CENNI STORICI SU CARLANTINO

Di Iosa Arciprete Ernesto - 1926

A chi legge

Nessuna velleità nello scrivere queste poche notizie, raccolte da uno scartafaccio, trovato nella libreria della mia Casa. Fin dal 1917 le ordinai, trascritte in un quaderno, ed ora le do alla stampa per desiderio di qualche amico e per la curiosità destata dalla notizia sparsasi. Forse per ricavarci un utile per la mia Chiesa Parrochiale che ha bisogno di restauri e nessuno ne sente il dovere. Per ciò, Lettore, compatisci ed il mio saluto ti sia di augurio.

E' un villaggio del Sub-Appennino. Ci si arriva da Lucera per la strada Appulasannitica (S.S. n. 17), lasciando questa al bivio di Volturara e seguendo la mandamentale S. Marco, Celenza, Carlantino.

Carlantino si stende lungo una collina della Valle del Fortore, che fa valle con la montagna, dove ai piedi l'affluente Cigno sbocca nel Fortore. Il villaggio è a m. 558 sul livello del mare - alla porta della chiesa - la montagna a più di m. 600 - guarda l'Oriente e le sue vie larghe, aerate, piene di sole vanno da sud a nord quasi ad anfiteatro in un triangolo scaleno. Non ha strade rotabili di comunicazione con gli altri paesi, tranne quella, che per il bosco di S. Marco mena a Lucera (quando non è caduta la neve), pittoresca, incantevole a primavera, ma inutile buona parte dell'inverno. Le campagne sono fertili e danno, specialmente, ottimi grani duri e peperoni grossi ed aromatici, che si coltivano largamente: non manca la coltura degli altri cereali, specialmente il granturco - la vigna - l'oliveto ed in piccola parte gli ortaggi. Anche la coltivazione del tabacco ha dato splendidi risultati.

La pastorizia è limitata: ma non mancano ottimi formaggi e la ricotta tenerissima - salami squisitissimi e carni saporitissime. Vi è pure una grande produzione di uova e polli, che a migliaia vengono esportate: e l'allevamento a mano dei muletti.

La popolazione è sana e robusta - buona e laboriosa - la maggioranza è di contadini, che lavorano quasi tutti nei propri campi… ed ecco perché quando la annate sono buone si nuota nell'agiatezza. Tutti hanno qualche cosa al sole e l'eclettismo di tutti i lavori manuali. Se v'è analfabetismo, è perché, per esperienza sanno, che dà più la zappa che la penna… e le scuole hanno fatto molto desiderare!

Il paese, oltre il clima mite e salubre, ha orizzonte largo e luminoso - ricco di acque e di alberi fruttiferi e da legna - con panorami incantevoli. La valle del Fortore a ponente con le lontane cime del Matese e della Maiella; le cotrade con i loro villaggi: Gambatesa, Riccia, Cappella di Cerce, Ferrazzano, Campobasso, Pietracatella, Macchia, S. Elia; le montagne di Casacalenda e Bonefro. Ad oriente tutta la valle del Fortore, quasi fino alla foce, e l'occhio spazia da Colletorto a S. Croce, a Rignano, S. Severo, Lucera, alle isole di Tremiti, all'Adriatico e poi al contrafforte dell' Appennino. A sud le montagne della provincia di Avellino, S. Bartolomeo, S. Marco, Celenza, Ponte Trediciarchi.

Si vive tranquilli e pacifici di lavoro; ed anche nelle più fosche giornate di sommovimento politico e di insinuazioni straniere nessun fatto dispiacevole è avvenuto. E' una catena di parentela - famiglie da 9 a 12 figli e questi con altre famiglie e numerosa prole di terza e quarta generazione. C'è una schiera di vecchi vegeti ed arzilli dai 70 a 90 anni… prova della buona salute. La popolazione è di circa 2000 anime… dal 1900 al 1927 i nati battezzati sono stati 1343 - i morti 866 - i matrimoni 315.

