Lo Scontro Navale di Capo Spada 19 luglio 1940 |
L'Incrociatore Bartolomeo COLLEONI in navigazione di guerra |
Nella prima metà di luglio 1940, l'Alto Comando della Marina (Supermarina) progettò l'invio alla base di Lero della 2a. Divisione Incrociatori Leggeri (formata dagli incrociatori, tipo "di Giussano", Giovanni delle Bande Nere e Bartolomeo Colleoni) allo scopo di "eseguire scorrerie nelle acque dell'Egeo per recare il massimo danno al traffico nemico in quelle acque, se risultasse che gli Inglesi stessero concentrando verso Creta piroscafi provenienti da porti turchi e greci". La 2a. Divisione II.LL., al comando dell'Amm. Div. Ferdinando Casardi (imbarcato sul Bande Nere), era dislocata a Tripoli.
Il mattino del 17 luglio Supermarina, sulla base di informazioni avute da Istanbul sui movimenti di alcuni piroscafi britannici, ordinò alla 2a. Divisione di tenersi pronta a muovere e, contemporaneamente, dispose di lasciare Tripoli alle ore 21 dello stesso giorno con direzione verso il passaggio tra Cerigotto e Capo Spada (estremo nordovest di Creta). Inoltre informava l'Amm. Casardi che Egeomil (il Comando Militare dell'Egeo) avrebbe provveduto ad opportuna esplorazione aerea per la sicurezza dei due incrociatori.
Purtroppo Supermarina, nel suo ordine di operazione, non prevedeva alcuna misura per contrastare contemporanee eventuali mosse inglesi, tanto più concepibili in quanto si inviavano i due incrociatori proprio per disturbarle.
Della operazione italiana, il Comando della Mediterranean Fleet non aveva alcun sentore e l'incontro presso Capo Spada fu dovuto alla concomitanza di altre operazioni britanniche in corso di esecuzione il mattino del 19 luglio. Infatti per contrastare l'attività dei sommergibili italiani era stato stabilito che quattro CC.TT. (Hyperion, Ilex, Hero, Hasty) eseguissero una caccia antisommergibili nel canale tra Caso e Creta; contemporaneamente un rastrello era compiuto da un incrociatore (Sydney) ed un C.T. (Havock) nel Golfo di Atene contro il traffico italiano.
Gli incrociatori di ambo le parti erano armati con cannoni da 152, mentre i CC.TT. inglesi avevano pezzi da 120 che comunque costituivano una certa minaccia per le unità italiane, purché giungessero a distanza di tiro. Infatti gli II.LL. tipo "Bande Nere" erano dotati di una protezione molto leggera.
Il 18 luglio la navigazione delle unità italiane procedette senza incidenti, svolgendosi così come era stato ordinato. L'Ammiraglio Casardi era certo che Egeomil avesse fatto eseguire la ricognizione e che il mare fosse libero. In realtà la zona era stata perlustrata durante la giornata del 18 senza avvistamenti, ma inconvenienti tecnici ed il maltempo lo avevano impedito il mattino del 19. Casardi, all'oscuro di ciò, avrebbe potuto disporre il lancio dei ricognitori imbarcati sugli incrociatori, ma un forte vento teso di maestrale con mare molto agitato, unitamente al rischio di essere silurati da sommergibili in agguato, lo avevano dissuaso dal ridurre la velocità e dal mettere le prore al vento durante il catapultamento degli aerei.
Alle ore 06.17 del 19 luglio i due incrociatori navigavano zigzagando a 25 nodi di velocità, quando avvistarono di prora e contro luce i profili di quattro CC.TT. nemici. Casardi aumentò la velocità a 30 nodi ed alle 6.27 aprì il fuoco, evitando di portarsi sotto il tiro dei cannoni da 120 degli avversari. Questi, dopo aver effettuato un lancio inefficace di siluri ed aver disteso una vasta cortina di nebbia, aiutati anche dalla naturale foschia del mattino, riuscirono a portarsi incolumi verso NE nonchè ad aumentare la distanza dalla formazione italiana. Contemporaneamente segnalarono l'incontro al Sydney ed all'Havock che, trovandosi ad una distanza di circa 60 miglia in direzione N-NE, subito diressero a tutta forza verso il punto dell'incontro.
