Il ponte più lungo del mondo (la campata
principale misura 1.298 metri) porta il nome di Giovanni da Verrazzano
ed è stato inaugurato a New York nel 1964 per unire Staten Island a
Brooklin. Si tratta dell'ultimo e più significativo omaggio reso dagli
abitanti della metropoli americana al grande navigatore italiano che,
primo uomo bianco, approdò sulle spiagge dalla baia di Hudson quattro
secoli e mezzo fa. Estremamente scarse e lacunose sono le notizie
biografiche che lo riguardano. E' perfino incerta l'ortografia del
cognome, cioè il numero delle " r " e delle " z " contenute in
esso. La grafia Verrazano (due r e una z) è poco comune ma si basa sulla
sua firma autografa lanus Verrazanus ‑ contenuta nel planisferio
disegnato nel 1529 dal fratello Girolamo.
Così come
accadde per il suo concittadino Amerigo Vespucci l'opera e le imprese di
Giovanni da Verrazzano rimasero a lungo discusse e misconosciute: per
ragioni politiche, di prestigio nazionalistico, di gelosia. Alcuni
negarono financo fede alla relazione del suo primo e più noto viaggio
lungo le coste settentrionali dell'America. Altri arrivarono addirittura
a identificarlo con l'ambigua figura di un pirata francese, Jean Florin,
fatto impiccare da Carlo V il 13 Settembre 1527. Dovettero passare
secoli prima di giungere a stabilire la verità dei fatti. Ora tutti i
dubbi sono stati fugati e al Verrazzano viene concordemente riconosciuto
il merito di essere stato un audacissimo navigatore, un autentico «
capitano coraggioso ».
Giovanni da Verrazzano -
lo scopritore del fiume Hudson e della baia dove sarebbe sorta New
York - nacque intorno al 1485 e mori nel 1528 in un' isola del
Darien divorato dai cannibali. |
Figlio di
un colto e agiato commerciante, Giovanni da Verrazzano nacque a Firenze
(secondo alcuni, invece, a Val di Greve) intorno al 1485. Suo padre si
chiamava Piero Andrea, sua madre Fiammetta Cappelli. Aveva quattro
fratelli: tre maggiori di lui (Bernardo, Nicolo', Piero) e uno
(Gerolamo) più giovane. Bernardo, il primogenito, ebbe il bernoccolo
degli affari e divenne socio di Buonaccorso Ruccellaì, banchiere in
Roma, assieme al quale prese in affitto, nel 1551, il palazzo Albertini
(attualmente palazzo Cicciaporci‑Sennì) in via del Banco di Santo
Spirito. Il secondogenito Nicolo' si distinse nella politica e fu alle
dipendenze della Signoria fiorentina nel 1530 e nel 1539. Del
terzogenito Pietro non si sa nulla. Dell'ultimo genito Gerolamo, invece,
è noto che fu un ottimo cartografo e un intrepido compagno di viaggio e
d'avventure del più famoso fratello maggiore.
Giovanni
dedicò gli anni della giovinezza a lunghi e intensi studi d'ogni genere,
umanistici e scientifici, tanto da meritarsi la fama di uomo dotto
in omni re scibili.
Poi, non si sa come, si fece marinaio e navigò per parecchi anni nel
Mediterraneo, visitando i paesi rivieraschi. Divenne così un capitano di
grande esperienza e reputazione. Ciò gli valse di essere chiamato un
giorno in Francia a capeggiare la spedizione atlantica che lo avrebbe
poi reso famoso. Accadde nei primi mesi dell'anno 1523. La notizia
che nel Settembre dell'anno precedente era arrivata a San Lucar la
«Victoria » (unica nave superstite della flotta di Magellano e prima che
avesse compiuto il giro del mondo) aveva ridestato l'invidia di tutti
gli stati europei e stimolato l'interesse di ciascuno di essi a cercare
un'altra rotta, possibilmente più breve, per l'India e i paesi delle
spezie. Così avvenne che la spedizione di Giovanni da Verrazzano, benché
ufficialmente privata e finanziata da privati, fu incoraggiata e
favorita ufficiosamente dallo stesso re di Francia Francesco I, accanito
e geloso rivale del monarca spagnolo.