Le industrie ed il commercio sono limitati all'esportazione dei grani duri, che hanno l'onore di essere scelti come semenza (detti Carlantino) - ai peperoni, che sono ricercatissimi nei paesi vicini - alla grande quantità di uova - all'allevamento a mano dei suini, ingrassati a fave e a granoni e quindi carne ottima e sugna abbondante.

Non vi sono opifici, né laboratori, sebbene fosse discreto il numero degli artigiani…; è il mulino elettrico, che lavora tutti i giorni per il pane soffice e tutta semola… altro che chiacchiere e cerimonie!!!.

Carlantino nella sua piccolezza, prima del socialismo era chiamato la Repubblichetta e gli mancava proprio niente; ora non si trovano uomini adatti ad amministrarlo: eppure vanta degli ottimi professionisti: Dottor Iosa Giambattista, medico della Croce Rossa nel Canadà; cav. De Simone Menotti, capo riparto alle ferrovie, morto di crepacuore per la perdita dell'unico figliuolo nella guerra ultima; Teol: Iosa Giuseppe; Dottor De Simone Cav.: Nicola, Tenente Colonnello Medico, Oculista rinomatissimo; Iosa Cav. Alfonso, Vice Prefetto, a 58 anni moro a Reggio Calabria nel 1925; Cav. De Simone Domenico: Capo Stazione a Margherita di Savoia.

E Carlantino potrebbe vantare una storia, anche senza monumenti. Là sulla montagna si veggono i ruderi di un castello; e pochi anni or sono si scavò un corridoio, (che fu trascurato); e sul versante orientale e lungo la vallata (che dirimpetto al castello di Lucera) quante tombe romane sono state trovate! E su di una lapide il nome di Caio Mario - ed anche delle monete antiche di oro, argento e di rame. Più avanti in un luogo, detto Scrocca, vi sono disseminati tanti pezzi di mattoni mischiati a tante pietre, da far pensare ad un grande edificio diroccato: e vi sono trovati anche dei loculi mortuarii.

La emigrazione poi è stata impedita dalla legge Nord - Americana; eppure, senza pericolo di errare, si può affermare, che un terzo della popolazione vive da anni nelle Americhe del nord e del sud, rimpinguando largamente le finanza. Carlantino, paese eminentemente agricolo e senza risparmio, ebbe a soffrire un periodo di cattive annate con raccolti scarsissimi… e contrasse molti debiti, seguiti da esproprii: e così la ricchezza cittadina passò a San Marco e a Celenza. Ma con il denaro dell'America molte proprietà furono salvate dagli adunchi artigli degli usurai. Carlantino è un paese ricco di tutto, ma troppo piccolo per non essere succhiato da tutti… Dice una canzonetta napoletana: Napoli bella mia sei nu franfrellicco, ognuno vene e allicca, arronza e se ne va.

Carlantino è anche Eroico! Ha dato i suoi 14 morti di guerra - e una diecina di mutilati… e quello, che nessuno ha voluto sapere, le donne hanno sostituito i mariti nei lavori di campagna ed hanno dato in un anno 14 mila quintali di grano - oltre i pacchi giornalieri di biscotti e fior di pane ai soldati nostri in guerra. - Ai morti nostri gloria e pace:

1. Angelicola Antonio - 2. Carozza Donato - 3. Coscia Nicola - 4. De Santis Michele - 5. D'Amelio Pasquale - 6. Maggio Francesco Antonio - 7. Galoppo Pasquale - 8. Martino Giovanni - 9. Morrone Michele - 10. Olivelli Michele - 11. Pinto Giovanni - 12. Pisani Angelo - 13. Santalucia Angelo - 14. Spallone Giambattista.

