosto severa, specialmente quando le mie sorelle ebbero i loro fidanzati.
A loro non piacque molto il mio modo di fare ed una di loro mi chiamò "mamma matrice". Non è un bel modo, ma io sentii la responsabilità e non mi preoccupai di ciò.
Una alla volta le mie sorelle si sposarono e da quel momento, noi ben presto comprammo la nostra piccola casa con un pezzo di terra che era molto vicina al punto dove vivo attualmente.
Nel settembre del 1968, arrivò una bambina: Aurora. Era quello un periodo molto felice per mio marito e per me. Avevamo la nostra piccola casa ed i nostri figli. Eravamo molto felici.
Lo stesso anno, venne in Australia mia sorella Anna e visse con me finché non si sposò.

David, mio figlio non la lasciava mai dormire di mattina, andava nella sua stanza e la colpiva con le sue dita negli occhi. Mia sorella si arrabbiava molto.
Noi ci amammo l'un l'altra più del normale perché eravamo in un paese straniero ed avevamo bisogno di restare insieme per affrontare meglio la vita.
Dopo qualche tempo facemmo venire in Australia i miei genitori. Essi arrivarono nel settembre del 1967 con mio fratello Frank e le mie due sorelle più giovani Rita e Irma. Mio fratello Luigi decise, invece, di emigrare negli USA. Lo amiamo, ci manca molto.
Insomma io aprii la porta dell'Australia a tutta la mia famiglia e alla famiglia di mio marito. Uno alla volta, loro vennero in Australia alla ricerca di una vita migliore. Noi lavoravamo sodo per comprare le nostre case.
Io realizzai in Australia tutto quello che mio padre mi augurò di realizzare.
Gli australiani erano un po' gelosi di noi e ci chiamavano "wogs" perché pensavano che noi togliessimo a loro il lavoro. In effetti per noi era più facile trovare lavoro perché lavoravamo sodo.
Prendevamo qualsiasi lavoro, teravamo determinati a tirare avanti.


LA TRAGEDIA: MUORE IL MARITO ACHILLE COSTABILE

Il 15 gennaio 1969 una tragedia terribile colpì la mia famiglia. Mio marito ebbe un infarto e morì sul lavoro all'età di 34 anni.

Era un lunedì e come al solito lui si era alzato per andare al lavoro. Diede uno sguardo ai nostri bambini nella culla e vide che la più piccola si stava succhiando la mano. Mi disse "lascia tutto e dalle da mangiare", "Sembra che sia molto affamata", quindi uscì di casa per andare al lavoro.
E' stato l'ultimo momento che siamo stati insieme. Un addio per sempre.
Il mio mondo era crollato. Mi lasciò con 3 bambini, senza soldi e molti conti da pagare. Cosa potevo fare?
Io avevo solamente 26 anni, con un figlio di 5 anni, uno di 3 anni ed una bambina di 3 mesi e mezzo.
La mia vita cambiò in un giorno.
Tutta la mia famiglia, i parenti e le persone dal mio villaggio misero insieme i soldi per pagare le spese funebri e perché io potessi ancora lavorare per la fabbrica, spedirono al mio indirizzo una macchina da cucire, così che potessi lavorare da casa mia quando avessi voluto.
Cominciai a lavorare una settimana dopo il funerale. Lavoravo fino alle 2 o 3 del mattino perché il lavoro era la mia unica consolazione. Ricordo ancora mio figlio, Renato, il secondogenito, che dormiva su un sofà vicino a me, mentre io cucivo nella notte. Lo portavo a letto quando anche io andavo a dormire.
Ho avuto diritto ad una pensione e almeno ho assicurato ai miei figli la possibilità di avere una buona educazione, come tutti gli altri. Ma tutto questo non bastava. Ho dovuto vendere il pezzo di terra e anche la casa perché non ho potuto continuare a pagare le rate mensili.

SI RICOMINCIA DA ZERO

Ho affittato una stanza presso una famiglia italiana. Era una stanza enorme per me e i miei figli e la mia macchina per cucire. Mi ripresi e pian piano ho iniziato a mettere dei soldi da parte ed ho cominciato a pensare di acquistare un nuovo pezzo di terra per costruire una casa per me e i miei bambini. Questa volta ho comprato il terreno molto vicino ai miei genitori e lentamente, appena riuscivo a mettevo da parte un po di soldi costruivo la mia casa in contanti perché non ho potuto ottenere il prestito dalla banca. Al termine ho costruito una bella casa in stile spagnolo.

