IO, NEL PENSIERO DI DIO

SALMO 139

Bruno Moriconi, ocd.

  


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D
ai versetti 19-22 (imprecazione contro il malvagio) si potrebbe avere l'impressione che l'orante di questo Salmo sia minacciato da persone nemiche e che ci si trovi di fronte ad una Supplica contro di loro. Lo farebbe pensare anche la protesta del versetto 23, in cui il salmista contro quegli eventuali accusatori fa appello al Signore con queste parole: "Esaminami, Dio e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri".

In questa preghiera c'è, tuttavia, qualcosa di molto più profondo. Nemici e false accuse possono anche essere reali, ma ormai solo figure della paura radicale che lo stesso salmista sente dentro di sé. Uno smarrimento, tuttavia, che lo ha condotto ormai alla fede e alla fiducia in Dio e in se stesso.

Il versetto chiave

Il salmista, infatti, dopo essersi intrattenuto (vv. 2-12) sull'onniscienza onnipresente di Dio, di cui sa perché tale gli è stata descritta da sempre la divinità, sente improvvisamente (v. 13) che ciò che potrebbe essere anche solo una realtà da temere lo riguarda nell'intimo e, invece di muoverlo alla semplice ammirazione, lo commuove e lo trasforma in una persona che si sente amata. Si accorge, infatti, che DIo sa non solo tutte le cose, ma la sua vita e persino le sue paure. Sa quando siede e quando si alza, il suo andare e il suo fermarsi. Tutte le vie gli sono familiari. Conosce anche da lontano i suoi pensieri ed ogni sua parola, prima che affiori alle labbra. Si interessa a tutto questo perché lo ama.

Era un giorno di grazia quello in cui il salmista comprese all'improvviso di essere nel pensiero di Dio da sempre, come e più dl figlio desiderato dal padre: la creatura che Dio ha voluto e si è plasmato. "Sei tu", dice infatti a Dio il salmista "Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre".

Ricondotto misteriosamente nel ventre materno, sente che le calde mani che lo traggono all'esistenza e lo plasmano sono proprio quelle di Dio. é stato Lui a proteggerlo nel grembo di sua madre, Lui che lo contemplava come opera sua e segnava i suoi giorni, dal primo all'ultimo, nel suo libro (vv.13-17). "I (miei) giorni erano pensati, (tutti) e non uno solo di essi" (v. 16), dice il salmista e sente che nel suo "diario" Dio include veramente tutto: i giorni del dubbio, della paura e dello smarrimento, come fa una madre che annota il giorno del primo passo, della prima parola e del primo dentino del suo bambino.

A questo punto (vv. 17-18), come già al versetto 5 ("Troppo meravigliosa questa conoscenza per me. Elevata, non la posso"), il nostro orante erompe in ammirazione. Un'ammirazione, tuttavia, ormai tutta personale: "E per me, quanto sono preziosi i tuoi pensieri, o Dio! Com'è numerosa la loro somma! Se li conto, più della sabbia sono numerosi. mi sono svegliato e sono ancora con te".

La meraviglia dell'orante non nasce più dalla semplice contemplazione delle opere del creato, ma dall'accorgersi di essere guardato e voluto dallo stesso Creatore. Non è giusto, dunque, identificare questo salmo con un omaggio a chi sa tutto (BJ) o con un inno all'onniscienza ed all'onnipotenza intima e profonda.

Semmai, è della provvidenza e della protezione amorosa di Dio che bisognerebbe parlare, recuperando - alla luce del v. 13 - l'espressione iniziale del Salmo: "Signore tu mi scruti e mi conosci. Sai se siedo e se mi alzo. Ogni mio pensiero lo capisci" (v.2).

La supplica

Se è così, l'augurio contro il malvagio dei vv. 19-21 sembrerebbe una pesante caduta di tono, anche se - nella logica veterotestamentaria - il desiderio che Dio elimini gli empi rientra tra i buoni pensieri. Nella mente del salmista ormai pacificato nell'abbraccio di Dio, tuttavia, quegli empi o quel malvagio potrebbero coincidere anche i suoi stessi fantasmi e con la paura delle tentazioni interiori contro la speranza. In questo caso, allora, il suo desiderio espresso con parole quotidine potrebbe essere un'implicita preghiera per sé e perfino per i peccatori.