 

Carlentino

Seguendo la detta strada (Celenza-Carlantino) per il camino da circa un miglio e mezzo si giunge al Casale di detta terra chiamata di Carlentino, s'entra in esso per una porta tonna, sopra la quale vi è l'impresa della casa Gambacorta con la seguente iscrizione: Philippo III Regnante A. D. MDCXIII Andreas Gambacurt Celentiae, Marchio, Carlentinum a Parte noncupatum ad eos nominum perpetuitatem templis ritibus, magnibusque ornavit (1598 - 1621). Benché in detto Casale si entra per detta porta, si entra, anco per molte altre parti, stante non è murata. Attaccato detta porta dalla parte di dentro si trova la Chiesa sotto il titolo di S. Donato, qual è ius Patronato del Barone, consiste in una nave coperta a tetti, in testa l'Altare, con il quadro della Madonna et alli lati di esso in uno vi è la statua di mezzo busto di San Donato e nell'altro la Statua interna della Madonna del Rosario, a sinistra di detta Nave vi è un altro altare; tiene tutti gli apparati e suppellettili necessari per officiare con la sacrestia, et un buon campanile con due campane, viene officiata detta Chiesa da un sacerdote con titolo di Arciprete al quale si sta assegnato per suo sostentamento ducati 24 + 1,16 1/2 de fiscale, benché prima il detto assegnamento fosse di ducati 44 2,16 1/2 al presente il di più se l'esigge la R.Corte, vi sono anche tre altri preti sacerdoti et un diacono. Detto Casale consiste in un comprensorio di molte case divise da tre strade principali e molti vichi; una delle quali strade che chiamano la Piazza, è lunga e larga vi sono nel mezzo di essa una cerqua et un celso rosso et in testa vi è l'edifizio della Taverna, che dicono il Palazzo, la maggior parte di esso diruto, che si descrive a suo luogo. Le case sono composte, buona parte d'esse con bassi e camere sopra vi saglie con gradette di fabrica da fuori la strada e sono tutte coperte a tetti.

L'habitanti di detto casale sono bracciali e le donne filano e tessono lana, che poi ne fanno panni per loro uso; vi è un Dottore, un Barbiero, che fa anco da Chirurgo al quale l'Università da tomoli 30 di grano l'anno et è obbligato servire tutti; vi è uno scarparo, un fabricatore et un mastro d'ascia et una mammana. Si conta iusta l'ultima numeratione per fuochi N. 216 e dalla fede in actis presentata fol. 74 appare che vi siano 585 anime delle quali 412 sono di comunione e fa tre soldati a piedi; possiedono i detti cittadini quattro cavalli, due giumente e da 14 animali somarrini, possiedono anche da mille pecore, cinquecento capre. Detta vive per catasto, fanno un Sindaco, due eletti et un cancelliere e si governano e procedono nella nomina del medesimo modo e forma del Governo di Celenza, eleggono il Giurato et il Barone l'Erarip, al quale si da provisione…

Il detto Casale per stare in luogo eminente ha la veduta del mare et è di buona Aria. Rispetto al territorio per legnare, pascolare, seminare et altro vivano in comune con la terra di Celenza. Fuori del detto Casale dalla porte di basso si ritrova una Cappella sotto il titolo della SS. Annunziata ius Patronato del Barone, qual è Abbatia con rendita di circa ducati 400 annue.

 

 Demanio

Vi è molto territorio demaniale, dove l'Università può pascolare i suoi animali et anco per legnare, così legnami da opera, come per fuoco, et anco per uso di seminato, e seminandovi se ne paga il terraggio a beneficio d'Essa Università; in detto territorio demaniale, anco vi possono pascolare li animali del Barone, nelli territori demanalii così feudali come burgensatici chiunque vi semina e ne paga a beneficio della Baronal Corte il ius terraggii, che è ogni dieci tombola di quello si raccoglie uno.

 

Feudo

1.Palazzo Baronale….Iscrizione sopra la porta: Carolus Filius Ioannis de Gambacurt et Margarite Monfort hanc arcem a Padre incoatam absolvit sibi, posteris et amicis A. D. MCCCCCXVIIII. Un' altra iscrizione è nel pilastro avanti la cucina su di una lastra di marmo con l'impresa dell'arma dei Re d'Araona: In tempo della ribellione dei gran Baroni contro la Corona. Di fronte in una piccola nicchia vi è una testa di marmo di un ignoto Marchese.