Nell'estate del 1523 una flotta di quattro navi, al comando del
Verrazano, fu pronta a prendere il mare dalle coste della Normandia,
diretta a nord‑ovest, seguendo la rotta conosciuta dai pescatori bretoni
e normanni verso la terra di Bacalao. Purtroppo questo primo tentativo
era destinato a fallire: colte nell'Atlantico da una terribile tempesta,
le quattro navi si dispersero e due soltanto, la « Normandie » e la «
Dauphine », riuscirono a rifugiarsi in un porto della Bretagna ove
dovettero essere sottoposte a lavori di riparazione. Alcuni
compagni del Verrazzano, demoralizzati dal disastro, rinunciarono
all'impresa. Lui, però, non si perse d'animo, Con le due navi
superstiti, alla fine dell'anno salpò per una rotta assai più
meridionale, dirigendo sulle coste iberiche. |
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Ma le tempeste del golfo di Biscaglia lo separarono ben presto dalla « Normandie », che non doveva
più rivedere. Rimasto con la sola «Dauphine », una caravella d'un
centinaio di tonnellate, dopo essersi fermato a riparare sommariamente
le avarie in un isolotto deserto presso Madera, si avviò finalmente
verso ovest la mattina del 17 gennaio 1524 con « cinquanta uomini
forniti di vettovaglie, armi et altri strumenti bellici e munitioni per
otto mesi ». |
Il
ponte intitolato a Verrazzano che collega le due rive della baia di
New York, da Brooklin a Staten Island. Inaugurato il 21 novembre
1964, questo ponte è fra i più lunghi del mondo: 4.800 metri. |
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Il 10
febbraio la « Dauphine » aveva percorso 800 leghe, pari a 3.200 miglia,
senza incontrare gravi difficoltà. Ma due settimane dopo, il 24 dello
stesso mese, verso le quattro del pomeriggio, mare e cielo si
scatenarono in una furiosa tempesta. Fortunatamente la nave ne uscì
indenne e poté continuare la sua rotta a ovest, successivamente
modificata piegando leggermente a nord. Dopo oltre 1.200 miglia, il 7
marzo il litorale americano era visibile all'orizzonte: « ne apparse una
nuova terra mai più da alcuno antico e moderno vista ». Giovanni
da Verrazzano calcolò di trovarsi a 34° di latitudine nord, cioè sulle
coste dell'attuale Carolina settentrionale, verso Wilmington, nei pressi
di Cape Fear. Di lì ripartì per risalire verso nord le coste atlantiche
dell'America e poi quelle dell'attuale Canada. Durante questo viaggio
entrò nella grande baia dell'Hudson (la stessa dove più tardi sarebbe
sorta NEW YORK ), battezzandola baia di Santa Margherita in
omaggio alla sorella di re Francesco I. In questi remoti lidi, abitati
da rozzi aborigeni, tentò di catturare una fanciulla per farne omaggio
al re di Francia: « una giovane di anni 18 in 20... di molta bellezza et
d'alta statura ». Ma la ragazza si ribellò con ogni sua forza,
spregiando i doni che via via le venivano offerti: « tutto renuntiava et
con ira a terra gittava ». C'era bensì una vecchia, « la quale con gran
gusto mangiava le nostre vivande ». Ma fu, ovviamente, trascurata. I
marinai francesi si adattarono allora a portare a bordo soltanto un
bambino di otto anni, come campione delle popolazioni di questa parte
del Mondo Nuovo. Il piccolo sarà offerto in dono a Francesco I. La «
Dauphine » fece ritorno in Normandia ai primi di luglio del 1524 e
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Verrazzano
scrisse una lunga e dettagliata relazione del suo viaggio, che solo
oltre quattro secoli dopo venne accettata per valida, consentendo di
valutare in pieno il valore della sua impresa. Tre anni
dopo, pur nelle poco liete vicissitudini politiche che allora
attraversava la Francia, fu organizzata una seconda spedizione da un
consorzio presieduto dall' ammiraglio Chabot. Una flotta di cinque navi,
al comando del Verrazano partì ai primi del 1528, sempre alla ricerca di
un passaggio per l'Asia, ma questa volta attraverso l'America Centrale.
Da questa seconda spedizione Giovanni da Verrazzano non fece più
ritorno. Secondo una tradizione, non del tutto accettata dalla critica
moderna, sarebbe stato ucciso e divorato dagli indigeni di
un'isola del Darièn. Testimone dell'orrrendo fatto sarebbe stato
addirittura il fratello Gerolamo, che riuscì miracolosamente
a salvarsi.
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