Per sé, perché non scompaia da lui la luce di questo momento di "grazia" e per gli empi, perché possano anch'essi svegliarsi in Dio. Non per nulla, infatti, il Salmo si chiude con questa richiesta: "Esaminami, Dio e conosci il mio cuore, prova e conosci i miei pensieri. E vedi se la via della malvagità (del tormento) è in me e conducimi per la via di sempre" (vv. 23-24).

Se traduciamo il sostantivo ozeb del versetto 24 con tormento invece che con malvagità, la preghiera del salmista conduce ancora più a fondo. Che cos'è, infatti, deviare o peccare se non tormento, sofferenza e non sapere, prima che malvagità?La via "di sempre", chi non vorrebbe percorrerla? Dio solo, tuttavia, può sapere se il salmista procede sulla via del tormento o su quella della vita.

Da qui la "necessità di pregare sempre, senza interruzione", come sente dirsi da Gesù il cristiano che si accosta a questo Salmo e lo fa suo. "Per non cadere in tentazione, perché lo spirito è forte ma la carne è debole", aggiunge lo stesso Maestro. Una realtà, la tentazione e la debolezza, che è parte integrante del cammino della vita condiviso dallo stesso Gesù, ma che la preghiera può illuminare ogni volta che sul suo esempio si invoca il Padre. Per Dio, infatti, perfino le tenebre sono chiare come il giorno (v.12).

Una voce

Per un istante, ma anche per lungo tempo, la grandezza onnisciente e onnipresente di Dio potrebbe anche aver tenuto semplicemente in soggezione il nostro salmista (vv. 2-12). Ormai, tuttavia, egli è entrato nella pace. (v. 13).

Deve aver sentito una voce simile a quella che confortò un giorno lontano il capostipite errante del suo popolo: "Non temere, Abram, io sono il tuo scudo" (Gn 15,1). Una voce calda come quella di Gesù ai discepoli atterriti sul lago: "Sono io, non temete" (Mc 6,50). Una voce tutta interiore, ma certa, come la consapevolezza espressa al v. 13 dal salmista che improvvisamente sente Dio paternamente impegnato nei suoi confronti e del tutto chino su di lui.


SALMO 139 (138)
1 Tu mi scruti, o Signore e mi conosci.
2 Tu sai se siedo e se mi alzo.
Capisci il mio pensiero da lontano.
3 Il mio andare ed il mio sostare esamini
e tutte le mie vie ti sono familiari.
4 Ché non c'è parola sulla mia lingua
che tu, Yahweh, non la conosca tutta.
5 Dietro e davanti mi assedi,
poni su di me la tua mano.
6 Troppo meravigliosa questa conoscenza per me.
Elevata, non la posso.
7 Dove andrò dal tuo spirito?
Dove dal tuo cospetto fuggirò?
8 Se scalo i cieli, là tu sei
e se stendo un giaciglio nello sheol, eccoti.
9 Prenderò le ali dell'aurora,
mi stabilirò ai confini del mare.
10 Anche là la tua mano mi guida
e mi prende la tua destra.
11 Ho detto pure: Forse mi coprirà la tenebra.
Ma notte è luce su di me.
12 Neppure la tenebra oscura da te
e notte come giorno splende.
Come oscurità, così luce
13 Sei tu che hai formato i miei reni.
Mi hai coperto nel grembo di mia madre.
14 Ti lodo poiché mi hai fatto come un prodigio.
Meraviglie le tue opere. E la mia anima lo sa bene.
15 Non erano nascoste le mie ossa a te
quando venivo fatto in segreto,
lavorato nei sotterranei della terra.
16 Il mio embrione hanno visto i tuoi occhi
e nel tuo libro tutte le cose venivano scritte.
I giorni erano pensati e non uno solo di essi.
17 E per me, quanto sono preziosi i tuoi pensieri, o Dio!
Com'è numerosa la loro somma!
18 Se li conto, più della sabbia sono numerosi.
Mi sono svegliato a e sono ancora con te.
19 Se tu uccidesse, o Dio, il malvagio!
E gli uomini di sangue si allontanassero da me!
20 Essi parlano di te con inganno.
Ti hanno preso per nulla i tuoi nemici.
21 Non odierò, o Yahweh, coloro che ti odiano?
E non detesterò coloro che sono contro di te?
22 Con odio perfetto, li odio,
come fossero nemici a me.
23 Esaminami, o Dio e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri.
24 E vedi se la via del tormento è in me,
e conducimi per la via di sempre.
 

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