Aspettando Godot ha rappresentato per la nostra compagnia una svolta. Abbiamo subito una metamorfosi in modo inconsapevole e travolgente che ha condizionato i nostri comportamenti, le nostre abitudini e le nostre vite.
Non è facile elencare ora, quante e quali siano state le difficoltà, certo è che ci siamo trovati di fronte ad un'impresa impossibile durante la quale ciascuno di noi ha incontrato il suo personalissimo GODOT.
Abbiamo assistito alla nascita di uno spettacolo come mai avevamo fatto e come mai ci saremmo sognati di fare, se non fossimo stati guidati dal genio di Franco Alpestre.
La sua intraprendenza, la sua fantasia, messa a freno solo dalle limitate disponibilità finanziarie della compagnia, la sua convinzione di preparare uno spettacolo unico, come mai nessuno aveva fatto in passato e come difficilmente altri potranno fare in futuro, ha determinato la concessione incondizionata della nostra disponibilità.
Ci siamo esaltati, avviliti, confrontati, insultati, interrogati, abbiamo modificato il nostro linguaggio, la nostra voce, i nostri corpi, abbiamo condizionato perfino le nostre manie i nostri riflessi ed anche ciò che era, forse, incondizionabile.
L'attesa e le tensioni accumulate alla vigilia, ci hanno fatto sperare che si arrivasse al più presto alla fine degli spettacoli, come se fossimo in prossimità del patibolo, del giudizio fianle.
Poi, pian piano abbiamo scoperto che il lavoro che avevamo fatto cominciava a dare i suoi frutti ed abbiamo abbandonato tutti i dubbi e le preoccupazioni e ci siamo divertiti, ci siamo accorti di vivere, in quegli attimi, una situazione speciale come in una favola o come intrappolati nella pellicola di un vecchio film. Ma soprattutto, abbiamo capito che riuscivamo a trasmettere queste sensazioni al nostro pubblico.
Piu' di tutto, ci è piaciuto l'interesse e la passione trasmessa a tutti i membri della compagnia, attori, tecnici ed anche a chi non ha avuto un ruolo da protagonista.
Abbiamo abbattuto le critiche pregiudiziali e la diffidenza che qualcuno sperava si diffondesse all'interno della compagnia.
Ogni anno, ed in questa circostanza più che mai, vorremmo che il caloroso applauso che ci viene rivolto nascesse dalla comprensione di tutti i nostri sforzi e del duro lavoro fatto dai tecnici.
Quello che si vede sul palco è solo il culmine di un' impresa che ci ha visti protagonisti di sofferenze, sacrifici, di impegno quotidiano, di notti insonni, di affetti accantonati.
Abbiamo creato dal nulla una scenografia imponente, fatta di materiali poveri : legno, tela, plastica, sabbia, plasmati ad arte e messi in posa con maestria.
Abbiamo curato ogni minimo dettaglio, le cravatte, le scarpe, la bottiglia e la gavetta, i bagagli di Lucky, il seggiolino, l'orologio di Pozzo e tutto il resto.
Nulla che potesse essere ordinario, o già visto, o rimediato dal nostro guardaroba, ma tutto sapientemente ricostruito come la fantasia di Franco Alpestre ci comandava.
Abbiamo dato tutto, ogni briciolo di energia, di concentrazione, ogni goccia di sudore, nella convinzione di riuscire nell'impresa, e proprio per questo non ci siamo nemmeno accorti che Franco ci stava dando più di quanto potesse e che tentava di trasferire con eccessivo impegno, la sua forza ed il suo genio nelle nostre incaute mani.
Il suo trasporto, il duro lavoro di realizzazione delle scenografie che ha curato personalmente, la vita sregolata che ha condotto insieme a noi, lo hanno debilitato fino a condurlo al malore, che purtroppo lo ha colpito pochi minuti prima dell'inizio di uno degli spettacoli in programma.
Forse ci siamo accorti, solo in quel momento, quanto lui fosse importante per noi e come fosse parziale la gioia dopo lo spettacolo senza la sua severa approvazione e senza i suoi suggerimenti.
Per fortuna è andato tutto per il meglio. Il malore, pur nella sua gravità, si è ridimensionato e lo spettacolo ha avuto il suo giusto epilogo ricevendo unanimi consensi da una platea raffinata, impreziosita dalla presenza di artisti tra i quali Walter Pagliaro, Micaela Esdra e dell'Onorevole Tiddei.
Ora non ci rimane che aspettare.....le prossime repliche, di riabbracciare Franco e di divertirci ancora senza più superare le soglie dell'umana resistenza.


NOTE DI REGIA

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