DAL PROFONDO...

SALMO 130

Bruno Moriconi, ocd.

  

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Il Salmo 130 (129), conosciuto dalla tradizione cristiana come “De Profundis” , veniva probabilmente cantato soprattutto in occasione dei “sacrifici espiatori”, ma i sentimenti che emergono “dal profondo” del salmista sono di ogni persona che rifletta sulla propria esistenza alla luce della fede. Sono propri di questa, infatti, il timore e la speranza da cui sgorga la preghiera.

Quando comincia confessando di sentirsi come nel più profondo degli abissi (vv. 1-2), pensa che questo possa tenerlo lontano soprattutto da Dio. Un’intuizione illumina, tuttavia, le sue paure e lo rende certo che, nonostante non ne sia degno, Egli presterà ascolto al suo grido. Il ragionamento è nei vv. 3-4, centro di tutto il Salmo: “Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere? Ma presso di te è il perdono...”.Riprende speranza proprio perché pensa a Dio, l’unico a conoscere veramente la miseria e, perciò, il solo a non tener conto dei peccati che ne possono scaturire. Se Dio tenesse conto dei suoi peccati, non sarebbe Dio, pensa. Per questo, invece di averne paura, egli attende il Signore più di quanto le sentinelle notturne aspettino il cambio dell’aurora (v. 6). Le sentinelle scrutano i segni dell’alba in attesa dei loro compagni e anche lui, con la stessa ansia, attende il suo Signore, nonostante non se ne senta degno. “Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere?” (v. 3), domanda, sapendo che Dio non le considererà... “Ma presso di te è il perdono: e avremo il tuo timore” (v. 4), aggiunge, infatti, subito dopo. Se Dio volesse soppesare tutti ben bene, nessuno potrebbe reggere, perché non esiste nessuno senza fragilità e senza pecche (Sal 78,8). Lo sapeva perfino Giobbe che pure si protestava ed era davvero innocente (Gb 10,14; 14,16) e, da cristiano e con le motivazioni definitive, lo dice anche San Paolo. “Tutti hanno peccato”, ma proprio per questo, “tutti sono giustificati gratuitamente” (Rm 3,9-4). “Se consideri le colpe, Signore...”. È su questo “se”, solo ipotetico, che il credente poggia la sua fiducia.

Per la preghiera personale, è bene ripetersi lentamente l’espressione del v. 7: “Presso il Signore è la misericordia”, trasformandola in una dichiarazione diretta: “Presso di te, Signore, è la misericordia”. Da notare, inoltre, la frequenza dell’invocazione (“Signore”..). Otto versetti, Otto volte il nome del Signore!
È un invito a ripetere il salmo sottolineando questa invocazione che contiene una certezza che guarisce da ogni timore. “Se Dio è per noi, chi potrebbe essere contro di noi? Lui, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato in sacrificio per noi tutti, come non ci darà in dono insieme a lui tutte le cose?...” (Rm 8,3 1-39), si domanda il cristiano alla scuola di Paolo.

Negli ultimi due versetti (vv. 7-8), il salmista esorta tutto Israele, richiamando l’attenzione su due attributi della Grazia che — come si trattasse di due calde mani
(misericordia e redenzione) — abbracciano il suo popolo e lo rendono certo: “Israele attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia e grande presso di lui la redenzione” (v. 7). Per questo, “Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe” (v.8).
Un abbraccio che, come tale, non può essere unilaterale. La grazia e la misericordia di Dio, infatti, si incontrano con la supplica fiduciosa dell’orante, sia egli il nostro salmista, tutto il popolo di Israele, l’umanità o ciascuno di noi. “Attraverso l’abbraccio di due amori, quello di Dio espresso attraverso la grazia e il perdono e quello dell’uomo espresso dalla preghiera e dalla conversione — ha scritto il Ravasi — si cancellano le distanze tra il nostro inferno e il paradiso di Dio”.

Basta alzare le mani. Il Signore abbasserà sempre le sue e, come dirà di se stesso il
salmista del salmo 131, tra le sue braccia materno paterne, ognuno troverà riposo come in braccio a sua madre, anche se grida dal profondo più oscuro e gli “sono compagne sole le tenebre” (Sal 88, 19). alla porta del Salterio (il libro delle Lodi di Israele), il Salmo numero uno non è una preghiera, ma una beatitudine. Vi si dichiara "beato" chi illumina la propria vita con la meditazione della Legge del Signore, poiché, come un albero che affonda le radici presso un corso d'acqua, dà frutti ad ogni stagione. Senza cercare qua e là, va dritto dove può trovare vero conforto e riposo.


SALMO 130 (129)

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono:
e avremo il tuo timore.

Io spero nel Signore,
l'anima mia spera nella sua parola.
L'anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l'aurora.

Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.

 

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