L'Incrociatore Bartolomeo COLLEONI ripreso dal Bande Nere durante lo Scontro Navale di Capo Spada |
La velocità venne portata a 32 nodi ma, stranamente, il tiro italiano non colse bersagli. Casardi, ritenendo di effettuare un inseguimento, alle 7.21 finalmente chiese ad Egeomil l'intervento aereo, dando notizia di essere in contatto balistico con quattro CC.TT inglesi.
L'Incrociatore COLLEONI inquadrato dalle prime salve nemiche a Capo Spada |
Improvvisamente, alle 7.30, cominciarono ad arrivare salve nemiche provenienti da nord dove un banco di nebbia precludeva la visibilità: era il Sydney che, non visto, giungeva sul luogo dello scontro con tiro ben centrato sulle unità italiane.
L'Incrociatore Hms Sydney |
Il combattimento divenne subito aspro: un proiettile colpì il ponte del Bande Nere scoppiando nella sottostante aviorimessa ed uccidendo 4 marinai, con il ferimento di altri 4. L'Ammiraglio Casardi, fiducioso della velocità delle sue navi, non considerò che esse erano praticamente senza protezione. Un proiettile del Bande Nere colpì il Sydney ma senza conseguenze, tranne l'uccisione di un uomo.
Il COLLEONI, già colpito, sotto il tiro delle navi britanniche. Pochi minuti dopo questa ripresa l'unità fu nuovamente colpita ed affondata |
Alle ore 8.23 il Colleoni, colpito in organi vitali dell'apparato motore, svaporando, diminuì di velocità fino a fermarsi. Tutte le navi nemiche concentrarono rapidamente il tiro contro il facile bersaglio che rispondeva ancora al fuoco. Aveva già la prua immersa quando un'esplosione ne dilaniò completamente il settore prodiero. Alle 8.29 una salva di siluri lanciati dai CC.TT. Havock e Ilex gli diede il colpo di grazia: il Colleoni, immerso fino alla coperta e sbandando sul lato sinistro, scomparve in una posizione a 5 miglia per 250° da Capo Spada.
L'Incrociatore Colleoni in preda alle fiamme e con la prua distrutta, ripreso poco prima dell'affondamento |
L'Ammiraglio Casardi decise a questo punto di disimpegnarsi dal nemico. Inseguito dagli inglesi, alle 8.50 il Bande Nere venne nuovamente colpito, con l'uccisione di altri 4 marinai ed il ferimento di 12. Una caldaia si spense e la velocità si ridusse a 29 nodi. Alle 8.52 venne inviato un messaggio di aiuto, con la richiesta di bombardieri. Con opportune riparazioni alle caldaie, alle ore 9.00 si riuscì a riportare la velocità a 30 nodi ed alle ore 9.16 a circa 32 nodi.
Alle ore 9.30 il Sydney, rimasto con poche munizioni, rinunciò all'inseguimento. La battaglia era praticamente conclusa.
Alle ore 11.30 i bombardieri italiani, che si trovavano a circa un'ora di volo, finalmente giunsero sulle navi inglesi e, per sfortunata coincidenza, le bombardarono mentre erano intente al salvataggio dei naufraghi del Colleoni. Il C.T. Havock venne leggermente danneggiato, ma ciò non gli impedì di recuperare, insieme all'Ilex ed all'Hyperion, 525 naufraghi del Colleoni, compreso il Comandante C.V. Umberto Novaro gravemente ferito. Questi morì il 23 luglio ad Alessandria e fu seppellito dagli Inglesi con solenni onoranze funebri.
La Battaglia di Capo Spada fu uno scontro fortuito ed estremamente fortunato per gli Inglesi. Sarebbe bastato che il colpo del Bande Nere fosse stato di pochi metri più corto perché la battaglia si fosse conclusa almeno ad armi pari. In realtà i "Sydney" erano incrociatori ben protetti mentre i nostri "di Giussano" erano navi estremamente leggere e sprotette in proporzione al calibro da 152 che portavano e che dovevano controbattere. Comunque le deficienze più gravi erano state il limitato coordinamento con l'aviazione, la mancanza di ricognizione aerea e che le navi italiane non fossero state avvisate, il mattino del 19 luglio, che la loro rotta non era stata controllata.