2. e 3. Cantine, 4. Forna, 5. Centemola, 6. Casa piccola Baronale, 7. Mentezzaio, 8. Mastro d'Attia, 9. Bagliva, 10. Mattatoio, 11. Piazza, 12. Taverna, 13. Vigna vecchia, 14. Oliva, 15. Orto, 16. Canneto, 17.Tappeto, 18. Orto, 19. Vigna, 20. Bosco dell'Ischia Rotonda - sulle rive del Fortore - territorio piano - querce, cerri, esche, olmi, fratte, spine, perazze, curegnale - lungo miglia uno e mezzo, largo dove più dove meno un quarto di miglio. Buon pascolo per bovi, vacche, bufali, porci. Confina con il Demanio e con la masseria del mulino. Vi è caccia di lepri, qualche caprio. L'Università ha il ius di legnare il secco dal 1 novembre al 25 marzo; e di pascolare pagando; 21. Masseria del Mulino di circa tomoli di 30 e vicino altro territorio di circa tomoli 6 con casone di fabbrica coperto a tetto, di 3 vani per stalle di bovi, 22. Grotte, 23. Mulino con territorio, affittato per tomoli 460 di grano all'anno, 24. Valchera - nel mulino - per apparecchiare i panni di lana - contratto con la principessa di Stena, 25. Grotte due sulla via, 26. Terreno seminatorio, 27. Difesa della Valle - Ischia dei Bovi - Tammarone e Cigno, 28. Magliaro, 29. Feudo. Ad un miglia da Celenza è il feudo Baronale di Celenza e Carlentino nel luogo detto dietro le Serre: cioè Bosco di S.Giovanni a Puzzano - Vermisei - Montauto - è montagnoso e boscoso di querce cerri ed alberi selvatici. Vi sono tre fabbricati - Masseria dell'Eremita, di San Nicolò e Vermisei (del corpo di Carlentino) di circa miglia sei per tre.

L'Università di Celenza e Carlentino hanno il ius pasculandi per cui pagano l'Università di Celenza tantum ducati cinquanta. Istrumento firmato da Pietro Gambacorta e Università di Celenza nel dì 20 giugno 1662. Ed anche dall'istrumento della fondazione del Casale di Carlentino dall'anno 1612 cap: 15.30. Terraggi - grano, orzo, avena, legumi, lino, canape, 31. Terraggi feudali, 32. Terraggi burgensatici, 33. Masseria De Simone, 34. Ischia della felce, 35. Censo dei portelli, 36. Censo dei martielli (passaggi ed uscite), 37. Costa di San Pietro, 38. Censo Maglinoli - Casale di Carlentino, 39. Taverna o Palazzo, 40. Piazza e Bagliava, 41. Forno, 42. Masto d'Attia, 43. Camarda, 44. Macchia di Cola Izzo, 45. Masseria Vermisei e Serre, 46. Grotta alla Montagna, 47. Ds, 44.2.16 1/2 fiscali assegnati per dote della Chiesa, 48. Giornate a fuoco, 49. Fida di Macchia e di Gambatesa - Presente di Natale - Università di Celenza Ds, 25. N. 5 caciocavalli, N. 5 prosciutti e 2 galline. L'Università di Carlentino Ds, 15. Ius sul gioco, sul gioco. Il Barone ha il diritto del quarto pagando carlini 5. Vettura d'Orgio? (abbolita) ecc. ecc. in una rendita Baronale nell'anno 1702 Ds. 64629, 4, 18 1/6

Firmato: Giuseppe Gallucci

Reggio Ingegniere

 

 ORIGINE DI CARLANTINO

Chiaramente è conosciuta la ragione della fondazione di Carlantino della domanda, che il barone di Celenza Carlo Gambacurt presentò alla Corte di Napoli regnando Filippo II (1556-1598) D'Aragona, e vice re il Marchese di Montefornito nell'anno 1579. Philippus Dei gratia rex ecc. A noi è stata presentata consulta di questa Reggia Camera, di nostro ordine fatta del tenor seguente -- Ill.mo et Ecc.mo  

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