Sono rimasta con i miei genitori per una settimana o poco più, prima di trasferirmi nella nuova casa, finché un giorno, mio padre mi disse: "Maria, la tua casa è finita, è tempo che tu ei tuoi figli andiate ad abitarla". Mi sono trasferita, ma sentivo il vuoto dentro di me. Quello che sarebbe stato meraviglioso non è stato. Avrei preferito avere una casa in affitto ma con mio marito. La casa che abbiamo sognato, senza di lui era vuota nel mio cuore. I miei figli sono cresciuti in quella casa e due di loro sono sposati. Normalmente, quando si perde il marito, un armadio di una moglie dovrebbe essere pieno solo di vestiti neri, per sempre. Ma io non la penso così. Ho indossato vestiti neri per meno di 3 anni.

Quando idissi a mio padre che stavo per togliere i vestiti neri, mio padre non approvò il mio comportamento, ma io non mi curai di quello che le persone avrebbero pensato, perché non stavo facendo niente di male. Stavo solo lavorando sodo per sopravvivere coi miei bambini.
Dopo che persi mio marito, lentamente mi ammalai e divenni molto anemica. E' stato necessario ricoverarmi in ospedale ed avere una trasfusione di sangue. Mi diedero quattro grandi borse di sangue. Sicuramente il sangue doveva essere buono, perché ritornai a casa forte e determinata come prima

Nessuno può dirmi cosa fare. Ho dedicato la mia vita ai miei figli.

OGGI UNA BELLA FAMIGLIA


La famiglia di Maria Aiello Costabile in Australia

Ancora ora sento il dolore nel mio cuore. Il dolore non è mai andato via, ma oggi, guardo i miei figli, tutti cresciuti e maturi, con una buona istruzione. Hanno sempre un lavoro. David, con un diploma di responsabile della sicurezza di una ditta di costruzione di edifici, Renato un commercialista, con un diploma di Banca e Finanza e di una società di logistica e Aurora, come Segretario Legale privato. Hanno tutti le loro famiglie e sono molto orgogliosa dei miei figli e dei miei nipoti che mi amano tanto. Sono Matteo (Matthew) di 18 anni, Natalie di 14 anni, Dean di 11 anni e Julie di 9 anni.

Sono anche riuscita ad andare a scuola e ad imparare bene l'inglese. Ho 4 diplomi e ho studiato per 3 anni. Così ho avuto modo di apprendere di più l'inglese che la mia lingua madre. Ho anche apprezzato le lezioni di inglese e fatto amicizie. Sempre nel settembre del 1975 ho ricevuto il mio certificato di cittadinanza australiana. Quando rifletto sul mio passato, mi sento molto orgogliosa di me stessa per i risultati ottenuti. Per come ho accudito i miei fratelli in Italia. Loro dicono che guardano a me come a una seconda mamma che li nutre con amore. Io sento che li apprezzo di più che se li facevo crescere in Italia.
Ho fatto vendere la casa, vicino a casa dei miei genitori per costruirne un'altra più vicina ai miei figli. Si tratta di una casa enorme di 26 metri per lato, ma amo la casa spaziosa. Mi piace quando i miei figli e nipoti vengono a casa mia. Sono quelli che riempiono la mia casa con gioia e amore e io sono felice di dire che non devo soldi a nessuno, perché la mia casa è tutta pagata.


La casa di Maria Aiello Costabile a Melbourne (Australia)

Devo percorrere mezz'ora per andare a casa di mia madre. Guido la macchina e quindi non è un problema viaggiare due volte alla settimana per andare a trovarla. Lavoro anche un giorno o due alla settimana vicino a casa di mia madre. Mi piace andare al lavoro perché mi tiene sveglia e attiva, oltre che in contatto con la gente. Sono molto indipendente. Amo la mia vita e ho un sacco di soddisfazioni. Anche se mi sono sacrificata in alcune cose, mi considero fortunata di vivere in questo bellissimo paese. Penso che gli immigrati provenienti da tutto il mondo hanno contribuito in tanti modi ad accrescere la cultura della società australiana. Come nazione, abbiamo approfittato della diversità.

LA MIA PATRIA: L'ITALIA

Nel mio cuore l'Italia sarà sempre la mia Patria, l'Australia è ora la mia casa e io amo l'Australia.

Maria Aiello Costabile
Ottobre 2010