Da veliero a motonave - ottanT' anni sui marI

Forse nessun bastimento ha mai navigato quanto il «Piero»:

varato nel 1891 fu demolito solo nel 1969.

 

Era il più grande veliero a tre alberi olandese, di quelli costruiti prima della fine del secolo scorso in ferro e che si merita­rono per le loro qualità la defi­nizione « bark best », « barco­bestia » come lo hanno tradotto a orecchio i nostri uomini di ma­re (ma che in inglese suona co­me « la migliore nave‑goletta »). Stazzava 1099 tonnellate ed era stato varato ad Amsterdam dai cantieri Huyghens e Van Gelder. Era definito « barco », due alberi a vele quadre e la mezzana con vela aurica ed era velocissimo. Portava orgogliosamente il nome della città natale, « Amsterdam », e la fila dei portelli di batteria neri su faccia bianca, come una nave da guerra, caratteristica appunto di quelle navi. Sceso in mare nel 1891, era entrato in servizio nel 1892 e si era dimostrato subito una magnifica unità un vero  «hardloper» cioè un «duro cavalcatore». Difatti riuscì nel 1906 a compiere in 97 giorni la traversata Sydney‑Falmouth un vero primato. Dopo qualche altro viaggio subì gravi danni per un incendio scoppiato a bordo e dovette essere rimorchiato a Christiania (l'attuale Oslo) in Norvegia e venduto.

 

 

Il tre alberi « AMSTERDAM » dopo un incendio, fu riattato dai norvegesi e prese il nome di « SIRDAR ».

 

I norvegesi lo riattarono e lo ribattezzarono «Sirdar», destinandolo a trasporti a carico misto, che, stando all’almanacco olandese sulle navi a vela di  L. Smit e H. Hacquebord,  «ricompensarono più e più volte le spese di acquisto ». Sopravvissuto alla prima guerra mondiale, che vide un'ecatombe di velieri, il « Sirdar » fu venduto in Francia nel 1923 e ribattezzato, Alice Micheline ». Col nuovo nome continuò a battere a buona velocita’ le rotte di lungo corso fra l'Europa, l'Australia e la Nuova Zelanda. Le sue caratteristiche invogliarono un armatore italiano che, vistala con interesse ferma nel 1924 a St. Louis du Rhóne, la acquistò. L’« Amsterdam », dopo essere stato « Sirdar » e  « Alice Micheline», divenne ora il « Piero » dei Fratelli Dufour di Genova e il giorno di Natale del 1924 salpò, agli ordini del capitano Scotto Lavina di Procida e con un equipaggio di procidani, in zavorra per Haiti, sulla rotta atlantica delle Antille, facendo ritorno a Genova con un carico di campeccio.

 

Nel terzo viaggio il « Piero » impiego’ soltanto 39 giorni da St. Marc d'Haiti a Genova. Al ritorno dal quarto viaggio veniva però messo in disarmo il 28 Ottobre 1928, per la scomparsa della Casa Dufour. La concorrenza dei piroscafi si faceva sentire, eppure l’« Amsterdam » aveva tenuto bene i 14 nodi a vela, nel Pacifico e nell'Oceano Indiano, cosa che non molte navi, riuscivano a fare, pur essendo azionate a motore!! ,Acquistato dagli armatori Arata di Camogli e poi dalla « Peninsulare » di Genova, il « Piero » rimase negli anni 30 a deposito di sale nel porto di Genova per conto del Monopolio di Stato, una triste sorte per quello che gli inglesi chiamavano « old Salty» (vecchio marinaio). Durante gli anni drammatici della guerra, il vecchio veliero fu requisito dai tedeschi, rimorchiato a Livorno, e affondato all'ingresso nel porto come ostruzIone.

 

 

Dopo vicissitudini, fu acquistato da un armatore italiano e trasformato nel 1948 nella motonave « PIERO ».

 

Alla fine della seconda guerra mondiale, il « Piero » fu acquistato come rottame dall'armatore Silvio Bonaso di Genova, che lo fece recuperare nel 1947 e trasformare nel 1948 in motanave, con l'installazione di un complesso motore di 1.800 cavalli, ad opera dei cantieri Orlando di Livorno. Il tonnellaggio era aumentato, era divenuto di 1.148 tonnellate e come motonave il  « Piero » rimase iscritto nel registro navale, dal 1949 mantenendo il nominativo che aveva avuto come veliero.

Nel 1950 il capitano olandese H.P. Mellema, di Amsterdam che aveva prestato servizio dal 1902 al 1906 a bordo dell'« Amsterdam »  sotto il comandante Swart come terzo ufficiale, salì in visita a bordo dei  « Piero » ormai divenuto motonave nel porto di Rotterdam e scrisse all'armatore per esternargli il suo vivo rammarico nel vedere i suo bel veliero del principio del secolo ridotto a navigare a nafta.

 

 

Fece presente all'armatore Bonaso che, nemmeno a tutta forza, sarebbe riuscito a tenere i 14 nodi che filava, invece, in mare, col vento favorevole sulla rotta dell'Australia. « In verità dovetti condividere questo suo pensiero » ricorda oggi l'armatore Silvio Bonaso, che ci ha fornito foto e documenti.

Intanto, in Olanda, l'avventura dei  « Piero » era divenuta di dominio pubblico e si pensò addirittura di acquistarlo, per ripristinarlo come veliero almeno. Ma il costo di una simile operazione risultò proibitivo e non se ne fece nulla. Il « Piero », dopo un onorato servizio, fu venduto a La Spezia nel 1969 per demolizione, che avvenne nel 1971.

 

 
Da Rivista Navale